La depressione si previene dormendo al buio

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Dr. Mauro Colangelo Neurologo, Neurochirurgo

Nelle ultime decadi l’incidenza della depressione risulta in progressivo aumento con significativo onere per la salute pubblica e che, in particolare nei soggetti anziani, assume aspetti di maggiore gravità in quanto ad essa si associano manifestazioni di declino cognitivo. Le cause della depressione sono tuttora scarsamente comprese e da anni la ricerca scientifica è mobilitata per individuarle unitamente ai fattori di rischio, allo scopo di stabilire metodi efficaci di prevenzione.

E’ ben noto che la depressione è strettamente accompagnata a disturbi del sonno, risultandone alterati il ritmo circadiano ed il pattern ciclico ed anche la stessa secrezione di melatonina; ciò ha spinto a considerare che il disturbo del sonno possa rappresentare un possibile meccanismo della depressione. Essendo stato rilevato un maggior rischio di depressione nei lavoratori che effettuano turni di notte, si è ipotizzato che ciò possa essere in relazione all’esposizione alla luce durante la notte che causa un disallineamento del ritmo circadiano biologico da quello dell’ambiente.

Partendo da questa premessa, si è cercato di riprodurre sperimentalmente lo stesso effetto, sottoponendo animali di laboratorio a stimolazione luminosa durante la notte (LAN = Light At Night) per due settimane con il risultato che l’insorgenza di comportamenti di tipo depressivo era significativamente aumentata anche ad un’intensità luminosa di soli 5 lux.

Kenji Obayashi, Keigo Saeki e Norio Kurumatani hanno pubblicato sull’American Journal of Epidemiology [Am J Epidemiol. 2018; 187 (3):427-434] un ulteriore avanzamento di uno studio da loro condotto in precedenza (Exposure to light at night and risk of depression in elderly. J. Affect Disord. 2013; 151 (1): 331-336), che aveva già evidenziato che un’esposizione notturna ad una luce di 5 Lux si associava anche nell’uomo a sintomi depressivi nei soggetti anziani. Lo studio pubblicato in questi giorni è consistito nell’analisi dei dati incrociati ricavati dalla coorte HEIJO-KYO di 1.127 soggetti di età superiore a 60 anni sottoposti a stimolazione luminosa nel corso della notte. La fonte luminosa era posizionata al livello della testata del letto, a 60 cm dal pavimento e proiettata verso il soffitto, con una intensità di luce variante da 5 a 10 lux.

Il lux (simbolo lx) è l'unità internazionale di misura per l'illuminamento e rappresenta il flusso luminoso per unità di superficie; per avere una proporzione con i lux utilizzati nello studio di K. Obayashi si pensi che in un ufficio luminoso si hanno circa 500 lx.

I soggetti sono stati esaminati prima e durante lo studio con la scala a 15 item del GDS (Geriatric Depression Scale), in cui valori superiori a 6 indicano la presenza di sintomi depressivi, ed attraverso la rilevazione del pattern di sonno usando Actiwatch 2; Philips Respironics Inc., Murrysville, Pennsylvania applicato al polso. La qualità soggettiva del sonno è stata determinata attraverso il Pittsburgh Sleep Quality Index questionnaire. Dallo studio sono stati esclusi 177 soggetti con un valore di base del GDS >6 attribuibile ad antecedenti disturbi depressivi. I partecipanti sono stati suddivisi nel gruppo dark (LAN < 5 lux) ed in quello LAN (>5 lux).

I risultati di questo studio, importante per l’ampiezza del campione e per il suo elevato valore statistico (P = 0.039), si aggiungono alle conclusioni di precedenti indagini sull’uomo che avevano dimostrato come l’esposizione durante il sonno a LAN di alta intensità ma di breve durata fosse in grado di interferire sulla qualità del sonno e sul funzionamento diurno del cervello, e mettono a fuoco la correlazione fra esposizione LAN > 5 lux nella camera da letto ed incidenza di sintomi depressivi. Il meccanismo di questa associazione non è ancora del tutto chiarito ma, sebbene sia dimostrato che l’esposizione LAN a bassa intensità sopprima la secrezione della melatonina, non sembra che esso si esplichi attraverso il disturbo del sonno. Pertanto, questo studio ha stabilito che nei soggetti anziani l’esposizione alla luce a bassa intensità in camera da letto costituisce un fattore di rischio indipendente per lo sviluppo di sintomi depressivi.

Gli Autori si propongono ora di studiare la relazione della LAN a bassa intensità ed il rischio di depressione su una popolazione giovane, che parrebbe esserne più sensibile per effetto di una maggior sensibilità della retina alla luce per assenza di opacità del cristallino.

In conclusione, a prescindere dai risultati di studi futuri sull’azione dell’esposizione alla LAN, per tutte le età il mantenere l’oscurità nella stanza in cui si dorme potrebbe costituire una nuova e facile opzione per prevenire la depressione.

Data pubblicazione: 08 aprile 2018

2 commenti

#1

Lo studio è interessante e certamente avrà sviluppi che condurranno a importanti acquisizioni per nuove strategie terapeutiche.
Mi permetto solo di rilevare che la depressione ha molte e diverse cause che non penso possano ridursi alla sola esposizione alla luce. Spesso il depresso preferisce trascorrere ore in solitudine e al buio.

#2
Dr. Mauro Colangelo
Dr. Mauro Colangelo

Grazie del tuo commento Giovanni, come sempre stimolo di ulteriori riflessioni. Gli AA. secondo me fanno una descrizione fenomenologica partendo dal dato acquisito che i lavoratori dei turni di notte hanno maggior rischio di depressione ed hanno voluto approfondire la relazione fra luce durante il sonno e depressione, però essi stessi non ne spiegano il meccanismo. Ed è un lavoro che mi è parso condotto con rigorosa metodologia, che gli Autori sottopongono ad autocritica in modo molto serio. La conclusione, che io ho annotato all'epilogo dell'articolo, è che, alla luce dei dati mostrati, non costa gran fatica la prevenzione e vale comunque la pena di seguire il consiglio.

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