Ernia del disco lombosacrale e impotenza sessuale

Il rapporto tra impotenza sessuale ed ernia del disco lombosacrale è più frequente di quanto si pensi.

Tale rischio va sempre prospettato e temuto e non sottovalutato quando ci si trova a trattare una lombalgia e/o sciatalgia

Nella colonna vertebrale tra un corpo vertebrale e l’altro è presente una struttura a forma circolare chiamata disco e composta prevalentemente da una parte acquosa denominata nucleo polposo che, in termini semplici, ha la funzione di ammortizzare il carico sulla colonna.

Quando, per diversissimi motivi, tale nucleo si sposta dalla propria sede per fuoriuscire si parla di ernia del disco.

Esso può erniare (erniare = fuoriuscire dalla propria sede), come nella maggior parte dei casi, nella cavità lombare dove è contenuto il sacco durale con al suo interno tutti i fascicoli nervosi che poi si distribuiscono per formare le radici nervose e quindi il plesso lombosacrale che distribuisce i suoi rami ad organi pelvici e agli arti inferiori.

Quando un disco ernia e si localizza lateralmente su una radice nervosa deputata al movimento di un gruppo muscolare di uno o entrambi gli arti inferiori, solitamente si ha una sintomatologia dolorosa (la sciatica) e, nei casi più gravi, si può giungere alla paralisi di tali gruppi muscolari.

Tale rischio però è abbastanza raro, ma si può verificare soprattutto quando si sottovaluta questa patologia, perdendo tempo con terapie conservative.

L’urgenza dell’intervento

Se invece il disco ernia in posizione mediana può andare a comprimere tutto il fascio di radicole nervose contenute nel sacco durale denominato cauda equina per analogia alla coda di cavallo composta da più crini.

Tali radici si distribuiscono agli organi genitali, alla vescica, al colon retto e sono deputate al loro funzionamento.

Quando un’ernia discale lombare comprime in modo cronico o acuto tali organi, si ha la perdita della loro funzione con comparsa di impotenza sessuale (impotentia coeundi= impossibilità a compiere l’atto sessuale), vescica neurologica (difficoltà a urinare con necessità di autocateterismi), intestino neurologico, anestesia nella zona ano-perineale (insensibilità del pene, dei testicoli, della vulva, della vagina)

Tale complesso sintomatologico va sotto il nome di sindrome della cauda equina.

Se tali sintomi sono riconosciuti in tempo, l’intervento chirurgico (discectomia) è risolutivo a patto che venga effettuato al più presto ovvero entro le 24-48 ore dall’esordio dei sintomi.

Oltre tale termine il recupero dei deficit è difficile, per non dire impossibile.

E’ pertanto essenziale, in tutti i casi di protrusione o ernia discale, effettuare una accurata valutazione clinica del paziente, uno studio mirato con RM e/o TC che valuti la morfologia (le caratteristiche) dell’ernia, la sua posizione rispetto alle radici della cauda, il rischio di una espulsione massiva responsabile della sindrome acuta della cauda.

Data pubblicazione: 15 maggio 2018

4 commenti

#1
Dr. Mauro Colangelo
Dr. Mauro Colangelo

Giovanni, complimenti per la maniera chiara con cui hai divulgato il problema ponendo l’accento sulla sua gravità e sul fatto che, purtroppo, spesso non è prontamente riconosciuto con la conseguenza di danni non emendabili da tardivi approcci terapeutici.
Con stima e cordialità:
Mauro

#2
Dr. Giovanni Beretta
Dr. Giovanni Beretta

Caro Giovanni,

interessante news; sempre utile ricordare la relazione tra ernie del disco lombosacrale, possibili deficit erettivi e la complessa sindrome neurologica della cauda equina.

Sempre un caro saluto.

#4
Utente 583XXX
Utente 583XXX

Salve, dalla lettura dei vs. interventi ho appreso che molto probabilmente i miei problemi (già da qualche anno) di carattere sessuale, potrebbero essere dovuti a quanto emerso dall'esame di RMN della colonna lombo sacrale e del bacino:
"Minima deviazione scoliotica-convessa del tratto lombare del rachide, che assume atteggiamento rigido per appiattimento della sua fisiologica lordosi. Sui metameri esaminati si apprezzano iniziali manifestazioni spondilo-artrosiche. Ipobasalità della L5. Spazi intersomatici conservati. Note bilaterali di coxoartrosi. Schisi dell'arco posteriore della 1^ e delle ultime vertebre sacrali."
Il mio dubbio è dovuto al fatto che la sintomatologia corrisponde pienamente, sia per coincidenza dei tempi tra le due problematiche e sia per gli ulteriori sintomi di cui sto soffrendo e che coinvolgono gli arti inferiori, la zona pelvica, gli interni coscia, lo scroto (dolorante in fase acuta) e la mancanza di sensibilità del pene nel momento dell'atto sessuale, come se non vi fosse una sorta di "conduzione elettrica" e ciò anche in casi di uso di prodotti tipo Cialis o simili. La cosa che mi preoccupa è il fatto che abbiate indicato in 24-48 i tempi di intervento dall'esordio dei sintomi, considerato che i tempi della sanità sono molto lunghi, lo scorso mese di novembre ho effettuato RMN richiesta dall'ortopedico e tutta una serie di accertamenti e la visita riepilogativa mi è stata fissata al 24 febbraio, vi chiedo: se avessi ragione di credere che il mio possa essere un caso di "sindrome neurologica della cauda equina", quei famosi tempi da voi indicati in 24-48 ore, potrebbero non consentire più un'ipotesi di guarigione? Qualora dalla visita ortopedica (24 febbraio p.v.), elettromiografia semplice (11 maggio p.v.) e visita chirurgica (02 luglio p.v.) dovessi avere conferma ai miei dubbi, come dovrei affrontare la cosa? verso che tipo di intervento indirizzarmi? da chi? Vi ringrazio anticipatamente per la vs. cortese disponibilità. Saluti

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