Neo-papà: "obbligati" a casa per legge?

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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo

È necessario portare il congedo obbligatorio di paternità fino a quindici giorni entro il primo mese di vita del figlio”.

Così ieri il presidente dell’INPS ha proposto che i papà rimangano a casa due settimane dopo la nascita del bimbo, pena un’ammenda pecuniaria.

È mai possibile che la psicologia riceva un assist dall’economia? Tanto più in questi tempi di scarse risorse?

Eppure è avvenuto!

Da tempo la psicologia sottolinea l’importanza imprescindibile della presenza paterna a partire dai primi giorni di vita del figlio. Ma benché la legge lo permetta e l'INPS lo preveda, solo 4 padri su 100 ne fruiscono, come segnalavamo già tre anni fa in "Padri, la legge c'è ma non basta".

 

L'Importanza psicologica della presenza paterna

Nonostante ci si rifletta poco, la presenza del padre nel primo periodo di vita del bambino è importante, anzi essenziale e imprescindibile, da molti punti di vista.

1. Il padre dà sostegno alla madre

  • Dà certamente aiuto materiale in quanto le permette di riposare con maggiore regolarità facilitandone il recupero dopo il parto e nella fase dell’allattamento al seno; ma soprattutto la fa sentire appoggiata e - lei stessa - accudita, proprio nel periodo in cui la temuta depressione post partum può fare la sua comparsa
  • riduce l'ansia materna che, soprattutto con il primo figlio, può essere elevata
  • contribuisce alla ristrutturazione delle dinamiche familiari; la coppia è divenuta ora un triangolo e gli equilibri tra i membri vanno rinegoziati
  • fa sì che la madre non venga “risucchiata” dal figlio: la presenza del proprio compagno le ricorda che lei è donna, è moglie, è compagna oltre che madre, facilitandone il recupero della vita di coppia e della sessualità.

2. Il padre imposta fin da subito la relazione tra sè e il nuovo nato

  • Nei primi giorni avviene quell’imprinting relazionale, che lascerà tracce per sempre sia nel padre che nel figlio
  • il padre, che non ha vissuto fisicamente l’esperienza della gravidanza, ha bisogno di sviluppare ora l’attitudine alla cura, ricercandola e "inventandola" a proprio modo; non scimmiottando la madre, bensì integrandosi e coordinandosi con essa
  • impara a conoscere il linguaggio e i comportamenti del neonato, evitando così si sentirsi "out” nel ritorno a casa o nei week end.

Punti di vista economici con ricadute psicologiche

Il punto di vista dell’economista sottolinea anche altri aspetti, che non possiamo sottovalutare nei loro impatti psicologici:

  • occorre spezzare il circolo vizioso che si è creato su un equilibrio sbagliato, che vede l’uomo con maggior potere contrattuale nello stabilire chi deve lavorare e chi deve stare con i figli
  • il nostro è un Paese in cui si penalizza in modo pesante la carriera delle madri: «il tasso di occupazione delle donne scende dal 65 al 50% per chi ha un figlio e al 30% per chi ha più figli»
  • è necessario ridurre le discriminazioni di genere
  • le donne con figli sono considerate come un costo più che una risorsa dagli imprenditori
  • culturalmente le madri che lavorano sono considerate cattive madri, ma non è così
  • le donne con figli subiscono una «penalizzazione del 15%» a livello salariale
  • «la presenza dei padri ha contribuito allo sviluppo cognitivo dei figli»
  • «anche i padri hanno un ruolo importante nella genitorialità»

Perche rendere obbligatorio il congedo?

Per evitare discriminazioni tra i padri che ne fruiscono e chi no.

Le donne conoscono bene tale tipo di discriminazione (relativa soprattutto al congedo facoltativo) e la difficoltà che molte incontrano al rientro.

E, d'altra parte, la strada degli incentivi è stata già percorsa e non ha dato i frutti desiderati.

A chi osserva che tutto ciò riguarda la sfera del privato e dei rapporti all'interno della coppia genitoriale e che dunque non sarebbe bene che il pubblico ci mettesse le mani, facciamo notare che fin quando il congedo per maternità non è stato obbligatorio, molti bambini hanno potuto godere ben poco della presenza di una madre, che ritornava frettolosamente sul luogo di lavoro pur di non perderlo (o nel timore di ritorsioni).

E dunque riteniamo che - in questo caso - la legge (se mai ci sarà..) rappresenti una tutela per il bimbo, per la mamma, per il papà stesso, piuttosto che un laccio.

Ritengo che il sasso lanciato possa produrre un produttivo dibattito, peraltro già iniziato, considerato che tutte le testate hanno ampiamente ripreso l'intervista e la tematica.

Fonte:

Riferimenti

Bibliografia

  • Britton R., Il lato mancante, l'assenza del padre nel mondo interno, Mimesis, 2014
  • Recalcati M., Cosa resta del padre? La paternità nell’epoca ipermoderna, Cortina Raffaello, 2011
  • Coppola A., Di padre in padre. I tempi della paternità, La meridiana, 2008
  • Brunialti C. M., Papà di figli maschi e di figlie femmine, in Talis pater talis filius, Arco, 2003
  • Zoja L., Il gesto di Ettore. Preistoria, storia, attualità e scomparsa del padre, Bollari Boringhieri, Torino 2003
  • Brustia Rutto P., Genitori. Una nascita psicologica, Bollati Boringhieri, Torino, 1996
Data pubblicazione: 06 novembre 2016

5 commenti

#1
Dr.ssa Angela Pileci
Dr.ssa Angela Pileci

Riflessioni davvero interessanti, tant'è che sempre più frequentemente negli ultimi anni il papà (o futuro papà) viene correttamente coinvolto anche nei percorsi di accompagnamento alla nascita, che non è più di interesse esclusivo della donna che dovrà partorire.
Tutto ciò crea il giusto clima per facilitare, come hai ben detto, le dinamiche di una nuova famiglia, della quale il papà è il custode.
Tuttavia, dal momento che da sempre gli uomini sono coloro che provvedono alla esigenze della famiglia, non possono rischiare di mostrarsi deboli (come se l'accudimento fosse una debolezza!) e ricoprono incarichi al lavoro più alti rispetto alle donne, credo che la strada per promuovere questa cultura sarà molto lunga.

#2
Dr. Carla Maria Brunialti
Dr. Carla Maria Brunialti

Grazie per le Tue riflessioni!

Proprio perchè non possono mostrarsi deboli = accudenti, una legge ad hoc li autorizzerebbe ad .. esserlo senza doverlo necessariamente dichiarare.
Credo anch'io che la strada sarà lunga. Ma forse abbiamo già iniziato a intravederla.

#3
Dr. Magda Muscarà Fregonese
Dr. Magda Muscarà Fregonese

Complimenti, riflessioni condivisibili e molto opportune, la valorizzazione e la presenza del padre aiuta la transizione dalla coppia alla famiglia , rassicura e aiuta la mamma e implica una trasformazione e crescita della relazione.. certo la strada è lunga, ma questa legge è un valido appoggio.. Magda

#5
Dr. Carla Maria Brunialti
Dr. Carla Maria Brunialti


23.01.2018 - AGGIORNAMENTO -
Sono stati pubblicati i dati dell'INPS relativi ai padri che nel 2016 hanno fruito delle giornate del congedo parentale facoltativo e obbligatorio (esclusivamente del comparto privato); ricordiamo che queste seconde nel 2018 saranno quattro invece di due.
La classifica nazionale è stata elaborata dal "Sole 24 Ore" (21.12.2017).

Siamo soddisfatti per i dati della nostra regione e Provincia; regioni con una popolazione cinque volte superiore a quella del Trentino presentano solo qualche decina di richieste in più.
Anche il congedo facoltativo evidenzia qui percentuali interessanti per i papà, risultato del grande lavoro di sensibilizzazione che negli anni è stato svolto dalle Comunità di valle, asili nido, scuole materne.

Su scala nazionale rileviamo che nel 2016 i beneficiari di congedo OBBLIGATORIO di paternità sono stati 92.858, passando dall’11% del 2012 al 18,4% del 2016%; valore che, nonostante la crescita, ancora non può essere considerato “a regime”.
D’altra parte tale diritto, sia pure "obbligatorio", non prevede sanzioni di sorta nel caso non se ne usufruisca...

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