L’autodiagnosi in ginecologia: dalla patologia oncologica alle comuni vulvovaginiti

vpontello
Dr.ssa Valentina Pontello Ginecologo, Perfezionato in medicine non convenzionali

È fondamentale effettuare visite ginecologiche periodiche, una volta l’anno, meglio se con ecografia transvaginale, entro un anno dall’inizio dell’attività sessuale.

Può essere utile portare la giovanissima dal ginecologo anche prima, per discutere le questioni relative alla prevenzione e alla salute sessuale (vedi vaccinazione HPV) o anche semplicemente per dirimere dei dubbi su argomenti di cui si è sentito parlare in classe o dalle amiche.

L’essere in buona salute presuppone, comunque, la possibilità di effettuare anche dei check-up autonomi, il cui risultato, in caso di dubbi, verrà riportato al medico.

L’autodiagnosi delle masse mammarie

E’ bene abituarsi fino da giovani all’autopalpazione mammaria. Essa deve essere effettuata in fase mestruale (o nei sette giorni di pausa della pillola), il momento in cui la mammella è meno tesa per l’effetto del calo degli ormoni.

L’autoesame inizia con controllo in piedi di fronte allo specchio, per verificare la simmetria delle mammelle, il colore della cute, l’aspetto delle areole mammarie e del solco sottomammario.

La palpazione si esegue con mano a piatto, che si muove in senso circolare dal capezzolo fino alla periferia, fino alla zona ascellare. Il braccio viene tenuto con la mano dietro alla nuca. Si ripete l’esame dell’altra mammella. Si ripete il tutto, sdraiate con un cuscino sotto la spalla. La consistenza della mammella è granulosa, in quanto è una ghiandola.

Il riscontro di addensamenti localizzati va riportato al medico, che eseguirà l’esame senologico (cioè la palpazione mammaria), ed eventualmente richiederà ecografia o mammografia.

L’autodiagnosi delle lesioni vulvari

La vulva è una zona del corpo che più raramente è oggetto di autoesame, talora per pudore o per mancata informazione. Al contrario, l’autoesame della vulva è altrettanto importante dell’esame mammario.

Come si effettua l’esame della vulva?

L’esame della vulva può essere eseguito in qualsiasi momento, tranne che nella fase mestruale. Basta un controllo ogni 1-2 mesi, in assenza di disturbi. E’ necessario dotarsi di uno specchio con lente di ingrandimento (del tipo specchio da trucco), in una stanza sufficientemente illuminata.

Dopo la consueta igiene quotidiana, si osservano le grandi labbra, scostandole in modo da visualizzare il solco inguinale ed interlabiale. Si visualizzano successivamente le piccole labbra (superficie esterna ed interna), il prepuzio del clitoride, il vestibolo della vagina, il perineo, la zona perianale.

Le lesioni che si possono identificare comprendono: chiazze di eritema, spesso accompagnate da prurito o segni di grattamento. Lesioni pigmentate, quali nei, cheratosi seborroica (lesioni rilevate sulle grandi labbra), varici vulvari.

I condilomi si presentano come delle lesioni biancastre o color carne con superficie frastagliata o talora liscia. Si tratta di lesioni correlate al virus HPV.

Lesioni biancastre a placca, con prurito e fissurazioni pruriginose e dolorose possono essere segno di lichen scleroso. Noduli ed ulcerazioni, in precedenza assenti, vanno prontamente riportate al medico.

Il medico ginecologo effetterà una visita, con eventuale approfondimento mediante vulvoscopia (=esame con lente di ingrandimento) e consulenza dermatologica.

Le flogosi vulvovaginali

Le vulvovaginiti rappresentano un problema piuttosto comune e fastidioso. Gli agenti infettivi coinvolti possono essere diversi, e possono dare quadri sintomatologici variabili, e non sempre specifici per il germe.

In effetti la certezza che sia coinvolto un certo microrganismo si ha solo con l’esame colturale o l’esame batterioscopico a fresco. Anche l’età della paziente può guidare riguardo al tipo di infezione presente: ad esempio durante l’età pediatrica e menopausale l’ambiente vaginale è povero in lattobacilli, il pH tende ad essere alcalino, ed i germi coinvolti sono più frequentemente i batteri, rispetto ai miceti, che proliferano meglio in ambiente acido.

  • Candida albicans, perdite biancastre a ricotta. Può trovarsi in ambiente vaginale a pH acido, ricco in lattobacilli, ma può essere anche associato ad infezione batterica. In questo caso le secrezioni possono essere bianche o giallastre. I genitali esterni possono presentare eritema, anche marcato, eventualmente con escoriazioni, come segno di grattamento.
  • Gardnerella vaginalis, perdite giallo verdastre con odore caratteristico di pesce. Si trova in ambiente a pH alcalino, povero in lattobacilli.
  • Trichomonas vaginalis, perdite grigio schiumose, dolore alla minzione.
  • Vaginosi batterica, da Streptococco, Stafilococco, Escherichia coli. Perdite giallastre, eritema della vagina e dei genitali esterni.
  • Vaginosi da eccesso di lattobacilli, perdite biancastre cremose, di solito non associate a bruciore né a eritema. Fisiologico nell’età adolescenziale.
  • Herpes simplex tipo 2 (genitale) o tipo 1 (orale), vescicole a grappolo, che si rompono trasformandosi in ulcere molto dolenti a livello di vulva e vagina. La prima infezione può associarsi a febbre e linfadenopatia satellite.
  • Virus papilloma (HPV= human papilloma virus), responsabile di condilomi piani ed acuminati di genitali esterni, vagina, e cervice uterina.

È importante sapere che alcuni di questi germi sono commensali nell’apparato genitale (ad es. gardnerella, candida), mentre altri rappresentano patologie a trasmissione sessuale (ad es. trichomonas, herpes simplex, papilloma virus).

Nel primo caso quindi è inutile trattare il partner, perché l’infezione nasce non dal contagio, ma dalla modificazione del microambiente vaginale, favorita da stress ed alimentazione non adeguata. In alcuni casi comunque di candidosi ricorrente, si può decidere di trattare anche il partner, soprattutto se sintomatico.

Nel caso di infezioni ricorrenti può essere utile effettuare terapie mirate sulla base del riscontro dello specifico germe in esame colturale. Ad esempio chi soffre di candidosi potrebbe avere episodi di infezioni batteriche che si alternano alla presenza di candida albicans. È chiaro che in questa situazione la terapia specifica anti-candida è destinata a fallire, con ricomparsa della sintomatologia flogistica alla sospensione della terapia.

 

Data pubblicazione: 26 dicembre 2010

2 commenti

Per aggiungere il tuo commento esegui il login

Non hai un account? Registrati ora gratuitamente!