Auto-diagnosi psichiatrica: una sintesi dell'esperienza

matteopacini
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

Una nota sul problema dell'autodiagnosi, ovvero sui tentativi di riconoscere il proprio disturbo da soli sulla base di un confronto con i sintomi e gli scritti trovati prevalentemente su internet.

Auto-diagnosi

Diagnosi attuale (*)

Auto-indicazione terapeutica

Ossessione

Ossessione

Chiarimenti e rassicurazioni sul contenuto dell'ossessione

Niente

Demenza

Demenza

Depressione, Disturbo Ossessivo

Depressione caratteriale

Ciclotimia

Dipendenza

Disintossicazione

Uso controllato

Motivazione per uscirne

Cura per star bene dopo aver smesso

Difetti fisici che causano depressione

Dismorfofobia

Correzione difetto fisico

Depressione

Disturbo Bipolare

Depressione da eventi esterni

Disturbo Bipolare

Fobia Sociale

Fobia Sociale, Disturbo Bipolare

Depressione cronica, distimia

Disturbo dello spettro Bipolare attenuato

Schizofrenia, Allucinazioni, Manie suicide

Disturbo Ossessivo

Accertamenti

Assenza di memoria, problemi di concentrazione, insufficiente attenzione

Disturbo Ossessivo

Accertamenti

Attacchi di Panico

Attacchi di Panico

Cosa prendere in caso di attacco

Pensiero che genera ansia

Disturbo Ossessivo

Rassicurazione, chiarimento "esaustivo", informazione dettagliata

Depersonalizzazione

Disturbo Ossessivo

Accertamenti

Sintomo irrisolto che causa depressione

Disturbo Ossessivo, Ipocondria

Accertamenti e cura del sintomo di cui si è preoccupati

ADHD, Asperger

Disturbo Ossessivo, Ipocondria

Accertamenti

In sospeso, per esclusione

Ipocondria

Rassicurazione per esclusione

Stress causato dagli altri

Paranoia

Niente

Psicosi

 

Le persone che cercano di farsi un'idea di ciò che hanno partono per lo più con l'idea di tranquillizzarsi, cioè sperano di approdare a diagnosi possibili abbastanza lievi e benigne, e possibilmente anche di evitare visite e cure. Il risultato è costantemente il contrario: nessuno si tranquillizza cercando su internet, per una sola ragione, che è lo spirito con cui queste ricerche sono effettuate. E' lo stesso meccanismo che guida la lettura dei foglietti illustrativi. In genere chi si vuole documentare lo fa con modalità ansiosa, e tipicamente ossessiva. Le informazioni sono raccolte con una selezione più o meno inconsapevole della parte "peggiore" o "più particolare", anche perché la ricerca è effettuata con la modalità "parola chiave" sul motore di ricerca. Inserire un sintomo e cercare poi tutti i siti che parlano di quel sintomo, o delle malattie che compaiono in ordine sui risultati della ricerca, non corrisponde ad processo di avvicinamento alla diagnosi. I motori di ricerca sono auto-referenziali, cioè ordinano i risultati in base sicuramente ad un parametro "forte" che è quanto quel sito o le parole di quel sito sono ricercate e consultate. Gli ordini mutano a seconda delle mode ipocondriache, e quindi amplificano le ipocondrie collettive. I mass-media presentano ciò di cui "si parla" e si parla di ciò che è sui mass-media. Tutto ciò non è diagnosi.

Oltre a questo, è chiaro che non si può far diagnosi per carenza di competenze tecniche ed esperienza professionale, ma non è solo questo. Se così fosse le persone semplicemente non farebbero diagnosi e si perderebbero di fronte ad una marea di sintomi e disturbi in cui non riescono a orientarsi. Invece le persone tendono a farsi addosso diverse auto-diagnosi a seconda del disturbo che effettivamente hanno.

Lo schema riportato sopra tenta di dare una visione delle cose, ma va letto nella maniera seguente: le persone che si presentano con una auto-diagnosi (o una impressione) ricavata da letture di articoli o elenchi di sintomi (di solito su siti) risultano poi avere le diagnosi che sono riportate nella seconda colonna. Naturalmente le diagnosi della seconda colonna non sono fatte sulla base della prima colonna, anche se in futuro non è escluso che anche il tipo di auto-diagnosi divenga un criterio utile per indirizzare la diagnosi. Accade già ad esempio nella diagnosi del disturbo da iperalimentazione, uno dei cui criteri operativi è appunto l'interesse e la tendenza a chiedere cure dimagranti, cioè un tipo di "domanda" terapeutica del paziente ha un valore di segno di un determinato disturbo, lo stesso si potrebbe dire per la "domanda" di disintossicazione nel tossicodipendente, che non è un metodo terapeutico diretto sulla tossicodipendenza, ma riflette il tipo di comportamento che un tossicodipendente tende ad avere nei confronti della sua condizione (disintossicarsi ciclicamente).

Quindi, come raccomandazione preliminare, questo non è uno strumento per farsi una nuova auto-diagnosi sulla base delle auto-diagnosi precedenti. E' una sintesi dell'esperienza sull'autodiagnosi, quindi provvisoria e da rivedere, che però se si fa caso in gran parte semplicemente è coerente con il tipo di diagnosi poi fatta. Ad esempio il paziente psicotico non qualifica in nessun modo la sua condizione (niente) o la riferisce a fattori esterni come causa di sintomi ovviamente non psicotici (depressione, ansia, stress etc ma senza identificare il proprio delirio). Viceversa, il paziente ossessivo tende a farsi ogni tipo di diagnosi, da quelle corporee a quelle "mentali", e spesso in ogni campo arriva a selezionare delle sindromi particolari, con due criteri: il nome "curioso" e la malignità e quindi lo spavento che questa diagnsi produce (alcune frequenti sono Asperger, insonnia fatale familiare, sclerosi multipla, hiv/aids). Il paziente ossessivo andrà inoltre a fare diagnosi paradossali, del tipo: "dei venti sintomi elencati uno ce l'ho preciso", oppure "non ho i sintomi ma ho letto che ci sono forme senza sintomi, quindi deve proprio essere il mio caso".

I pazienti bipolari non riconoscono il proprio disturbo subito, o meglio concentrano l'attenzione sulla parte ansiosa o depressiva, come tipo di sintomi, e la fanno equivalere ad una diagnosi. Spesso quando riconoscono di avere il disturbo bipolare, più o meno attenuato, ne parlano come se avessero da una parte quello, dall'altra l'ansia e la depressione come elementi staccati o indipendenti. Pertanto, le tipiche presentazione di disturbi bipolari di lunga durata sono "depressione" di vario tipo, perché la persona ritiene che quello sia il centro del problema e comunque il primo aspetto da affrontare, in maniera diretta. Di solito diviene esperto di antidepressivi e anche se si documenta su tutti i farmaci tende comunque alla ricerca dell'antidepressivo che fa al caso suo. Questo non riflette la conoscenza della farmacologia, ma l'idea che serva un farmaco per tener su l'umore, per dare una spinta, per scacciare la depressione.

 

I pazienti con abuso di sostanze, quando hanno dipendenza, in genere tendono a rifiutare questo concetto di malattia, e collocano la malattia solo dove c'è uso e intossicazione, per il resto ritengono di essere guariti quando non usano, o comunque non dipendenti come prima. Questo comporta la mancata prevenzione della ricaduta, che non è un elemento opzionale, ma è sicuro quando la diagnosi è stata fatta.

Nella terza colonna sono riportate le "domande" terapeutiche. Come si può notare, sono in linea con l'auto-diagnosi, anche quando l'auto-diagnosi era "azzeccata". In altre parole, anche quando chi ha il panico riconosce correttamente il panico, la domanda terapeutica non è poi quella di una cura di fondo, ma di una cura al bisogno contro l'attacco, e non contro l'agorafobia di solito. La visione del disturbo pertanto è concentrata sull'attacco, sulla fobia dell'attacco, e quindi non c'è spazio per progettare una cura di fondo che lo prevenga, come se la prospettiva di vivere senza attacchi non fosse ritenuta probabile, o comunque l'attenzione fosse concentrata sugli attacchi di volta in volta.

Allo stesso modo il paziente ossessivo può riconoscere le ossessioni come tali, ma poi la sua "domanda" è sul contenuto, cioè la rassicurazione che non succederà o che non è vero quel che teme. Se il paziente è su questo contrariato, cioè non gli si fornisce rassicurazione per evitare di alimentare inevitabilmente il ciclo del pensiero ossessivo, può arrabbiarsi e ritenere il medico "non umano", "superficiale" o pensare che non abbia voluto dargli soddisfazione con spiegazioni esaurienti.

 

Sono benvenuti suggerimenti e contributi personali per sistemare ulteriormente le statistiche sull'auto-diagnosi.

Ovvero: prima di ricevere la diagnosi attuale dallo psichiatra, quale diagnosi vi eravate fatti da soli, o avevate temuto o pensato di avere?

 

 

Data pubblicazione: 09 febbraio 2012

Autore

matteopacini
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1999 presso Università di Pisa.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Pisa tesserino n° 4355.

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5 commenti

#1
Utente 171XXX
Utente 171XXX

io sono un suo paziente giovane di Asti, avrà forse capito e la saluto! Conoscevo già il doc, che mi aveva colpito dieci anni prima che venissi da lei. Sinceramente allora ricordo di aver brancolato nel buio per mesi, poi leggendo tanto in biblioteca e facendomi visitare dallo specialista ho capito. Da allora in poi, ho sempre avuto la consapevolezza di avere il Doc, ma ciò non serve molto per evitare la paura, che è quella sostanzialmente di non avere una vita "normale", di diventare schizofrenico, di avre allucinazioni, pù varie altre che conoscete tutti bene. Con le dovute cure, però, si può migliorare e di molto, ci si può riappropriare della propria vita. Saluti!

#2
Utente 241XXX
Utente 241XXX

Buonasera dottore, anch'io sono un suo paziente. La mia (o sua ;)) diagnosi è ciclotimia con componente ossessiva; io pensavo di avere una forma di fobia sociale, con la differenza di avere minori sentimenti di disistima e di inferiorità rispetto alle definizioni trovate su internet. In particolare pensavo di avere "momenti di libertà" in cui il mio umore e la stima di me stesso erano maggiori. Al momento, siccome devo fissare un appuntamento con lei, che avrei voluto prendere da 2 mesi, navigavo alla ricerca di un profilo psicologico che rispecchiasse la mia difficoltà nel mantenere contatti, evitando spesso, o rimandando, di rispondere a messaggi, inviti o di fare ciò che devo e anche voglio fare... La saluto e a presto!

#3
Utente 241XXX
Utente 241XXX

Se non vado fuori tema vorrei anche dire che in passato gli psichiatri a cui mi ero rivolto non mi hanno comunicato chiaramente la loro diagnosi. Quindi in quei casi oltre all'autodiagnosi iniziale, ho poi cercato su internet i farmaci che mi avevano prescritto pensando di volta in volta se la mia autodiagnosi era stata "corretta" o no.

#4
Ex utente
Ex utente

Io sento spesso persone che si lamentano perché non riescono ad esprimere il loro potenziale (qi alto, alto potenziale cognitivo) e quindi ipotizzano di avere l'Asperger. Ci sono quelli che hanno due o tre lauree e si lamentano che non sono sufficientemente apprezzati e quelli che non andavano bene a scuola che si lamentano che non c'è attenzione alla neurodiversità, comunque di Asperger non hanno niente se non questi qi fantascientifici, niente interessi inusuali, modo particolare di parlare, niente

#5
Ex utente
Ex utente

Visto che il mio amico chiede un contributo, come posso non esprimere il mio parere ? Dalla mia angolazione , io credo che la sofferenza psichica si impari ,cioe' tu vedi un ansioso ne sei testimone e come reagisco alla sua ansia?Alle sue domande intrusive?Alle sue ossessioni?Alla sua depressione maggiore? Beh, quando qualcosa non la conosci ,parlo per me e' possibile che il sistema neurovegetativo risponda con un impulso violentissimo molto molto preciso che se si ripete in continuazione poi genera una marea di problemi a caterva; io mi sno indirizzato verso la mia reattivita' davanti alla violenza borderline e al mio senso di paralisi,blocco paura,terrore e senso di impotenza;la mia patologia ha colpito in modo molto molto forte la sfera lavorativa ma quello che posso dire e' che se prima mi interessava la diagnosi adesso mi interessa autoregolarmi emotivamente davanti agli imprevisti e ai racconti catastrofici di terzi e o alla emozione di blocco quando le emozioni sono troppo accese drammatiche e conflittuali;Se prima pensavo al Doc,adesso nn me ne frega nulla ma mi interessa come dire nn farmi venire crisi a contatto con l'emozione prodromica a Depressione reattiva e o al panico;quindi la diagnosi puo' servire al medico,al paziente lascia il tempo che trova perché guarire almeno per me significherebbe tollerare lo stress e reggere uno scontro verbale senza rievocare le esperienze distruttive familiari;si usa spesso la parola fantasma quando siamo colpiti da un eventi reagiamo con l'impulso che nn vorremmo mai aver voluto vivere e iniziamo a fantasticarci sopra generando una marea di stupidaggini cognitive;io come autodiagnosi mi sento un disturbo da Panico che sfocia in una depressione reattiva perché mi blocca nelle funzioni cognitive ed esecutive ma devo dire che il blocco di fatto nn esiste e' piu' il pensare di pensarsi bloccato; quello che secondo me genera blocco e' un conflitto tra qualcosa che vorresti agire e qualcosa che nn vorresti perdere;in napoletano si dice che nn si puo' pisciare in carrozza perché o vai in carrozza oppure scendi; altra esperienza dura e' quando fai qualcosa di ottimo e nessuno ti dice wow grande ma facce da mummie;o ancora nn so ti impegni al massimo e le critiche aumentano ancora di piu';o nn so lavori e nn ti pagano o ancora ascoltare i talk show;vero il fatto che l'ossessivo si va a prendere il punto carico di malignita' per generare una Catastrofe , immedesimandosi ;questo schema si impara quando nn so un Familiare o i familiari iniziano a criticare o a giudicare negativamente persone che hanno caratteristiche ben precise..parte l'impulso da testimonianza carico di terrore e ti immedesimi..e se fossi a posto di quello li' criticato e rifiutato socialmente?O al posto di quello con 8 tumori?Ha una emozione ben precisa che si ripete poi con i toni informali e professionali basati sulle prestazioni e sulla competizione;ti immedesimi nell'altro da Te a cui togli il lavoro se sei migliore e al rifiuto sociale se poi ti aggrediscono e parte questo acuto di amigdala;anche il discorso paranoide beh immedesimiamoci nelle accuse e nelle minacce che l'altro ti oppone interpretando in modo nozionistico e logico il senso delle tue azioni come spesso puo' accadere in sede amministrativa..ti immedesimi e l'Amigdala strilla;cioe' e se succede pure a me il peggio, io come faccio?Questa emozione e' il problema e l'idea di risolvere questo problema legato a questa emozione diventa una patologia psichiatrica il che e' veramente cretino ma attiene al problema ti accuso ti insulto pesantemente e il futuro malato si rappresenta la scena immedesimandosi ;invece salute mentale sarebbe avere confine e guardare con distacco che nn vuol dire me ne frego ma senza che si venga travolti dalla furia altrui;insomma superare le malattie psichiatriche significa reagire diversamente ed e' molto difficile quando si e' sotto stress;autodiagnosi..e beh puo' cambiare anche per cui nn mi ci fossilizzerei

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