Infertilità maschile e pesticidi

giovanniberetta
Dr. Giovanni Beretta Andrologo, Urologo, Patologo della riproduzione, Sessuologo

 

Un recente studio apparso in questi giorni sulla rivista "Environmental Health Perspectives "e condotta da un gruppo di ricercatori statunitensi e danesi confermerebbe questo triste legame.

Pesticidi organoclorurati, come il DDT, che hanno contaminato l'ambiente e poi anche il cibo che è stato consumato durante il periodo adolescenziale, sembrerebbero determinare una dispermia importante ed una relativa infertilità in età adulta.

 

                  

                                  Struttura molecolare del DDT 

 

I nostri studiosi si sono recati nelle Isole Faroe, situate nel Nord Atlantico, ed hanno valutato novanta maschi, presenti nella popolazione di questo arcipelago, che per ragioni culturali e geografiche sono sempre stati dei forti consumatori di prodotti della pesca ed in particolare di carne e grasso di balena.

Questi cibi, per ragioni legate soprattutto ad un massiccio inquinamento ambientale universale da pesticidi, che è durato fino al 1960, anno in cui gli Stati Uniti d’America ne hanno vietato l’uso, contengono una significativa quantità di tali inquinanti organoclorurati, compresi i policlorobifenili (PCB) e i derivati, come il DDT.

Ai nostri uomini sono stati fatti prelievi di sangue e hanno poi dato anche un campione di liquido seminale da valutare.

Per trentatré maschi, inclusi in questo studio, erano disponibili pure campioni di sangue, fatti per altra ricerca, all’età di 14 anni; oltre a misurare la quantità di pesticidi organoclorurati nel sangue i ricercatori, utilizzando un metodo specifico d’indagine, hanno valutato se nelle cellule del liquido seminale dei soggetti indagati fossero presenti alterazioni particolari, ad esempio a livello del numero di cromosomi.

 

                   

                                           Cromosomi 

 

I nostri studiosi hanno scoperto che i maschi, con livelli elevati di pesticidi e DDT nel sangue a 14 anni e in età adulta, avevano tassi di disomia più elevati a livello delle cellule del liquido seminale; per disomia si intende in genere la presenza nella cellula di due cromosomi omologhi, ricevuti da un solo genitore.

Benché l’utilizzo di questo tipo di pesticidi sia stato bloccato nei paesi ricci da più di 50 anni tuttavia sappiamo che questi sono ancora utilizzati, purtroppo, in alcuni paesi tropicali ma, anche nei territori dove il loro uso è stato bloccato, queste sostanze sembrano ancora essere presenti nel suolo e nelle falde acquiferi, soprattutto sono ancora ben presenti nei mari e negli oceani di tutto il nostro Pianeta e continuano a fare danni.

Questi pesticidi (DDT, PBC) sono conosciuti come capaci di disturbare anche il nostro sistema endocrino in generale e quindi colpire in particolare la produzione e la maturazione degli spermatozoi che risultano poi essere incapaci a fertilizzare normalmente un ovocita.

 

                   

 

Un dato su cui meditare e da sottolineare è che questi prodotti, benché banditi da numerosi decenni, sono ancora in grado di determinare alterazioni a livello del liquido seminale e compromettere la salute riproduttiva di uomini che sono entrati in contatto con loro addirittura all’età di 14 anni; questa informazione dovrebbe costituire un ulteriore monito ad essere sempre molto prudenti e cauti quando si introducono nel nostro ambiente sostanze chimiche esterne che apparentemente sembrerebbero avere solo il compito di aiutarci a vivere meglio.

 

Fonte:

http://ehp.niehs.nih.gov/wp-content/uploads/advpub/2015/11/ehp.1509779.acco.pdf

 

Data pubblicazione: 08 novembre 2015

Autore

giovanniberetta
Dr. Giovanni Beretta Andrologo, Urologo, Patologo della riproduzione, Sessuologo

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1977 presso Università di Milano.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Firenze tesserino n° 12069.

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2 commenti

#2
Dr. Giovanni Beretta
Dr. Giovanni Beretta

Caro Riccardo,
la tua osservazione è corretta e centrata; per quanto riguarda il DDT poi si deve tenere conto anche del suo fattore "accumulo".

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