Riduzione del Campo Visivo e malattie cerebrali?

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Dr. Luigi Marino Oculista, Medico legale

Lo studio del campo visivo è un esame diagnostico che permette di valutare al medico oculista l'ampiezza dello spazio visivo percepito dal paziente.

Lo studio del campo visivo serve in genere a diagnosticare eventuali alterazioni o deficit del campo visivo (difetto campimetrico) causate da

  • glaucoma
  • diabete
  • malattie della retina e per valutare l’eventuale presenza di 
  • alterazioni della sensibilità retinica o di alterazioni a carico del
  • nervo ottico.

Lo studio del campo visivo ha un ruolo particolarmente rilevante nella diagnosi del glaucoma e nel monitoraggio della sua progressione.

Il glaucoma provoca, infatti, il restringimento periferico del campo visivo che può evidenziarsi anche dopo anni dall'insorgenza della patologia.

L'analisi del campo visivo oltre che in oftalmologia è un esame diagnostico importantissimo anche in neurologia perchè consente di visualizzare danni alle

vie ottiche retro-bulbari e alla corteccia visiva che possono essere stati causati da

  • patologie neurologiche,
  • patologie ischemiche,
  • masse tumorali e
  • traumi.

L'apparecchiatura che viene utilizzata per lo studio del campo visivo si chiama campimetro e è costituita da una cupola con uno sfondo bianco sul quale vengono proiettati stimoli luminosi di varia intensità.

Il paziente deve premere un pulsante ogni qualvolta percepisce lo stimolo.

Lo studio del campo visivo viene effettuato su un occhio alla volta.

Alla fine viene prodotto un grafico che evidenzia eventuali punti o aree di restringimento del campo visivo.

Lo studio del campo visivo computerizzato non è affatto un esame invasivo,

non provoca alcuna sofferenza e richiede solo una certa attenzione.

Non presenta alcun rischio, né vi sono controindicazioni alla sua esecuzione.

I risultati sono disponibili subito già al termine dell'esame.

Spesso la presenza di un tumore voluminoso provoca una riduzione del campo visivo prima di un vero e proprio deficit visivo ad esempio nei craniofaringiomi (tumori rari che originano dalla ghiandola ipofisaria o in prossimità di essa).

I craniofaringiomi rappresentano dal 2.4 al 4 % di tutti i tumori cerebrali, sono più frequenti nei bambini che negli adulti.

Nonostante si tratti di tumori benigni, crescono rapidamente e hanno la tendenza a recidivare.

Questo tipo di tumore è asintomatico, e non dà alcun segno sino a che finché non interessi le strutture cerebrali e le vie ottiche e per questo molto frequentemente hanno grosse dimensioni al momento della diagnosi.

Non è ancora ben chiara l’eziologia di questi tumori, ma si pensa originino dalle cellule residue di una struttura embrionaria chiamata tasca di Rathke.

I sintomi del craniofaringioma sono legate alla compressione che questo tumore esercita soprattutto sulle vie ottiche quando il tumore cresce.

Queste tipo di neoplasia è localizzata vicino a strutture critiche:

  • la ghiandola ipofisaria,
  • l’ipotalamo,
  • i nervi ottici e
  • le arterie importanti.

Se il tumore comprime il peduncolo ipofisario o coinvolge la ghiandola ipofisaria stessa,può determinare un deficit ormonale che può a sua volta condurre a un ritardo di crescita, obesità o ad altri problemi ormonali.

Molto spesso compaiono deficit visivi quando il tumore comprime i nervi ottici o le vie ottiche.

Neoplasie di grandi dimensioni possono bloccare il flusso del liquido cefalorachidiano, causando idrocefalo con un aumento della pressione intracranica che causa grave mal di testa, nausea e vomito spontaneo ed incoercibile.

Oltre la visita oculistica con lo studio del campo visivo e l'esame OCT tella testa del nervo ottico e delle vie ottiche, le indagini neuroradiologiche sono necessarie per la diagnosi corretta dei craniofaringiomi.

Il mezzo di contrasto viene somministrato per via endovenosa così da meglio visualizzare il tumore rispetto al parenchima cerebrale di sfondo.

  • Le immagini di risonanza magnetica (RM) sono importanti per determinare la relazione tra tumore e strutture adiacenti
  • Anche la tomografia computerizzata (TC) è di aiuto
  • In alcuni casi il neurochirurgo può utilizzare una RM con guida stereotassica “frameless”. Per questo studio, una RM con mezzo di contrasto viene acquisita dopo l’applicazione di marcatori di posizione speciali (chiamati fiduciali) alla cute del paziente. I fiduciali e le immagini neuroradiologiche sono processati mediante un software che calcola la localizzazione della neoplasia e crea una ricostruzione tridimensionale. L’immagine è quindi utilizzata durante la chirurgia per aiutare a localizzare precisamente la neoplasia, massimizzare la rimozione del tumore e minimizzare i danni al parenchima cerebrale circostante.
  • Nei bambini affetti da craniofaringioma, è opportuno eseguire, sempre una valutazione endocrinologica oltre che la valutazione di oftalmologia pediatrica.

Il trattamento idel craniofaringioma è la rimozione chirurgica più radicale possibile cercando di preservare intatte le funzioni ipofisarie, neurologiche e le vie ottiche. Purtroppo, a volte, il neurochirurgo si trova costretto a scegliere tra la rimozione totale, con un rischio di successivi problemi visivi, neurologici ed endocrinologici, e una resezione incompleta, che non garantisce una sicurezza sulla ricrescita tumorale. Anche nei casi di rimozione totale questi tumori tendono a recidivare, per cui successivamente al trattamento andranno condotti degli studi di Follow-up con RM e TC.

 

Data pubblicazione: 26 gennaio 2019

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