Alzheimer diagnosi sangue

Diagnosi di Alzheimer: un esame del sangue potrà identificare il rischio di sviluppare la malattia

maurocolangelo
Dr. Mauro Colangelo Neurologo, Neurochirurgo

Con un articolo pubblicato il 6 Marzo 2018 su Alzheimer's & Dementia: The Journal of the Alzheimer's AssociationSudha Seshadri, direttore e fondatore del Glenn Biggs Institute for Alzheimer's & Neurodegenerative Diseases presso l’Università di San Antonio, Texas (USA) ha annunciato la scoperta di nuovi biomarkers per identificare precocemente il rischio futuro di contrarre l’Alzheimer.

Biomarkers per identificare l’Alzheimer

Alzheimer e demenza un'emergenza del futuro

La demenza, di cui la capolista è rappresentata dalla malattia di Alzheimer, si sta diffondendo a marea montante per effetto dell’aumento dell’aspettativa di vita, che sta determinando una rapida crescita numerica della popolazione anziana, con conseguenti effetti devastanti che si riverberano sulle famiglie dei pazienti e sulla intera società.

Per questa ragione essa è considerata una delle emergenze del futuro: nel mondo attualmente sono 47 milioni le persone colpite da questa patologia. Ma questa cifra è destinata a salire in modo esponenziale fino a raggiungere il numero di 131 milioni di malati entro il 2050. Su scala mondiale si registrano quasi 10 milioni di nuovi casi all’anno di Alzheimer, vale a dire un nuovo caso ogni 3,2 secondi. In Italia sono circa 600 mila i malati di Alzheimer, pari al 4% della popolazione sopra i 65 anni, secondo i dati pubblicati il 18.07.2017 da ADN-Kronos; le previsioni per i prossimi anni indicano un aumento dei casi che renderà il nostro Paese uno dei più colpiti dalla patologia.

L'importanza di una diagnosi precoce

Ciò rende sempre più necessario migliorare l’identificazione tempestiva dei potenziali malati attraverso procedure di early stage screening, perché una diagnosi precoce possa consentire di prevenire o quanto meno rallentare il declino cognitivo, consentendo una migliore qualità di vita ed un minore onere socio-assistenziale.

Per approfondire:Un test rapido per la diagnosi precoce di Alzheimer

Il rischio Alzheimer da un esame del sangue

Sudha Seshadri ha esaminato i metaboliti di campioni di sangue di 22.623 individui, fra cui 995 affetti da demenza conclamata, arruolati in 8 coorti di ricerca in cooperazione con ricercatori di altri Paesi Europei (Gran Bretagna, Finlandia, Olanda ed Estonia). Dai dati che emergono dalla ricerca, si rileva che più elevate concentrazioni di aminoacidi a catena ramificata (fra cui leucina, isoleucina e valina), creatinina e due lipoproteine a densità molto bassa (VLDL) sono associate a più basso rischio di demenza laddove una lipoproteina ad alta densità (HDL) ed una sub-classe di VLDL depone invece per un aumentato rischio.

Ulteriori studi si rendono ora necessari per investigare se questi metaboliti giochino un ruolo nel processo neurodegenerativo della demenza oppure se rappresentino unicamente dei markers precoci della malattia. È comunque significativo che attraverso un semplice esame di sangue si potrà in un prossimo futuro individuare il rischio di demenza in un soggetto sano.

Ciò può implicare una doppia strategia nella lotta all’Alzheimer: da un canto ampliare il target delle terapie farmacologiche da iniziare precocemente sugli individui ad alto rischio e dall’altro rendere gli stessi soggetti artefici nella prevenzione della demenza, attraverso sostanziali modifiche del loro stile di vita (adozione della dieta mediterranea, abolizione dell’alcool, attività fisica, etc.).

Infine, ciò addita anche nuovi percorsi di ricerca, al di fuori del tradizionale binario costituito dalla sostanza amiloide e dalla proteina tau, nel senso di investigare l’intero spettro di patologia che può coinvolgere una persona affetta da Alzheimer o da altre forme di demenza.

Data pubblicazione: 13 marzo 2018 Ultimo aggiornamento: 02 dicembre 2020

14 commenti

#1

Grazie Mauro per i tuoi sempre interessanti contributi che stimolano interessi e aggiornamenti scientifici.

Ho alcune domande da farti:

1) L'incremento di individui con Alzheimer è in funzione dell'aumento del numero delle persone che invecchiano o è invece un aumento delle persone che si ammalano di Alzheimer, a prescindere dall'età, tenendo anche conto che la vera m. di Alzheimer colpisce individui più giovani ?

2) Una volta utilizzati i biomarkers per la diagnosi precoce, quale utilità, allo stato attuale, se non vi sono farmaci per la terapia del morbo di Alz.?

Un caro saluto

#2
Dr. Mauro Colangelo
Dr. Mauro Colangelo

La malattia di Alzheimer è di certo di più frequente rilevazione in funzione di un più esteso campione di soggetti che invecchiano, ma la ricerca di Sudha è intitolata "study-novel-dementia-biomarkers" in quanto si rivolge all'Alzheimer in particolare ma includendovi anche le altre forme di demenza. A mio avviso, l'importanza di questo studio risiede nel fatto che se da un semplice esame di laboratorio emerge una maggior esposizione al rischio, si possa innanzitutto dispiegare tutto il potenziale preventivo di cui oggi abbiamo scienza. Come tu correttamente puntualizzi, i farmaci di cui vi è attualmente disponibilità poco possono fare per far regredire la malattia, ma qualche possibilità nel rallentarne il decorso tuttavia la posseggono se assunti nelle sue primissime fasi. Inoltre, questa ricerca potrebbe indicare anche nuovi bersagli su cui puntare l'azione terapeutica. In un tuo articolo passato, fummo entrambi convinti sostenitori dell'aforisma: In Medicina la verità di oggi è l'errore di domani.
Grazie del tuo lusinghiero commento.

#4
Dr. Mauro Colangelo
Dr. Mauro Colangelo

Gentile Sig. Fronzi,
pur ringraziandola per il suo costante interesse ai miei articoli, tuttavia ho ritenuto opportuno rendere privato il suo commento perché a mio avviso potrebbe ingenerare indebite apprensioni nel pubblico con segnali che sono sostanzialmente distanti dal vero obbiettivo scientifico che questa comunicazione si prefigge.
Cordialmente

#5

Caro Mauro,
hai fatto benissimo ad oscurare il commento del signor Fronzi che imperversa in molti forum sventolando le sue deliranti idee basate sul nulla, ovvero su una completa ignoranza scientifica.

Quel che mi meraviglia, anzi sconcerta, è come nessuno dei nostri colleghi abbia un paio di "cabasissi" (per dirla con Montalbano) per intervenire e smentirlo anzi svergognarlo.

Tu sei molto cortese nel replicare a queste piratesche incursioni, ma la tua "diplomazia" potrebbe ingenerare negli utenti l'idea che, tutto sommato, un certo signor Fronzi abbia le credenziali per discutere di argomenti di seria scientificità di cui egli è totalmente privo, ovvero come una "tabula rasa".

E i nostri colleghi, stando a guardare, a mio parere, appaiono solidali con chi crede che la Medicina può essere praticata dai vari signor Fronzi (che purtroppo non sono pochi)

#6
Ex utente
Ex utente

Grazie Dr. Mauro Colangelo, per aver indicato il motivo dell'oscuramento del mio post riguardo alla causa principale della Malattia di Alzheimer, questa decisione è un suo diritto.

Allora le chiedo il consenso per indicare una realtà stranamente NON approfondita dai Medici, parlo delle apnee nel sonno, le quali sono state studiate da un'Istituto Scientifico di Ricerca Medica, da questa ricerca, come si legge nel link che invio, si è ipotizzato che le apnee nel sonno possono essere la causa della Demenza di Alzheimer.
Quindi i Medici penso siano tutti d'accordo che, le apnee nel sonno causano la frequente Carenza di Ossigeno Disciolto (consistente diminuzione della pO2 arteriosa e venosa) nella Perfusione Cerebrale, causando negli anni, con probabilità, la neurodegenerazione progressiva e conseguentemente la Malattia di Alzheimer, e purtroppo devo aggiungere che le apnee nel sonno possono causare anche i Tumori.

E' un'ipotesi, ma non pensa anche Lei Dr. Colangelo che sia da controllare e approfondire?

Ringrazio e Saluto

Pino Fronzi

http://www.lastampa.it/2013/05/21/scienza/benessere/salute/apnee-nel-sonno-collegate-all-alzheimer-1AENHambvlM6mhpue7bZjM/pagina.html

http://www.tgcom24.mediaset.it/salute/articoli/1058971/ce-un-legame-tra-apnea-e-morti-per-cancro.shtml


#7

Quello studio pubblicato, seppur da un Istituto Universitario, non significa che sia scientificamente valido. Ormai si pubblica di tutto e quindi dobbiamo aspettarci anche in questo campo della "spazzatura".

Gli Autori infatti si contraddicono <La nostra ricerca conferma l'associazione tra questi due problemi, ma non significa che l'apnea notturna causa il cancro". >

Che cosa vuol dire?
Quand'anche le apnee notturne fossero causa di tumori, Alzheimer, Sclerosi multipla o che altro secondo lo studioso signor Fronz, l'ipossia dovrebbe durare anni e anni e come è possibile credere che chi soffre di apnee notturne non provveda a curarsi?

Oddio! Finche è il Fronzi ad affermare queste "fronzate" possiamo solo che compatirlo e riderci su un po', ma la cosa grave è che ci sono alcuni dentisti (per fortuna solo un paio) che sostengono che le apnee notturne si curano con l'applicazione del bite, ma sostengono che tale dispositivo previene altre patologie come l'ernia cervicale, le cefalee, l'ernia discale dorsale e lombare, ecc. ecc.

Se leggono queste fronziate concluderanno che i tumori si curano col bite.

Da premio Nobel......

#8
Ex utente
Ex utente

Salve Dr. Migliaccio, mi stupisco, come mai questi commenti scritti in modo volutamente ridicolo e negativo?

Forse pensa che ho ragione?

Stia tranquillo Dottore, prima o poi sarà capito da tutti chi è nel giusto.



#9

Perché sono ridicoli.
Se avesse ragione gliela darei, io non mi nascondo dietro un dito.
Ma Lei è un impostore perché vanta studi che Lei avrebbe condotto, senza darne alcuna prova

#10
Ex utente
Ex utente

Io ho stima di Lei Dr. Migliaccio, capisco la sua irritazione, ma non capisco la sua irragionevolezza, Le pare che se non fossi più che certo di aver ragione, avrei continuato a scrivere in questo forum nel quale tramite consulti con Specialisti Medici, leggono e si informano Persone che hanno necessità di cure essendo colpiti da gravi malattie?
No Dr. Migliaccio, non avrei insistito in questo modo, dunque è Lei che si sbaglia, Lei non è un'impostore, ma non ha ancora capito una realtà la quale si può controllare e verificare, ed è la seguente: l'Ossigeno Disciolto nel sangue i cui livelli sono indicati dalla pO2 arteriosa, è Paramagnetico, ed è indispensabile, insieme ad altri componenti del sangue (elettroliti, membrane cellulari polarizzate, idrogeno) per consentire la generazione dell'Attività Elettrica Cerebrale, Cardiaca, e Muscolare, ma il Paramagnetismo dell'Ossigeno non è ancora studiato, per questo motivo i Ricercatori di Medicina e i Medici ancora non conoscono le cause e le cure risolutive delle malattie Neurologiche, Oncologiche, e alcune malattie Cardiovascolari.
Sono pronto ad assumermi tutte le mie responsabilità nel caso che, controllando, quello che scrivo non corrisponda al vero.
Consenta una domanda Dottor Migliaccio, Lei ha controllato se l'Ossigeno Disciolto nel sangue è veramente paramagnetico ed è indispensabile per consentire l'Attività Elettrica delle Cellule del Cervello, del Cuore, e dei Muscoli?
Un saluto con Vera Stima Dr. Giovanni Migliaccio.

Pino Fronzi

#13

Signor Fronzi,
che Lei mi stimi è il minimo che possa fare e la mia non è presunzione, ma consapevolezza di meritarla anche da Lei seppur è del tutto ininfluente, perché ho dedicato tutta la mia vita allo studio e alla cura dei malati.

Lei non fa altro che dire sempre le 15-20 parole che compongono il suo "pensiero scientifico" che però non è in grado di sostenere se non a mo' di spot pubblicitario.
Già in altri forum è stato pesantemente smentito, perché non torna con tranquillità al Suo lavoro che immagino sia gratificante e confacente per le Sue attitudini ?


#14
Dr. Mauro Colangelo
Dr. Mauro Colangelo

Sig. Fronzi,
Sia tanto gentile da non replicare perché la motivazione del mio sforzo a diffondere i progressi della scienza medica non può e non deve essere in alcun modo mortificata da improduttive e talora fuorvianti esternazioni prive di ogni supporto scientifico. Il mio rispetto per Lei si è espresso costantemente nella tolleranza ad ogni suo precedente commento, imperniato sulla consueta e reiterata cantilena che, seppur riprenda taluni termini della scienza medica, è completamente fuori da ogni protocollo d’indagine. Ora è il momento di finirla e, La prego, non mi costringa a chiudere i commenti dell’utenza, perché questo precluderebbe in modo inopportuno la possibilità di intervento a chiunque.
Cordiali saluti

Per aggiungere il tuo commento esegui il login

Non hai un account? Registrati ora gratuitamente!

Guarda anche alzheimer 

Altro su "Malattia di Alzheimer"