Chi dice più parolacce in sala operatoria?

andreafavara
Dr. Andrea Favara Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo generale

Uno dei miti eterni che riguardano le sale operatorie è che chirurghi abitualmente educati e rispettosi si trasformino in emuli di Mister Hyde lasciandosi andare a espressioni irripetibili.

Non sempre tuttavia i miti riflettono la realtà, per questa ragione un chirurgo ed un anestesista hanno voluto verificare cosa succede realmente nelle sale operatorie ed i risultati della loro ricerca sono stati pubblicati sul British Journal of Medicine.

Durante cento interventi consecutivi eseguito nello stesso ospedale nel Regno Unito i ricercatori hanno osservato in incognito gli operatori e registrato il tipo di espressioni utilizzate, la specializzazione del medico e la durata dell'intervento.

Le parolacce sono state classificate in tre gruppi assegnando loro un punteggio in proporzione:

 

1) espressioni relative a 'inferno e paradiso' quali ad esempio 'Dio', 'Bloody hell', bugger' (NB: il lavoro è scritto in inglese con termini non sempre letteralmente traducibili in italiano)

 

2) Espressioni relative a prodotti 'corporei quali ad esempio 'merda' ecc.

 

3) le cosidette parole di quattro lettere: f...,c.... eccetera.

 

I cento interventi in totale sono durati piu' di 80 ore e 94 parolacce sono state pronunciate.

I risultati sono stati diversi in base alla specializzazione dei medici con un picco per gli ortopedici seguiti dai chirurghi generali e dai ginecologi. A distanza urologi ed otorinolaringoiatri.

E' difficile interpretare questi risultati, la lunghezza dell' intervento, in media superiore per gli interventi eseguiti dagli ortopedici potrebbe essere una spiegazione per il maggior numero di parolacce pronunciate.

la complessità degli strumenti utilizzati dagli ortopedici ed a volte dai chirurghi potrebbe costituire motivo di irritazione in caso di funzionamento non agevole ma le risposte definitive sono ancora da trovare.

Gli interventi osservati peraltro sono sempre stati in elezione mentre è ragionevole supporre che durante interventi eseguiti inurgenza i numeri possano aumentare.

Quel che è certo è che considerato il sempre crescente numero di interventi eseguiti in anestesia locale o spinale a paziente lucido, questa abitudine è giusto tramonti come deve.

Per quel che puo' valere la mia esperienza sul campo, ho sempre trovato un rapporto costante tra il numero delle parolacce pronunciate ed in particolare gli insulti ai collaboratori e la modestia delle capacita' professionali.

I migliori colleghi con i quali mi è capitato di lavorare sono sempre stati educati anche in situazioni critiche o piuttosto, silenziosi.

 

BMJ 1999; 319 doi: http://dx.doi.org/10.1136/bmj.319.7225.1611 (Published 18 December 1999)

 

Data pubblicazione: 11 ottobre 2016

Autore

andreafavara
Dr. Andrea Favara Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo generale

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1991 presso Universita' Studi Milano.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Milano tesserino n° 31610.

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2 commenti

#1
Dr. Lucio Piscitelli
Dr. Lucio Piscitelli

Caro Andrea, grazie per questo blog originale e interessante su un argomento che mi ha sempre molto incuriosito e che mi permette di ripercorrere la (ahimé) lunga carriera nel corso della quale ho avuto modo di confrontarmi con tantissimi chirurghi anche di scuole diverse giungendo alla tua medesima considerazione finale.
L'insicurezza e le scarse capacità inducono molto spesso a sfogare il proprio nervosismo su soggetti ritenuti subalterni, ai quali magari attribuire immeritate responsabilità sul cattivo andamento di una fase dell'intervento.
Non ho MAI sentito profferire improperi dal mio primo Maestro, il Prof Zannini, che tu sicuramente ricorderai come uno dei più illustri e abili Chirurghi italiani: al massimo talvolta si lasciava andare ad una sottile elegante e benevola ironia.
Quando è toccato a me assumere il ruolo di capoequipe (per lo più in interventi d'urgenza non raramente drammatici) ho sempre pensato che la calma, la compartecipazione e l'incoraggiamento fossero le armi migliori per mantenere viva l'attenzione dei collaboratori e superare i momenti più critici. Al contrario indurre uno stato di tensione e terrorizzare l'equipe ottiene l'effetto esattamente opposto rischiando di complicare ulteriormente le cose.
Per non parlare del detorioramento dei rapporti che inevitabilmente ci si porta anche fuori della sala operatoria riflettendosi in maniera negativa sulla quotidianetà dell'ambiente di lavoro.

#2
Dr. Andrea Favara
Dr. Andrea Favara

Grazie Lucio,
non posso che condividere le tue osservazioni.

Andrea

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