Più sesso orale, anale e molti partner. E' la sessualità femminile britannica

danielbulla
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta

A dichiararlo sono i ricercatori di un progetto di studio giunto alla sua terza edizione: il National Survey of Sexual Attitudes and Lifestyles, o NATSAL-3 (i precedenti sono datati 1990 e 1999), che ha visto partecipi ben 15162 individui di età compresa tra i 16 ed i 74 anni, tutti appartenenti all'area britannica (Inghilterra, Scozia e Galles), intervistati nel biennio 2010-2012.

Rispetto ai due studi antecedenti, il NATSAL-1 ed il NATSAL-2, gli Autori registrano una serie di cambiamenti, soprattutto all'interno della popolazione femminile. Emerge il ritratto di una donna mediamente più aperta, tollerante e liberale in campo sessuale, che ha il suo primo rapporto molto più precocemente rispetto al passato e che continua ad averne fino ai 70 anni.

Secondo i dati recentemente pubblicati sulla rivista The Lancet, basati su un campione di 8869 donne, si riporta un aumento considerevole del numero di partner sessuali lifetime nella fascia d'età 16-44 anni, che passa da 3.7 a 7.7, praticamente raddoppiato rispetto al NATSAL-1 del 1990. In aumento anche il numero relativo alle esperienze di tipo omosessuale: l'11,5% delle donne dichiara di avere avuto un contatto sessuale (di cui il 6% di tipo genitale) con altre donne nel corso della vita.

Crescono le percentuali del sesso orale (dato e ricevuto) tra le donne: il 60% dichiara di praticarlo regolarmente, e di queste l'80% nella fascia d'età 25-34. Anche il sesso anale è in aumento, passando dall'11% del NATSAL-1 al 17% del NATSAL-3 nel sottogruppo femminile di età 16-24 anni. Inoltre, il 32,9% del campione femminile dichiara di essersi masturbato nelle ultime 4 settimane: di queste, il 10% della fascia 65-74 anni.

Si è abbassata in modo significativo l'età media in cui la donna britannica ha il suo primo rapporto sessuale: le femmine della fascia d'età 16-24 dichiarano infatti di aver avuto il primo rapporto sessuale a 16 anni, mentre quelle di età compresa tra i 55 ed i 64 anni affermano di aver perso la verginità verso i 18 anni.

In base a questo dato, pare quindi che negli ultimi 50 anni la donna inglese abbia anticipato di circa due anni l'inizio della propria attività sessuale. Altro elemento degno di nota: il 29,2% delle femmine appartenenti al sottogruppo 16-24 dichiara di aver avuto il primo rapporto sessuale (con partner eterosessuale) prima dei sedici anni.

Dallo studio emerge anche un'interessante considerazione relativa alla durata della sessualità nel corso della vita: il 42% delle donne nella fascia d'età compresa tra i 65 ed i 74 anni ha dichiarato di aver avuto almeno un partner eterosessuale nell'ultimo anno.

Una nota conclusiva: anche se i comportamenti a rischio sono in diminuzione rispetto alle due ricerche precedenti, da sottolineare il fatto che tra i sottogruppi femminili sono le donne appartenenti alla fascia 16-24 anni le più esposte. Il 14,3% di questo sottogruppo dichiara di aver avuto nell'ultimo anno almeno due rapporti sessuali completi senza l'uso del profilattico, e tale percentuale è doppia rispetto a quella relativa alle femmine delle altre fasce d'età.

 

Fonte: Changes in sexual attitudes and lifestyles in Britain through the life course and over time: findings from the National Surveys of Sexual Attitudes and Lifestyles (Natsal)

 

 

 

 

 

 

Data pubblicazione: 09 gennaio 2014

Autore

danielbulla
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta

Laureato in Psicologia nel 2000 presso Università Cattolica Sacro Cuore.
Iscritto all'Ordine degli Psicologi della Regione Lombardia tesserino n° 7211.

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2 commenti

#1
Dr. Luigi Laino
Dr. Luigi Laino

Caro Daniel,

questo articolo di Lancet, segno dei tempi che evolvono (ma forse anche di costumi che in passato non avevano queste scientifiche attenzioni) può avere una qualche utilità, anche se la prima impressione non mi ha fatto - da venereologo esperto di Malattie sessualmente trasmissibili - sobbalzare dalla sedia.
Mi spiace che gli autori non abbiano incluso nello studio (sociologico più che clinico) se i rapporti fossero o meno protetti e se gli intervistati dichiarassero di aver contratto una o più malattie sessuali.

Difatti, il costume che noi addetti ai lavori, stiamo rilevando non è solamente appannaggio dell'aumento della frequenza di rapporti sessuali con partner diversi, ma anche una sempre più diffusa disinformazione sui reali rischi che si corrono in base al tipo di rapporto sessuale.

Credo che sia utile pertanto, visto che gli autori non menzionano questo aspetto sottolineare dalle pagine di medicitalia.it che l'aumento della frequenza e delle modalità di rapporti sessuali, è direttamente proporzionale con l'aumento delle infezioni sessualmente trasmissibili.

A tal proposito mi permetto di inserire un link di approfondimento sulla autovalutazione del rischio MST in seguito a ciascun tipo di rapporto sessuale

https://www.medicitalia.it/blog/dermatologia-e-venereologia/3695-vademecum-del-rischio-malattie-infettive-in-un-rapporto-sessuale.html

grazie anticipatamente dell'ospitalità.
Luigi

#2
Dr. Daniel Bulla
Dr. Daniel Bulla

Caro Luigi,
hai fatto benissimo, anzi grazie della condivisione.

Sono andato a rivedere meglio il sito del Natsal, e ho scoperto che in realtà ci sono altri dati (e quindi altri articoli correlati), di cui alcuni proprio sulle MST come http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(13)62535-0/fulltext

Inoltre, a questa pagina http://www.natsal.ac.uk/natsal-3/findings- è possibile scaricare un pdf con la grafica dei risultati ottenuti.

Se ti va di dargli un occhio potremmo discuterne qui.

A presto.

Daniel

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