Lo strano trucco del 1930 che vi farà guarire, forse

Nella frase appena digitata sulla tastiera e che è un format di pubblicità realizzato per ottenere attenzione e click sul sito che vende una quale che sia cosa, c’è il compendio sommatorio di fatti diventati ormai incontrovertibili:

il fatto è che risulta piacevole nonché gratificante conoscere un “trucco” per ottenere quel qualcosa che si desidera poiché ci pone al di sopra di altri che il trucco non lo conoscono.

Dato che i trucchi, per definizione, non sono scienza ma, al limite, solo sistemi per tagliare gli angoli arrivando prima e meglio di altri all’obbiettivo, ne consegue che, specie in campo medico, sono una bufala o una truffa.

Ne volete un esempio? Immaginate una candidosi vaginale con tutto il corteo di perdite bianche, odore raccapricciante, arrossamento color fragola delle piccole e grandi labbra spesso esteso alla zona perianale quando non interessa tutta la vagina e la portio.

La prima reazione per la malcapitata è un trattamento a base di detergenti ultrapotenti che non danno sollievo, anzi. Occorre quindi un trucco del 1930, della bisnonna.

No, non si tratta della spugnetta in cima al bastoncino imbevuta di aceto nota sin dal tempo dei romani ed in uso fino a cent’anni fa come anticoncezionale, poiché l’urlo di dolore farebbe cadere i muri di casa. Si tratta di un rimedio ancora più carogna: il carbone messo lì dentro. Funziona? Forse si, forse no. Basta provare.

Poi, però, se qualche benzopirene ultracancerogeno vi ammazza a distanza di qualche anno, non lamentatevi.

Vi ricordate del colore della pelle degli alieni del film Avatar?

Erano una strana specie di puffi giganti con la pelle bluette ma senza la calzamaglia bianca. Io ne ho visto uno. Non era un incontro ravvicinato del terzo tipo e non era sceso da un disco volante, non ero nemmeno a Roswell nell’area 51.

Era un camionista di quelli che fanno lunghe tratte ed era andato dall’Italia in Russia. Localmente aveva avuto un incontro ravvicinato con una femmina che gli aveva regalato qualche minuto di piacere e un corredo di Pediculus hominis e Sarcoptes scabiei.

Al secolo si tratta di scabbia e pidocchi i quali, trovata zona di caldo umido peloso atta a proliferare si erano moltiplicati tanto da provocare un prurito talmente intenso da impedire la guida del Tir.

Il Camionista sapeva che lo zolfo accoppa tali indesiderati ospiti ma non ne disponeva. Pensò, a ragione, che il gasolio ne fosse ricco e non lo lesinò nello sciacquarsi i gioielli di famiglia. Il risultato fu raggiunto, il prurito cessò ma l’uomo era diventato, perlomeno dall’ombelico in giù, del colore di cui sopra.

Data pubblicazione: 27 giugno 2017

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