Costa Concordia e danno psichico

s.pozzi
Dr. Stefano Pozzi Psicologo, Psicoterapeuta

Il naufragio della Costa Concordia ha rappresentato un evento dalle conseguenze sicuramente non uniformi per quanto riguarda le persone che, loro malgrado, hanno vissuto quella terribile esperienza e sono fortunatamente sopravvissute.

E’ indubbio il fatto che qualunque evento negativo esercita una diversa influenza sulle persone che lo vivono, e questo vale ancora di più quando l’evento si è svolto in maniera oggettivamente differente per le diverse persone che lo hanno subito.

Il naufragio della Concordia infatti non ha presumibilmente traumatizzato allo stesso modo tutti i soggetti coinvolti: per fare un esempio, una persona che non sapendo nuotare ha dovuto salire sulla scialuppa senza avere ricevuto il giubbotto di salvataggio ha vissuto presumibilmente in maniera più drammatica il momento del trasferimento a riva, rispetto a chi sapeva nuotare bene e aveva anche indossato giubbotto. Per non dire della differenza intercorsa fra chi è stato portato a riva per primo e chi è rimasto sulla nave per ore prima di essere portato in salvo.

A questa estrema variabilità delle situazioni personali potrebbe sulla carta corrispondere un risarcimento differente sia per importo, sia per la natura del danno subito.

 

Quali danni non patrimoniali possono aver subito gli ex passeggeri?

Agli ex passeggeri che ne avranno fatto richiesta entro 10 giorni sarà presumibilmente riconosciuto il risarcimento per il danno da vacanza rovinata (danno esistenziale, art. 47 Codice del Turismo), ma chi fra loro ha subito e subirà conseguenza psicologiche permanenti o transitorie ha e avrà il diritto di avanzare richieste di risarcimento commisurate alla natura ed entità del danno psichico subito e anche alle spese che dovrà sostenere per porvi rimedio.

Per poter avanzare tali richieste però è necessario lasciar trascorrere il lasso di tempo entro il quale si potrà manifestare un danno psichico legato alla possibile diagnosi di Post-Traumatico da Stress (PTSD) o di un Disturbo dell’Adattamento. Dal punto di vista clinico queste due sindromi possono comparire anche a mesi di distanza dall’evento scatenante: in particolare il Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD) compare solitamente entro 6 mesi dall’evento, ma può manifestarsi anche ad oltre 6 mesi di distanza (Disturbo Post-Traumatico da Stress a Esordio Ritardato) e i Disturbi dell’Adattamento compaiono entro 3 mesi dall’insorgenza del fattore stressante.

Di conseguenza sarà possibile escludere la manifestazione di un disturbo psicologico solo lasciando trascorrere diversi mesi dall’accaduto perchè per un periodo di tempo non trascurabile sarà possibile che si manifestino negli ex passeggeri una serie di sintomi valutabili e diagnosticabili in riferimento ad una di queste diagnosi.

 

Qualche suggerimento alle persone danneggiate dal naufragio

Come detto, è opportuno lasciar trascorrere dei mesi per escludere di non aver sviluppato un disturbo psicologico a seguito dell’evento. Chi nei prossimi mesi si rendesse conto di:

- presentare sintomi di natura ansiosa e/o depressiva precedentemente inesistenti

- essere accompagnato da pensieri, ricordi e percezioni (flash back) cui non riesce a porre freno e che riguardano le scene traumatiche vissute, che compaiono anche nei sogni e suscitano profonda ansia, unitamente a marcato disagio al contatto con elementi o oggetti che ricordano quanto vissuto,

potrà rivolgersi ad un avvocato chiedendo di nominare uno psicologo come Consulente Tecnico di Parte che potrà accertare la presenza di una diagnosi e ipotizzare quindi la natura ed entità del danno psichico e il corrispondente risarcimento da chiedere senza dimenticare, come detto sopra, di avanzare la richiesta relativa alle spese che la persona dovrà sostenere per curarsi (stima del totale di sedute di psicoterapia necessarie) se riceverà una diagnosi di Post-Traumatico da Stress (PTSD) o di un Disturbo dell’Adattamento.

Non è affatto vero che chi è stato traumatizzato rimarrà “segnato a vita”, come ho sentito affermare in questi giorni in alcune trasmissioni televisive che si sono occupate del caso: se sarà correttamente posta una diagnosi accurata chi sta vivendo importanti conseguenze per quanto vissuto potrà sottoporsi ad un percorso psicoterapeutico mirato a risolvere le conseguenze del trauma senza subirne gli esiti a vita.

Data pubblicazione: 08 febbraio 2012

Autore

s.pozzi
Dr. Stefano Pozzi Psicologo, Psicoterapeuta

Laureato in Psicologia nel 2003 presso Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Iscritto all'Ordine degli Psicologi della Regione Lombardia tesserino n° 8667.

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3 commenti

#2
Dr. Stefano Pozzi
Dr. Stefano Pozzi

Ti ringrazio per la segnalazione e consiglio anch'io ai lettori la lettura dell' articolo linkato.

#3
Dr. Armando De Vincentiis
Dr. Armando De Vincentiis

la maggior parte delle tecniche terapeutiche adottate per la cura del distrubo post traumatico sono quelle basate sui proncipi di abituazione (esposizione graduale, desensibilizzazione sistematica, emdr, romanzo del trauma, ipnosi ecc) il continuo riparlarne può essere, sotto certi aspetti, terapeutico dando la possibilità di elaborare i vissuti e, soprattutto, di abituarsi all'esperienza. C'è da dire che molte trasmissioni televisive stanno contribuendo a questo, soprattutto nell'invitare continuamente i naufraghi dell'evento. Anche se l'informazione, l'odiens sono gli elementi che spingono ad invitare in trasmissione i naufraghi, e pur vero che, involontariamente, i programmi stanno contiribuendo ad effettuare questa sorta di psicoterapia di massa.

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