I farmaci anticolinergici sembrano aumentare il rischio di demenze

giovanniberetta
Dr. Giovanni Beretta Andrologo, Urologo, Patologo della riproduzione, Sessuologo

I farmaci anticolinergici sembrano aumentare il rischio di demenze; questa è la conclusione a cui sembra arrivare un ampio studio prospettico, condotto da ricercatori ed epidemiologi dell’Università di Washington e pubblicato in questi giorni sul Journal of the American Medical Association (JAMA) Internal Medicine.

 
Molecola di anticolinergico

Questa ricerca ha coinvolto 3.434 uomini di età superiore ai 65 anni, valutati dal 1994 al 2012, senza sintomi specifici per la demenza e in terapia, per vari motivi, con anticolinergici.

Questi farmaci bloccano una sostanza chiamata acetilcolina che è un neurotrasmettitore, prodotto dalle terminazioni delle cellule nervose, che consente la trasmissione di alcuni impulsi nervosi specifici, compresi quelli che determinano il rilassamento di alcuni muscoli involontari, lisci e la contrazione di altri.

Tra le sostanze anticolinergiche più utilizzate ricordiamo gli antidepressivi triciclici, gli antistaminici di prima generazione (farmaci usati anche in presenza di alcune comuni allergie) e gli antimuscarinici spesso impiegati nell'incontinenza urinaria per la loro proprietà sia di rilassare il muscolo detrusore della vescica sia di contrarre il suo sfintere striato esterno


Complessi meccanismi centrali

I risultati in sintesi di questa ricerca che, per ampiezza e serietà metologica, si può considerare unica nel suo genere ha stabilito che l’esposizione cumulativa a questi farmaci, valutata in questi ultimi dieci anni, eliminando i dodici mesi iniziali per evitare problemi sfumati ma spesso incrociati tra depressione e demenza, aumenta l’insorgenza di demenze e morbo di Alzheimer.

In particolare si è riscontrato nel 23,2% dei partecipanti a questo studio l’insorgenza di una forma di demenza e tra questi nel 79,9% l’Alzheimer.

 
Neurone

Un dato interessante da sottolineare, emerso è che la relazione tra demenze e assunzione, per almeno dieci anni, di anticolinergici era dose-dipendente e quindi è importante che il clinico riduca, appena possibile, al minimo l’utilizzo di questi farmaci.

 

Fonte:

http://archinte.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=209174

Data pubblicazione: 03 aprile 2015

Autore

giovanniberetta
Dr. Giovanni Beretta Andrologo, Urologo, Patologo della riproduzione, Sessuologo

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1977 presso Università di Milano.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Firenze tesserino n° 12069.

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8 commenti

#3
Ex utente
Ex utente

Io sapevo che anche molti ansiolitici predispongono ad una demenza senile più o meno precoce. altrove (cioè, sul web) ho letto che anche alcuni inibitori della pompa protonica avrebbero, se presi per lunghi periodi, portare a quegli effetti, però credo trattasi di una notizia priva di reale fondamento

#4
Dr. Giovanni Beretta
Dr. Giovanni Beretta

Caro utente,
infatti qui non si parla ne di ansiolitici ne di "inibitori della pompa protonica" e quindi il suo intervento in questa news non è mirato.
Un cordiale saluto.

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