Genitori ansiosi fanno figli ansiosi?

I genitori ansiosi sono ansiogeni per i loro figli? Un genitore affetto da ansia patologica rappresenta un modello negativo in quanto a comportamento, atteggiamento verso il mondo e gestione dei problemi: studi condotti in materia riconoscono non solo questo, ma che se mamma o papà soffrono di un disturbo d’ansia danneggiano i figli perché attuano involontariamente (e spesso inconsapevolmente) una serie di comportamenti che trasmettono al bambino incertezza e sfiducia nelle proprie capacità, rendendolo a sua volta insicuro e ansioso.

Uno studio del Johns Hopkins Children’s Center ha esaminato 66 diadi genitore-bambino, nelle quali i genitori avevano ricevuto una diagnosi relativa all’ansia (disturbo da ansia sociale, ansia generalizzata o da attacchi di panico), e ha riscontrato nei genitori (in particolare, in quelli che soffrono di fobia sociale) diversi comportamenti responsabili del manifestarsi dell’ansia nei loro bambini. In particolare è stata constatata da parte dei genitori ansiosi sociali una carenza di gesti affettuosi, la tendenza a ipercriticare i bambini e la sfiducia nelle loro capacità di farcela.

Tutti i genitori affetti da ansia patologica tendono a controllare eccessivamente i bambini , a iperproteggerli e a non lasciare loro spazio di autonomia nello svolgere un compito (come si è visto chiaramente osservando genitori e bambini all’opera assieme nel corso dell’esperimento).

Questi comportamenti svalutanti e freddi generano ansia nel bambino che non solo non gode del supporto affettuoso che gli servirebbe, ma soprattutto si convince a sua volta di sbagliare spesso e di non avere quindi possibilità di successo, esattamente come i genitori gli predicono con le proprie aspettative negative.

L’ansia sociale del genitore dovrebbe essere considerata come un fattore di rischio per insorgenza di ansia nel figlio, e come tale trattata per prevenire insorgenza di un disturbo d’ansia anche nel bambino.

E’ stato stimato che i figli di genitori ansiosi hanno fino a 7 volte la probabilità di soffrire a loro volta di ansia patologica rispetto ai figli di soggetti non ansiosi e che fino a 2/3 dei figli di pazienti ansiosi presentano i criteri per diagnosticare loro un disturbo d’ansia.

I ricercatori ricordano che il 20% dei bambini americani soffra di un disturbo d’ansia, diagnosi spesso sottostimata e non riconosciuta come tale, ma che non solo per questo motivo la prevenzione dell’ansia assume rilevanza: l’ansia non riconosciuta e non curata nel bambino conduce a depressione, uso di sostanze e fallimenti scolastici, tutti esiti negativi che bisogna scongiurare. Anche per questo è necessario che il genitore ansioso si faccia curare, per sé stesso e per i propri figli, e che presti attenzione a determinati comportamenti che danneggiano direttamente il figlio e il suo atteggiamento verso sé stesso e verso la vita.

E’ perciò importante che il genitore ansioso:

- non si vergogni del proprio problema, lo riconosca e tenga nella giusta considerazione gli effetti che questo può avere sui propri bambini

- impari a riconoscere ed evitare quei comportamenti (come ipercritica e iperprotezione) che danneggiano il bambino e che mette in atto non perché siano giustificati, ma perché derivano direttamente dal suo disturbo

- chieda aiuto e supporto sociale quando sente di non farcela a gestire il bambino.

Per riuscire a realizzare tutto questo è fondamentale che il genitore si sottoponga ad una psicoterapia, per affrontare seriamente e risolvere il problema per il proprio benessere e per quello di tutta la sua famiglia, e che parli con il proprio psicoterapeuta anche di come occuparsi e relazionarsi con i figli.

 

Fonti:

"Trickle-Down Anxiety: Study Examines Parental Behaviors that Create Anxious Children"

"Children of Adults with Anxiety Disorder May Need Help Too"

Leggi anche: "Consigli per l'ansia"

 

 

Data pubblicazione: 19 novembre 2012 Ultimo aggiornamento: 10 dicembre 2012

3 commenti

#1
Specialista deceduto
Dr.ssa Gianna Porri

L'articolo è molto interessante e rispecchia una realtà clinica che noi analisti vediamo ogni giorno. I nostri pazienti hanno avuto genitori ansiosi, ipercritici e iperprotettivi, creando delle persone, nelle migliore delle ipotesi, nevrotiche e con bassa autostima. Qualcuno riesce ad allontanarsi anche fisicamente dai genitori e riesce ad avere un successo lavorativo, ma risulta fallimentare nei rapporti amorosi e sociali. Purtroppo i genitori molto raramente sono coscienti della loro malattia ed inefficenza.
Dr. Gianna Porri
Psicoanalista
Terapia Breve Focale
Medicina Psicosomatica

#2
Ex utente
Ex utente

L'articolo è interessante e rispecchia la mia situazione.
Purtroppo i genitori non sono coscienti di ciò e trasportano il carico di ansie sui figli. I figli se vogliono cambiare, si ritrovano non solo soli e caricati di un cambiamento molto forte; ma anche a a "gestire" un genitore che non cambierà mai e accuserà il figlio di essere ansioso scaricando su di lui le cause.
purtroppo per i figli adolescenti(o che come me, sta vivendo l'adolescenza in ritardo)il carico è molto più pesante di un adulto, perché non si è ancora del tutto indipendenti da un genitore.

#3
Dr.ssa Flavia Massaro
Dr.ssa Flavia Massaro

Caro/a Utente,

in alcune famiglie i rapporti sono purtroppo complicati anche dalla presenza di disturbi psicologici non curati nella generazione dei genitori che si ripercuotono sui figli, minandone la serenità e l'equilibrio psicologico.
A volte però il fatto che un genitore non si sia fatto curare dipende dall'inconsapevolezza del problema e dalla convinzione che ciò che in realtà dipende da un disturbo d'ansia o dell'umore (o d'altro tipo) rappresenti non un che di patologico, ma il "carattere" della persona, e non sia quindi possibile modificarlo.
Questo tipo di inconsapevolezza può portare il genitore a negare con tutte le proprie forze ogni responsabilità nella genesi del malessere del figlio, al quale è addebitata ogni colpa (se di "colpa" si può parlare) per il suo stare male.

Chi è figlio di una persona molto ansiosa può trovarsi a vivere con lei un rapporto eccessivamente stretto, dettato dalla necessità di rassicurare il genitore ansioso, che non consente di sviluppare una sana autonomia: da qui deriva spesso quell’”adolescenza vissuta in ritardo” che fa parte anche della Sua esperienza personale e che è segno della mancanza della giusta distanza fra diverse generazioni, distanza che non si può creare quando i messaggi che arrivano dal genitore sono carichi di ansia e preoccupazione e ogni allontanamento del figlio è vissuto con angoscia e colpevolizzato.

Non conosco il Suo caso personale, ma ciò che conta è che Lei abbia chiaro il quadro e che faccia lo sforzo di prendersi la responsabilità delle Sue attuali difficoltà, indipendentemente da dove derivino, attivandosi per trovare una soluzione e un aiuto psicologico.
Anche se può avere più di un motivo per arrabbiarsi e colpevolizzare i Suoi genitori, infatti, il cambiamento può arrivare solo da Lei e dalla sua volontà di prendere le distanze dalla Sua famiglia, riuscendo finalmente a stare bene.

Un caro saluto,
d.ssa Flavia Massaro

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