Dipendenza da ossicodone.

Oppio 2.0: i nuovi oppiacei e la vecchia tossicodipendenza

matteopacini
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

È indispensabile rifare il punto su una serie di questioni relative alla dipendenza da oppiacei. Un tempo per far capire subito di cosa stavamo parlando era più facile dire “eroina”, mentre più passano gli anni e più “oppiacei” diventa un termine appropriato.

Tipologie di oppiacei

L'oppio è un derivato vegetale che contiene, tra le altre sostanze, la morfina. Le prime dipendenze da oppiacei riguardavano quindi l'oppio fumato o la morfina iniettata. In verità anche la morfina stessa era sniffabile o fumabile.

Venne poi l'eroina, una variante più debole ma più rapida, e quindi dall'effetto più intenso, usata anch'essa per via nasale, polmonare, endovenosa.

Si trattava di prodotti originariamente pensati come medicinali e con proprietà medicinali validissime, la più nota è quella anti-dolorifica ma non solo. La buprenorfina ad esempio è stata di recente messa a punto come antidepressivo, e del resto diversi oppiacei posseggono proprietà utili su diversi disturbi mentali.

Nei tempi più recenti si è assistito al crescere delle dipendenze da sostanze non destinate al mercato della droga, ma a quello farmaceutico. La cosa è nuova e vecchia insieme, perché riproduce un po' il fenomeno per cui la morfina medica e l'eroina medica di un tempo divennero poi sostanze d'abuso, così da sparire o rimanere con alcuni limiti nel prontuario medico.

Per approfondire:La tossicodipendenza da prodotti farmaceutici

Ossicodone e altri oppiacei emergenti

Oggi le sostanze oppiacee “emergenti” sono l'ossicodone, insieme al vecchio oppio o eroina fumati, e i potenti oppiacei anestetici come il fentanyl e derivati. Non mancano diversi casi di dipendenza da tramadolo e pentazocina.

Negli anni passati chi usava queste sostanze era di solito un addetto ai lavori (medico e in particolare anestesista o infermieri, cioè chi aveva disponibilità dei prodotti o se li poteva procurare utilizzando strumenti e ambienti propria professione).

È stato recentemente scoperto un “giro” di questi prodotti prescritti in maniera fittizia da alcuni medici a soggetti che risulterebbero o tossicodipendenti o spacciatori. Lo stesso fu causa, nel passato remoto, dell'allarme per la diffusione dell'eroina dagli ambulatori medici alla strada, e più recentemente del mercato nero della buprenorfina.

Ricorderete (o forse no) il caso della droga krokodil, un farmaco oppiaceo usato come droga a basso costo, ma efficace, dai tossicodipendenti russi con effetti collaterali devastati su pelle e tessuti sottostanti.

I rischi degli oppiacei per uso medico

Gli oppiacei medicinali talvolta si prestano direttamente all'uso come droghe, altre volte devono essere adattati (compresse triturate o sciolte), il che comporta rischi aggiuntivi, specie nel consumo inalatorio o endovenoso. L'uso improprio (cioè alterando il medicinale o cambiando via di somministrazione – per esempio endovenosa anziché per bocca) fa la differenza tra un effetto terapeutico e uno “stupefacente”, e infatti sistematicamente chi è tossicodipendente ricerca il secondo tipo, adattando il medicinale.

L'adattamento del medicinale inoltre rischia di avvenire solo per assicurare l'effetto rapido, ma con poca attenzione alla potenza del preparato che si assume: alcuni prodotti hanno una potenza alta anche in piccolissime quantità, cosicché la persona che non sia abituata a dosarla può compiere fatali errori di stima.

La dipendenza da ossicodone

Le aziende, per porre un freno a questo uso improprio hanno anche escogitato degli strattagemmi, come quello di miscelare l'oppiaceo con un'altra sostanza che ne contrasta l'effetto quando è iniettata, ma non se assunta per via orale (la combinazione buprenorfina-naloxone ad esempio, ma anche oxicodone-naloxone).

La via farmaceutica sta assumendo dimensioni sempre maggiori, e negli USA già la casistica di tossicodipendenza da ossicodone ha raggiunto e superato quella da eroina.

La buona notizia è che questo tipo di dipendenze dovrebbero essere curabili con la stesso successo di quelle da eroina (cioè mediante terapie a base di metadone orale o buprenorfina sublinguale). La cattiva notizia è che per adesso lo standard di cura non è elevato, nel senso che ancora una minoranza di persone riceve cure a dose efficace e per lungo tempo, e ancora imperano le più o mno frettolose disintossicazioni che lasciano la persona malata come prima, togliendo solo la parte meno importante del problema (l'intossicazione periodica).

Potrebbe quindi accadere che siccome il vostro problema non si chiama “eroina”, ma ha il nome di un oppiacei diverso, vi sia indicata genericamente una “disintossicazione”, per cui molte cliniche si pubblicizzano.

In realtà l'unica cosa da accertare è che si tratti di un quadro di tossicodipendenza, che riguarda le modalità d'uso, il controllo e il comportamento rispetto alla sostanza, e non lo stile di vita di strada, criminale o altro. Non c'è quindi ragione di essere rassicurati dalla provenienza “farmaceutica” di questi prodotti (la stessa dell'eroina in origine), né dal fatto che siano prodotti naturali (l'oppio lo è).

Avere un problema di abuso o dipendenza da ossicodone, da tramadolo, o altri oppiacei, prescritti o meno che siano all'origine, non è qualcosa di diverso dalla dipendenza da eroina, parlando in termini medici. Può cambiare tutto, non certo la morale della faccenda. 

Per approfondire:Come curare la dipendenza da oppiacei

Data pubblicazione: 06 maggio 2016 Ultimo aggiornamento: 13 settembre 2017

Autore

matteopacini
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1999 presso Università di Pisa.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Pisa tesserino n° 4355.

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4 commenti

#1
Ex utente
Ex utente

ho letto i molti articoli su questo sito dedicati sia al tema della tossicodipendenza da eroina sia alla sua (presunta) cura con farmaci antagonisti come metadone e simili, e trovo preoccupante il fatto che in fondo al testo trovo sempre la sua firma(Dott Pacini) senza che vi sia un minimo di contraddittorio, se non quello di qualche gentile utente che ha "osato" contraddirla subendo l'arroganza sconfinata delle sue risposte. arroganza sì, perchè quello che lei descrive nei suoi articoli, suffragato spesso non da risultati oggettivi condivisi da tutta la comunità medica ma dall'esito di ricerche scientifiche le quali, come lei dovrebbe sapere, offrono più frequentemente delle ipotesi su cui indagare ulteriormente e per quanto ragionevoli o condivisibili, non pretendono di constatare una verità assoluta( meno che non venga appunto dimostrata e confermata a titolo definitivo). Cosa che lei, invece, deliberatamente fa, sostenendo che i trattamenti con metadone a lunghissimo termine, addirittura a vita, portano alla guarigione. guarigione che lei identifica come una terapia esclusivamente di contenimento, di fatto senza tenere conto di molti esempi di persone( certo purtroppo una minoranza rispetto al numero totale di tossicodipendenti) che sono riuscite a uscire dal terribile circolo vizioso della dipendenza SENZA la terapia a lungo termine di metadone, o al massimo preso rapidamente a scalare, più che altro per sopportare meglio l'astinenza fisica dei primi tempi. Così come fioccano altri esempi di persone in cura farmacologica nei sert che pure continuano a drogarsi. lungi da me l'affermare che i sert siano inutili e che le comunità non propense a prescrivere farmaci a vita invece guariscano tutti, ma un dato oggettivo emerge: esiste anche una forte componente psicologica nella tossicodipendenza, ed essa è profondamente e prettamente individuale, variabile da persona a persona in base al proprio vissuto, alla propria personalità e alla propria storia, non si compone certo solo e unicamente di un fattore cerebrale come lei invece sostiene. quando si parla di tossicodipendenza si sta parlando di un fenomeno incredibilmente complesso, proprio perchè coinvolge la persona su ENTRAMBI i piani, biologico e psicologico. la sua posizione è di un'arroganza francamente irritante perchè pretende di ridurre la problematica solo nella sua componente cerebrale(lo slogan nel suo caso è del tipo: il cervello è malato. punto e basta!), e "dall'alto" della sua professione di psichiatra, e in ciò sta la cosa più grave, la esprime come se fosse la verità assoluta. incredibile poi come si accanisca subito con persone che dissentono dalle sue opinioni, penso sopratutto al dialogo avuto dopo il suo post droga-dipendenza-overdose-trattamenti-inutili-tragedie-annunciate con un utente. ma chi crede di essere? ribadisco che la problematica di cui si sta discutendo merita la più profonda onestà intellettuale, sopratutto per gente della sua professione, e non può certo diventare un luogo in cui poter appagarsi di spacciare per oro colato il proprio punto di vista. qualche chilo in più di umiltà certo non al guasterebbero, se davvero pensa di potere e volere aiutare i tossici.

#2
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

Carissimo,

Lei sbaglia su tutta la linea, sia nel giudizio sulla mia persona, perché non mi conosce e si è fatta un'idea completamente capovolta del mio atteggiamento, ma soprattutto della materia, che ignora.

Quelli che espongo sono le risultanze di decenni di pubblicazioni e studi sulla materia, parte dei quali modestamente del gruppo di ricerca di cui faccio parte. Peraltro, banalmente uno si va a vedere le linee guida dell'organizzazione mondiale della sanità, che pur nella cautela di dover accontentare un po' tutti, dicono le cose in maniera piuttosto chiara su come si cura e non si cura la dipendenza da oppiacei.

Lei presenta i soliti luoghi comuni, in parte è proprio per questo che scrivo articoli sul tema, sperando che le persone possano indirizzarsi bene e non verso le sciocchezze che ostacolano le cure. Poco importa se uno favorisce la malattia e la morte con parole eleganti o di successo, se sono concetti sbagliati fanno il gioco della malattia, e di chi ci guadagna, non certo di chi deve risolvere un problema,

Lei umiltà non ne ha, quindi non capisco perché la invochi negli altri. Parla di scientificità ma ignora completamente quello che la scienza dice in proposito, e non si tratta di ipotesi. Lei pensa questo perché non conosce. C'è molto ma molto di più da sapere, con tutto quello che ancora non si sa, non è una scusa per evitare di informarsi.

Se abbiamo già avuto un dialogo Lei è sempre rimasto il solito maleducato, sempre con le stesse banali sciocchezze da proporre come se fossero geniali intuizioni. Ogni caso è un caso a sé, c'è anche la psicologia oltre la biologia (perché naturalmente secondo Lei la terapia metadonica non è psicologica, e la psicologia non è biologia, problemi suoi che non ne capisce).

Su questo tipo di convinzioni terrificanti abbiamo anche scritto un articolo a suo tempo, misurando le false idee diffuse tra la popolazione, i pazienti e anche gli operatori riguardo a quello che stanno facendo.

Per il resto, la letteratura se la vada a spulciare in rete negli archivi, se ha voglia di lavorare e studiare materiale ce n'è. Se invece ha voglia di continuare a propinare questi interventi alla comunità, io mi premuro di risponderLe.
Non vedo perché poi, in un blog da me gestito, dovrei dar spazio a pregiudizi come i suoi, per giunta espressi in maniera aggressiva. Sono felice di chiarire i dubbi e le critiche da parte di chi si pone in una maniera rispettosa. Visto che faccio questo come professione, e visto su questo ho una certa esperienza anche di ricerca, almeno la cortesia di dubitare delle SUE opinioni fondate su convinzioni e impressioni.

Lo spazio l'ha avuto, l'ha usato in questo modo, e la discussione non merita di proseguire. Però la ringrazio di avermi dato l'opportunità di chiarire che i concetti che illustro non sono sparate, volevo proprio dire quello che ho detto.
Probabilmente anche Lei vuole "il bene" dei tossicodipendenti, tanto tutti vogliono il bene di tutti. Il problema è se uno certe cose sa come si fanno, oppure si improvvisa teorico della medicina senza conoscerla.

Gli unici che posso ringraziare sono i pazienti, oltre che alcuni miei insegnanti, che mi hanno dimostrato e fatto vedere con i fatti della loro malattia ciò che ho imparato. E che è il contrario di quel che dice Lei, per l'appunto.

#3
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

Anche per gli altri, questo è il curriculum, che inserisco perché in fondo ci sono le pubblicazioni, alcune accessibili anche on-line. Ogni pubblicazione ha una bibliografia finale, per chi volesse approfondire o rendersi conto della mole di lavoro che c'è dietro le impostazioni mediche della terapia metadonica o buprenorfinica.

http://www.psichiatriaedipendenze.it/chi-sono/curriculum/

#4
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

In effetti in definitiva il senso dell'articolo era questo. Così come l'oppio si ripropone in altre forme, ci saranno le solite sciocchezze che si ripropongono anch'esse come niente fosse, sciocchezze 2.0. Senza evocarle, le sciocchezze arrivano da sole, basta dire cose che danno fastidio alla del "in fondo sappiamo tutto un po' tutti" in cui esperti e ignoranti dicono le stesse cose. E mai che fossero quelle giuste per grazia divina.
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