Ecco il gene che allunga la vita e potenzia il cervello

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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta

Alcuni ricercatori della University of California San Francisco (UCSF) hanno dimostrato che la presenza di una variante del gene KLOTHO (meglio conosciuto come il gene della longevità) migliora alcune funzioni cognitive come pensiero, apprendimento e memoria, indipendentemente dall'età, dal sesso o dalla presenza del fattore di rischio genetico per 

l'Alzheimer. Nel topo, l'aumento del livello del gene KLOTHO migliora l'intelligenza e la velocità di elaborazione dell'informazione, probabilmente migliorando le connessioni tra le cellule nervose.

KLOTHO, dal greco klothes, è il nome della dea greca del destino, una delle tre Moire, tradizionalmente associata alla nascita, "che fila lo stame della vita". Le persone con una copia di una variante di KLOTHO, detta KL-VS, tendono a vivere più a lungo e hanno minori probabilità di subire un ictus. Chi invece presenta una duplice copia di KL-VS tende ad avere una vita più corta ed un maggior rischio di ictus.

I ricercatori hanno scoperto che chi presenta una sola copia di KL-VS oltre alla longevità gode anche di una migliore lucidità mentale, ottenendo migliori punteggi nelle prove di memoria e di apprendimento.

Aumentando sempre più l'età media di sopravvivenza nel genere umano, aumentano ovviamente anche i problemi sanitari da gestire. Tra questi, la demenza rappresenta una parte importante, data l'incidenza in costante crescita: ogni 20 anni i casi di demenza nel mondo accertati raddoppiano, passando dai 35,6 milioni del 2010 ai 65,7 milioni previsti entro il 2030.

Cifre da capogiro. 

Da qui l'entusiasmo degli Autori: comprendere i fattori che controllano i livelli e le attività di geni come KLOTHO può aprire nuove vie terapeutiche per la prevenzione del declino cognitivo correlato all'età. 

Abilità cognitive come apprendimento, memoria e attenzione sono state esaminate somministrando una batteria di test ad un campione di oltre 700 soggetti di età compresa tra i 52 e 85 anni, nessuno dei quali con diagnosi di demenza. Di questi, una percentuale pari al 22% presentava la singola copia del KL-VS. Proprio in questo sottogruppo sono stati ottenuti i punteggi migliori alla batteria di test cognitivi rispetto ai soggetti senza KL-VS. I risultati ai test inoltre tendono a peggiorare con l'età, indipendentemente dalla presenza o meno di KL-VS.

Secondo gli Autori, questi dati, seppur preliminari, suggeriscono che l'utilizzo di una formula del gene KLOTHO potrebbe aiutare le persone affette da demenza, migliorando le loro performance cognitive. Per testare questa ipotesi, sono stati manipolati geneticamente dei topi in modo da produrre una maggiore presenza di klotho-proteina.

Ebbene, i topi "klotho maggiorati" hanno mostrato migliori performance nelle prove di apprendimento e memoria indipendentemente dall'età. E hanno vissuto più a lungo dei topi non manipolati.

Evviva il gene della longevità.

FONTE: Cell Reports

 

 

 

Data pubblicazione: 14 maggio 2014

Autore

danielbulla
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta

Laureato in Psicologia nel 2000 presso Università Cattolica Sacro Cuore.
Iscritto all'Ordine degli Psicologi della Regione Lombardia tesserino n° 7211.

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