Panico e fobie: presto terapie specifiche

danielbulla
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta

E' quanto sostengono gli Autori di una ricerca guidata dall'italiana Bianca Silva dell'European Molecular Biology Laboratory (EMBL), con sede a Monterotondo, e pubblicata su Nature Neuroscience il 10 novembre 2013.

Conducendo un esperimento su dei topi, i ricercatori hanno scoperto che diversi tipi di paura vengono elaborati da diversi gruppi di neuroni, nonostante i topi reagiscano con lo stesso comportamento (fuga e/o freezing).

In particolare, il gruppo italiano ha esposto il campione formato dai topi a 3 tipologie di paura:

1) un altro topo, ma con atteggiamento più aggressivo

2) un ratto, che è il predatore naturale del topo

3) una piccola scossa elettrica applicata ad una zampetta dei topi

Sentendosi minacciati, i topi hanno manifestato in ognuna delle tre situazioni presentate intense reazioni di paura, caratterizzate dal tipico comportamento di fuga oppure freezing (= il topo sta immobile).

Durante l'esperimento gli scienziati hanno mappato l'attività cerebrale dei topi, scoprendo attività diverse in base alle tre diverse condizioni sperimentali. A seconda della minaccia (condizione 1 oppure 2), il cervello dei topi mostrava attivazioni di gruppi neuronali diversi, seppur della medesima area, detta VMH (ipotalamo ventro-mediale).

Successivamente hanno bloccato chimicamente i neuroni specifici della paura del ratto.

Risultato? I topi "bloccati" non mostravano più di aver paura del ratto (condizione 2) ma continuavano ad aver paura del topo aggressivo (condizione 1). In questo modo i ricercatori hanno mostrato che quei neuroni "bloccati" chimicamente sono proprio quelli che elaborano la paura dei predatori.

A questo punto il passaggio è piuttosto scontato: il cervello del topo ha circuiti molto simili a quello umano.

Quindi, il fatto che esistano dei circuiti estremamente specifici per determinate paure apre uno scenario interessante, secondo gli Autori, rispetto allo sviluppo di terapie maggiormente precise ed efficaci per le fobie e gli attacchi di panico.

Fonte Nature Neuroscience 

 

 

Data pubblicazione: 13 novembre 2013

Autore

danielbulla
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta

Laureato in Psicologia nel 2000 presso Università Cattolica Sacro Cuore.
Iscritto all'Ordine degli Psicologi della Regione Lombardia tesserino n° 7211.

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5 commenti

#1
Utente 327XXX
Utente 327XXX

Non sono, lo dico in tutta sincerità, un animal-ista, inteso nel senso estrem-ista del termine. Penso però che la sperimentazione sugli animali dovrebbe essere limitata a quanto strettamente necessario per la ricerca su patologie : A) che minaccino la vita/siano gravemente invalidanti; B) per cui non siano state ancora trovate strategie terapeutiche efficaci e/o con un alto indice terapeutico.
Oggi gli attacchi di panico, per i malati che comprendono e ammettono di esserlo, sono ben controllati dagli antidepressivi di ultima generazione e dalla psicoterapia (specialmente in associazione). stessa cosa si può dire dell'unica fobia veramente invalidante, la fobia sociale.
Per il resto ci sono milioni di persone che convivono con una loro fobia vivendo una vita normale, anche se magari limitata... ma non sta scritto da nessuna parte che siamo obbligati a fare/vedere/sentire tutto per avere una vita piena e ricca.
Quindi mi sentirei di definire questa ricerca un'inutile crudeltà...

Vorrei anche fare una domanda... come si bloccano chimicamente degli specifichi neuroni?

#2
Utente 327XXX
Utente 327XXX

Non sono, lo dico in tutta sincerità, un animal-ista, inteso nel senso estrem-ista del termine. Penso però che la sperimentazione sugli animali dovrebbe essere limitata a quanto strettamente necessario per la ricerca su patologie : A) che minaccino la vita/siano gravemente invalidanti; B) per cui non siano state ancora trovate strategie terapeutiche efficaci e/o con un alto indice terapeutico.
Oggi gli attacchi di panico, per i malati che comprendono e ammettono di esserlo, sono ben controllati dagli antidepressivi di ultima generazione e dalla psicoterapia (specialmente in associazione). stessa cosa si può dire dell'unica fobia veramente invalidante, la fobia sociale.
Per il resto ci sono milioni di persone che convivono con una loro fobia vivendo una vita normale, anche se magari limitata... ma non sta scritto da nessuna parte che siamo obbligati a fare/vedere/sentire tutto per avere una vita piena e ricca.
Quindi mi sentirei di definire questa ricerca un'inutile crudeltà...

Vorrei anche fare una domanda... come si bloccano chimicamente degli specifichi neuroni?

#3
Utente 287XXX
Utente 287XXX

sarebbe interessante approfondire in che modo secondo gli autori di questo studio sui topi si potranno avere "presto" come dice lei dottore, delle nuove terapie per gli uomini. Quando parla di terapie vuol dire farmaci immagino, non certo terapie psicologiche. Giusto?

#4
Dr. Daniel Bulla
Dr. Daniel Bulla

Buongiorno,
si il "presto" in realtà lo dicono gli autori nella presentazione del loro lavoro, e comunque fanno riferimento a terapie farmacologiche.

#5
Dr. Daniel Bulla
Dr. Daniel Bulla

Utente 327474

"Vorrei anche fare una domanda... come si bloccano chimicamente degli specifichi neuroni?"

Credo inserendo sostanze che ne inibiscono la trasmissione (antagonisti) a livello neurotrasmettitoriale, ma mi rendo conto di essere impreciso, non è il mio campo. Ma adesso mi ha incuriosito, e chiederò di certo.

Grazie

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