Infanzia e Sessualità

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Dr.ssa Antonella Allegrini Psicologo, Psicoterapeuta

Le Preoccupazioni Genitoriali rispetto all’espressione della sessualità da parte dei bambini

Fin dai primi giorni di vita il neonato è un essere capace di provare sensazioni erotiche che successivamente si svilupperanno fino all’età di 4 anni per poi entrare in un periodo di latenza che durerà fino alla pubertà. Questo processo è stato ampiamente spiegato da Freud (“Tre saggi sulla teoria sessuale, 1905”) il quale è stato anche il primo ad analizzare le dinamiche sessuali dei bambini e a darne una spiegazione.

Oggi, grazie alla divulgazione del pensiero Freudiano e di altri psicoanalisti che si sono occupati dell’argomento, il riconoscimento delle pulsioni sessuali nell’infanzia è diventato comune e accettabile da parte di genitori, adulti, pediatri, che considerano ormai la sessualità dei bambini come qualcosa di reale e accettabile.

E’ vero però che talvolta ci troviamo di fronte a manifestazioni che ci mettono in imbarazzo e non sappiamo come comportarci ed è per questo che diventa opportuno avere maggiori informazioni per aiutare i bambini a crescere il più serenamente possibile.

Innanzitutto bisogna precisare che la sessualità infantile va ben distinta dalla sessualità del mondo degli adulti: essa infatti significa soprattutto la capacità per il bambino di riconoscersi in un corpo e riconoscersi una sensorialità attraverso cui è possibile fare esperienze per entrare in relazione con l’altro e con il mondo esterno.

L’identità sessuale è il risultato finale di tale processo.

Ovviamente l’ atteggiamento genitoriale verso la sessualità influenza nei bambini il processo di costruzione di identità, nonché la risoluzione di dinamiche importanti (es. Conflitto edipico) che andranno poi a stabilire la possibilità e la capacità del bambino di creare relazioni soddisfacenti nell’età adulta.

Con questa consapevolezza dobbiamo infatti tener conto che la soddisfazione sessuale nell’età adulta dipende da un gran numero di fattori, alcuni dei quali sono fortemente legati all’educazione sessuale ricevuta nella prima infanzia.

L’educazione sessuale ha successo se è servita alla scopo di rafforzare la soddisfazione del bambino nel proprio ruolo sessuale, quando si è occupata dei fatti della procreazione, dell’anatomia, delle sensazioni sessuali senza che il bambino abbia sviluppato un sentimento di colpa o un senso di ansietà.

Lo sviluppo cognitivo e quello sessuale accompagnano infatti nel processo di crescita lo sviluppo emotivo e il senso morale: il bambino sperimenta i sentimenti di fiducia verso se stesso e verso gli altri, che lo guidano alla conquista dell’autostima e verso l’autonomia. Questi sentimenti, vissuti al contrario, generano ansia, insicurezze, dubbi, mentre un percorso positivo prepara ad amare e ad avere fiducia nelle esperienze.

Cosi lo scopo dell’educazione sessuale non è soltanto quello di insegnare dei fatti ma di creare nel bambino un gruppo di atteggiamenti desiderabili nei confronti del proprio corpo, dell’accettazione del proprio sesso e del proprio ruolo sessuale presente e futuro.

In questo gli esperti non sono stati molto di aiuto ai genitori nel fornirgli validi suggerimenti che tengano conto di queste finalità quando si trovano a dover affrontare le curiosità del bambino.

Ovviamente ciò che facciamo o diciamo in relazione al comportamento sessuale del bambino dipende molto dalla sua età e dal tipo di comportamento sessuale.

Ma ad esempio nel periodo in cui il bambino pone le sue prime domande egli ha già le proprie idee e le sue teorie sul mondo e sul funzionamento dei fatti della vita ed è proprio da queste che bisogna partire prima di rispondere alle sue domande, per cui se l’adulto non tiene conto di ciò rischia solo di creargli maggiore confusione.

Attraverso le loro domande i bambini cercano di capire come funzionano le cose sul sesso e sull’amore, organizzando le lacunose informazioni che hanno. Non è adeguato pertanto distogliere i bambini dal parlarcene, otterremmo solo di perdere le loro confidenze, precludendoci il ruolo non solo di una giusta informazione sessuale ma anche di una corretta educazione all’amore.

Spesso nelle risposte degli adulti viene eluso del tutto ciò che è emotivo, affettivo, relazionale, quando invece le curiosità dei bambini partono proprio da tali bisogni.

Vi sono comunque almeno due valide ragioni per rispondere alle domande dei bambini il più chiaramente e direttamente possibile:

1) per riuscire a mantenere con loro un rapporto di confidenza e di fiducia

2) per insegnargli fin da subito la conoscenza e il sapere del mondo

E’ importante rispondere:

1)parlando in modo semplice, naturale, senza caricarlo di informazioni

2)non inventarsi cose per cui è facile essere smentiti

3)usare un linguaggio alla sua portata

4)non parlare solo in termini biologici ma affettivi facendo capire chiaramente che la sessualità ha a che fare con l’amore.

La masturbazione, ad esempio, è un comportamento che spesso preoccupa i genitori. Nell’infanzia invece essa va considerata come un evento di vita normale. I bambini specialmente intorno al 4° anno di vita sperimentano una forma primordiale di autoerotismo non finalizzato al raggiungimento del piacere sessuale ma piuttosto alla conoscenza dei luoghi corporei deputati alle sensazioni di piacere e spesso al raggiungimento di un’ auto consolazione quando impossibilitati a riceverla dalla realtà esterna.

Essa però diventa anomala quando diventa eccessiva o abituale. In questi casi va intesa come incapacità del bambino di trovare forme di gratificazione nella realtà esterna per cui il suo corpo diventa un rifugio e la masturbazione un atto consolatorio.

Accade infatti che i bambini, per diversi motivi, trovano difficoltoso o ansiogeno o non vengono supportati adeguatamente dai genitori all’esplorazione della realtà possono ricorrere, più di altri, all’uso consolatorio della masturbazione.

Nel corso normale invece dello sviluppo psichico del bambino spesso troviamo l’utilizzo di un oggetto transizionale, ossia l’utilizzo da parte dei bambini di oggetti che non fanno più parte del proprio corpo ma non sono ancora pienamente riconosciuti come appartenenti alla realtà esterna.

Come ampiamente spiegato da Winnicott, pediatra e psicoanalista, che introdusse questo termine, gli Oggetti transizionali sono quegli oggetti che la maggior parte delle mamme permettono di far usare ai loro figli come oggetti speciali per i quali è visibile una forma di attaccamento affettivo tanto da non poterne fare a meno specialmente in situazioni di novità, cambiamento e/o distacco.

L’utilizzo di questo oggetto rappresenta l’inizio di una relazione affettiva esterna differente dalla simbiosi madre-bambino, indispensabile per creare un terreno fertile ai futuri attaccamenti.

Esso infatti diventa l’oggetto intermedio tra la realtà esterna temuta ed ignota e quella interna più sicura e conosciuta. E’ un’area intermedia di esperienza, un rifugio a cui attingere nei momenti di difficoltà durante il faticoso compito di esplorazione del mondo.

Anche gli attaccamenti affettivi del bambino verso il genitore del sesso opposto sono una parte normale dello sviluppo del bambino tra i 3 e i 6 anni.

Sappiamo che questo amore infantile e la risoluzione dei conflitti ad esso connessi influenzerà gli atteggiamenti a posteriori nei confronti dell’amore in adolescenza e nella maturità. Se l’attaccamento del bambino/a rimane immutato si avranno delle difficoltà ad abbandonare il vecchio amore dell’infanzia per il nuovo amore della maturità.

I genitori ovviamente giocano un ruolo fondamentale nella risoluzione di tali conflitti e spesso li aiutano in modo inconsapevole ad abbandonare l’impossibile fantasia in virtù di attaccamenti maturi ed adulti.

Di fatto non c’è bisogno di parole: i genitori aiutano il bambino a superare tutto questo con il loro comportamento.

Ad esempio con un’uscita a cena o una breve vacanza i genitori a lungo andare passano il messaggio di avere una vita privata, uno spazio di intimità precluso al bambino. I bambini spesso risentono di questo, ma col tempo, se aiutati, lo accettano senza problemi. Molti genitori si sentono colpevoli ma questo tipo risposta non solo è educativa ma necessaria.

La stanza da letto dei genitori deve diventare il simbolo di questa intimità affinché il bambino/a rinunci alle sue fantasie edipiche.

Cosi troviamo che la soluzione di questo conflitto è la soluzione migliore per lo sviluppo di buoni modelli di identificazione sessuale. Un sano esito di questa delusione è rappresentato dal rafforzamento del carattere maschile del bambino e del carattere femminile della bambina. Avviene quindi un processo di accettazione del proprio io biologico e quindi possiamo attenderci un buon grado di stabilità dell’intera personalità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Data pubblicazione: 14 novembre 2011

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