Uomini “conservatori”, fate attenzione agli stimoli sessuali...

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo

L'unico modo per liberarsi da una tentazione è "cederle", così dice un famoso aforisma di Oscar Wilde.

A confermare la bontà di questa massima, "si fa per dire", ci pensa uno studio pubblicato sulla rivista British Journal of Health Psychology che analizza in modo sistematico, la possibile correlazione tra gli uomini “sessualmente conservatori” e la loro facilità nel cedere alle "tentazioni".

Sembra piuttosto paradossale, ma lo studio ha chiaramente evidenziato che sono proprio gli uomini “sessualmente conservatori” a mettersi nei guai, per due distinti motivi: propensione al tradimento di natura sessuale e scarsa attenzione alla prevenzione delle malattie (MST).

Gli uomini sessualmente conservatori, davvero non sanno resistere alle tentazioni sessuali?

E l'educazione restrittiva e priva di elementi educativi, allontana da possibili tentazioni?

E ancora, quanto è importante l’educazione emozionale e sessuale?

A queste domande hanno provato a rispondere alcuni psicologi\ricercatori, attraverso uno studio coordinato da Megan Roberts, psicologa della Brown University. 

A 75 ragazzi, tutti universitari, è stato chiesto se fossero disposti ad avere rapporti intimi con una donna sconosciuta o con una semplice conoscente durante un arco temporale di sei mesi. Il 37 per cento, quindi 28 ragazzi, hanno detto di no.

I ricercatori, successivamente, hanno sottoposto gli stessi soggetti alla visione di immagini che venivano proiettate su uno schermo in modo sequenziale per 8 millesimi di secondo, una finestra temporale troppo breve per registrare tutto in modo cosciente. Questi fotogrammi subliminali raffiguravano donne seduttive, in intimo ed in costume da bagno, oppure rappresentavano oggetti assolutamente neutri.

Dopo questo test, i ragazzi hanno completato un questionario dove era presente anche una vignetta in cui veniva rappresentata la scena di un ragazzo che torna a casa con una donna. Ai ragazzi e' stato poi chiesto se con quella donna, avrebbero praticato attività sessuali.

Risultato?

I ragazzi "conservatori" (che per antonomasia rifiutano il sesso occasionale) sono risultati più propensi a lasciarsi andare con una donna sconosciuta. 

I ragazzi "meno conservatori", invece, non hanno dimostrato di essere influenzati dalle proiezioni di immagini subliminali.

Per confermare i risultati, i ricercatori hanno poi ripetuto l'esperimento, confermandolo.

Riflessioni

Ho riportato questo studio per dare vita ad una possibile discussione sull’utilità dell’educazione emozionale e sessuale, inteso come processo formativo ed informativo che dovrebbe accompagnare l’individuo sin dalla prima infanzia e durante tutta la sua vita. Un adolescente che nasce e cresce in un ambiente familiare e scolastico caratterizzato dalla chiarezza della comunicazione, anche e soprattutto per quanto riguarda le tematiche sessuologiche, con buona probabilità non andrà incontro a censure, blocchi, limitazioni oltreché a scissioni tra affettività e sessualità.

Crescerà con una maggiore consapevolezza e coscienza rispetto alle cose che desidera fare, evitando così di incorrere in possibili guai di natura sessuale.

Le resistenze scolastiche sono tante, spesso ammantate da scusanti pretestuose come ad esempio la solita "carenza di fondi", ma le difficoltà maggiori, a mio avviso, sono rappresentate dalla delicatezza dell'argomento.
Parlare di sessualità pare possa costituire un invito alla sua pratica e che un programma di educazione sessuale, possa entrare in conflitto con il credo educativo e religioso delle famiglie da cui i giovani provengono.
Paure infondate e non dimostrate dagli studi effettuati sull’importanza dell’educazione sessuale.

L’educazione sessuale, fornisce elementi scientifici chiari: i giovani ed i meno giovani, possono essere in grado di sviluppare una “condotta comportamentale” consona al loro "reale sentire", ma soprattutto maturano la consapevolezza dei rischi correlati ad una sessualità occasionale e senza precauzioni.

Un adeguato programma di educazione emozionale e sessuale, serve inoltre, per sviluppare l’ acquisizione di conoscenze e capacità decisionali individuali, fornendo a ciascuna persona gli strumenti necessari per prendere “decisioni adeguate e coscienti” riguardo al proprio comportamento, evitando così, gravidanze non desiderate, pratiche estreme spesso non volute, malattie sessualmente trasmissibili ed una omologazione al comportamento sessuale altrui.

Gli interventi in ambito della sessualità, sia di tipo clinico che di tipo formativo\informativo, devono sempre tener conto di un concetto fondamentale basato inevitabilmente sulla interazione tra psiche e soma.
Individuo e coppia, individuo e società, cultura e religione, non devono mai essere avulsi dall’affettività e dalle dinamiche della relazione stessa.

Conclusione

Un programma educativo, svolto da esperti in ambito sessuologico, sarà in grado di far cogliere il giusto messaggio, tenendo sempre presente il grado culturale, l’età dei gruppi di lavoro ed il livello emozionale ed esperienziale dei partecipanti.
Giovani di oggi, formati ed informati sul piano dell'affettività e della sessualità, saranno sicuramente adulti più presenti a se stessi e più attenti alla loro salute sessuale, per scongiurare che uomini falsamente conservatori, possano poi incorrere in guai molto più seri.

Data pubblicazione: 02 luglio 2013

2 commenti

#1
Ex utente
Ex utente

Gentile dottoressa, leggo sempre con piacere ed interesse i suoi articoli. Vorrei tuttavia dire la mia riguardo ad alcune affermazioni che ho ritrovato più volte nei suoi scritti. Lei ha parlato spesso dell'assenza di educazione sessuale nelle scuole e vorrei raccontarle la mia esperienza. Sono un'insegnate precaria, quindi conosco molte scuole del mio territorio poiché ricevo supplenze annuali che mi portano ogni anno scolastico in un diverso istituto e le posso assicurare che in TUTTE le scuole in cui sono stata era attivo il percorso di "educazione all'affettività" tenuto da esperti delle ALS. Si tratta di incontri che si svolgono nell'arco dei tre anni di scuola secondaria di primo grado (la vecchia "Scola Media") e che trattano il tema della conoscenza di sé, l'affettività e la sessualità con l'ausilio di esperti quali psicologi, medici (in genere ginecologi) ed assistenti sociali. In genere noi insegnanti siamo invitati a lasciare l'aula (giustamente) per far sentire gli alunni a proprio agio e liberi di porre tutte le domande del caso. Questi percorsi hanno alto indice di gradimento tra i ragazzi di quella fascia d'età, che per ovvie ragioni sono particolarmente interessati ai temi dell'affettività e della sessualità e che, ahimé, a casa molto spesso non affrontano il tema con i loro genitori. Credo, quindi, che la mentalità "giusta" ci sia: le scuole, mi creda, non sono indifferenti alla necessità di educare anche da questo punto di vista. In secondo luogo , e qui dico "purtroppo", vorrei farle notare che la carenza di fondi non è affatto una scusa, ma una triste realtà contro la quale tutto il personale della scuola deve combattere ogni giorno se vuole mantenere un livello accettabile di offerta formativa. Questa condizione ci porta ogni anno a discutere su acrobatiche manovre che ci permettano di mantenere in vita tutti i progetti formativi a fronte di finanziamenti sempre più risicati. Molto spesso bisogna sacrificarne alcuni e a volte la scelta ricade su questi percorsi educativi. Viviamo in un'epoca in cui alla scuola si richiede di insegnare sempre di più, ma le si danno sempre meno risorse: questo è il vero paradosso.

#2
Dr.ssa Valeria Randone
Dr.ssa Valeria Randone

Gentile Utente,
La ringrazio per essere intervenuta.
L' educazione emozionale/ sessuale non è resa obbligatoria dalla legge italiana, quindi facoltativa.
Probabilmente le scuole nelle quali Lei si è trovata ad insegnare, per loro scelta ed iniziativa, hanno provveduto ad istituire questi programmi, ma le assicuro che il " vuoto legislativo " non aiuta la diffusione di un programma adeguato e programmatico.
Quando abitavo a Roma, unitamente alle Colleghe romane, ci occupavamo di educazione sessuale, ma non era un percorso dalla semplice attuazione, per tutta una serie di retaggi culturali, limitazioni economiche e tutte le altre difficoltà menzionate nell' articolo.
Al sud, dove vivo e lavoro, anche in presenza di fondi, i dirigenti scolatici prediligono altro, come corsi di musica, pittura o informatica.
Un saluto
Valeria Randone

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