Quando si perde in/un amore

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo

"A volte si va via per riflettere, a volte si va via perché si è riflettuto"

Alda Merini.

Spesso ci facciamo domande per le quali non troveremo mai risposta.
Giochiamo immaginando un futuro che non c'è, o che è particolarmente faticoso e doloroso.
Ed inoltre, le scelte del cuore fanno spesso a pugni con le scelte della ragione, o meglio con le scelte di sopravvivenza.
Gli amori non sono tutti uguali: alcuni sono più semplici da vivere, altri più controversi.
Ci sono amori che creano spazi, anzi voragini, altri che questi spazi li riempiono.
Ci sono amori che devastano, altri che accudiscono.
Alcuni spalancano le finestre dell'anima e fanno entrare gioia, aria e vento, altri invece che si preoccupano solo di tenersi al riparo dalle intemperie, senza rischi e senza slanci.

 

Qualche riflessione

  • Un amore in equilibrio che amore è?
  • Un amore con il freno a mano, con i dossi, con il rallentatore, è amore o la sua brutta copia?
  • È mai possibile vivere a pieni polmoni un amore che cammina in bilico tra le linee guida della ragione e gli strattoni del cuore? 
  • Amore e ragione sono sempre l'uno il contraltare dell'altro?
  • Le proibizioni, i sacrifici e le mancanze per quanto tempo accendono il desiderio?
  • E, dopo quanto tempo, lo distruggono?
  • L'amore ha sempre bisogno di rinforzi? Di manutenzione? Di cure e di doni? Di slanci e di fisicità?
  • Oppure è bastevole - per vivere un amore longevo - un incontro di anime?

 

Sognare, fantasticare, accarezzare con la fantasia un possibile futuro che non si concretizza, in una prima fase aiuta a concimare, a lottare per qualcosa affinchè questo qualcosa si realizzi, poi, lentamente, questo processo immaginifico obbliga a compiere un’azione importante e, spesso, irreversibile: l'elaborazione del lutto delle piccole perdite quotidiane.
In amore, un abbraccio evaso, un bacio negato, ed ancora una vacanza mai realizzata, accompagneranno per mano i protagonisti di questi amori così sofferenti, a dover disinvestire dal legame per non perire, giorno per giorno, insieme alla morte del loro amore.

Amare significa investire, avere coraggio e, spesso, effettuare un salto nel vuoto senza paracadute.

Non tutti sanno - o possono - amare: per paura, per un eccesso di razionalità, ed ancora, perché investire equivale a rischiare, a perdere, a poter reggere un costo psichico, ed a volte, anche economico.
Amare, veramente, obbliga ad una trasformazione psichica, obbliga al superamento delle proprie paure e resistenze e, soprattutto, al superamento del narcisismo imperante che trasformerà l'egocentrismo e l'egoismo in un "passo a due", esattamente come un vero passo di danza verso il mondo dell'altro.

Fausto Manara, psicoanalista, neurologo, psichiatra e terapeuta di coppia - che ha accompagnato la mia formazione - nel suo bellissimo libro "l'amore non è un tango", analizza i ruoli nella coppia, le aspettative ed i desideri inconsci, paragonando il percorso d'amore alla danza.

 Quando finisce un amore, l'elaborazione del lutto

Nonostante gli impegni profusi e gli investimenti emotivi, si sa, gli amori - talvolta e dolorosamente - giungono al capolinea.

  • Capolinea del sentimento e del coinvolgimento.
  • Capolinea della passione e dell'intimità.
  • Capolinea delle rassicuranti abitudini e del tempo condiviso.
  • Capolinea della speranza.
  • E capolinea della sofferenza.

Ad ogni capolinea ci sarà una quota di lutto da dover elaborare ed ad ogni fine ci sarà, prima o poi, un nuovo inizio.
Talvolta arrendersi alla perdita in amore - quindi alla perdita "di" un amore, alla perdita di un progetto, quindi alla perdita "in" amore - diventa l'unica strada da poter percorrere.

Cosa poter fare in questi casi?
Quando un amore diventa l'esecutore di un sogno ed anche di una condanna, accompagnarlo dolcemente alla morte, significa salvare se stessi.

Quante volte abbiamo sentito dire ai nostri pazienti:

  • " Non posso vivere senza di lei, ne posso vivere con lei..."
  • "Questo amore mi nutre, ma al contempo mi depaupera..."
  • " Non sono né felice, ne triste..."
  • "Ho frequenti alti e bassi d'umore..."
  • " Questo amore è più quello che mi toglie che quello che mi dà..."
  • "Questo amore, inquina le mie giornate, rende insonni le mie notti, nutre le mie cefalee..."

Sappiamo bene che il picco della passione è solitamente a termine - ma non per questo la sessualità diventa meno appagante, l'ago della bilancia si sposta infatti dalla dimensione quantitativa a quella qualitativa - dopo i canonici tre anni la coppia si assesta su nuovi e più funzionali equilibri:

il conflitto tra idealità e realtà è stato già sanato, gioie e dolori sono stati messi sul piatto della bilancia e la manutenzione del legame - quando il legame è candidato alla longevità - diventa un vero automatismo.

Sappiamo anche che, non tutti i legami apparteranno all'Olimpo dell'eternità, così spesso, il quotidiano con le sue amarezze e bassezze, la polvere corrosiva del tempo che passa, o peggio ancora i tradimenti e gli scarsi investimenti, fanno precipitare irreversibilmente la coppia dall'Eden della passione agli inferi dell'infelicità.

Ogni perdita - che il legame d'amore sia durato un mese, un anno, o una vita intera - porta sempre con se una perdita di parti psichiche che quell'Amore ha fatto nascere ed ha custodito dentro di se.

È sempre un vero lutto e, come tutti i lutti, necessita di un lento e doloroso processo di elaborazione per il suo superamento.

Ogni perdita, ogni fine - anche se voluta e liberatoria - è sempre una vera sconfitta, così talvolta, non si può far altro che sedere sulle macerie della relazione per contemplarne il disastro e le macerie postume.

 

Data pubblicazione: 17 aprile 2016

3 commenti

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Dr.ssa Valeria Randone
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