"VIVERE", o solamente esistere?

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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo

Ognuno vorrebbe poter "VIVERE" con intensità a lungo, addirittura fino all’ultimo giorno di vita.

Ciò equivale a

  • sentirsi discretamente bene soggettivamente (salute percepita),
  • poter decidere di sé (Costituzione, art.32),
  • essere padrone e proprietario della propria vita, fin dove questo non danneggia la collettività.

Ma chi - o per motivi professionali o perché assiste i propri famigliari - si occupa del “fine vita” oppure di residenze per anziani, sa che non è sempre così. Un unico esempio: gli esami invasivi a novantenni consapevoli e contrari, unicamente perché i famigliari insistono.

“La persona è padrona della propria vita fino alla fine”:

questo uno dei messaggi significativi contenuti nel recente intervento di Papa Bergoglio rivolto all’ "Accademia per la Vita" e che “parla” profondamente anche a chi credente non è.

Quali i contenuti? Proverò a evidenziarne alcuni, assieme ad alcune mie riflessioni in qualità di

  • professionista della salute psichica,
  • familiare,
  • di persona, semplicemente.

(Il link in FONTE apre il documento integrale).

 

I successi della medicina

Oggi abbiamo consapevolezza dei successi raggiunti dalla medicina in campo terapeutico e di quanto "gli interventi sul corpo umano diventino sempre più efficaci, ma non sempre risolutivi”.

Siamo altrettanto consapevoli di quanto sia grande la “tentazione” di applicare tutti i mezzi disponibili pur di prolungare l’esistenza; e realmente siamo in grado di sostenere funzioni biologiche divenute insufficienti, o addirittura di sostituirle.

 

VITA, o semplice “esistenza”?

La medicina realmente è in grado di prolungare la vita; purtroppo, talvolta, anche in assenza di un miglior benessere soggettivo per chi riceve le cure; addirittura anche contro la volontà dell’ammalato. Parliamo allora di accanimento terapeutico.

Ma si può chiamare “vita” quando manca il benessere globale? oppure essa è solamente “esistenza”?

C’è vita quando c’è salute.

Salute intesa non come “assenza di malattia”, bensì soggettivo benessere fisico, psichico, relazionale (OMS). Quella situazione cioè in cui, essendo pur anche ammalati, si è complessivamente "contenti di essere in vita", una vita connessa - soggettivamente - alla percezione di sé, ai propri convincimenti, alle aspettative e desideri, all'ambiente in cui si vive, al proprio stile di vita, alle relazioni che si hanno, alle condizioni socio-economiche.

 

Chi decide sulle cure?

Ma chi decide se "vale la pena" applicare una terapia, effettuare un intervento; se c'è cioè per il paziente una "proporzione" favorevole tra costi e benefici?

Nella decisione il ruolo centrale è dell’interessato, del protagonista, di chi le cure le dovrebbe ricevere; e dunque è LUI colui che decide. Il paziente è capace e competente nel “dire la sua su di sé” pur nella considerazione dei suoi limiti; è la persona che giudica e valuta l'effettiva proporzionalità delle cure, cioè se "per lui ne vale ancora la pena"; in fondo è lui che paga sulla propria pelle... e nella propria psiche.

E' anzitutto lui dunque che, in dialogo con i medici, ha titolo soggettivo per valutare i trattamenti che gli vengono proposti e giudicare sulla loro effettiva proporzionalità nella sua situazione concreta, rendendone doverosa la rinuncia qualora tale proporzionalità fosse da lui riconosciuta mancante.

Lo stesso documento pontificio afferma che è “moralmente lecito rinunciare all’applicazione di mezzi terapeutici, oppure sospenderli, quando il loro impiego non corrisponde a quel criterio etico e umanistico definito “proporzionalità delle cure”; “È una scelta che assume responsabilmente il limite della condizione umana mortale, nel momento in cui prende atto di non poterlo più contrastare. «Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire» ".

 

Decisioni con amore

Noi curanti siamo anche consapevoli - però - che una persona possa giungere a rinunciare alle cure perché sola, abbandonata, non sostenuta nella sofferenza.

A questo proposito nasce la necessità, scrive ancora Bergoglio, di tenere “in assoluta evidenza la regola imprescindibile della prossimità responsabile”, con “l’imperativo categorico” “di non abbandonare mai il malato” perché la relazione “è il luogo in cui ci vengono chiesti amore e vicinanza, più di ogni altra cosa, riconoscendo il limite che tutti ci accumuna e proprio lì rendendoci solidali. Ciascuno dia amore nel modo che gli è proprio. Ma lo dia!"                    

E questo ritengo valga per i professionisti dell'aiuto e cura e per tutte le "persone di prossimità".

“La dimensione personale e relazionale della vita - e del morire stesso, che è pur sempre un momento estremo del vivere - deve avere, nella cura e nell'accompagnamento della persona, uno spazio adeguato alla dignità dell'essere umano."

 

Conclusioni

In quest’epoca in cui:

  • i progressi della medicina fanno percepire la morte come una sconfitta

 - per la propria competenza professionale,

 - oppure per il proprio amore filiale che "farebbe di tutto" pur di non "lasciarli andare",

  • i ritmi del lavoro e della vita non sempre vanno di pari passo con le possibilità concrete di “accompagnare” adeguatamente

 - il proprio caro,

 - o, in qualità di medici o psicologi, il proprio paziente,

  • l’allontanamento dagli occhi e dal cuore del fine vita e della morte rende i familiari adulti più fragili di fronte a questo evento,

la riflessione di Papa Bergoglio apre uno spiraglio di riflessione di profonda umanità.

 

Talvolta i capi spirituali arrivano prima dei legislatori *...

 

FONTE

https://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/pont-messages/2017/documents/papa-francesco_20171107_messaggio-monspaglia.html

 

PER APPROFONDIRE

- Brunialti C.M., I tempi dell'incontro, ri-creare la relazione oltre l'assistenza, ed. Erickson, pagg. 165

* Giace in parlamento la proposta di legge 1142, titolata “Norme in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari al fine di evitare l’accanimento terapeutico”.

- La professionalità dello Psicologo della salute

- Costituzione della Repubblica ItalianaArt. 32: "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana."

 

 

 

 

 

 

Data pubblicazione: 17 novembre 2017 Ultimo aggiornamento: 20 novembre 2017

17 commenti

#1
Ex utente
Ex utente

Non so quanto possa valere un mio commento, ma scomodando Fromm credo e condivido che senza amore, l'umanità non sopravviverebbe un solo giorno.

Spesso la prova di coraggio non è morire ,ma continuare a vivere. Oltre alla professionalità dimostrata come medico ha una grande sensibilità. Complimenti,e grazie per aver condiviso queste parole.

#2
Dr. Carla Maria Brunialti
Dr. Carla Maria Brunialti


Gentile utente,

grazie del Suo commento, che richiama l'importanza degli affetti e della relazione, sempre;
e soprattutto nelle fasi difficili della vita.

Credo che questo valga non solamente per i pazienti,
ma - in modo adeguato al ruolo - anche per i professionisti dell'aiuto e della cura, come già evidenziavo in
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/6231-il-tempo-della-relazione-salva-l-assistito-ma-anche-chi-cura-e-assiste.html .

Saluti cordiali.




#5
Ex utente
Ex utente

Spesso ci accontentiamo dell’idea di non aver fatto nulla di male, presumendo per questo di essere buoni e giusti. Ma cadiamo in un grave peccato, l'omissone"


Non é solo la giornata del wc, ma la la prima giornata mondiale dei poveri.

#6
Ex utente
Ex utente

Ok che oggi è domenica ,e gli italiani guardano canale 5,a quello che i dati Istat dicono, ma credo che ci sia altro ,almeno mi auguro ,oltre a questo.

#7
Dr. Carla Maria Brunialti
Dr. Carla Maria Brunialti

Oh, grazie Utente 378335!

E in realtà i poveri,
- in cultura
- in portafoglio
- in relazioni
- in patria
risultano essere svantaggiati e più a rischio nella possibilità
tra il VIVERE e l'esistere.
Purtroppo.



#8
Ex utente
Ex utente

Sul portafoglio ci credo, ma quanto alla cultura ,alle relazioni e alla patria credo che potrebbero dare del filo da torcere ! Se si andasse realmente tra i poveri si potrebbe vedere lo spirito reale,che nessuno di noi conosce,tra il vivere e l'esistente? Noi,voi,mi ci metto pure io,sappiamo realmente vivere o esistiamo solo per un nome ,una fama o per utilizzare un mezzo per giungere al fine?

#9
Dr. Carla Maria Brunialti
Dr. Carla Maria Brunialti

Stavo riflettendo sulla Indagine ISTAT 2015
che preannunciava:

"È ormai ampiamente riconosciuto che per indagare sulla salute di una popolazione e dei singoli individui che la compongono non sia più possibile né utile fare
riferimento semplicemente all’assenza o alla presenza di patologie che in vario modo possono incidere sul benessere delle persone. È invece necessario accogliere un
concetto multidimensionale di salute, facendo propria la definizione dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che identifica lo stato di salute con quello di
“benessere fisico, mentale e sociale”. Pertanto assume particolare rilievo la considerazione dei fattori che a vario titolo influiscono su tale stato e si possono tradurre in
disuguaglianze nella disponibilità di questo bene fondamentale e nelle opportunità di accesso e ulteriore sviluppo.
In media, in Italia i livelli di salute raggiunti sono elevati e crescenti nel tempo e si sono riflessi nell’aumento generalizzato delle condizioni di benessere della popolazione. Tuttavia, negli ultimi anni, in conseguenza della prolungata fase di recessione
economica che ha attraversato il Paese e dei problemi di tenuta degli equilibri sociali che ne sono derivati, difficoltà crescenti si sono manifestate e disuguaglianze, non sempre storicamente determinate, si sono ampliate o sono venute alla luce come nuove emergenze.
Accanto alle tradizionali differenziazioni territoriali, in particolare
fra aree del Mezzogiorno e del Centro-Nord del Paese, i differenziali hanno inciso trasversalmente sui gruppi sociali, sulle generazioni, sui soggetti di antica e nuova
cittadinanza, sulle condizioni di genere."

( https://www.istat.it/it/files/2015/09/Dimensioni-salute.pdf )

#10
Ex utente
Ex utente

I numeri sono tali per definire una persona? Forse il dialogo proposto nell'allegato sopracitato potrebbe aiutare.:)

#11
Ex utente
Ex utente

, i differenziali hanno inciso trasversalmente sui gruppi sociali, sulle generazioni, sui soggetti di antica e nuova cittadinanza, sulle condizioni di genere." ( https://www.istat.it/it/files
Ho letto tre volte questo estratto sicuramente
Sono ignorante ,priva di laurea ,ma sta frase cosa vuol dire ?

I differenziali ,per quel che ne so ,si trovano in meccanica ,e matematica,lasciando la seconda , particolarmente ostica, servono e fortuna che esistono se no non vorrei mai affrontare una curva interna:) senza di loro.
A chi siamo in mano?

#12
Dr. Carla Maria Brunialti
Dr. Carla Maria Brunialti

Aggiornamento.

E' uscita finalmente la legge sul fine vita. è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 16 gennaio 2018.

La legge tutela il diritto alla vita, alla salute, alla dignità e soprattutto all’autodeterminazione della persona;
stabilisce che nessun trattamento sanitario può essere iniziato e proseguito senza il consenso libero e informato del malato.
In caso di impossibilità nel comunicare, la scelta medica della persona verrà rappresentata dalle DAT: disposizioni anticipate di trattamento.
Introducendo le DAT, ossia le proprie volontà in materia di assistenza sanitaria in previsione di una futura incapacità a decidere o comunicare, la legge opera una vera novità.
La legge prevede infatti che ogni maggiorenne possa indicare le proprie preferenze sanitarie e anche nominare un fiduciario che parli e lo rappresenti quando non potrà o non vorrà farlo.

Tra il resto mi sembra estremamente interessante l'art. 8, che recita: "Il tempo della comunicazione tra medico e paziente
costituisce tempo di cura."

Ognuno può leggere il testo della legge (molto comprensibile, a mio giudizio) in www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/2018/01/16/12/sg/pdf .

Carlamaria Brunialti


#13
Ex utente
Ex utente

Buonasera Dottoressa,
Chiaro soprattutto questo passaggio:"
Nei casi di paziente con prognosi in- fausta a breve termine o di imminenza di morte, il medico deve astenersi da ogni ostinazione irragionevole nella somministrazione delle cure e dal ricorso a trattamenti inutili o sproporzionati."

In contrapposizione con la giornata che si celebra oggi in Italia ,giornata della Vita ,mi chiedo come mai molti si distraggono tanto facilmente.
Buona Domenica :)

#15
Ex utente
Ex utente

Lei scrive :"riflessione di Papa Bergoglio apre uno spiraglio di riflessione di profonda umanità.

Talvolta i capi spirituali arrivano prima dei legislatori *."

* Legislatori * Politici un po' distratti .nn crede?

#17
Ex utente
Ex utente

Premesso che, comprendo i "gradini "a cui Lei si riferisce , ciò non toglie che questa parola evoca altre immagini, soprattutto in questo odierno caldo periodo di "strafalcioni linguistici storico/politico "
<<Tra l'ingresso del campo e i primi gradini della cava c'era una discesa assai ripida. Questa, in inverno, era spaventosa perché il terreno gelato assomigliava a una pista di pattinaggio e le suole di legno degli zoccoli, sul ghiaccio, sembravano làmine di pattini. Le numerose scivolate erano drammatiche poiché, nella confusione generale, alcuni perdevano l'equilibrio e cadevano verso sinistra, cioè verso il precipizio, e la voragine della cava li inghottiva dopo una caduta verticale di cinquanta o sessanta metri; invece, quelli che partivano in scivolata verso destra, oltrepassavano la zona proibita e i tiratori scelti aprivano il fuoco su quei fuggiaschi. »

(I 186 gradini - Mauthausen, pag. 10)

Chi è dotato di ricca interiorità è simile alla chiara,calda ,allegra stanza preparata per il Natale in mezzo alla neve e al gelo dell'inverno.

Buona serata.




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