Terapia mininvasiva del tumore del fegato: un'alternativa alla chirurgia?

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Dr. Roberto Chiavaroli Infettivologo, Specialista in malattie del fegato e del ricambio

I Tumori del fegato e delle vie biliari sono spesso la complicanza più temibile della Cirrosi Epatica virale o alcolica e delle Colangiti Sclerosanti. Questi tumori insorgono su fegati danneggiati da malattie croniche ed in pazienti molto spesso anziani. 
La terapia chirurgica di queste neoplasie è molto complessa e rischiosa pertanto spesso controindicata anche per la coesistenza frequente di altre patologie tipiche dell’età avanzata.

 

Nel luglio del 2010 l’Associazione Americana per lo Studio del Fegato ha pubblicato le linee guida aggiornate per la gestione della terapia del tumore primitivo (HCC) nelle quali si ribadisce l’importanza e la radicalità delle terapie loco regionali (termoablazione e chemioembolizzazione) nei tumori in fase iniziale e nei pazienti in lista d’attesa per trapianto.
Il trapianto di fegato rimane ancora oggi infatti l’unica vera terapia di questi tumori che recidivano nella quasi totalità dei casi entro tre anni.

In particolare uno studio condotto dal Dr. Tito Livraghi dell’IRCCS Humanitas di Milano ha messo in dubbio l’utilità della chirurgia epatica dei tumori diagnosticati in fase precoce per quanto riguarda la sopravvivenza e il tasso di recidive rispetto ai pazienti trattati con terapie mininvasive come la Termoablazione. La chirurgia classica potrebbe essere al contrario utile come “salvataggio” nei casi più avanzati o non risolti con tecniche loco regionali.

 

Al presente delle terapie mininvasive quali la termo ablazione con radiofrequenza e microonde si affianca oggi l’utilizzo di particelle medicate con chemioterapico per l’infusione loco regionale sotto guida fluoroscopia o la radioembolizzazione con l’utilizzo di particelle che veicolano Ittrio radioattivo.

Tutte queste terapie riducono il disagio ed i rischi legati alla laparotomia ed alla necessità di trasfusioni, accorciano la degenza ed i tempi di recupero, sono facilmente ripetibili in caso di recidive e ben accettati dai pazienti.

Accanto a queste tecniche a guida ecografica o fluoroscopica in un prossimo futuro avremo a disposizione tecniche ancora meno invasive e rischiose come l’IRE (elettroporesi) e l’HAIFU (ultrasuoni focalizzati), tecniche che permettono di evitare danni ai tessuti sani “denaturando” le proteine tumorali o addirittura bruciando i tessuti neoplastici senza l’introduzione ne’ di aghi ne’ di cateteri.

 

Il prof. Lucio De Paolis, responsabile del gruppo di ricerca “AVR Lab” dell’Università del Salento utilizza le tecnologie della Realtà Virtuale a supporto delle terapie mininvasive presso il laboratorio diffuso per la ricerca interdisciplinare applicata alla medicina dell’Ospedale Vito Fazzi di Lecce. Le immagini virtuali degli organi vengono realizzate dall’elaborazione delle immagini mediche (TAC e Risonanza Magnetica) e sovrapposte alle immagini reali in sala operatoria nella cosiddetta “realta’ aumentata”.
Il suo Gruppo di ricerca sta effettuando, in collaborazione con la Divisione di Chirurgia Addominale dell’Ospedale di San Giovanni Rotondo e l’Unità operativa di Malattie infettive dell’Ospedale di Galatina (Lecce) le fasi di validazione scientifica in sala operatoria di un sistema sviluppato appositamente per la termo-ablazione dei tumori epatici.

 

Queste ed altre realtà del presente e del futuro della terapia mininvasiva dei tumori del fegato saranno esposte in occasione del Corso avanzato in Operativa Endoscopica e Percutanea dei Tumori Epatobiliari che si terrà a Lecce l’8 Ottobre 2011 presso l’Hotel Hilton.

Per saperne di più www.ecoinfettivologia.it www.avr.unisalento.it

Data pubblicazione: 06 ottobre 2011

1 commenti

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Dr. Raffaele Prudenzano
Dr. Raffaele Prudenzano

Come non essere d'accordo con il Dr Chiavaroli!La chirurgia delle neoplasie primitive del fegato rimane "confinata" sempre di più a casi direi piuttosto "isolati".A parte il traumatismo,bisogna rammentare che l'HCC insorge in più del 95% dei casi su "terreno cirrotico" in cui la riserva funzionale del fegato residuo può essere notevolmente ridotta.Altro fattore importante da menzionare è quello che l'HCC è pluricentrico in almeno la metà dei casi e spesso su lobi epatici diversi.Proprio la sua pluricentricità intrinseca rende la "chirurgia classiaca" assai poco adatta a questi tumori che spesso si presentano con sedi "metacrone" pochi mesi dopo l'emiepatectomia sul fegato residuo.Le tecnologie citate dal Dr Chiavaroli oggi sono in grado di tenere "a bada" la malattia in attesa del trapianto di fegato,unica vera "ancora di salvezza" per questi pazienti.Per chi fosse interessato, avremo il piacere di ospitarvi a Lecce per un "confronto sul campo" al Corso avanzato in Operativa Endoscopica e Percutanea dei Tumori Epatobiliari.

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