Ossessioni: i pensieri "non-morti"

matteopacini
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

La figura dello zombie è un classico del cinema horror. Lo zombie è un non-morto, ovvero una sorta di cadavere che continua a vivere di una vita mostruosa, in maniera apparentemente dipendente da una forza del suo cervello che gli impone un unico compito, ovvero la ricerca di cibo. Il cibo non è più una necessità, sembra il residuo di un istinto primordiale che non ha più uno scopo preciso, ma è l'unica cosa che rimane. Gli zombi continuano a vivere finché hanno il cervello integro.

G.A. Romero ha realizzato negli anni una trilogia su questo tema. Improvvisamente i morti iniziano a resuscitare come zombie, per una causa non nota questo fenomeno si diffonde e sembra inarrestabile. I vivi cercano di sfuggire alla furia cannibale degli zombie, mentre gli zombie vagano a si assiepano all'interno di case e strade. Nel primo episodio (La notte dei morti viventi), un gruppo di persone trova rifugio in una casa di campagna e resiste all'assedio degli zombie fino ad un tragico finale. Nel secondo episodio (L'alba dei morti viventi) assistiamo al soccombere della società all'assalto degli zombie, mentre in alcune aree gli uomini si organizzano per ucciderli uno ad uno. Questo è l'episodio in cui compare chiaramente il tema metaforico del mondo incapace di fronteggiare la mostruosità. Anziché uccidere i morti e distruggere loro il cervello, banalmente cremandoli, gli umani si ostinano a seppellire i morti, e non si sentono di abbattere i resuscitati con le sembianze dei propri cari. Gli scienziati che in televisione sostengono la necessità dell'abbattimento sono inascoltati e criticati: la gente sembra credere che in questi mostri si nasconda comunque una vita umana, e che debba essere rispettata. Un gruppo di amici fugge in elicottero dalla città ormai assediata e si rifugia in un centro commerciale popolato di zombie. Alla fine non resisteranno all'assedio e i superstiti fuggiranno.

Nel terzo episodio (Il giorno dei morti viventi) si assiste alla disperata resistenza di un piccolo gruppo di persone, civili e militari, che vivono nel sottosuolo e qui cercando da una parte di mantenersi in vita rifornendosi di cibo e beni, dall'altra di studiare un rimedio per riportare gli zombi ad una vita propriamente umana dal loro stato bestiale. Li catturano e conducono esperimenti più o meno riusciti al fine di neutralizzare la "malattia" che li tiene in vita come mostri.

In sintesi, c'è un problema: i morti che sono non-morti, continuano a vivere anche se non sono più persone, ma istinto puro alla ricerca di cibo. C'è una metafora sociale evidente: gli zombi sono i popoli poveri che si moltiplicano pur essendo emarginati dal mondo ricco, ma che alla fine lo divoreranno per necessità, e per l'incapacità del mondo ricco degenerato a difendersi dall'invasione. Un altra metafora è quella economica, gli zombi come classe sfruttata che alla fine spinta oltre il limite si ribella e divora la classe degli sfruttatori. Ci può anche essere però un'interpretazione psichiatrica.

Il concetto di "non-morto" somiglia molto all'ossessione, un pensiero appunto "non-morto. Le risposte non uccidono le ossessioni, che continuano a camminare proprio come degli zombie, auomaticamente. Se colpiti si rialzano, se sbranati continuano a muoversi a pezzi, se rinchiusi non smettono di provare ad uscire.

Le risposte a queste ossessioni che non muoiono sono: a) cercare di trovare risposte convincenti e mantenere in vita la domanda finché ciò non avviene; b) cercare di evitare la domanda fuggendo altrove, per trovarsi poi di nuovo di fronte a nuove domande o alla stessa in una versione diversa; c) cercare di elaborare la domanda per ricavarne attivamente un senso, cioè utilizzando la propria intelligenza. Il problema di fondo è che uno zombie, poiché già morto, non può né essere ucciso, né ritornare un uomo vivo come era prima di morire. Il "mostro" può essere ucciso eliminando al fonte di quella sua vita mostruosa, che nel caso dello zombie è proprio il cervello. Un pezzo di cervello lo continua a muovere in una unica direzione. Anche questa metafora richiama un uomo che non vive più nel cuore e nei visceri, ma vive ancora come essere cerebrale. L'ossessione è un po' la stessa cosa, cioè un cervello che non funziona più in maniera naturale, intuitiva e istintiva, ma funziona solo intorno ad una domanda, come sistema che deve risolvere una domanda.

Nelle terapie per le ossessioni si "spara" contro la domanda, o meglio si aiuta il cervello a sparare contro la domanda, cosa che abitualmente fa quando funziona in maniera equilibrata. Per liberarsi dall'ossessione è quindi inutile "gestire" l'ossessione o cercare di addomesticarla, perché comunque l'ossessione non può evolvere in una risposta convincente, né sparisce da sola una volta che si è "insediata" nel cervello. Conseguentemente le cure per l'ossessione non devono far vivere l'ossessione, evitare di sopprimerla, educarla per rendera una forma di pensiero accettabile, ma favorirne la spontanea risoluzione, estinzione.

Spesso la persona con disturbo ossessivo in atto, specie se da molto tempo, si comporta proprio come gli umani che alla fine soccombono agli zombie. Prima si rifiutano di rinunciare all'ossessione, sperando che se ne vada con ragionamenti logici. Poi cercano di fuggire dall'ossessione coi rituali, ma si accorgono che l'ossessione li segue e si riproduce anche in forme diverse o in ambienti diversi. Infine cercano, e questo è lo stadio più insidioso, di non fuggire più dall'ossessione ma di ragionarci sopra in maniera elaborata per trasformarla in una soluzione.

La scena finale dell'ultima puntata è significativa. Il rifugio sotterraneo degli umani sopravvissuti è invaso dagli zombie. l'invasione avviene dal punto teoricamente più sicuro, cioè un montacarichi che collega con il mondo esterno in un'area recintata. Gli zombie invadono l'ascensore e scendono dentro il rifugio sotterraneo. A lasciarli passare è un uomo che, rassegnato alla sua sorte, vuole perlomeno far finire la follia di chi vorrebbe cercare una soluzione impossibile.

In definitiva la cura si svolge secondo queste due linee: la prima è ripristinare la capacità del cervello di oscurare l'ossessione automaticamente; in parallelo è però necessario rieducare il cervello a non coltivare rituali o attività che sarebbero intese a lavorare sull'ossessione per ricavarne una soluzione.

Data pubblicazione: 13 giugno 2012

Autore

matteopacini
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1999 presso Università di Pisa.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Pisa tesserino n° 4355.

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8 commenti

#1
Utente 171XXX
Utente 171XXX

D'accordo, va bene quando le ossessioni sono costituite da domande, ma quando si tratta di immagini mentali? o musichette, come capita spesso?

#2
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

E' la stessa cosa: la "domanda" è da intendersi come la prima compulsione, la cosa che sorge e ti costringe a dare una risposta, che può essere un altro pensiero, un gesto, un comportamento, etc.
Quindi "domanda e risposta" come schema generale di ossessione (altrimenti detta compulsione primaria) e compulsione (secondaria).

A questo proposito nel secondo di quei due film c'è una frase che un vecchi prete dice ad uno dei protagonisti, e cioè: "quando i morti camminano bisogna smettere di uccidere, altrimenti si perde la guerra", ovvero tradotto in psichiatria "quando i pensieri sono ossessioni bisogna smettere di rispondere, altrimenti si perde la guerra".

#3
Ex utente
Ex utente

Beh mi permetto di dire una cosa.L'ossessione ha cmq un senso.Se io ho l'ossessione della sporcizia e decido di proteggermi lavandomi le mani 11 volte(rituale),ho dato una risposta ad una mia domanda interna.Il guaio e'che la risposta non e'convincente,perche'la persona nn coglie il senso dell'azione.Recuperare il qui ed ora demolisce tutte le ossessioni.Recuperare l'oggi e il senso delle proprie operazioni e'a mio avviso la soluzione.Tradotto quando i pensieri sono ossessioni, bisogna smettere di rispondere,ma coglierne il senso nel qui ed ora.Proteggersi a volte puo'diventare una gabbia.Quando i morti camminano bisogna semplicemente svegliarsi..qui nel nostro mondo i morti non camminano,altrimenti si perde..la testa.

#4
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

Infatti è questo che dice il messaggio del film in maniera figurata. Che quando i pensieri "camminano" come ossessioni, e quindi non più come pensieri normali, ma come morti che camminano anziché stare sottoterra, non bisogna camminare con loro, ma cambiare piano. Comunque non è esatto che le ossessioni abbiano un senso, perché chi si lava automaticamente crea il concetto di sporcizia rispetto al suo lavarsi, che non è lo stesso del concetto di sporcizia così come verrebbe definito senza ossessione. L'ossessione definisce una "sporcizia" rispetto ad un idea di pulito che è la condizione "ideale" per non avere l'ossessione, ma che non esiste, è solo un concetto ideale. Pulito e sporco in senso pratico significano semplicemente quando credo o non credo valga la pena lavarsi, non perché sono ossessionato dallo sporco. Nella fase avanzata dei disturbi ossessivi, o nelle forme croniche, le persone tendono a legarsi invece a questi contenuti, cosicché le ossessioni il cui contenuto è teoricamente sensato (è sensato volere il pulito e non lo sporco) non sono riconosciute come tali perché non "strane" o anormali.

#5
Ex utente
Ex utente

Ignoro cosa sia corretto o cosa sia scorretto.Mi faccia un esempio di cosa corretta?Bah.Nella mia ignoranza,ritengo che l'ossessione abbia un senso,sebbene scelta inconsapevolmente.Se mi lavo le mani 11 volte o nn so 12 volte mi sto proteggendo cmq.Proprio perche'il mio pulito nn esiste concretamente,significa che ho un'idea di pulito che nn puo'esistere.Qual'e'il senso di questa operazione per me?Se la sviluppo il senso c'e' kmq e dipendera'dallo psichiatra riconoscerne la direzione.Scegliere il proprio meglio,recuperando il presente e il senso delle operazioni personali.L'ossessione interferisce e blocca la possibilita'di dirigersi per se'.Ma il senso c'e'cmq..dietro l'esempio del pulito ideale,c'e'una percezione (spiacevole)della sporcizia concreta..poi dipende dal soggetto e dalla situazione che hai davanti.Scrivo cosi'perche'pratico da anni arti marziali e se per un attimo mi fissassi su un punto,beh...finirei male.L'ossessione,a mio parere,risiede nell'incapacita'di vedere nel complesso se stessi,ma fissandosi su un unico punto,io penso(ma nn lo sento) di proteggermi.Controllando se stessi in base alle idee sopravvissute nel proprio vissuto..posso sviluppare forme di protezione ossessive .Non cantare in CHiesa mi diceva la suora,mi raccomando!E magicamente appariva la musichetta in testa durante la funzione.Il senso c'e'..sto controllando me stesso,ma se recupero il qui ed ora,capiro'che probabilmente in quel preciso momento desideravo nn stare in Chiesa ma al mare..e soprattutto che le relazioni nascono non da obblighi,ma da percezioni.Mi dirigo dve sento.Se devo..beh,nn mi do opzioni.Riprendendo lo slogan interno,sciolgo l'ossessione.Qual'e'il senso del non cantare?L'interesse per la funzione.Nel mio caso,mah..secondo me era un obbligo astratto affibbiato da piccino dalle suore cui io mi adeguavo razionalmente.L'obbligo misto alla spiacevolezza di una scelta,parlo per me,puo'produrre ossessioni,che poi son quelle che comunemente abbiamo riscontrato in tanti...Durante il periodo del cetriolo killer,tutti a lavare 100 volte la verdura..motivo?Messaggi vaghi..e mia mamma ancora lava 12 volte la lattuga....nn so se sia corretto il mio punto di vista,ma l'ossessione nasce da una generalizzazione estrema.Se nn lavo il cetriolo killer,beh..c'e'rischio.E via a lavare,lavare lavare..Se nn vado a messa sono un bambino disubbidiente..lo accetti e senti la musichetta durante la funzione..ma se dico io faccio cio'che voglio,le ossessioni assicuro che scompariranno del tutto.BASTA ACCUDIRSI ED AVER FIDUCIA IN SE'E NELLE PROPRIE SCELTE.CONSAPEVOLEZZA IN UNA PAROLA.Opinione personale.

#6
Ex utente
Ex utente

Ultima cosa..faccio che voglio per me.Non dico che internamente nn ci sia un controllo;finirei male senza controllo,sul tatami :).Io parlo per me e ci tengo a questa cosa,perche'senza psicoterapia ho smantellato l'ossessione che avevo per i cibi biologici,il sesso etc etc..Sono cambiato semplicemente recuperando i miei interessi e praticando arti marziali.So che ogni cosa ha senso.Anche la piu'insensata.L'ho sperimentato sulla mia pelle.Grazie dello spazio offertomi.

#7
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

"Ignoro cosa sia corretto o cosa sia scorretto"

Anche io. Non credo abbia compreso il senso del post dall'inizio. Lei sta parlando di stile di vita, qui stiamo parlando di altro, probabilmente il problema è questo. Colpisce però la violenza con cui chi ha risolto i problemi sbatte in faccia agli altri le proprie soluzioni, cosa che fa trasparire tutto meno che serenità.

#8
Ex utente
Ex utente

Salve Dott.Pacini,io ho imparato studiando il Tao e le forme bagua e il pensiero del Maestro Bruce Lee,che l'altro e'la base per conoscere se stessi.Anche un disagio e'una fortuna;ti ricorda chi sei rispetto ad un evento che preso in se'nn ha i poteri cui gli riconosciamo,fermandoci al disagio.Ovviamente e'filosofia la mia,pero'ha 3000 anni di storia.Analizzando cosa ha scritto,potrei dirle che lei ha percepito nelle mie parole un attacco;mi chiedo il senso di questa operazione?Se ci pensa ha percepito,cosa che ho gia'notato qui sopra,qualcosa di simile ad una delegittimazione.E'comprensibile.Lei nn e'nelle condizioni di leggere la mia serenita',ma da come scrive io posso realizzare come mi ha interpretato.Non so se la psicoterapia funzioni cosi',pero'le assicuro che il wushu funziona cosi'.L'avversario mi ricorda chi sono ed e'una fortuna incontrare un combattente;mi educa su chi sono.Se ho un'ossessione,beh..per me, mi ricorda come mi rappresento rispetto ad un evento;esempio?Ossessione per i cibi biologici.Mi chiedevo,ma qual'era il senso?Beh,il cancro.Evitare il cancro.Ma dietro quella generalizzazione astratta,c'era il controllo del gusto,della scelta e della propria sfera personale.Questa e'la mia storia che per la verita'nn era ossessiva,ma simpatizzante verso il bio.Diro'di piu',grazie al biologico,ora so che il problema vero era scegliere il gusto;demonizzare il gusto quale fonte di malattia cardiovascolare per esempio e'un'astrazione.Nel concreto io posso mangiare tutto,in base a come mi sento,a come sto,nei tempi e modi che desidero,nn essendo affetto da nessuna patologia.Gustare pero' cibi fritti 7 giorni su sette,e'sostitutivo di altro..perdere la possibilita'di scegliere per se'e'il punto;come nn so l'ossessione della musica in Chiesa,beh..e'una testimonianza dell'obbligo per essere inquadrati come bravo ragazzo..ma chi e'una bravo ragazzo?Boh..cioe'acquistare una sfera personale,ingiudicabile,direi che e'una conquista personale quotidiana in fieri.Leggendo cosa ha scritto lei si e'percepito sotto attacco e la mia operazione come un valore assoluto;direi che e'la mia operazione,nn quella sua o di altri..e'questo il segreto..per accudirsi in modo personalissimo.Opinione personale.3000 anni di storia cinese,per quel che ho potuto studiare da praticante di wushu kung fu,insegnan a esser come l'acqua..con serenita'ci si puo'specchiar dentro,in barba alle ossessioni del momento :)Anche lei mi ha dato delle sensazioni e le ho colte per capire io come mi percepisco ora.In Cina insegnano che il Mondo e'speculare a te,nn distante..le stelle ci sono fintanto che ci sei tu e viceversa;invece alle nostre latitudini la cultura e'astratta;ha presente cogito ergo sum?Per un cinese e'improponibile questo tipo di astrazione;per un cinese io sono in funzione del Mondo e il Mondo e'in funzione della mia esistenza.Il Tao e'questo ed e'stata la base per capire la stessa fisica.Questo e'il metodo che io ho usato per cambiare le ossessioni in valori aggiunti di conoscenza.Spero possa esser d'aiuto come testimonianza personale.

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