Parlare da soli è segno di pazzia?

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Dr.ssa Teresita Forlano Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo

Vi capita di parlare da soli? Non preoccupatevi, non siete folli, anzi, può essere uno stimolo cognitivo.

Parlare da soli non è sempre segno di follia, può essere d’aiuto nel raggiungere i propri scopi meglio e prima.

In uno studio pubblicato sul Quarterly Journal of Experimental Psychology, vengono riportati esperimenti e dati da cui è possibile evincere che: parlare da soli non è segno di follia, al contrario è efficace e comporta importanti benefici cognitivi.

Questo inconsueto uso del linguaggio, apparentemente non comunicativo, sembra avere un preciso ruolo di stimolo per alcune funzioni cognitive (vediamo come).

Una serie di esperimenti condotti da Gary Lupyan dell’Università del Wisconsin e Daniel Swingley dell’Università della Pennsylvania, hanno avuto come obiettivo: scoprire se parlare da soli sia d’aiuto nella ricerca di oggetti particolari.
Questa ricerca trova spunto dall’immaginario comune, per cui spesso, quando perdiamo qualcosa o quando stiamo cercando, ad esempio, le chiavi di casa prima di uscire, siamo soliti parlare da soli, quasi a richiamare l’oggetto stesso: “Le chiavi, dove avrò messo le chiavi, ricordo che...?”.

Pronunciare il nome dell’oggetto cercato, oltre ad esprimere una richiesta d’aiuto per le persone che abbiamo vicino, ci aiuta anche a focalizzare l’attenzione sull’oggetto stesso.

Ricerca. In un primo esperimento, i partecipanti sono stati divisi in due gruppi: dopo che era stata mostrata ad entrambi una serie di immagini di oggetti, ad un gruppo è stata data la consegna di cercare un oggetto target (cercate la teiera), mentre al secondo gruppo è stata data la consegna di nominare a voce alta gli oggetti mentre li cercavano. Dai risultati è emerso che gli appartenenti al secondo gruppo trovavano gli oggetti molto più rapidamente.

In un secondo esperimento, è stata invece simulata la spesa al supermercato, ed anche in questo caso le persone a cui è stato chiesto di nominare a voce altra l’oggetto, sono risultate essere più veloci ed efficaci nella ricerca degli alimenti.

I risultati della ricerca ci dicono che: Ripetendo a noi stessi il nome dell’oggetto cercato, è come se stimolassimo il cervello a focalizzarsi meglio sulla ricerca; troviamo le cose più rapidamente parlando. Soprattutto quando c’è una forte e diretta associazione tra il nome e l’obiettivo. Questo studio ci permette di considerare il linguaggio non solo come uno strumento per comunicare ma, anche un modo per influenzare i propri processi cognitivi.

In un altro studio sull’abitudine di parlare da soli, condotto dagli Psicologi della Toronto University e pubblicato sulla rivista online Acta Psychologist, al termine di una serie di test su volontari, si è giunti alla conclusione che: parlare da soli, non solo non è da “matti” ma, al contrario, fa bene, aiuta nei processi decisionali, aumenta l’autocontrollo e diminuisce i comportamenti impulsivi

In alcuni compiti sperimentali, ad alcuni soggetti veniva impedito di parlare con sé stessi; altri invece potevano farlo a voce alta. Questi ultimi hanno regolarmente ottenuto risultati migliori ai test.

Gli autori di questo esperimento si sono resi conto, che parlare con sé stessi, mentre si fa qualcosa, da la possibilità di verbalizzare messaggi a sé stessi, di esercitare l’autocontrollo, di rilassarsi, aiutarsi, accudirsi, esaminarsi, motivarsi.

 

Commento

Parlare da soli a voce alta, soprattutto quando se ne ha consapevolezza, non è un atto di follia; può essere una modalità che ha la funzione di aiutare a riflettere su quanto accade nella propria vita e a prendere decisioni diverse; parlare da soli può permettere di esternare sentimenti ed emozioni che difficilmente si riesce a vivere.

Permette di risolvere dei sospesi con persone che non è più possibile vedere; aiuta a preparare un discorso per meglio affrontare una situazione, oltre che calmarsi, rassicurarsi; permette di arrivare ad una scelta immaginando di comunicare con un'altra persona.

 

 

Fonte:

Data pubblicazione: 22 giugno 2014

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