Tutto sul tumore al seno

Revisione Scientifica:

giulianolucani
Dr. Giuliano Lucani Chirurgo generale, Chirurgo vascolare, Senologo

Il tumore al seno rappresenta oggi uno dei maggiori problemi che la donna si trova ad affrontare sul versante delle patologie tumorali. Si tratta di una formazione di cellule a carattere benigno o maligno che cresce più o meno rapidamente all’interno del tessuto mammario

Il tumore al seno rappresenta oggi il problema più importante che la donna si trova ad affrontare sul versante delle patologie tumorali. Si tratta di una agglomerato di cellule che cresce più o meno rapidamente all’interno del tessuto mammario a partenza dai condotti del latte o dalle formazioni della ghiandola dove il latte viene prodotto dette lobuli. 

Se il suo carattere è benigno il suo accrescimento determina la formazione di un nodulo che aumenta di volume ma rimane localizzato all’interno del tessuto della mammella; se invece si tratta di un nodulo a carattere maligno esso in un primo tempo si accresce in genere molto più rapidamente del benigno all’interno del tessuto della mammella e poi invade i vasi sanguigni e linfatici della mammella per disseminare le sue cellule in diverse parti dell’organismo. Il carcinoma della mammella rappresenta la più frequente causa di morte per cancro nella donna, si presenta più frequentemente in post-menopausa e aumenta di frequenza con l’età.

 ARGOMENTI TRATTATI

Fattori di rischio del tumore al seno

Fattori di rischio del carcinoma mammario sono rappresentati dall’avere una o più persone che si sono ammalate in famiglia, assenza di gravidanze, età tardiva della prima gravidanza, dall’uso prolungato delle terapie ormonali sostitutive per la menopausa, dall’obesità che ne raddoppia il rischio in post-menopausa, da una dieta ricca di grassi animali, dall’abuso di alcool, dal fumo, dall’esposizione a radiazioni come esami radiologici ripetuti al torace in età giovanile.

Si pensa che una maggiore esposizione del tessuto mammario all’azione degli estrogeni oppure un’aumentata produzione di estrogeni possano favorire l’insorgenza del carcinoma mammario.

Quanto all’uso prolungato dei contraccettivi orali anche in giovane età, nonostante ci siano state segnalazioni che implicavano il loro uso nell’aumento del rischio per tumore mammario, non si è mai dimostrata in modo incontrovertibile questa connessione. Anche la presenza di un carcinoma in una mammella aumenta il rischio che il tumore possa manifestarsi anche nell’altra.

Prevenzione: i comportamenti salvavita

La prevenzione dei tumori al seno è rappresentata in primo luogo dall’osservazione di comportamenti e stili di vita che riducano il rischio di ammalarsi.

Fatto salvo che i propri parenti non si possono scegliere e quindi che non si può agire sulla familiarità, osservare stili di vita che evitino un’alimentazione ricca di grassi animali, l’abuso di alcool, il fumo, l’uso non controllato di ormoni sostitutivi in menopausa, l’esposizione inutile a radiazioni ionizzanti come radiografie ripetute al torace e alla colonna e che prevedano regolare attività fisica riducendo il rischio di obesità sono da considerare ottimi fattori di prevenzione.

Se il tumore si è manifestato: ruolo della diagnosi precoce

 

L’autoesame

La prima raccomandazione nel campo della diagnosi precoce è l’autocontrollo da parte della donna stessa. Tale autocontrollo comprende l’ispezione e l’autopalpazione. L’ispezione va fatta davanti allo specchio prima con le mani lungo i fianchi e poi sopra la testa e tende a rilevare un aspetto anomalo del seno tipo un ingrossamento localizzato, particolari atteggiamenti della cute e del capezzolo quali infossamento e raggrinzimento ed eventuali alterazioni del profilo della mammella.

L’ autopalpazione va fatta prima in piedi e poi in posizione supina ( un utile suggerimento è di utilizzare la mano insaponata durante la doccia o il bagno) cercando di indagare l’intero ambito mammario quadrante per quadrante secondo un andamento radiale dalla periferia della mammella verso il capezzolo e dall’alto verso il basso.

Si effettua con la mano a piatto che indaga con movimento rotatorio ogni quadrante della mammella dopo aver sollevato il braccio dello stesso lato ed averlo posto dietro la nuca per poter esplorare più liberamente il campo e anche per tendere i muscoli pettorali che sottostanno al tessuto mammario il che consente di individuare più facilmente lesioni a carico dello stesso.

Vanno anche indagate le regioni ascellari e sopraclavicolari per individuare la possibile presenza di linfonodi sede di infiltrazione tumorale secondaria. Tale autocontrollo va eseguito ogni mese (nelle donne in prenopausa nei primi 10 giorni del ciclo) 2-3 giorni dopo la fine della mestruazione o in data sempre fissa se la donna è già in menopausa. L’obiettivo dell’autoesame è quello di imparare a conoscere il proprio seno rilevando eventuali differenze di consistenza o la comparsa di noduli o tumefazioni non osservate in precedenza, anche se non sono dolenti alla palpazione.

Visita medica specialistica

Seconda raccomandazione è una visita medica specialistica periodica ispettiva e palpatoria da parte di un medico esperto in senologia (ricordiamo che sino ad oggi non esiste la specializzazione in Senologia). La visita va effettuata una volta all’anno, a partire dai 25-30 anni.

Dopo la raccolta accurata della storia familiare e clinica della paziente, in grado di valutare i fattori di rischio, la donna viene visitata prima in piedi e poi supina in modo che si evidenzino eventuali ingrossamenti della mammella, irregolarità superficiali della stessa, colore e caratteristiche della cute della mammella e di quella del capezzolo.

Si inizierà quindi la palpazione con le stesse modalità illustrata per l’autoesame. Si controllerà altresì la mobilità mammaria sul sottostante muscolo grande pettorale pigiando fra loro in movimento oppositivo le mani e spingendo con gli avambracci. Alla visita va anche indagata, con una leggera spremitura, una possibile fuoriuscita di liquido dal capezzolo soprattutto se si tratta di liquido siero-ematico cioè contenente sangue.

L’autoesame e la visita periodica sono utili per la diagnosi precoce ma l’obbiettivo è quello di riuscire a scoprire e quindi a trattare tumori di piccole dimensioni, non ancora palpabili e quindi in fase iniziale, quelli che, una volta trattati, danno grandi garanzie di guarigione completa e definitiva.

Mammografia

La terza raccomandazione è quindi l’utilizzo della mammografia. Se utilizzata a scopo preventivo e non diagnostico (cioè per approfondire la diagnosi di un nodulo palpabile) viene ripetuta dopo una certa età, in genere i 40 anni, ogni anno o ogni 2 anni. In alcune Regioni, dopo i 45 - 50 anni, viene effettuata come screening gratuito da parte dei reparti di radiologia ospedalieri nei confronti di ogni donna.

Rappresenta l’altro ausilio preventivo necessario per poter individuare il più precocemente possibile un tumore al seno. La mammografia è l’esame che permette al radiologo di individuare la presenza di eventuali zone maggiormente opache, deformazioni della ghiandola o piccoli depositi di calcio o comunque che non rispondono alle caratteristiche del tessuto mammario normale.

Permette altresì di localizzare le lesioni. La donna viene posta in posizione eretta di fronte alla fonte di radiazioni e si fanno delle radiografie per entrambi i seni sia in posizione orizzontale che verticale per poter indagare l’intera massa del tessuto mammario. Con la mammografia è possibile svelare la maggior parte delle lesioni cancerose di diametro inferiore ad 1 centimetro.

Se poi ad essa si associa l’esame clinico e l’ ecografia la possibilità di scoprire il cancro precocemente e di ottenere una diagnosi corretta raggiunge il 90% dei casi. Tuttavia, se la mammografia risultasse negativa a fronte di un reperto clinico palpatorio sospetto o ad un’ecografia dubbia, sussisterebbe l’indicazione ad eseguire una biopsia.

Quindi la mammografia è di aiuto di fronte a lesioni non ancora palpabili e nella possibilità di seguire pazienti asintomatiche ma ad alto rischio per carcinoma mammario negli anni futuri e anche pazienti con lesioni benigne come confronto in mammografie eseguite successivamente.

La mammografia va quindi eseguita a qualsiasi età nel sospetto clinico di cancro, , nelle donne oltre 35 anni ad alto rischio, in quelle sopra i 40  anni anni sintomatiche a scopo preventivo ogni due anni e nelle donne oltre i 50 anni annualmente.

Il sospetto di malignità è rivelato, spesso, da una massa irregolarmente radiata con contorni mal definiti che invade i tessuti circostanti distorcendo la normale struttura mammaria da un aumento della fibrosi (opacità) e della velatura dovuta ad edema. Possibili in tali masse piccoli gruppi di calcificazioni simili a granelli di sabbia.

Ecografia

Alla mammografia si associa l’ecografia, esame sempre più affidabile grazie al miglioramento della qualità delle immagini legato al progresso tecnologico. E’ soprattutto importante per stabilire la natura cistica o solida di un nodulo. I due esami non sono alternativi ma complementari potendo ognuno dare informazioni che l’altro non può fornire. Essenziale nella giovane donna con seni ancora molto densi e quindi mal esplorabili con la mammografia, l’ecografia è sempre più richiesta come completamento dell’esame mammografico nella donna più matura.

Risonanza Magnetica Nucleare

E’ un’indagine che consente di visualizzare noduli mammari anche di piccole dimensioni evidenziando anche caratteristiche funzionali degli stessi in funzione delle modalità di assorbire e rilasciare il mezzo di contrasto iniettato per via endovenosa. E’ quindi non solo un’indagine morfologica (indicativo della forma) ma anche funzionale.

Tuttavia non può essere prescritta indistintamente a tutti ma, anche per il suo costo elevato, va riservata a casi particolari come lo studio di pazienti con protesi mammarie, quando si sospetta una multicentricità ( tumori disseminati in più quadranti della stessa mammella) o la presenza nell’altra mammella del tumore, per approfondire una diagnosi ancora dubbia con i comuni esami a disposizione. E’ quindi un esame prescrivibile quasi esclusivamente dallo specialista.

Esame citologico e microistologico

L’esame citologico poi si può effettuare sia sulle secrezioni fuoriuscite dal capezzolo sia sull’ago-aspirato , effettuato con ago sottile, quello delle iniezioni intramuscolari. Può essere eseguito a mano libera o con l’aiuto dell’ecografia (ecoguida). E’ un esame praticamente indolore, privo di particolari rischi, che consente di prelevare campioni di cellule dal nodulo per poterle esaminare. Se il nodulo è cistico, si ricava solo liquido che può essere anch’esso esaminato.

Esame simile ma più impegnativo è quello eseguito con ago più grosso, in anestesia locale, anch’esso eseguibile sotto ecoguida o sotto mammografia mediante un apparato particolare (stereotassi). capace di prelevare frammenti di tessuto dai noduli per poter eseguire un esame istologico, simile a quello che si effettua sul nodulo dopo l’asportazione chirurgica.

Nelle mani giuste entrambi gli esami sono attendibili ed è compito dello specialista stabilire quale dei due esami effettuare. Un particolare tipo di prelievo per esame istologico è il Mammotome, dispositivo che consente di asportare più “carote” di tessuto per consentire una diagnosi più precisa, soprattutto in presenza di sole calcificazioni mammarie sospette.

La diagnosi precoce rappresenta il metodo migliore per poter scoprire il tumore in fase iniziale e quindi quando è maggiormente aggredibile ed asportabile completamente dalle metodiche di cura chirurgiche, seguite eventualmente dalle terapie complementari: radioterapia, chemioterapia, ormonoterapia.

Sintomi e diagnosi

I sintomi determinati dai noduli mammari purtroppo sono molto scarsi nel senso che la donna si accorge di esserne portatrice o per autopalpazione oppure perché si sottopone a mammografia. Non bisogna preoccuparsi invece di possibili tumefazioni disseminate, spesso dolenti, di natura fibroso-cistica perché rappresentano la naturale involuzione del tessuto mammario con l’età.

Abbiamo detto e ripetiamo che il nodulo rappresenta spesso l’unico sintomo che svela la presenza di un tumore al seno; esso può essere solido, di consistenza più o meno dura oppure, più raramente, essere rappresentato da una cisti a contenuto liquido ma con all’interno una formazione vegetante che può, come il nodulo solido, essere indagata ulteriormente attraverso un’ agoaspirazione del liquido che contiene.

Se, nel caso di riscontro di un nodulo, associamo esame clinico, mammografia, ecografia e agoaspirato (o prelievo microistologico) l’accuratezza diagnostica raggiunge il 95-98%.

Il tumore va indagato attentamente per poter sottoporre la donna alla cura più appropriata per il suo genere di tumore.

Terapia del carcinoma mammario

 

Chirurgia

La terapia chirurgica è rappresentata innanzitutto dall’asportazione la più radicale possibile del tessuto tumorale cercando però di salvaguardare per quanto è consentito l’estetica del seno e quindi non estendendo la demolizione del tessuto mammario oltre il dovuto per non determinare un’inutile problema estetico post-operatorio.

Quindi oggi, al contrario che un tempo, se possibile e se il tumore presenta caratteristiche di localizzazione abbastanza sicure si preferisce anche la semplice quadrantectomia (o ampia escissione), cioè l’escissione di un solo quadrante o del tessuto circostante il tumore a distanza di sicurezza dal tumore stesso. Anche l’asportazione dei linfonodi ascellari segue oggi regole di conservazione, con l’affermarsi della tecnica del linfonodo sentinella che consiste nell’esaminare il primo linfonodo che drena la linfa dal tumore.

Qualora l’esame del linfonodo fosse negativo per la ricerca di metastasi, si potranno conservare gli altri linfonodi ascellari senza correre particolari rischi. L’intervento chirurgico tende ad essere il più conservativo possibile con le nuove metodiche operatorie ma deve anche garantire che tutto il tessuto tumorale venga asportato. Sono disponibili oggi tecniche di Chirurgia Oncoplastica che consentono di ottenere un buon risultato estetico anche dopo ampie asportazioni di tessuto mammario.

Tuttavia, ancora oggi, quando è necessario, si effettua l’asportazione di tutta la mammella, atteggiamento che è obbligato quando il tumore si presenta in più zone distanti tra loro nella stessa mammella (tumori multicentrici) o è molto grande in raffronto al volume della mammella.

Ricostruzione

Dopo l’asportazione totale della mammella ci si pone o meno l’interrogativo di sottoporsi ad una ricostruzione del seno. Si può effettuare una ricostruzione immediata con protesi adeguate soprattutto se è possibile conservare una buona parte della cute della mammella o addirittura anche il capezzolo, o si può inserire un espansore, sorta di palloncino che viene progressivamente gonfiato dall’esterno con soluzione fisiologica attraverso punture di una valvola contenuta nell’ espansore sino al raggiungimento del volume desiderato.

In questo caso un secondo intervento, a distanza di tempo, consentirà di sostituire l’espansore con una protesi definitiva. La fase operatoria può poi essere opportunamente seguita da una chemio, ormono e radio-terapia in dipendenza dalla sensibilità delle cellule tumorali a tali tipi di terapia.

Chemioterapia e Ormonoterapia

La chemioterapia è rappresentata dalla somministrazione post-operatoria di farmaci che bloccano la proliferazione delle cellule tumorali residue dopo l’intervento chirurgico. Non è priva di effetti collaterali vale a dire che spesso è tollerata con difficoltà, soprattutto nel caso di caduta dei capelli che peraltro ricrescono sempre anche rigogliosi e folti, ma apporta grandi benefici in termini di sopravvivenza a distanza. Altro tipo di terapia è l’ormonoterapia, effettuata con farmaci che bloccano l’azione degli estrogeni, ormoni che, abbiamo già detto, promuovono lo sviluppo e la crescita del tumore. Tale terapia è decisa quando le cellule tumorali possiedono i recettori per gli ormoni.

A volte è praticata da sola, in altri casi in associazione alla chemioterapia. In alcuni casi, quando il tumore è abbastanza grande, si può ricorrere alla chemioterapia neoadiuvante o primaria, che precede l’intervento di qualche mese e consente di ottenere una riduzione di volume del tumore in modo da consentire, invece della mastectomia, una chirurgia conservativa, più accettata dalla paziente. Spesso però la paziente rifiuta questo tipo di terapia perché vede nella chirurgia immediata, anche se demolitiva, la possibilità di “liberarsi subito dal tumore”.

Radioterapia

Il tumore può recedere completamente dopo l’intervento chirurgico e le successive fasi radio- o chemio-terapiche oppure può rifarsi vivo localmente. In questo caso si tratta o di cellule sfuggite all’intervento operatorio oppure di un secondo tumore in un altro quadrante della stessa mammella; la recidiva locale fa temere una progressione della proliferazione tumorale dentro e fuori del tessuto mammario. Per ovviare al ripresentarsi del tumore al seno si sottopone la donna ad una terapia radiante localizzata con lo scopo di ovviare a possibili ricadute con l’intento di distruggere ogni possibile cellula tumorale residua all’intervento operatorio. La radioterapia è riservata in genere alle pazienti sottoposte ad intervento conservativo o, anche in caso di mastectomia, a quelle con molti linfonodi colpiti.

Aspetti psicologici

Per quanto concerne gli immancabili risvolti psicologici, vanno considerati sia quelli pre-operatori che quelli successivi all’intervento di mastectomia più o meno radicale.

Per quanto riguarda i primi bisogna considerare che paura e angoscia sono delle reazioni del tutto naturali di fronte alla notizia di essere portatrice di un tumore: non è una situazione facile ritrovarsi di punto in bianco portatrice di un tumore al seno con l’incognita di una sua maggiore o minore malignità e quindi operabilità... immaginare di vedersi asportare una parte più o meno estesa del tessuto mammario mono- o peggio bi-lateralmente per poi affrontare le terapie post-chirurgiche.

La donna può sperimentare di dover affrontare la paura di morire, di soffrire e di perdere la propria femminilità.

A questi problemi viene in soccorso la psico-oncologia, quella branca della psicologia che si propone di aiutare coloro che vengono colpiti da una patologia tumorale.

Il seno ha valenze di tipo materno-nutrizionale ed erotico ed è il carattere sessuale secondario che più definisce la femminilità. Questo evidenzia quanto sia importante poter recuperare l’immagine corporea che l’intervento, anche il meno demolitivo, ha danneggiato. Perciò se ci poniamo la domanda di cosa significhi essere ancora una donna dopo il cancro, dobbiamo valutare quanto il seno rappresenti nella valutazione della propria femminilità.

Molte donne affrontano un intervento di chirurgia ricostruttiva che consente loro di riacquistare, dopo l’operazione stessa, un’immagine di se stesse sufficientemente soddisfacente dal punto di vista estetico.

Altro aspetto psicologico è il terrore che la malattia “cancro” genera con i suoi richiami al possibile esito infausto. Ciò è vero sia per la donna ma anche per i suoi familiari. In tutto questo il supporto psicologico tende a divenire importantissimo, al pari delle altre misure terapeutiche.

Innanzitutto va evitato il silenzio che non aiuta a recuperare benessere e ottimismo. Bisogna poi organizzare la propria vita in modo tale che comprenda sia il tempo per il trattamento che quello da condividere con la famiglia tenendo ben presente il fatto di non essere soli ad affrontare la malattia.

Spesso si attraversa un momento caratterizzato dal fatto che sembra che il ritmo di vita normale sia sospeso e che non ci sia spazio altro che per la malattia. Però paradossalmente in questo lasso di tempo avviene spesso che ci si senta molto più forti di quanto non si credeva e accada anche di rivedere le priorità della propria vita dando importanza anche a ciò che prima non ne aveva.

Prima la presenza del tumore e poi lo stesso intervento di mastectomia possono essere vissuti come un’invasione e un’aggressione a se stesse in primo luogo da parte del tumore e poi da parte della terapia messa in atto per debellarlo. Questo rappresenta uno dei momenti più duri dell’iter verso la guarigione che sottopone la donna ad una vera tempesta emotiva. Anche la ricostruzione di una soddisfacente immagine di sé però ha gran parte nei problemi psicologici che si pongono ad una donna affetta da tumore al seno.

Le conseguenze dell’operazione di mastectomia determinano importanti problematiche riguardanti l’immagine corporea e la valutazione del sé. La donna si trova dover gestire la menomazione derivante dall’intervento al seno. Ciò può generare sentimenti di crisi identitaria, un senso di perdita irreparabile e di rabbia. Le persone care, la famiglia, le amiche ma anche altre donne che hanno già superato il tumore hanno un indubitabile “effetto protettivo” in questo delicatissimo momento.

Ci si può rivolgere anche ad associazioni di donne operate al seno per poter avere quest’azione di supporto. Sia che la donna abbia subito un trattamento conservativo o piuttosto un trattamento demolitivo, l’intervento di mastectomia va considerato un’esperienza critica per la donna che l’ha subito e richiede da parte della donna stessa la progressiva attivazione di risorse individuali che le permettano di ristabilire gradualmente l’equilibrio psico-fisico sul quale l’intervento ha avuto pesanti ripercussioni.

Per lo più la donna si trova a lamentare una depressione reattiva aggravata da uno stato ansioso e quindi la terapia deve comprendere tutti i passi necessari a che la donna possa riacquistare l’integrità di un’immagine corporea preesistente. Spesso accade che le donne che hanno subito questo tipo di intervento si possano sentire svuotate e incapaci di controllare il proprio corpo e i segnali che esso invia loro.

Poco dopo l’intervento e anche a distanza da esso è possibile il manifestarsi di agitazione, inquietudine, desiderio di isolarsi e sonno disturbato. Inoltre spesso queste stesse donne manifestano scarsa propensione all’intimità con il proprio partner per il timore di non essere più piacenti o peggio di suscitare in lui sentimenti di pietà.

In tal caso il modo migliore per superare il problema è rappresentato dal discuterne con il proprio partner comunicandogli le proprie difficoltà. E’ importante quindi fare mente locale sulla possibilità di trovarsi di fronte a simili problematiche e qualora essere si presentino e persistano affrontarle anche attraverso un approccio psicologico.

Quindi la terapia del carcinoma mammario non rappresenta solo un problema di chirurgia oncologica ma ad esso sottendono anche problematiche estetiche e psicologiche importanti che non solo non vanno ignorate ma devono essere attentamente considerate per poter pervenire ad una loro soluzione.

Il tumore mammario non è più, come un tempo, competenza di un solo specialista ma va affrontato da un gruppo multidisciplinare di specialisti che, in modo coordinato ed efficace, possano affrontare la patologia dalla diagnosi alla terapia, accompagnando la donna in tutto il percorso e offrendole in ogni momento soluzioni ai problemi e risposte ai quesiti.

Le Associazioni di sostegno

Come in molti altri settori della medicina stanno nascendo sempre più movimenti che tendono ad associare persone che hanno dovuto affrontare patologie analoghe perché possano mettere la loro esperienza al servizio di altre persone che si trovano ad affrontare quel problema.

Le associazioni possono costituire quindi gruppi di sostegno psicologico ma anche orientare gli operatori sanitari verso modi differenti di affrontare il rapporto con i pazienti, la comunicazione, il modo di somministrare le terapie. Possono anche costituirsi come gruppi di opinione per orientare le scelte della politica in tema di prevenzione e trattamento dei tumori femminili.

Glossario dei termini per tumore al seno

 

  • Astenia


    E’ la mancanza di forze che assale la persona.
  • Autopalpazione


    L’autopalpazione è la palpazione a piatto di ciascun seno in maniera circolare atta a verificare in ogni quadrante del seno l’assenza di noduli sospetti; può essere fatta dalla donna a casa e va associata anche all’indagine palpatoria del cavo ascellare alla ricerca di linfonodi ingrossati possibili sedi di dislocazione di cellule tumorali.
  • Bubboni


    I bubboni possono evidenziare linfonodi ingrossati oppure metastasi cutanee.
  • Carcinoma


    Il carcinoma è un tumore maligno del tessuto epiteliale tendente a proliferare in maniera incontrollata ed aggressiva prima all’interno del tessuto mammario e poi tendente ad infiltrare i vasi linfatici e i linfonodi ascellari e/o a disseminarsi attraverso il torrente sanguigno in vari tessuti e organi del corpo.
  • Linfonodo


    Il linfonodo rappresenta una stazione di filtraggio della linfa proveniente da varie parti dell’organismo , e quindi anche dalle ghiandole mammarie. Le cellule tumorali possono fermarsi nel “filtro” che viene colonizzato dalle cellule tumorali stesse.
  • Manifestazioni cutanee del tumore mammario


    Le manifestazioni a carico della cute possono essere rappresentate da lesioni di tipo eruttivo più o meno localizzate e anche da deformazioni maggiori o minori o infossamenti della superficie cutanea della mammella. In rari casi il tumore (tumore infiammatorio) si manifesta con arrossamento ed edema (gonfiore) della cute. Raro anche è un tumore che si manifesta con un eczema del capezzolo che non tende a guarire con le normali terapie.(tumore di Paget). 
  • Dimagrimento


    Dimostra che il tumore oltre a causare anoressia e cattiva digestione e quindi inappetenza di rimando si appropria dei nutrienti privandone l’organismo. Possibili anche le emorragie digestive dalla bocca (cioè il vomito sanguigno) derivante da insediamenti di cellule tumorali a livello della parte alta del tubo digerente. 
    Anche la febbre può essere associata alla proliferazione tumorale con immissione in circolo di pirogeni ovverossia di sostanze che determinano il verificarsi di un aumento della temperatura corporea venendo ad agire sui centri nervosi preposti al suo controllo. L’ingrandimento dei linfonodi denuncia la loro colonizzazione tumorale.
  • Mammografia


    La mammografia è una radiografia di entrambi i seni alla ricerca di addensamenti tumorali visibili radiologicamente e di una loro esatta localizzazione.
  • Mastectomia


    La mastectomia è l’asportazione di un seno per la presenza di una neoformazione tumorale che l’ha invaso a un punto tale da non permettere un intervento maggiormente conservativo. Oggi il principale motivo della mastectomia è la presenza di tumori, anche piccoli, in punti diversi della stessa ghiandola. Esiste anche la possibilità che la mastectomia possa risparmiare una parte di cute o anche l’areola con il capezzolo in modo da consentire una ricostruzione immediata mediante l’inserimento di una protesi definitiva.
  • Mastodinia


    La mastodinia è il dolore localizzato al tessuto mammario e rappresenta un sintomo tardivo che evidenzia un interessamento dei nervi da parte del tessuto tumorale proliferante. Si possono verificare manifestazioni a carico della pelle a carattere eruttivo.
  • Metastasi


    Per neoplasia si intende un tessuto anomalo di nuova struttura riguardo all’organismo che lo ospita che tende a crescere in maniera incontrollata . Le metastasi del tumore rappresentano dei nodi di cellule tumorali che invadono vari organi e tessuti dell’organismo, a distanza dall’organo inizialmente colpito, proliferando all’interno degli stessi e sostituendo perciò il tessuto normale con tessuto anomalo proliferante che determina un deficit funzionale del tessuto che lo ospita. Le metastasi più pericolose interessano il fegato, il cervello e i polmoni.
  • Nodulo


    Il nodulo è un addensamento del tessuto mammario non necessariamente tumorale che però si contraddistingue per le sue caratteristiche dal tessuto mammario normale.
  • Screening


    Per screening si intende un’indagine di massa tendente ad accertare precocemente la presenza di un tumore. Gli screening sono rivolti a classi di popolazione omogenee per età e/o per sesso.
  • Sintomi correlati al tumore del seno


    Il tumore al seno in fase iniziale può non dare assolutamente disturbi né locali(dolore) né generali. Nelle fasi tardive l’esauribilità rappresentata dal venir meno delle energie ad ogni sforzo fatto dalla donna in maniera maggiore di come accadeva prima del tumore.
  • Sintomi generali


    In genere tardivamente possono comparire sintomi generali. Il dimagrimento dimostra che il tumore oltre a causare anoressia e cattiva digestione e quindi inappetenza di rimando si appropria dei nutrienti privandone l’organismo. Possibili anche le emorragie digestive dalla bocca (cioè il vomito sanguigno) derivante da insediamenti di cellule tumorali a livello della parte alta del tubo digerente. 
    Anche la febbre può essere associata alla proliferazione tumorale con immissione in circolo di pirogeni ovverossia di sostanze che determinano il verificarsi di un aumento della temperatura corporea venendo ad agire sui centri nervosi preposti al suo controllo. L’ingrandimento dei linfonodi denuncia la loro colonizzazione tumorale.
  • Tumori cistici della mammella


    I tumori cistici della mammella sono tumori cavi che se solide sono di consistenza più o meno dura ma se cave contengono al loro interno del liquido in cui sono presenti numerose cellule tumorali.
  • Lesioni della mammella


    Possono essere diverse; in generale sono però caratterizzate da noduli che infiltrando il tessuto limitrofo determinano deformazioni del tessuto mammario circostante. I noduli mammari sono le manifestazioni tipiche del tumore mammario al suo esordio; esse vanno incrementando la loro dimensione più o meno velocemente con il trascorrere del tempo.
Data pubblicazione: 10 ottobre 2013

Autore

giulianolucani
Dr. Giuliano Lucani Chirurgo generale, Chirurgo vascolare, Senologo

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1974 presso Università degli Studi di MIlano.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Milano tesserino n° 12728.

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Il tumore al seno è il cancro più diffuso in Italia: quali sono i fattori di rischio e come fare prevenzione? Sintomi, diagnosi e cura del carcinoma mammario.

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