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L’infertilità maschile, secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, è l’incapacità a ottenere gravidanza dopo almeno dodici mesi di attività sessuale regolare e non protetta da alcun metodo anticoncezionale, con una partner femminile normalmente fertile

Definizione e diffusione

L’infertilità maschile, secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, è l’incapacità a ottenere gravidanza dopo almeno dodici mesi di attività sessuale regolare e non protetta da alcun metodo anticoncezionale, con una partner femminile normalmente fertile1.

La definizione di fertilità non è mai, in realtà, basata sulla valutazione del singolo partner, ma riguarda la fertilità potenziale di entrambi i componenti della coppia. La definizione di infertilità maschile deve pertanto tener conto delle condizioni di fecondità della partner femminile.

 

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La popolazione maschile infertile comprende in maggioranza soggetti, definiti subfertili, con una ridotta capacità di fecondare, ma per i quali non è possibile escludere l’eventualità di un concepimento naturale.

Un secondo gruppo di soggetti infertili, numericamente meno rappresentato, comprende i pazienti affetti da gravi patologie della fertilità, quali l’assenza completa di spermatozoi (azoospermia), che escludono la possibilità di concepimento naturale.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che, nei paesi industrializzati, il 15-20% delle coppie sia affetto da problemi di infertilità2. Secondo i dati riportati dal Registro Italiano della Procreazione Medicalmente Assistita, una responsabilità interamente maschile è presente nel 30% delle coppie che non procreano, mentre in un ulteriore 20% dei casi l’infertilità è legata alla concomitante presenza di fattore maschile e femminile.

Vista la prevalenza di almeno il 50% della patologia maschile nell’ambito dell’infertilità di coppia, sarebbe logico aspettarsi che almeno il 50% delle richieste di consulenza specialistica venisse rivolto all’andrologo. In realtà, per motivi di ordine culturale, la valutazione maschile nell’ambito di una coppia infertile è ancora oggi spesso trascurata, o quantomeno effettuata in ritardo3.

Un lungo dibattito scientifico, avviatosi nel 1992 a seguito di uno studio pubblicato su una prestigiosa rivista inglese, ha posto in discussione il sospetto di un declino progressivo della fertilità nella popolazione maschile dell’ultimo cinquantennio.

L’indagine, condotta riesaminando i dati sulla qualità seminale di 15000 maschi normali dal 1930 al 1990, rileva un significativo declino della fertilità maschile in termini di numero di spermatozoi, che risulterebbe dimezzato nel corso di cinquanta anni4.

Per quanto controversi, e oggetto di numerose obiezioni, i dati provenienti dallo studio richiamano alla possibilità che il progressivo diffondersi di contaminanti ambientali, caratteristico delle nazioni industrializzate, condizioni in misura significativa la funzione di tessuti particolarmente sensibili, quale appunto è l’epitelio germinativo, ossia quell’insieme di cellule che all’interno dei testicoli assicura la produzione degli spermatozoi. Non va infine dimenticato, nel valutare le cause della crescente incidenza di infertilità di coppia nella popolazione, il progressivo innalzamento dell’età media in cui le coppie programmano il concepimento.

Fattori di rischio

Diversi studi clinici hanno dimostrato, nel corso degli ultimi anni, il ruolo sostanziale che alcuni fattori ambientali, stili di vita e stati di malattia possono esercitare nell’ambito dell’infertilità maschile. Una serie di inquinanti ambientali, che in termine scientifico sono definiti endocrine disruptors, sono in grado di interferire negativamente con la produzione spermatica, sia in termini di riduzione numerica degli spermatozoi, sia in termini di alterazione qualitativa degli stessi5.

Per alcune di tali sostanze inquinanti è stata individuata un’attività “simil-ormonale”, che consiste nella capacità di esercitare sui tessuti un’azione simile a quella degli estrogeni, i principali ormoni femminili. Tale attività ormonale è in grado di interferire con i delicati equilibri dell’apparato riproduttivo, causando, nell’adulto, alterazioni della produzione spermatica, ma soprattutto condizionando negativamente, nelle età precedenti la pubertà, lo sviluppo della funzione riproduttiva.

Va sottolineato come tali sostanze inquinanti siano purtroppo diffusamente presenti nell’ambiente, e in particolare nei pesticidi che spesso contaminano gli alimenti e le acque, e nelle materie plastiche utilizzate per oggetti di uso quotidiano. Effetti negativi sulla fertilità maschile sono inoltre associati a esposizione agli idrocarburi e ai loro prodotti di combustione, che come è noto costituiscono il principale agente inquinante nei centri urbani.

Il fumo di sigaretta è un importante agente lesivo per la fertilità maschile, e produce i suoi effetti in proporzione al numero di sigarette fumate. Gli effetti dei prodotti di combustione del tabacco si manifestano principalmente sulla motilità dello spermatozoo, ma sono anche segnalati danni a carico del DNA cellulare6.

Diversi farmaci possono alterare la produzione spermatica, e fra questi vanno in primo luogo ricordate le terapie ormonali dopanti, praticate con la finalità di incrementare la massa muscolare. Tali trattamenti farmacologici, che utilizzano alte dosi di testosterone o di altri ormoni anabolizzanti, sono in grado di bloccare l’attività di un’importante ghiandola endocrina, l’ipofisi, con conseguente rallentamento, fino al blocco completo, della funzione testicolare.

Effetti collaterali sulla fertilità maschile si registrano anche a seguito di assunzione di altri farmaci, fra i quali spiccano gli antitumorali citostatici, ossia le molecole utilizzate nelle patologie neoplastiche per la loro capacità di rallentare la replicazione cellulare.

La particolare sensibilità dei tessuti testicolari al danno prodotto dai farmaci antitumorali citostatici, che spesso si traduce in un deficit spermatico non del tutto reversibile dopo la sospensione della terapia, giustifica la necessità di ricorrere al congelamento degli spermatozoi presso banca del seme per tutti i pazienti in età fertile che debbano sottoporsi a tali trattamenti farmacologici.

Effetti collaterali a carico della funzione riproduttiva maschile sono segnalati anche per diverse altre molecole di frequente impiego, quali ad esempio alcuni antibiotici e psicofarmaci. Per tali ragioni è sempre consigliabile che gli uomini in età fertile, prima di intraprendere una qualsiasi terapia farmacologica di lunga durata, discutano con il medico le possibili conseguenze sulla capacità riproduttiva.

Fra i principali fattori predisponenti a deficit spermatico, vanno ricordate le condizioni in grado di determinare un aumento della temperatura dei testicoli. Il danno conseguente alla esposizione ad alte temperature è stato dimostrato con certezza in numerosi studi, e si traduce in una alterazione non solo quantitativa degli spermatozoi, ma anche, e soprattutto, in una riduzione della motilità e in un netto aumento della percentuale di cellule alterate nella forma7-8.

La prevenzione del danno testicolare da alte temperature richiama anzitutto alla modifica di alcuni stili di vita, e in particolare alla tendenza, diffusa tra i giovani, a indossare indumenti aderenti, spesso di tessuti sintetici, che riducono i normali scambi termici e innalzano la temperatura dello scroto. Anche l’obesità può concorrere a incrementare la temperatura dei testicoli, creando una barriera di tessuto grasso che limita gli scambi termici dell’apparato genitale.

La riduzione del peso corporeo è per questo motivo una efficace strategia di miglioramento della funzione riproduttiva, in considerazione anche dei meccanismi ormonali che, assieme a quelli termici, rendono l’obesità un’importante fattore di rischio di infertilità.

Un ruolo centrale nell’ambito dei fattori predisponenti all’infertilità maschile va attribuito ad alcune attività lavorative. Oltre ai già citati danni da aumentata temperatura nell’area genitale, che possono interessare tutte le categorie professionali esposte a fonti di calore (fornai, lavoratori dell’industria siderurgica, ecc), vanno segnalati i danni legati a esposizione a sostanze chimiche quali gli anticrittogamici usati in agricoltura, gli idrocarburi, le vernici.

La fertilità maschile è, in conclusione, una funzione estremamente sensibile e, al di là delle malattie che possono colpire l’apparato genitale maschile, sono molti i fattori ambientali che possono condizionare la funzione testicolare. E’ quindi necessario far proprio il concetto di prevenzione della salute riproduttiva, che consiste nel modificare gli stili di vita in grado di danneggiare la fertilità, evitando così di ricorrere alle cure del medico quando già potrebbe essere troppo tardi.

Per approfondire:Infezioni virali e batteriche: quanto incidono sulla fertilità maschile?

Cause

La funzione riproduttiva maschile è un meccanismo complesso e delicato che vede coinvolti diversi organi. Per tale ragione, sono numerose le cause che possono alterare la fertilità, ed è possibile classificarle in pre-testicolari, testicolari e post-testicolari.

Cause pre-testicolari

Rientrano in questa categoria le cause ormonali di infertilità maschile. Le più frequenti sono legate al deficit di funzione di una ghiandola endocrina, l’ipofisi, posta alla base del cervello. La funzione dell’ipofisi è quella di produrre diversi importanti ormoni, uno dei quali in particolare, l’FSH, è responsabile della corretta produzione di spermatozoi da parte dei testicoli.

Una ridotta produzione di FSH, definita con il termine di ipogonadismo ipogonadotropo, è responsabile di un deficit spermatico, che può essere risolto con specifiche terapie. Anche altri ormoni, quali la prolattina, l’LH e il testosterone, possono essere coinvolti, anche se meno spesso, nella genesi dell’infertilità maschile.

Cause testicolari

Rientra in questo gruppo il maggior numero di cause di infertilità. L’infertilità idiopatica è tra queste la più frequente. Si tratta di una condizione di deficit funzionale dei testicoli, generalmente presente sin dall’inizio dell’età fertile, e talvolta legata a fattori genetici, che non riconosce alcuna causa acquisita.

Anche il criptorchidismo è una possibile causa congenita di infertilità maschile. Con questo termine si intende la mancata discesa, alla nascita, di uno o di entrambi i testicoli nella borsa scrotale. La permanenza del testicolo all’interno del corpo provoca nel tempo danni, spesso irreversibili se il problema non viene affrontato e risolto entro il primo anno di vita.

Tra le cause testicolari acquisite una menzione particolare va riservata al varicocele, condizione molto diffusa tra i giovani. Con questo termine si intende una dilatazione varicosa delle vene del testicolo, che generalmente insorge alla pubertà, ma talvolta si manifesta già nell’infanzia.

Il meccanismo attraverso il quale il varicocele è in grado di danneggiare la fertilità consiste nell’aumento di temperatura del testicolo, che nel corso degli anni può danneggiare la produzione spermatica in misura progressiva. Il varicocele non provoca generalmente sintomi significativi, ed è pertanto consigliabile, ai fini di una diagnosi precoce, una visita andrologica nel periodo dell’adolescenza.

Esistono anche condizioni di infertilità testicolare legate a fenomeni infiammatori del testicolo che prendono il nome di orchiti. Tra queste, la più temibile per i danni che è in grado di produrre è l’orchite parotitica, ossia l’infezione provocata dal virus degli orecchioni, che molto spesso complica la parotite contratta in età successiva allo sviluppo puberale.

Per approfondire:Infertilità maschile e varicocele

 

Cause post-testicolari

Questo gruppo comprende le condizioni di infertilità maschile legate a un ostacolato passaggio degli spermatozoi lungo le vie seminali, e in particolare le azoospermie ostruttive. Si definiscono così i casi in cui il liquido seminale non contenga spermatozoi a causa di un’ostruzione verificatasi lungo i condotti che veicolano gli spermatozoi dalla sede di produzione al canale uretrale.

Tali condotti (epididimo, deferenti, dotti eiaculatori), possono essere ostruiti per condizioni malformative congenite (ad es. agenesia dei deferenti), o come conseguenza di malattie acquisite (ad es. infiammazioni dell’epididimo).

Nel gruppo delle cause post-testicolari rientrano anche le alterazioni del liquido seminale provocate da infiammazioni delle ghiandole accessorie (prostatiti, vescicoliti), e le infertilità su base immunologica, cioè legate ad una anomala reazione immunitaria messa in atto dall’organismo contro i propri spermatozoi (presenza di anticorpi anti-spermatozoo nel liquido seminale).

La visita andrologica: cosa il medico chiede al paziente

La raccolta di informazioni che il medico effettua durante la prima visita di un paziente infertile, che con un termine tecnico definiamo anamnesi andrologica, è un momento fondamentale dell’atto clinico, in grado di orientare sulle cause del problema e, di conseguenza, di porre le basi per un corretto programma di cura.

L’anamnesi fisiologica, che indaga sulle fasi dello sviluppo, sulle abitudini di vita e sulle caratteristiche dell’attività lavorativa del paziente, fornisce elementi decisivi. Basti ricordare il ruolo che alcune sostanze d’abuso, quali il fumo di sigaretta o l’eccessivo consumo di alcolici, possono avere nell’insorgenza di una condizione di infertilità.

Numerose ricerche hanno recentemente evidenziato, a tal proposito, le ricadute negative della sedentarietà sulla fertilità maschile, e conseguentemente i benefici di una regolare attività fisica. Indagare sull’ambiente lavorativo può consentire al medico di scoprire un’eventuale esposizione del paziente ad agenti chimici, quali le vernici, i carburanti o i pesticidi usati in agricoltura, alla cui azione tossica gli spermatozoi sono estremamente sensibili.

Anche l’esposizione a fonti di calore può danneggiare la fertilità maschile, e in questo senso i lavoratori addetti alla panificazione e gli operai delle fonderie costituiscono soggetti ad alto rischio. La “anamnesi patologica” è un secondo importante momento di indagine, destinato a individuare malattie, interventi chirurgici o cure farmacologiche a cui il paziente si è sottoposto nel corso della vita.

Una mancata o ritardata discesa di uno o entrambi i testicoli nell’infanzia, o una parotite contratta in età adulta, possono da sole fornire una spiegazione a un deficit di fertilità. Un ciclo di chemioterapia o di radioterapia per malattie tumorali possono essere in grado di produrre danni permanenti ai testicoli, ed orientare di conseguenza le decisioni del medico in termini di trattamento. Indispensabile alla completezza del quadro clinico è infine la raccolta di tutti i dati riguardanti malattie di cui il paziente in atto soffre e le relative terapie praticate.

E’ bene ricordare che diverse malattie generali, quali ad esempio il diabete, l’insufficienza renale e quella epatica, le malattie della tiroide, possono essere responsabili di un quadro di infertilità maschile, come cause principali o come condizioni aggravanti.

Particolare attenzione va dedicata alla ricerca dei sintomi di malattie infiammatorie dell’apparato genito-urinario, quali le infiammazioni della prostata (prostatiti), quelle delle vescicole seminali (vescicoliti), e quelle dell’epididimo (epididimiti), tutte condizioni in grado di danneggiare in misura significativa la qualità del liquido seminale.

Ma non vanno d’altra parte trascurati gli effetti collaterali sulla fertilità maschile che possono essere provocati da alcuni farmaci, quali gli antiipertensivi appartenenti alla classe dei calcio-antagonisti, alcuni psicofarmaci, antibiotici e farmaci ad attività ormonale, la cui responsabilità nel determinare una condizione di infertilità maschile, e gli eventuali provvedimenti di modifica della terapia, devono essere oggetto di valutazione da parte del medico.

La visita andrologica: esame fisico, indagini di laboratorio e strumentali

Esame obiettivo

L’esame obiettivo andrologico comprende la palpazione scrotale con la valutazione del volume testicolare, la palpazione del pene e l’esplorazione rettale per la valutazione della prostata. Il volume testicolare ha un’importanza determinante ai fini della diagnosi. Un volume testicolare inferiore alla norma è indice di una riduzione della quantità di tubuli seminiferi, quindi di danno testicolare. I genitali poco sviluppati, la scarsa rappresentazione del sistema pilifero, l’aumento di volume della regione mammaria e il basso volume testicolare possono essere indicativi di forme congenite di infertilità su base endocrina.

L’esame del liquido seminale


L’esame del liquido seminale costituisce il primo e fondamentale strumento di valutazione della fertilità maschile. E’ opportuno ricordare che in presenza di risultati anomali, l’analisi andrebbe ripetuta a distanza di 12-16 settimane (la spermatogenesi si completa nell’arco di circa 3 mesi).

La ripetizione dell’esame è consigliabile data la grande variabilità individuale dei parametri seminali nel tempo. Alcuni eventi verificatisi nel periodo precedente l’esame, quali l’assunzione di farmaci, stati febbrili, raccolta incompleta e trasporto inappropriato del campione in laboratorio, possono alterare l’esito dell’esame. Prima di procedere all’esame microscopico, il semplice esame a occhio nudo consente di valutare alcuni aspetti e ricavare indicazioni importanti.

Un’alterazione della quantità di liquido emesso, ad esempio, può essere indicativa di gravi patologie di fertilità, come nel caso della oligoposia, ossia di una ridotta quantità di sperma, che può essere la conseguenza di una ostruzione delle vie di trasporto del liquido seminale.A volte anche il colore del liquido seminale può indirizzare verso una specifica patologia dell’ apparato genitale, come nel caso della emospermia, ossia il liquido seminale di colore rosso per presenza di sangue, che può essere conseguenza di infiammazione della prostata e delle vescicole seminali.

Altre caratteristiche chimiche dello sperma, quali l’acidità, possono contribuire alla diagnosi delle cause dell’infertilità, come nel caso di un liquido seminale molto acido, anch’esso riconducibile a un’ostruzione dei condotti seminali. Il momento centrale dello spermiogramma, ossia dell’esame che studia in dettaglio le caratteristiche del liquido seminale, è certamente l’esame microscopico, che valuta tre fondamentali caratteristiche degli spermatozoi: il numero, la motilità, e la morfologia, cioè l’aspetto delle cellule all’esame microscopico.

La riduzione del numero di spermatozoi nel liquido eiaculato può assumere diversi gradi di severità, dal quadro estremo di azoospermia (assenza completa), ai diversi quadri di oligozoospermia, caratterizzati da un numero di spermatozoi inferiore, secondo i criteri stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), a 15 milioni per ciascun millilitro di liquido seminale.

La diagnosi di azoospermia (assenza di spermatozoi nell’eiaculato) deve essere confermata dall’analisi del centrifugato. Le alterazioni della motilità spermatica riguardano invece il tipo di movimenti che gli spermatozoi mostrano di compiere nel liquido seminale. Le cellule in grado di consentire la funzione riproduttiva maschile sono quelle dotate di motilità progressiva, e in base ai criteri OMS non dovrebbero essere in numero inferiore al 32% degli spermatozoi totali. Le condizioni nelle quali le percentuali di spermatozoi lenti o immobili o comunque dotati di motilità insufficiente superano i limiti di riferimento, vengono definite astenozoospermie, e sono responsabili di una riduzione della possibilità di concepimento proporzionale alla gravità dell’alterazione, fino a gradi estremi di immobilità completa del 100% degli spermatozoi, che rende impossibile la fecondazione.

Altrettanto importanti le alterazioni a carico della morfologia degli spermatozoi, che consistono in modificazioni di forma e dimensioni delle singole porzioni delle cellule (testa, collo, coda). E’ quindi possibile riscontrare variazioni più o meno marcate della struttura cellulare, che spesso rendono la cellula stessa incapace di fecondare. I criteri utilizzati oggi per definire “normale” uno spermatozoo sono molto severi, al punto che i valori di riferimento attuali fissano al 4% del totale la quota minima di spermatozoi morfologicamente normali.

Qualora le forme alterate superassero il limite del 96% si assegnerebbe al campione esaminato l’etichetta di teratozoospermia. Le più recenti evidenze scientifiche hanno infine dimostrato come, alla base di alcuni casi di infertilità maschile, sia possibile ritrovare alterazioni che il consueto spermiogramma non è in grado di rilevare, responsabili di condizioni di infertilità non spiegabili in base ai criteri di numero, motilità e morfologia degli spermatozoi.

La più frequente di tali alterazioni “nascoste” è la frammentazione del DNA, una particolare modifica di struttura del corredo genetico dello spermatozoo in grado, in alcuni casi, di impedire la fecondazione dell’ovulo, e responsabile in altri casi di aborto spontaneo per alterazioni a carico dell’embrione. Per diagnosticare tali condizioni di alterata fertilità maschile, sono stati messi a punto alcuni esami di laboratorio, che oggi possono essere effettuati contestualmente allo spermiogramma standard nei casi in cui il medico lo ritenga opportuno.

Per approfondire:Cromosoma X e infertilità maschile

Dosaggi ormonali

Il dosaggio di FSH rappresenta l’elemento fondamentale nell’orientamento diagnostico. Alti valori di FSH indicano un danno testicolare primario, bassi valori sono indicativi di ipogonadismo ipogonadotropo. Il dosaggio di Inibina B (ormone prodotto dalle cellule del Sertoli) è un esame complementare al dosaggio di FSH. I valori di Inibina B sono bassi in caso di ipogonadismo primario. L’ormone LH, il testosterone e la prolattina andrebbero richiesti in caso di sospetto ipoandrogenismo o ipogonadismo ipogonadotropo.

Esami strumentali

Gli esami strumentali, ossia quelli eseguiti con l’aiuto di specifiche apparecchiature, consentono di studiare la struttura e la funzione degli organi coinvolti nella produzione e nella emissione del liquido seminale. L’indagine fondamentale nel paziente infertile è l’ecodoppler scrotale, che, utilizzando una sonda che emette ultrasuoni, fornisce informazioni dettagliate sui testicoli, sui canali che trasportano gli spermatozoi (epididimi), e sui vasi sanguigni.

Sarà così possibile individuare alterazioni del volume dei testicoli, presenza di infiammazioni, di alterazioni strutturali o di neoformazioni. L’indagine doppler, che si effettua nel corso dello stesso esame, consente di valutare le caratteristiche del circolo sanguigno testicolare, ed è l’esame più specifico per la diagnosi di varicocele. Uno studio completo della funzione riproduttiva maschile non può prescindere dalla ecografia della prostata e delle vescicole seminali.

Tale esame consente di ricavare informazioni dettagliate su frequenti patologie infiammatorie, quali la prostatite e la vescicolite, e sulla eventuale presenza di cisti che, sviluppandosi nel contesto della ghiandola prostatica, possono causare ostacolo al normale transito del liquido seminale.

Spermiocoltura e tampone uretrale

Questi esami consentono di rilevare quadri di infezione della via seminale e delle ghiandole accessorie. I più frequenti sintomi in grado di far sospettare una infiammazione del tratto uro-genitale sono il bruciore urinario ed eiaculatorio, la presenza di secrezione uretrale, il dolore alla palpazione degli epididimi. Le caratteristiche del liquido seminale che possono suggerire infiammazione sono la ridotta motilità degli spermatozoi (astenozoospermia), il pH superiore a 8, l’aumentata viscosità e un numero eccessivo di globuli bianchi.

Per approfondire:Diagnosi di astenozoospermia su base genetica


 Aspetti psico-sessuologici dell'infertilità redatti dalla dott. Randone

 

Infertilità maschile, aspetti psico-sessuologici

L’età della prima gravidanza si è notevolmente spostata in avanti nel tempo ed il tasso di coppie infertili è sensibilmente aumentato.

L’esperienza dell’infertilità porta con sé risvolti psicologici, sociali e sessuali di notevole importanza, tanto da poter danneggiare la salute ed il benessere del singolo e della coppia. Quest'ultima infatti, quando si accorge che la gravidanza latita nel tempo, viene colta da un forte sconforto e va incontro ad una serie di problematiche psico/fisiche e sessuali.

La medicalizzazione della procreazione, inoltre, compromette la sessualità che, da ludica e spontanea, diventa esclusivamente di tipo riproduttivo, disgiungendo così la sfera del piacere dall’intimità.

Le conseguenze più frequenti che caratterizzano la vita della coppia infertile, sono il manifestarsi di disfunzioni sessuali come deficit erettivo ed eiaculazione precoce nell’uomo e l’alterazione del vissuto orgasmico/anorgasmia nella donna, oltre ad un frequente calo del desiderio in entrambi i partners.

Ripercussioni sulla sfera psichica-emotiva e sessuale di entrambi i partners

La diagnosi di infertilità viene vissuta dalla coppia come un evento fortemente destabilizzante, in quanto rappresenta – sul piano simbolico - la morte del proprio sé biologico e l’incapacità nel donare la vita.
L’elaborazione intrapsichica della diagnosi di infertilità e la successiva accettazione, necessitano di tempo, di strategie di sostegno psicologico alla coppia e di un adeguato iter di PMA, procreazione medicalmente assistita, che regala alla coppia la possibilità di sperare ancora.
Spesso accade che entrambi i partners, si impegnino nella ricerca del colpevole, del responsabile dell’infertilità, colpevolizzandosi a vicenda, scompaginando così la coppia stessa.

Uomini e donne, solitamente, reagiscono con modalità completamente differenti alla comunicazione della diagnosi.
La donna, culturalmente e biologicamente detentrice dell’utero – la cui identità ruota attorno all’identità di madre, quindi la condizione di infertilità sfocia in un attacco acuto all’identità di genere femminile - vive una reazione emotiva molto forte ed intensa, dalla difficile e complessa elaborazione.
Si percepisce inadeguata, malata, incapace di dare la vita e sviluppa possibili disturbi dell’umore, fino ad arrivare ad una condizione depressiva.

L’uomo invece, reagisce con rabbia e dolore, confondendo sul piano simbolico fertilità con potenza sessuale, dando vita a possibili disfunzioni sessuali.

Appaiono disfunzioni sessuali come deficit erettivo ed eiaculazione precoce.

La vita sessuale viene stravolta dai tentativi di concepimento – accanimenti coitali e fecondativi – perde infatti di spontaneità, di quell’indispensabile aspetto ludico ed anche l’immaginario erotico sembra essere superfluo e compromesso.

La risposta orgasmica della donna risulta compromessa perché non considerata “indispensabile” ai fini procreativi, transitando frequentemente in una condizione di anorgasmia.
Avvengono modifiche importanti per quantità e qualità dell’attività sessuale, con conseguenti defezioni delle varie fasi della risposta sessuale – desiderio, eccitazione, orgasmo - ed un importante calo del desiderio sessuale.

La sessualità transita ad una dimensione meccanica, avulsa dal desiderio, mirata soprattutto alla funzione procreativa.

Questa condizione porterà con se delle gravissime ripercussioni sugli equilibri interiori dei singoli e sull’equilibrio globale di coppia, con un possibile sviluppo di una “sindrome ansiosa-depressiva”

Nel tempo questa “crisi di infertilità” porta spesso all’allontanamento della coppia da preziosi supporti famigliari-emotivi ed a possibili e conseguenti crisi di coppia.

Diagnosi differenziale tra disturbi sessuali ed infertilità

Uno step diagnostico importante, effettuato da noi clinici, è la diagnosi differenziale correlata all’infertilità.

Capita spesso che molte coppie che si rivolgono a noi non siano realmente infertili, ma che abbiano invece delle disfunzioni sessuali pregresse che hanno accompagnato la loro vita sessuale fino a quel momento, impedendo così anche il concepimento.
Tra le più frequenti abbiamo il
vaginismo nella donna ed il deficit erettivo ed eiaculazione ritardata/anorgasmia nell’uomo, disfunzioni sessuali perfettamente incompatibili con la vita sessuale e di conseguenza con il concepimento.
Accade però anche il contrario: la coppia destabilizzata e fortemente provata dalla diagnosi di infertilità e dai tentativi di mettere al mondo un bambino, sviluppa in seguito una sessualità sofferente e disfunzionale.

Durante l’iter diagnostico/terapeutico finalizzato alla generatività, la vita sessuale infatti, subisce profonde modifiche.
La sessualità, già complessa di suo, viene fortemente danneggiata dall’inseguimento della fase ovulatoria, spesso a scapito della reale intimità, dello scambio profondo tra i partners e dell’empatia sessuale.

Il desiderio non segue più un percorso spontaneo e ludico, ma dovrebbe riaccendersi esclusivamente a seguito di un monitoraggio ecografico.

La vita sessuale assume caratteristiche di disfunzionalità, diventando una sessualità senza cuore e senza immaginario, trasformandosi invece in una vita sessuale di tipo “prestazionale” a servizio dell’ovulazione femminile.

Alla luce di quanto detto, possiamo ben immaginare come la condizione d’infertilità possa compromettere la vita sessuale di una coppia ed essere fautrice di disfunzioni sessuali plurime. 

Utero vuoto mente piena: aspetti simbolici dell’infertilità

Oggi in clinica si ravvisa la necessità di un approccio multifattoriale che approfondisca oltre la dimensione biologica-funzionale, le componenti intrapsichiche, sociali e relazionali-sessuali correlate alla coppia ed alla condizione di infertilità.

La coppia infertile necessita di cure, di assistenza e di un adeguato supporto psicologico.
Il counselling psicologico, sempre previsto nei centri di fecondazione assistita, è parte integrante di un percorso di cura e di presa in carico degli aspetti più intimi della coppia infertile, mai avulsi dall’aspetto ematochimico e dai controlli ecografici.

Quando i partners non riescono a diventare genitori, uno degli obiettivi è tentare di far sì che rimangano “coppia”, mediante un lavoro finalizzato al recupero della qualità di vita.

Diventare genitori non è solo un fatto biologico, ma un percorso emotivo, sociale e soprattutto intrapsichico del singolo e della coppia.

Una donna/uomo che non riesce a portare a termine questo progetto di vita, vive una condizione di mutilazione della sua esistenza, esattamente come un lutto: la mutilazione di desiderio/bisogno di far proseguire la loro stessa vita.

Non esiste un’equazione univoca, uguale per tutte le coppie, ma esiste sicuramente un solco invisibile di infelicità e di disagio psichico che si interseca al vuoto ed al desiderio/bisogno di un ”utero pieno”, vibrante, abitato dalla vita e non dal nulla.
Uno degli obiettivi di chi si occupa di infertilità non è quello di erogare la cura, ma di “prendersi cura” della coppia nella sua interezza, letta ed accudita come un’unica unità somato-psichica.

Guarda il video: Salute dell'uomo: quali sono le malattie più diffuse?


Revisione scientifica

Foto di Valeria RandoneDr.ssa Valeria Randone 

Psicologo sessuologo clinico


 

BIBLIOGRAFIA

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Data pubblicazione: 02 luglio 2015

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