Depressione: "non guarirò mai" e "ne sono uscito con le mie forze", i due errori umorali

matteopacini
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

Recentemente hanno fatto discutere alcune notizie circa il fatto che il cantante Vasco Rossi si sarebbe curato per problemi di tipo psichiatrico, dopo di che le dichiarazioni sul fatto che il problema non è recente ma risalente a molti anni fa, e che in questa occasione come in altre le cure psichiatriche sono state d'aiuto.

http://bologna.repubblica.it/cronaca/2011/08/07/news/un_gesto_d_amore_per_i_giovani_fan_la_depressione_non_una_vergogna-20129339/

http://www.vanityfair.it/people/italia/2011/08/06/vasco-rossi-depressione-farmaci-facebook

(...a qualche giorno dall'uscita dalla clinica bolognese di Villalba, Vasco Rossi torna a parlare di salute. E racconta la sua verità: «Assumo (da tempo) un cocktail di antidepressivi, psicofarmaci, ansiolitici, vitamine e altro, studiato da una equipe di medici, che mi mantiene in questo "equilibrio" accettabile», scrive il rocker in un messaggio intitolato «Approfitto della vostra pazienza...» e pubblicato sulla sua pagina Facebook ieri sera alle 23.07. Il Blasco ringrazia i medici che lo seguono, e continua: «Non avrei superato tutte le consapevolezze, le sofferenze e la profonda depressione nella quale ero sprofondato nel 2001».)

In realtà le dichiarazioni non finiscono qui, ce ne sono altre di tenore diverso sul sito ufficiale. In ogni modo, le dichiarazioni fatte da una persona famosa devono riportare l'accento sulla malattia. Per cui alcune osservazioni sul fatto che la depressione è un termine facile per comunicare, perché rende l'idea almeno se la si intende come umore nero, ma ne esistono varie forme.

Spesso le persone dicono "non mi sento depresso", perché identificano questa parola con il sentimento di tristezza gratuito, a ciel sereno, mentre invece nella maggior parte dei casi il sentimento depressivo è un umore che quindi pervade pensieri, scelte e orientamenti. Al depresso sembra che il suo grigiore abbia un senso, derivi da qualcosa, o sia un momento di lucidità in cui tutto appare per quel che è veramente, un niente.

Oppure, gli sembra che sia il naturale adattamento al decadere delle cose, alle delusioni, il finale già scritto e inevitabile di una storia che tendeva già in quella direzione. Il depresso si racconta una vita depressiva.

Il depresso dà peso al passato recente negativo, un peso che anziché svanire con il tempo cresce e diventa un faro ossessionante, un ultimo fallimento che segna la fine, come l'ultimo molo oltre cui c'è soltanto un mare infinito e inutile di amarezza. Da qui possono scaturire idee di morte, vissute positivamente, cioè come soluzione, ma soprattutto dalla distruzione del senso del futuro, della speranza, e dall'assenza del mordente e dello slancio per concepire una nuova "idea" per vivere, deriva l'impressione molto forte e radicata che la depressione sia una "rivelazione", che abbia in fondo un senso, che sia inutile evitare di ammetterlo, che sia insomma solo il giusto umore per una vita ridotta a niente, o inconcludente.

Pensano così i depressi di 18 e di 80 anni, ricchi e poveri, famosi e comuni.

I famosi pensano di lasciare le scene, i comuni non riescono più andare al lavoro. I famosi raccontano dopo la loro depressione in televisione, i comuni ogni tanto in rete.

 

La cosa importante da capire è di evitare i due errori, e di affidarsi agli altri perché operino in questa direzione. In primo luogo la depressione che sembra essere nata per non finire, altrimenti non sarebbe così "totale", può avere fine, da sola o meglio curata.

Il primo errore è di non credere che sia un destino, e quindi che "non se ne uscirà più", anche se come pensiero questo è un sintomo stesso della depressione. Sono molto importanti i familiari e gli amici che anziché evitare il problema con un "cerca di reagire", possono invece incoraggiare le cure, accompagnare con pazienza la ripresa ed evitare di forzarla quando la persona sta troppo male per mettersi in gioco.

Il secondo errore è di non gridare "ne sono uscito", "ho sconfitto la depressione", "ho lottato contro la depressione" come se l'effetto (esserne fuori e sentirsi bene) fosse stato lo strumento (avere avuto la forza di uscirne).

La forza di uscirne viene solo dopo esserne usciti, quindi non è quella che serve, ma una cura. L'uscita dalla depressione può avvenire in tanti modi negativi, e non sono per le conseguenze dello stato depressivo, ma anche per il decorso di malattie che da fasi depressive schizzano a fasi euforiche. In questo senso "non ne uscirò più" e "ne sono uscito per sempre con la mia forza di volontà" sono le due facce dello stesso errore umorale, uno depressivo e uno euforico.

 

Il consiglio migliore è di far valutare la situazione e farsi consigliare sia per il presente che per il futuro, trattandosi di una malattia che prevede spesso ricadute e aspetti ulteriori che vanno conosciuti già in partenza.

Data pubblicazione: 07 agosto 2011

13 commenti

#1
Utente 347XXX
Utente 347XXX

BELLISSIMO ARTICOLO, SOPRATTUTTO RICONOSCERE CHE LA DEPRESSIONE NON HA DISTINZIONE DI CULTURA CETO SOCIALE ETC... W LA PACE INTERIORE BUON LAVORO. Andrea

#2
Utente 377XXX
Utente 377XXX

solo stronzate il bipolarismo e una malattia che non si guarisce mai si puo solo controllare ne soffro da 20 anni

#3
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

Educato e illuminante commento. Peccato che non sia pertinente, perché l'articolo non parla di presunte guarigioni spontanee del disturbo bipolare ma del pensiero di inguaribilità e di guaribilità spontanea appunto che si hanno rispettivamente nella fase depressiva e in quella euforica.

Magari leggendo prima le cose o sospettando di non aver capito bene prima di lanciare offese si avrebbe un'occasione in più per arrivare al senso di quello che si legge.

#4
Utente 466XXX
Utente 466XXX

Si puo uscire dalla depressione maggiore dopo una ricaduta? Quindi sarebbe indicato a dire stop agli psicofarmaci acora una volta se mi sento bene...? Sono stato bene 6 mesi poi e cominciata la ricaduta.. Adesso a un anno sto ancora in terapia...

#5
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

Appunto, l'articolo parla proprio di questo: che uno degli errori più comuni è ragionare come se la depressione fosse passata per motivi non chiari, e quindi non ci fosse niente di strano nel pensare di smettere la cura. Fatto questo errore, le persone non lo correggono con la scusa, assolutamente illogica, che "dopo averlo sospeso sto bene lo stesso", il che non c'entra nulla con le modalità della ricaduta, che tipicamente accade dopo un po' di tempo, e senza grossi preavvisi. Soprattutto però, le ricadute vanno evitate perché la depressione non è una malattia in cui uno più sta male e più si cura, il contrario.

#6
Utente 466XXX
Utente 466XXX

Dott..che consiglio mi darebbe? Adesso ho ricominciato a prendere escitalopram da 10 giorni, gia mi sento meglio e piu attivo apparte la grande sudorazione notturna che prima non ce l avevo...spero che se ne va pero forse bisognia dare un po di tempo...la.prima volta non facevo la psicoterapia e forse adesso dovro seguire la psicoterapia spero che aiutera a prevenire la ricaduta...nella sua esperienza da proffessionista avete visto dei casi superati di depressione maggiore.. quindi che sono stati bene anche dopo che finito la farmacoterapia..La ringrazio!

#7
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

Di parlare poi con calma col suo medico di ciò che le conviene fare quanto sta bene, alla luce della ricaduta che c'è stata, specie se non era la prima. onde evitare di fare un decorso a ricadute in cui poi i benefici della cura si perdono.

#8
Utente 466XXX
Utente 466XXX

La ringrazio tanttissimo dott...avrei anche un ultima domanda se e possibile... Si come mi trovo al estero e non mi sentivo nemeno viaggiare da solo in italia a causa del panico che mi aveva preso...le sudorazioni notturne quando inizia una cura possono esere un fenomeno piu transitorio oppure permanente..? E dopo una ricaduta subita, posso avere qualche possibilita di uscire un giorno da questa situazione oppure i medicinali andrano prese a.vita..? In somma chiedo come potrebbe andare il mio percorso in teoria..
Grazie di cuore!

#9
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

Prendere e i medicinali e uscire da questa situazione non sono in contrapposizione, anzi tendenzialmente, trattandosi di una cura: la cura favorisce lo star bene. Inoltre, non è che le uniche due alternative possibili siano curarsi a vita, o non prendere niente.

#10
Utente 466XXX
Utente 466XXX

Scusa dott ma quale sarebbe un altra alternativa in questo caso...?la ringrazio!

#11
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

Curarsi come conviene, chi ha detto che a lungo debba essere tutta la vita, e che se non a lungo debba essere per troppo poco ?

#12
Utente 633XXX
Utente 633XXX

Se solo i farmaci funzionassero...

#13
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

Lo fanno in una parte dei casi. Ma questa è una considerazione che vale anche per qualsiasi altra malattia. L a ricerca è sempre in corso e ne produce di nuovi. E poi ci sono tecniche anche non farmacologiche. Ma l'articolo vuole evidenziare un problema: che la malattia non porta a curarsi in maniera diretta e consapevole per sua natura, con due meccanismi opposti ma uguali nel tener lontano il paziente dalla cura.

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