Ansia e attacchi di panico: le domande più frequenti

valentinanappo
Dr.ssa Valentina Nappo Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo

 La sensazione è che si sia perso il controllo del proprio corpo e delle proprie emozioni: il battito del cuore è accelerato, le gambe tremano, il petto è come stretto in una morsa e la mente è in corto circuito su pensieri come “cosa mi sta succedendo?”, “sto impazzendo?”, “sto morendo?”, “sto per svenire?”. Sono gli attacchi di panico: in alcuni casi, realmente si sviene o si perde conoscenza fino a ritrovarsi sdraiati in un lettino del pronto soccorso, in altri, invece, dopo aver raggiunto un picco, quel forte senso di apprensione e di allarme si attenua un po’ alla volta, lasciando però spazio alla paura che possa succedere ancora.

Nella storia clinica di molte persone che riferiscono di soffrire di attacchi di panico, in realtà, di attacchi propriamente detti ce ne sono stati pochi, a volte solo 2 o 3. Quello che, invece, rimane costante e con cui bisogna fare i conti è la paura che quel terribile episodio possa ripetersi, specie in contesti sociali in cui sarebbe particolarmente imbarazzante perdere il controllo di sé. Tutto questo porta, poi, ad evitare quelle situazioni “ad alto contenuto emozionale” che potrebbero far scattare il sistema di allarme dell’organismo, alimentando così la reazione a catena di evitamento, fuga e progressiva chiusura relazionale.

Eh si, è proprio così, ansia e attacchi di panico rappresentano una sorta di “antifurto” che entra in azione per allertarci e avvisarci che c’è un pericolo da cui dobbiamo difenderci, anche se questo pericolo può essere avvertito in situazioni innocue, come una cena in famiglia, una festa con amici, ecc. E non è sufficiente cercare di disinnescare l’antifurto, occorre capire cosa lo ha fatto scattare e, soprattutto, in quali “stanze” della nostra psiche si è agitato qualcosa di insopportabile. Il rapporto con il partner, il lavoro, le relazioni con la famiglia di origine? Oppure…ci sono stanze della nostra psiche dove non possiamo accedere, finestre che non possiamo/vogliamo aprire per fare entrare aria nuova?

"E' possibile guarire dagli attacchi di panico?”

Ansia e attacchi di panico non hanno una sola spiegazione e la loro origine va ricercata nella storia unica e personale di ciascuno. Desidero, però, rispondere ad una domanda che, come psicoterapeuta, mi rivolgono in tanti: “è possibile guarire dagli attacchi di panico?”.

La risposta è si, ma con una precisazione. Innanzitutto, non mi piace la parola “guarigione”, preferisco sempre parlare di crescita e di cambiamento evolutivo perché per liberarsi dall’ansia occorre permettere al bambino che si nasconde dentro di noi, anche se ben camuffato dal successo professionale o da uno stile di vita da adulto, recitato in maniera quasi ineccepibile, di crescere. E per crescere abbiamo bisogno di tanto amore, abbiamo bisogno di vivere in maniera autentica le nostre emozioni, senza doverle reprimere o mascherare per renderle non giudicabili, abbiamo bisogno di relazioni che siano ponti verso l’ignoto e non vincoli o strettoie, abbiamo bisogno di sperimentarci in situazioni nuove e di sbagliare osando, sbagliare e ricominciare. È importante, quindi, essere dotati di un antifurto che attivi in noi un processo di riflessione, che ci avvisi che nella nostra vita qualcosa deve cambiare, che non possiamo più essere quelli di prima, che ci sono porte e finestre che dobbiamo spalancare per aprirci ad una parte di noi stessi che non può più essere negata.

"Come guarire da ansia e attacchi di panico?”

Un’altra domanda frequente è “come guarire da ansia e attacchi di panico?”. In molti mi chiedono consigli su come imparare a gestire la propria ansia, cosa fare per evitare di avere attacchi di panico: la cattiva notizia è che non esistono ricette da seguire e che nessun professionista è dotato di una bacchetta magica che consenta immediatamente e senza fatica di far sparire un certo malessere. Quella buona, invece, è che la psicoterapia rimane la forma di trattamento più efficace per affrontare simili problematiche e non sempre è necessario ricorrere alla terapia farmacologica. Occorre, tuttavia, essere disposti a pagare un prezzo alto in termini emozionali, bisogna aprirsi, mettersi in discussione e osare per cambiare quei meccanismi, quegli schemi mentali, quelle abitudini relazionali che inconsapevolmente mettono in allerta il nostro organismo.

“La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare!”

Un giorno, quando la psiche non avrà più la necessità di inviarci segnali di allarme e di malessere, potremmo essere grati all’ansia per averci permesso di vedere quello che c’era prima con sguardo critico, di spalancare gli occhi su una realtà nuova e di accedere alla parte più vitale e creativa del nostro essere…ma nel frattempo, lavoriamo su noi stessi!

Data pubblicazione: 04 aprile 2016

5 commenti

#1
Utente 342XXX
Utente 342XXX

Chi soffre di un disturbo di panico di una certa entità, secondo il mio modo di vedere la vita e gli eventi, ha bisogno di risposte terapeutiche efficaci e soprattutto concrete. Dubito fortemente che questo si ottenga cercando ipotetiche cause scatenanti nel passato.

#2
Utente 409XXX
Utente 409XXX

342213, potresti essere più concreto circostanziato preciso? risposte più efficaci intendi psicofarmaci? sei medico o paziente? giusto per capirci e non essere troppo teorici e "proclamatici"...
grazie,
Renata

#3
Utente 342XXX
Utente 342XXX

409611 Non voglio essere affatto teorico o proclamatico, lungi da me. Intendo che passare anni sul lettino di uno psicanalista cercando e ricercando presunti fantasmi nel passato che possano avere generato il disturbo è a mio avviso una perdita di tempo. Con questo disturbo bisogna agire tempestivamente perché se non curato efficacemente tende a cronicizzare. Terapia farmacologica e una eventuale psicoterapia di tipo cognitivo- comportamentale sono ad oggi gli unici approcci scientificamente approvati. Il resto è tutto da dimostrare.

#4
Utente 409XXX
Utente 409XXX

Paura paura e paura
Non so se ci risono..
Dolori allo stomaco bruciore e gonfiore dolore alla schiena parte sinistra
La domanda è venerdi chiuse tumore al polmone
Sto per morire???
O sto sperimentando un altri sintomi degli attacchi di panico?????

#5
Utente 362XXX
Utente 362XXX

Salve, Dottoressa.
Vorrei un "aiuto". Mio marito e' una persona molto angosciata, qualsiasi cosa lo fa' stare in aggitazione... Si arrabbia falcilmente e mi tratta con inferiorita'... Insomma, tra tante cose, si angoscia per il lavoro (un senso di responsabilita' e tanto impegno nella misura giusta non penso abbia, ma eccesso di impegno). Io anche sono una persona che si preoccupa tanto per tutto, vorrei essere in grado di non fare male il mio lavoro ne vorrei lasciare in difficolta' le persone che lavorano con me. Comunque, non so come dire, non vorrei scusarmi e far che mio marito invece sbagli, ma purtroppo, lui non ha un buon rapporto con nient'altro che non sia di "impegno", ma anche non riesce ad essere rilassato nemmeno in vacanza quando qualcosa va storto, sia per il tempo, sia per imprevisti... Non so, come sembra di aver capito che da un lato essere "sognatore" sia bello, certo, se con buon senso, ma dall'altro, vivere in eterna angoscia come fa' mio marito sperando l'estate, sperando che arrive lo weekend, volendo fare giri sia in bici che altro per svagarsi non passa invece di una dipendenza... Non so come spiegarmi bene... Ieri dicevo che lui e' "schiavo" dello "sfogo", non ricordo, che alla fine non riesce a realizzarlo perche' e' troppo angosciato... Anche una psicologa che stiamo andando in terapia di coppia ha detto che lui "non sa rilassarsi"... Vuole sempre fare, fare... Non riesce stare a casa, vuole sempre uscire perche' si ritiene sportivo... Anzi, una cosa, pero' lo fa' stare a casa, quando gioca a lego... Costruisce macchine, anche con nostra figlia di quasi 7 anni e ora sta anche suonando un po' la tastiera... Ma si arrabbia se lo interrompiamo, anche urlando in maniera forte perche' lui "deve" suonare... Ieri e' stato cosi'... Ci sgrida, vuole commandare...
Circa un mese fa' e' finito in Pronto Soccorso per pressione alta (se mettiamo i pezzi del puzzle, sembra che tutto sia gia' famigliare... spiego poi questa parentesi) e giramento di testa... diceva di sentirsi come se solo una parte di lui funzionasse... Dopo tac nella testa e tanti esami tutti nella norma, abbiamo parlato anche se lontanamente dello stresse lavorativo e tante cose simili, ma concluso poter essere stato qualcosa come "labiririntite"... Pero', lui continuava a lamentarsi di debolezza durante la settimana... E poi, con un po' di ripresa, sembrava le cose fossero tornate abbastanza nella sua accettazione di normalita'... Ma niente, di nuovo diceva di sentirsi fiaco, di non riuscire a dormire e cose del genere... Tanto che il 13 siamo andati al Pronto Soccorso perche' all'una di mattino lui si e' svegliato mi dicendo di star avendo un infarto... Insomma, nel giro di mezz'ora siamo andati in ospedale... Li', raccontato cosa aveva sentito e dopo tutti gli esami normali, sia eletrocardiogramma ripetuto dopo 6 ore e controllo di enzimi e altre cose tutti a posto, il dottore ha concluso che lui aveva avuto un attacco d'ansia e ha prescritto delle gocce in caso di necessita'... Insomma, un po' lui ha accettato che sia questo ed e' felice di non essere malato... Ma il problema e' che da' la colpa a me... Insomma, non abbiamo un buon rapporto di coppia, certo, lui mi tratta sempre male... non posso che tante volte ignorarlo o non averlo come una persona da "pacciuchiare" ma da starci male vicino... Comunque, a parte questo, cerco di "ricucire" il nostro matrimonio... Vorrei crederci, anche se tante volte lo vorrei lasciare... Ora, dopo piu' di cinque anni di tentativi, di inviti da parte mia, ma non accettato prima, abbiamo iniziato questo percorso di terapia di coppia e questo mi dava piu' fiducia... Avrei voluto tanti figli... Ho avuto due aborti con raschiamento, 2014 e 2015 e la mia eta' ora mi permettera' poco... Lui da' la colpa a queste ansie perche' io vorrei altri figli e lui ha paura che finisca male di nuovo o che siano malati... Io vorrei che vivessimo l'intimita' liberi e se venisse, bene, altrimenti no, che almeno avremmo vissuto bene l'intimita'...; lui vorrebbe evitare (per me e' massacrante evitare se vorrei...), ma anche c'e' la realta' che anche evitando si puo' concepire... una mia amica mi ha detto uno di questi giorni che e' rimasta incinta usando la pillola e so che ce ne sono casi e casi, quindi, non e' detto che sarebbe comunque vivere serenamente la coppia in intimita', si correra' sempre Il "rischio" di un figlio non sanno come per tutti e per me sarebbe ancora peggio, tre schiaffi: un figlio non cercato, la vita sessuale "artificiale" e poi, se la vita volesse cosi', un figlio non sano... E quindi non accetto promettere che se provassimo, io faccia degli esami per interrompere se dicessero aver problemi gravi, ma neanche se provassimo naturalmente, non vorrei diventare un'assassina... non vorrei interrompere una vita... Insomma, siamo in ballia di un conflito di edee ed ideali... Il giusto sarebbe non avere piu' la vita sessuale attiva, ma questo sarebbe anche triste... Ma, tornando alle parentesi che ho detto che avrei spiegato... In passato, da quando lo conosco, e' gia' andato in ospedale per cose simili e in nessuna volta si e' trovato niente che potesse giustificare una malatia, ma sempre gli esami a posto... Per quanto ho capito, i suoi hanno sempre detto che lui si e' sempre lamentato di tutto e fatto grande cose piccole non nel senso buono, ma ingrandendo i problemi... Quindi, sara' proprio colpa mia, o lui che e' gia' fatto cosi' ansioso?
Grazie della pazienza e del possibile parere...

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