Diagnosi di tumore e suicidio, aumenta il rischio fra i pazienti più giovani

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Dr. Stefano Pozzi Psicologo, Psicoterapeuta

Una diagnosi di tumore rappresenta una notizia dirompente nella vita di qualunque persona che si confronta immediatamente con l'idea della propria morte e la possibilità di non farcela, nonostante siano sempre di più i sopravvissuti e quindi gli ex pazienti oncologici che, grazie ai progressi della Medicina, riescono a vincere la malattia e a recuperare una buona qualità di vita.
Quando una scoperta di questo tipo riguarda personalmente è difficile (se non impossibile) mantenere la lucidità necessaria per non pensare subito all'esito peggiore, soprattutto se la maggior parte della vita è ancora da vivere o si ha la responsabilità di figli ancora piccoli, che si immaginano orfani e sopraffatti dalla sofferenza per la perdita di mamma o papà.
La reazione alla diagnosi dipende da tanti fattori: non solo la gravità della diagnosi e la presenza di disturbi psicologici, ma anche l'età e la condizione familiare sono fondamentali nel determinare quale rappresentazione del futuro sarà dominante nella mente del paziente e quale sarà il suo grado di disperazione. 

Una ricerca condotta in Svezia ha dimostrato che il rischio di commettere o tentare il suicidio cresce notevolmente quando un giovane scopre di essere ammalato: analizzando i dati relativi alle condotte suicidarie dei malati oncologici e confrontandole a quelle della popolazione generale i ricercatori hanno stabilito che per chi riceve la diagnosi fra i 15 e i 30 anni di età il rischio di tentare di togliersi la vita o morire per suicidio cresce del 150% in particolare nel periodo immediatamente seguente la scoperta di essere ammalato e nell'anno successivo, restando superiore a quello della popolazione generale anche in seguito. Il rischio di morire riguarda in particolare i maschi, mentre le femmine commettono un maggior numero di tentativi di togliersi la vita non riusciti.
Ricerche simili sono state condotte anche in altri Paesi: i ricercatori in precedenza avevano stimato che negli USA la diagnosi di tumore è correlata al raddoppio del rischio di suicidio e che in Centro Italia il rischio aumenta soprattutto nei 6 mesi successivi alla diagnosi.
In tutti questi casi il rischio di suicidio rimane superiore a quello della popolazione generale anche diversi anni dopo la prima diagnosi.

I ricercatori concludono che, alla luce del rischio di suicidio evidenziato dal loro studio, è molto importante che i giovani che ricevono una diagnosi oncologica siano monitorati e sostenuti dal punto di vista psicologico per evitare che arrivino a compiere gesti estremi che conducono alla morte o ad un peggioramento ulteriore della vita del paziente, che si trova ad essere sia malato di cancro, sia sopravvissuto ad un tentato suicidio.
L'impatto dello stato psichico sul sistema immunitario è documentato da numerose ricerche e la depressione rappresenta sicuramente un fattore di rischio non secondario per la mortalità anche in campo oncologico, perchè ostacola la guarigione e la capacità del paziente di attingere alle proprie risorse psicologiche per far fronte alla malattia, "uccidendo" la speranza e la sua capacità di pensare che può farcela.

Il supporto psicologico è importante non solo come prevenzione del suicidio, ma anche come strumento utile a contrastare il deterioramento della qualità della vita e ad incrementare le probabilità di guarigione, che dipendono anche dallo stato d'animo del paziente, dalle  sue aspettative, dai livelli di depressione e dalla motivazione più o meno consistente che lo spinge a voler ritornare alla propria vita: un obiettivo oggi sempre più raggiungibile.

 

 

 

 

 

 

Fonti:

"Suicide and suicide attempt after a cancer diagnosis among young individuals", Annals of Oncology
"Incidence of suicide in persons with cancer", Journal of Clinical Oncology
"High suicide mortality soon after diagnosis among cancer patients in central Italy", British Journal of Cancer
"Stress, depression, the immune system, and cancer"The Lancet Oncology
"Screening for Emotional Distress in Cancer Patients: A Systematic Review of Assessment Instruments", Journal of the National Cancer Institute
"A Randomized, Wait-List Controlled Clinical Trial: The Effect of a Mindfulness Meditation-Based Stress Reduction Program on Mood and Symptoms of Stress in Cancer Outpatients", Psychosomatic Medicine

Credits: images courtesy of freedigitalphotos.net 

Data pubblicazione: 02 novembre 2013

Autore

s.pozzi
Dr. Stefano Pozzi Psicologo, Psicoterapeuta

Laureato in Psicologia nel 2003 presso Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Iscritto all'Ordine degli Psicologi della Regione Lombardia tesserino n° 8667.

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