Psicofarmaci fanno male.

Gli psicofarmaci fanno male?

È una colpa, una vergogna, una debolezza inaccettabile dover ricorrere agli psicofarmaci quando la depressione, l’ansia e le preoccupazioni eccessive trasformano la vita in un inferno? Per molti la risposta è “sì”. Purtroppo, gli psicofarmaci sono spesso considerati sostanze chimiche che cambiano e danneggiano il cervello e non possono risolvere i problemi per cui ci si sente ansiosi e depressi.

Diffusione degli psicofarmaci

Milioni di persone assumono per anni, a volte “per sempre”, farmaci per le più svariate malattie, come ipertensione arteriosa, diabete, cardiopatie, ulcera gastrica e duodenale, solo per citare le frequenti, senza porsi grossi problemi. Ma, quando si tratta di prendere, anche per breve tempo, antidepressivi e/o ansiolitici, per non parlare di antipsicotici, le domande più frequenti sono: “è proprio necessario?”, “mi faranno male?”, “dovrò prenderli per tutta la vita?”.

Nonostante i pregiudizi, gli psicofarmaci, in particolare gli antidepressivi, sono fra i farmaci più utilizzati in Italia. Il loro consumo è in crescita così come le diagnosi di depressione e, in base ai dati dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), questi farmaci rappresentano il 3,4% di tutti i medicinali utilizzati: nel 2021 il 7% degli italiani ha assunto antidepressivi (il 2,4% in più rispetto al 2020), e a questi dati vanno aggiunti ancora quelli relativi agli antipsicotici e gli ansiolitici.

Nella speranza di fugare i pregiudizi che spesso inducono a non assumere o a sospendere senza criterio i farmaci con conseguenze a volte gravi per la salute (come, il cosiddetto effetto rebound), vorrei dare risposte scientifiche alle domande che i pazienti più frequentemente mi pongono durante le terapie psicofarmacologiche.

Psicofarmaci: domande e risposte

Perché devo fare una terapia farmacologica?

La terapia psico-farmacologica è indicata perché l’ansia, la depressione e le psicosi sono malattie del cervello, che è un organo del corpo umano come tutti gli altri organi e, come questi, può e deve essere curato con farmaci specifici ed efficaci. Il cervello può essere considerato come un’enorme e complessa rete elettrica al cui interno si possono creare dei cortocircuiti.

Dobbiamo pensare ai farmaci come a nastro isolante in grado di riparare lentamente i circuiti danneggiati che impiegano almeno un mese per cominciare a funzionare di nuovo. In base alla malattia, il nastro isolante non va rimosso (cioè la cura va continuata!) per un tempo variabile, in genere mesi, in modo da consentire una riparazione stabile ed efficace dei “cavi elettrici” danneggiati.

I farmaci vanno presi tutta la vita?

In alcuni casi, è necessaria una terapia a lungo termine assumendo la dose minima efficace di farmaci. Questo è il caso di alcuni disturbi dell’umore e psicotici e, più raramente, di disturbi d’ansia che tendono a ripresentarsi quando i farmaci vengono sospesi di colpo e/o senza controllo medico. Tornando all’esempio del cervello concepito come una rete elettrica, si cerca di ridurre la quantità di nastro isolante sui cavi “malati” alla striscia più piccola possibile per evitare che si rompano di nuovo.

Questo vale non solo per i disturbi del cervello, ma per tutte le malattie. Chi non ha un familiare che assume farmaci “a vita” per la pressione alta, il diabete, problemi di cuore, l’artrosi e via dicendo?

👉🏻Lo psichiatra risponde: Antidepressivi a vita?

Prendo “troppi” farmaci: non esiste un singolo farmaco che curi il mio problema?

Torniamo all’esempio del cervello paragonato a una rete elettrica. Semplificando molto, ogni circuito cerebrale ha una sua funzione specifica nella regolazione dell’umore, dell’ansia, dei pensieri e, quando è danneggiato, ha bisogno di particolari tipi di nastro isolante, differenti psicofarmaci, per essere riparato. Pertanto, quando i disturbi dipendono dal malfunzionamento di più circuiti, occorre associare più farmaci per ripararli tutti. Ovviamente, man mano che le cose migliorano, si cerca, quando è possibile, di ridurre le dosi e il numero dei farmaci somministrati.

Gli psicofarmaci danno dipendenza?

Soltanto alcuni tranquillanti chiamati benzodiazepine (Tavor, Lexotan, Valium, Xanax, Prazene, Minias, per citare solo quelle più comunemente prescritte, ma vale per tutte), se usati per molto tempo danno sia dipendenza (cioè la loro sospensione determina crisi di astinenza) che assuefazione (cioè, nel tempo, la loro efficacia diminuisce). Il loro uso per brevi periodi (uno-due mesi al massimo) o solo al bisogno non dà problemi.

Tutti gli altri psicofarmaci, nessuno escluso, non danno dipendenza, né assuefazione.

Ovviamente, come tutti i farmaci, vanno assunti e sospesi solo sotto stretto controllo medico.

Per approfondire:Dipendenza da psicofarmaci

Quali sono gli effetti collaterali degli psicofarmaci?

“Se prendo farmaci per lungo tempo, mi faranno male al fegato, ai reni, al cervello, eccetera?”.

I farmaci, come tutte le sostanze dotate di un’azione biologica che immettiamo nel nostro corpo, possono avere effetti collaterali in soggetti sensibili e predisposti. È ovvio che il beneficio deve sempre essere superiore ai possibili danni. Nessuno deve intraprendere una terapia antidepressiva o ansiolitica se non è strettamente necessario.

D’altra parte, la depressione e l’ansia croniche creano danni, oltre che alla psiche, anche al fisico, determinando uno stato di stress continuo, che riduce le difese immunitarie e compromette la funzionalità di vari sistemi organici (si pensi alla tachicardia e all’aumento cronico della pressione arteriosa indotte dall’ansia!). Non curarle espone a rischi decisamente superiori a quelli di possibili, e poco probabili, “gravi” effetti collaterali da farmaci!

Queste due figure, tratte da un articolo comparso su Newsweek, aiutano a comprendere i danni provocati dall’ansia non solo sul cervello, ma anche sul corpo!

Effetti collaterali sul cervello

Effetti collaterali sul corpo

Psicofarmaci o rimedi naturali?

“Io mi voglio curare solo con farmaci “naturali” perché quelli “chimici” fanno male alla salute”.

Una diffusa credenza, supportata purtroppo anche da alcuni mezzi di comunicazione, ritiene che i farmaci “naturali” (derivati da erbe, radici, fiori, e via di seguito) siano più sicuri e altrettanto o addirittura più efficaci di quelli prodotti dalle industrie farmaceutiche per sintesi chimica.

Niente di più falso e fuorviante:

  • Sia i farmaci “naturali” che quelli “artificiali” sono prodotti chimici, nel senso che sono composti da molecole con un’attività biologica (ad esempio, possono ridurre la pressione del sangue o migliorare la depressione). Quello che li differenzia è solo il laboratorio di produzione: nel primo caso, la natura; nel secondo, un’industria farmaceutica.
  • I prodotti “naturali” possono avere effetti collaterali e tossicità analoga a quelli “artificiali” in persone predisposte e se assunti in dosi e per tempi non adeguati. Ad esempio, l’iperico o erba di San Giovanni, un rimedio naturale ampiamente utilizzato per la cura “naturale” della depressione e dell’ansia, può dare fotosensibilizzazione anche grave e riduce l’efficacia della pillola anticoncezionale.
  • Mentre l’efficacia e la sicurezza dei farmaci “chimici” è testata per legge da lunghe sperimentazioni, quella dei farmaci naturali è spesso garantita solo da “antiche tradizioni popolari” senza chiara evidenza né dell’efficacia, né delle dosi necessarie per ottenere risultati apprezzabili e duraturi.
  • Non ha nessuna importanza se si usano farmaci “chimici” o “naturali”. Non bisogna avere alcun pregiudizio: quello che conta è solo se funzionano e sono sicuri.
  • Questo, sia ben chiaro, significa che anche i cosiddetti farmaci “naturali”, visto che “non fanno sempre bene e sono sicuri “ come erroneamente si pensa, vanno usati con cautela e sotto stretto controllo medico.
Data pubblicazione: 08 febbraio 2018 Ultimo aggiornamento: 07 marzo 2023

23 commenti

#1
Dr. Magda Muscarà Fregonese
Dr. Magda Muscarà Fregonese

Complimenti davvero ! Articolo chiaro e molto utile, spesso in casi di ansia e depressione, come è noto, un leggero, mirato supporto farmacologico, migliora il contatto e il procedere della psicoterapia.. eppure molti pazienti degli psicofarmaci hanno paura, e non vogliono assumerli.. ! Magda Muscarà psicoterapeuta

#2
Dr. Mario Savino
Dr. Mario Savino

Ben detto, spero che prima o poi - nell'immaginario collettivo - usciremo dal ruolo di avvelenatori seriali creato dall'ignoranza e dalla presunzione.

#3
Dr. Alessandro Rotondo
Dr. Alessandro Rotondo

Cari Colleghi,
Vi ringrazio molto per il prezioso supporto!
Spero vivamente che questo piccolo contributo possa gettare un pò di luce su un argomento, la farmacoterapia in genere e quella psichiatrica in particolare, oggetto di pregiudizi antiscientifici che danneggiano grandemente sia pazienti che il nostro lavoro.
I miei più cordiali saluti

Alessandro Rotondo

#4
Utente 539XXX
Utente 539XXX

Salve dott. Rotondo o altro professionista , mi chiamo David , ho 51 anni , da 12 soffro di un disturbo d'ansia .

Tre cure farmacologiche (venlafaxina, anafranil, sertralina), durante le cure sono stato discretamente , sopratutto con la venlafaxina (forse perchè era la prima) , e la più scarsa è stata la sertralina (anche se la più lunga).

Uso poco gli ansiolitici (solo al bisogno).

I sintomi non sono fisici , ma psicologici: senso di irrealtà, deporsonalizzazione , rimuginio in merito, irrequietezza, fatica a portare avanti i propri compiti e passioni, tutto diventa irrilevante con la presenza di queste sensazioni, e logicamente vedo tutto nero e pauroso.

Comunque sono riuscito a portare avanti la mia vita che è abbastanza piena (lavoro, famiglia, due figli, allenatore di calcio, runner).

Ho letto il suo articolo su mediciitalia, per quanto riguarda i farmaci. Io mi sono curato ma sono stato sempre contro il curarmi, e sono stato propenso a risolvere il problema da solo (possibile che vengano fuori queste paure inconsce?) . Quindi ho fatto fatica a curarmi.

Da 8 mesi non prendo più farmaci, seguito dal mio psichiatra ho sospeso logicamente gradualmente lo Zoloft , anche se i sintomi erano sempre presenti. Nella prima fase i sintomi sono addirittura diminuiti e per un mesetto scomparsi, poi la mente è ripartita per la tangente del controllo e sono ritornati fuori, ancora più potenti di prima.

La psichiatra mia prescritto la paroxetina , ma io ancora non ho deciso di intraprendere una nuova cura, visto la scarsa efficacia risolutiva che hanno avuto gli altri. Sicuramente non sto molto bene e le giornate sono molto faticose, ma i dubbi sono tanti (ansiosi) , funzionerà? Mi dovrò curare a vita?

Mi dimenticavo che sono anche sto seguendo una psicoterapia da qualche anno, e qualche beneficio lo ha portato (pochi), soprattutto nel conoscere il problema ed affrontarlo con più forza, anche se il senso di catastrofe e di non farcela ogni tanto arriva.

Il non accettare e demonizzare il farmaco come diceva lei nel suo articolo, è molto forte in me stesso , e non riesco a capire l'aspetto biologico del problema, anche perchè prima dell'insorgenza del disturbo ho avuto soltanto delle avvisaglie in adolescenza, ma dopo il tutto non si era più presentato. E quindi non mi viene da capire il malfunzionamento del cervello, ma mi viene da pensare che la cura deve alterare le normali funzioni del cervello.

Capisco che è una visione un po' distorta dalla sua realtà di professionista affermato. Ma come ha capito ho bisogno di capire ancora meglio la mia situazione, per prendere una decisione definitiva per affrontare il problema.

Se non sono troppo sfacciato , gli chiederei un consulto da aggiungere a quello del collega che sta seguendomi, e cosa mi dice a riguardo della paroxetina .

La ringrazio comunque sia e la saluto.




Buon anno .

#5
Ex utente
Ex utente

Gentile dottore, questo è l'articolo che mi ha ingannato e che mi ha convinto a prendere un ssri che mi ha rovinato la vita. Non si conosce nulla di questi farmaci, non si conosce il meccanismo d'azione, non si conoscono gli effetti sui singoli individui, si minimizzano gli effetti collaterali e in sede opportuna, nonostante i continui avvertimenti, nessun paziente viene avvisato di potenziali danni irreversibili che causano questi maledetti psicofarmaci, parliamo di disfunzioni sessuali e ottundimento emotivo (anche per anni, o forse permanentemente dopo la loro sospensione) per quanto riguarda gli antidepressivi SSRI/SNRI, senza dimenticare la dipendenza che creano (potete negare queste evidenzee arrampicarvi sugli specchi quanto volete, è stato confermato dalla letteratura e da organi di farmacovigilanza), discinesia tardiva, elevato aumento di peso, disforia tardiva, per quanto riguarda antipsicotici, elevata dipendenza per quanto riguarda benzodiazepine. Io ho una vita rovinata per colpa di poche assunzioni di un maledetissimo SSRI, di cui nessuno mi avvertì che poteva causare tutto ciò. Ecco perché vi dico, potete pubblicare tutti gli articoli profarmaci che volete, al fine di togliere lo stigma sociale che aleggia intorno alla paura sull'assunzione di questi veleni (perché di questo si tratta) ma se non avvertite il paziente tramite consenso informato dei potenziali rischi sopraelencati (e sono solo alcuni) e pensate di fregarlo non riuscirete mai a togliere il pregiudizio legato alla vostra professione e a quello che prescrivete. Peccato che non siamo più negli anni '80, oggi c'è internet, la gente si informa su ciò che assume e se viene a conoscenza di patologie o sindromi iatrogene causate da un farmaco, potete sbattere e cercare di convincere qualcuno quanto volete, quella persona, che ha dovuto informarsi su internet sui rischi d'assunzione, cosa molto ingiusta a mio parere, dicevo, quella persona, non assumerà mai il farmaco da voi prescritto. In questo caso non potete biasimare la gente se non si fida di voi. E sapete perché non si fida? Perché non avete mezzi per confermare una diagnosi. Tutto si basa sull'intuito, ti do questo, se funziona è bene, se non funziona ti prescrivo quest'altro. Il nostro corpo e la nostra salute ci va di mezzo. Questo è molto più che ingiusto.
Concludo dicendo che anche io avrei voluto informarmi meglio prima di prendere quel maledetto veleno, sui rischi e sulle sindromi che poteva portare, ma non l'ho fatto perché mi sono fidato di un articolo. Questo articolo. Non mi fiderò più di voi psichiatri. Mai più. Buona giornata.

#6
Utente 602XXX
Utente 602XXX

Noto che hai studiato bene l’articolo del fatto quotidiano di qualche anno fa (ispirato ad uno psichiatra, Breggin, collegato a Scientology) ed il servizio delle iene dell’anno scorso. È proprio internet che rovina, credimi. PSSD? Articoli scientifici su PubMed? Case report?
Non sono un medico, ma scrivo questo commento sperando che nessuno faccia lo stesso mio errore mentre è in difficoltà o indeciso se intraprendere per la prima volta (o iniziare di nuovo) un trattamento farmacologico. Rendetevi conto che non siete dei medici e non siate così presuntuosi.
Cordialità

#7
Ex utente
Ex utente

Presunzione? Quale presunzione? Hai idea dell'inferno di cui soffro da quando ho preso per pochi mesi quel veleno? Il mio sperma ha completamente cambiato consistenza, avevo un'eiaculaizone abbondante ora si è ridotta ad un goccio. Non ho più orgasmo ne libido. La mia area genitale è completamente anestetizzata. Il sesso bello e la masturbazione sono solo dei lontani ricordi. Tutto questo per colpa dell'omerta medica e di articoli ingannevoli come questo. Come diavolo faccia un ssri preso per 5 mesi a rovinare in questo modo una persona non me lo spiegherò mai. Ho interrotto da più di un anno il trattamento, ma nulla è tornato come prima. Ho poco più di 20 anni
Facciamo passare l'idea che gli psicofarmaci sono sempre necessari, trascuriamo gli effetti collaterali permanenti che possono avere, continuiamo a rovinare persone innocenti, avremo questi risultati. Deduco che tu non abbia preso antidepressivi, sono felice per te. La mia vita era perfetta prima di ascoltare quel criminale. Ora tutto si è sbriciolato. Non sarò medico ma in casi estremi bisogna essere i medici di se stessi.

#8
Ex utente
Ex utente

Ti avviso anche che un importante istituto italiano sta avviando una ricerca in merito a questi farmaci schifosi, proprio sulla pssd. Sono complottisti, iscritti a scientology, gente che parla con la terza media anche loro? Oppure dobbiamo fidarci del medico a prescindere? Ti ricordo che arrivano ad uccidere persone, e restano impuniti perché protetti da un sistema troppo potente (vedi il caso di Valeria Lembo, la ragazza siciliana uccisa dalla chemio, iniettata ad una dose alta per sbaglio, i cui medici colpevoli di omicidio non solo non si sono fatti un giorno di galera, ma continuano ad esercitare). Come posso fidarmi di medici che se combinano un casino rimangono impuniti? Perché un pilota se fa cadere un aereo per un suo errore e sopravvive gli viene revocata la licenza, mentre un medico si sente in dovere di commettere crimini, rimanendo impunito?

#9
Utente 602XXX
Utente 602XXX

Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo? Internet e i forum stanno rovinando davvero le persone, questo è preoccupante. Ho preso sertralina per 8 anni e da circa 4 mesi l’ho ripresa (avevo 20 anni anche io). Mai avuto problemi, ne a livello sessuale ne a livello cognitivo o altro. La pssd è chiaramente più un effetto della rete che altro e non mi parlare di aggiornamento dei foglietti illustrativi, ci trovi anche cancro e morte improvvisa lì dentro.
La mia vita era perfetta prima di ascoltare quel criminale
Ah, tu vai da un dottore specializzato in psichiatria anche se hai una vita perfetta!?
Basta con vittimismi e ricerche di attenzione, siamo seri dai.
Ti auguro di riprenderti, fatti aiutare da professionisti.

P.S.
Mio padre grazie alla chemio ha sconfitto un tumore.

#10
Utente 597XXX
Utente 597XXX

Articolo a senso unico, ovviamente di parte, come svariati altri di questi che compaiono ogni giorno sulla rete.
Analizzo la prima parte: Parla di PREGIUDIZI legati alla visione che si ha degli psicofarmaci come categoria in generale; a mai pensato che ormai dopo svariati decenni non sia piú un PREgiudizio ma un GIUDIZIO che il paziente-cliente ha realizzato? Ovviamente in merito al rapporto costi-benefici spesso e volentieri sfavorevole?
L’intro d’esordio afferma: E’ una colpa, una vergogna, una debolezza inaccettabile dover ricorrere a terapie psico -farmacologiche quando la depressione, l’ansia e le preoccupazioni eccessive trasformano la vita in un inferno? Per molti la risposta è sì ....Ma lei ritiene davvero che questo sia il motivo principe per il quale la gente non accetta volentieri le vostre prescrizioni? Lei si inoltrerebbe nell’assunzione di questi medicamenti spesso mal tollerati, dall’efficacia instabile, con un alta quota di assuefazione, e dai risultati spesso inefficaci e con effetti a breve termine non gradi di e medio-lungo termine pressochè sconosciuti?
Le cure a lungo termine fanno bene?
Lo Psichiatra Pacini afferma: In fase di test per l’approvazione qualunque psicofarmaco viene testano per un breve periodo e su diagnosi sintomo provvisorie.
Il che lascia il tutto ad un certo empirismo che, purtroppo, essendo arbitrario, é facilmente manipolabile a comodo.
La diagnosi Psichiatrica ha enormi problemi di riproducibilitá, perché essendo esclusivamente clinica risente di una certa ambiguitá di chi la esibisce al cliente ed è inficiata spesso dal medicinale che si è portati maggiormente a prescrivere. (Per svariate ragioni che vanno dal comodo, al legale, passando per quelle dettate dall’interesse personale del prescrittore).

Proseguiamo:

Nonostante i pregiudizi, gli psicofarmaci, in particolare gli antidepressivi, sono fra i farmaci più utilizzati in Italia. Il loro consumo è in crescita e, in base ai dati dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), è aumentato del 4,5% rispetto al 2004, soprattutto in conseguenza della crisi economica che ha scardinato la vita di molti italiani. Nel 2020, ha avvertito l’AIFA, la depressione, dopo le malattie cardiovascolari, sarà la patologia responsabile della perdita del più elevato numero di anni di vita attiva e in buona salute e curarla sarà indispensabile .

Della serie dite quello che vi pare che tanto vengono prescritti in abbondanza....il loro consumo è in crescita....certo, non si nega ma questo significa automaticamente che assistiamo ad un incremento delle malattie psichiatriche? La risposta è no...infatti ci sarebbe l’aspettò dell’off label spesso e volentieri non accompagnato da documentazione scritta chiamata consenso informato inoltre vengono prescritti per svariatissime condizioni extra psichiatriche.. Cefalee, dolori, problemi gastrici ed urinari, Herpes Zoster etc....ovviamente con risultati di efficacia/tollerabilitá mediamente pari a zero.

Altra storiella raccontata: Perché devo fare una terapia farmacologica?

Perché l’ansia, la depressione, le psicosi, sono malattie del cervello, che è un organo del corpo umano come tutti gli altri organi, e, come questi, può e deve essere curato con farmaci specifici ed efficaci .

Quindi lei quando pone diagnosi psichiatrica lo fa avvalendosi di mezzi strumentali che in maniera univoca ed incontestabile dimostrano questo?
Le sa perfettamente che ad oggi la neuro-imaging celebrale non dimostra i danni prodotti dalla patologia mentale ne offre un rapporto causa-effetto.
La storia della serotonina e del paradigma psico-biologico è stata indubbiamente un forte traino di marketing ma nulla di scientificamente dimostrato. Farmaci specifici ed efficaci...qui si tocca il fondo basta leggere quanto espresso poche righe sopra.

Poi scrive: la depressione e l’ansia croniche creano danni, oltre che alla psiche, anche al fisico, determinando uno stato di stress continuo, che riduce le difese immunitarie e compromette la funzionalità di vari sistemi organici (si pensi alla tachicardia e all’aumento cronico della pressione arteriosa indotte dall’ansia!). Non curarle espone a rischi decisamente superiori a quelli di possibili, e poco probabili, gravi effetti collaterali da farmaci!
Queste due figure, tratte da un articolo comparso qualche tempo fa su Newsweek...

Ovviamente vale quanto scritto prima...lei valuta questi danni ogni giorno nel suo ambulatorio o clinica con mezzi strumentali aventi assoluta validitá medico-scientifica accertata?

Poi: Io mi voglio curare solo con farmaci naturali perché quelli chimici fanno male alla salute

Certo, qui in parte ha un minimo di ragione ma elude deliberatamente ogni libertá di scelta da parte del paziente nello scegliere con cosa trattarsi. Che se ne dica: il medico consiglia una prescrizione ma la persona non è vincolata a dover accettare la sua diagnosi e terapia annessa. Fino a prova contraria...eccezione per il tso ma qui è un altro ambito.

Per condire il tutto si sbilancia in questo esempio a dir poco infelice:

Torniamo all’esempio del cervello paragonato a una rete elettrica. Semplificando molto, ogni circuito cerebrale ha una sua funzione specifica nella regolazione dell’umore, dell’ansia, dei pensieri e, quando è danneggiato, ha bisogno di particolari tipi di nastro isolante, differenti psicofarmaci, per essere riparato. Pertanto, quando i disturbi dipendono dal malfunzionamento di più circuiti, occorre associare più farmaci per ripararli tutti. Ovviamente, man mano che le cose migliorano, si cerca, quando è possibile, di ridurre le dosi e il numero dei farmaci somministrati .

È chiaro che siamo davanti alla classica strategia tot farmaci per tot sintomi di tipo dove coglio coglio. Altro che diagnosi e terapia specifica.

Ma se guardiamo il paragone in questi termini invece ha piú senso: il nastro isolante NON ripara un circuito elettrico, il cavo collegato sará ugualmente percorso dalla corrente. Il nastro lo si usa per evitare contatti. Questo spiega 2 cose la poca utilitá dello psicofarmaco in diagnosi in ambito ambulatoriale che, nella stragrande maggioranza dei casi sono per esclusione, di comodo perchè non si sa dare una risposta concreta a quanto riportato dal paziente (la diagnosi di somatizzazione o inquadramenti vaghi di ansia, stress, depressione mascherata ne sono l’evidenza). La seconda è l’utilitá alquanto marginale dei medicamenti psicotropi sempre parlando di condizioni ambulatoriali.
Inoltre se stiamo alle parole del noto psichiatra Mario May che afferma che la psichiatria non deve esibire alcuna evidenza scientifica o causa biologica, come avvenuto per la spirocheta, dei disturbi mentali perchè ritiene che sia un aspettativa solo delle persone in generale e pertanto ritiene questo ragionamento del tutto fuori strada....ecco, la psichiatria si chieda chi ha pregiudizi antiscientifici e presunzione..ma la vera presunzione non credo appartenga al paziente ma forse al cosiddetto curante.

Saluti

#11
Utente 602XXX
Utente 602XXX

Sei un medico/ricercatore/biologo o altro esperto del settore?
Mamma mia ragazzi, state messi proprio male.
Invito a chi legge di non credere a queste cazzate immani e di fidarvi dei medici.
Invito lo staff di medicitalia di eliminare tutti i commenti relativi a questo articolo.
Grazie

#12
Utente 597XXX
Utente 597XXX

Chi sono io poco importa.

State messi male..no è la psichiatria che mai ha risposto alle mille domande poste dai clienti-pazienti in modo obiettivo è medico-scientifico.

Non credete a queste cazzate ...immagino quindi che lo psichiatra al quale lei si rivolge é stato scientificamente esauriente nei suoi confronti? E mi dica; le ha fatto fare esami o quanto di medico si dovrebbe fare dinnanzi a patologie del cervello?

Ognuno é assolutamente libero, come Lei ha fatto del resto, di fidarsi del medico psichiatra. Dalla Sua difesa deduco che grazie agli interventi terapeutici proposti dal Suo psichiatra di fiducia, abbia curato e guarito il deficit neuro-biologico che sottende ai Suoi sintomi. Se fosse così, mi fa molto piacere e, augurandole ogni bene mi congedo.

#13
Utente 602XXX
Utente 602XXX

Il psichiatra che mi segue è considerato il massimo esperto d’ansia in Italia ed Europa e 3 al mondo (se vuole privatamente le dico chi è). Già immagino la sua obiezione: chi lo stabilisce chi è il migliore? Le rispondo io: gli articoli SCIENTIFICI pubblicati. SCIENTIFICI, visto che è quello che lei cerca. Secondo lei i disturbi mentali come si dovrebbero curare? Secondo lei una persona che non esce di casa da mesi, non mangia, non dorme, perde qualsiasi interesse ha bisogno di un esame specifico? Una persona con allucinazioni ha bisogno di un esame? Per la schizofrenia c’è un esame specifico, quindi? Non si danno gli antipsicotici? Una persona che 3 mesi è uforico ed ha episodi maniacali ed altri 3 è depresso con rischio suicidio, come si cura secondo lei? C’è bisogno di un esame specifico?
L’antipsichiatria che lei appoggia ha riscontri scientifici? Sicuramente sarà anche contro al tso perché una persona dev’essere libera di scegliere, ma secondo lei una persona che si sta per buttare dal sesto piano è davvero libera?

Concludo dicendo che scrivo queste cose per chi come me ha sofferto troppi mesi inutilmente facendosi influenzare da cazzate del genere, sperando che leggendo anche la mia esperienza possano non soffrire inutilmente. Cazzate immani che fanno veramente stare peggio le persone.
Io scrivo ancora su questo forum esclusivamente per questo, poiché chi sta male consulta questo sito. Lei perché mai lo fa? Per sostenere le sue idee?

Mi congedo anche io augurandole il meglio e sperando che un giorno possa avere più elasticità mentale e meno complottismo nel suo modo di pensare.

#14
Utente 597XXX
Utente 597XXX

Dimenticavo di aggiungere per l’utente 602751, perché mai lo staff del sito Medicitalia dovrebbe rimuovere i post che a Lei non piacciono?

Premettendo che lo scrittore ha volutamente lasciato aperto alla possibilitá di commenti, non vedo perché Lei, con una richiesta omertosa, dovrebbe consigliare la rimozione.

Lo staff non lo fará mai, sarebbe il colmo.

Vedo che giá in precedenza ha avuto modo di contestare, tanto per fare, la testimonianza di un altro utente....mi domando come mai?

Occorre avere rispetto anche delle opinioni diverse dalle proprie.

Inoltre visita molto questa pagina, evidentemente non credo abbia trovato tutti questi benefici dalla fiducia che Lei ha riposto sul Suo medico e le sue prescrizioni...e cerca conferme e smentite.

Chissà se ha mai ricevuto due parole di ringraziamento da parte dello scrittore.

Per di piú non mi pare corretto l’atto di Psicologi di consigliare leggeri e mirati supporti farmacologici ...non credo che la Loro formazione possa dargli nozioni e diritti di esprimersi in tale modo...Mi dica, per Lei quale sarebbe appunto il fantomatico leggero e mirato supporto farmacologico che la gente teme e non vuole prendere? Fermo restando che nessuno è obbligato a farlo.

Sarebbe interessante e costruttivo invece che lo scrittore, appena ha tempo da dedicare, partecipi a queste discussioni. Fugando in modo scientifico ogni dubbio e perplessitá a riguardo.

Distinti Saluti.

#15
Utente 602XXX
Utente 602XXX

Le ho praticamente risposto prima che scrivesse l’ultimo messaggio. Toglierò le notifiche per ulteriori risposte, visto che è quello che mi fa tornare su questo articolo. notifiche attivate quando ho scritto mesi fa la prima risposta per consigliare all’altro utente di non farsi condizionare da quello che si legge sul web ma di ascoltare i medici, visto che ne hanno le competenze.

Saluti

#16
Utente 597XXX
Utente 597XXX

Non sono stato chiaro evidentemente.
Io non ho nulla contro la Psichiatria e non sono allo stadio dove si é pro e contro.

Tutte le sofferenze che lei esprime esistono, sono reali, concrete e tangibili ed é giusto e sacrosanto cercare di prendersene cura....

Qui entra in gioco la figura Psy...( psichiatra e psicologo psicoterapeuta).

Lei mi considera un Antipsichiatria...sbaglia.

Le spiego perchè..proprio perchè là sofferenze psichica esiste ed è una sofferenza tanto atroce tanto, purtroppo spesso drammatica, La psichiatria attuale deve necessariamente cambiare rotta e prendersi veramente cura di chi si fa carico.

I paradigmi Krepeliani sono stati dimostrati essere un fallimento che ha si soddisfatto la loro smania di apparire come medici riconosciuti sia dalla parte della Comunitá Medico-Scientifica, sia dalle Istituzioni statali perché da sempre é stato questo l’unico loro interesse.

Le affermazioni che la Psichiatria fa, purtroppo sono fallaci, non del tutto vere e foriere di illusioni.
Le sostanze psicotrope usate come terapia lasciano trasparire la completa assenza di conoscenza e comprensione.

Per quanto mi riguarda, lentamente, la psichiatria deve avere il coraggio di cambiare rotta, uscire dai soliti schemi e tentare, laddove possibile di approfondire la loro branca....ma pare non esserci gli estremi...Sia perché il mercato psicofarmacologico é una gallina dalle uova d’oro, sia perché non si ha di meglio da offrire, sia perché la loro presunzione é quella di sapere giá tutto.

Lei pensa che parlo a vanvera....ha diritto alla sua opinione, ma so fin troppo bene cosa significa vedere la persona piú cara vegetare da un intera vita in uno stato a dir poco terribile e sapere, evidenze 20nnali alla mano, che il suo presente e quello che poteva essere il suo futuro è irrimediabilmente distrutto....e mi creda non c’è psichiatra e psicofarmaci che tengano...anzi questa associazione è stata ulteriore fonte di problemi.
Tutti gli psichiatri sono luminari e tutti gli psicofarmaci sono presidi indispensabili ed efficacissimi...finchè la realtá dei fatti non le mostra la dura realtá....
Non mi importa sapere di chi parla (il suo psichiatra intendo) ciò che conta è che Lei ci si trovi bene.

Io scrivo qui perchè trovo falso, di parte e illusorio che psichiatri arrivisti si lancino in queste esternazioni non provate ma che certamente fanno leva su diverse tipologie di lettori.

Lui la fa facile, certamente, come molti psichiatri, ma le cose purtroppo non stanno come racconta.....

Non chieda a me quale strada dovrebbe prendere la Psichiatria attuale ma chieda a loro come procede la ricerca scientifica psichiatrica.
Saluti

#17
Ex utente
Ex utente

Per l'utente che nega la pssd 602751, quindi solo perché non è successo a lei non può succedere a nessuno? Crede che il Mario Negri dia ascolto a delle voci create su Internet? Crede che anche l'ema lo faccia? Sa dell'inferno che vivono centinaia di persone ogni giorno per colpa degli ssri? Dichiarati ne siamo più di 3000 e siamo in costante crescita perché ormai questi farmaci sono prescritti anche per stati di semplice malessere ed è stata accertata anche da molti psichiatri. Però non è successo a lei! Quindi non può succedere a nessuno. Non ho parole...il farmaco mi è stato prescritto in maniera superficiale, li dove bastava una psicoterapia per affrontare un doc comparso da 10 giorni. Non mi parlare dei bugiardini perche li c'è anche scritto anche il cancro. Ti dico che per il farmaco che mi è stato prescritto, il bugiardino al contrario non presentava molti effetti collaterali che mi sono stati causati da quello schifo e che invece erano presenti negli altri foglietti di ssri. Se crede che sia stato internet a farmi venire la pssd, è ben libero di pensarlo, ma l'anestesia genitale, lo sperma acquoso, l'anorgasmia e tutto il resto credo che bastino per smontare questa tua tesi. Ah e ricordati che non sei immune da nulla, conosco gente che dopo aver ripreso lo stesso ssri la pssd se l'è beccata, io nella mia ignoranza in materia ti ho avvisato.

#18
Utente 597XXX
Utente 597XXX

Purtroppo noto, con un certo senso di disgusto, la completa astensione del medico che ha scritto questo articolo, a fornire risposte suffragate da vere evidenze scientifiche oggettive.
Chiaramente vien da pensare ad uno dei tanti articoli di propaganda pro-psicofarmaci e pro psichiatria, con l’intento di promuoversi sempre più come medico. La psichiatria é ben lontana dai canoni di medicina convenzionale e questo signore non si diversifica da altri come lui che promuovono falsi concetti, prese ideologiche, descrizioni para-scientifiche mai dimostrate.
Inoltre, trova man forte solo da chi come lui. Il suo silenzio non la rende superiore ma soltanto uno dei tanti propagandisti fini a se stessi. Per caritá.

#19
Utente 615XXX
Utente 615XXX

Gentilissimi, io posso portare sul tema la mia esperienza personale con la psichiatria che data ormai dal 1998. Dunque molti anni, all'epoca ne avevo 21, ora ne ho 43. Quell'anno segnò per me un discrimine netto, in quanto in seguito all'irrompere nella mia vita di adolescente di una depressione con svariati disturbi ossessivi di cui avevo piena consapevolezza, nell'ignoranza più cieca relativamente alle possibili terapie finii, in maniera inversamente proporzionale alla consapevolezza del mio dolore, da un omeopata. Che probabilmente qualche merito lo avrà pure avuto, specialmente in senso pseudopsicanalitico, nel senso che senz'altro svuotare il sacco delle mie ossessioni nel suo studio qualche effetto tranquillizzante lo avrà pure avuto, complice la mia ferrea volontà di uscire dal mio inferno interiore. Inferno in quanto pienamente consapevole, come paziente, della mia scissione interiore: la parte razionale ed intatta di me sapeva perfettamente che lo shampoo non poteva penetrare nel cervello. Tuttavia, non riuscivo a lavarmi i capelli. Per settimane. Mesi. Mia madre dovette anche spruzzarmi all'improvviso lo shampoo secco senza dirmi nulla, per far sì che non andassi a scuola in condizioni pietose. Problemi grossi. La parte razionale non riesce a vincere sull'ossessione. Né riuscivo a lavarmi i denti serenamente, perché "il dentifricio poteva fare male alla memoria". Idee che io stesso definivo folli. Tuttavia, non riuscivo a vincerle. Non mi restava che aggirarle. se le prendevo "di punta", mi devastavano. Anni vissuti così. Ridendo di me stesso e piangendo. Poi ci fu un lentissimo miglioramento, con l'omeopata. Salvo poi, nel settembre del 1997, riesplodere tutto il vissuto patologico pregresso con una virulenza doppia: sembrava di non essere mai stato curato. In particolare l'ideazione ossessiva si era trasformata in panico: il pensiero dilagava fino al punto in cui sbarravo gli occhi perché si presentificava. Era lì. Ero io il mio pensiero. Un attimo che equivale al terrore vero. Ricordo la paura impotente di mio padre a vedere la mia totale perdita di controllo; la chiamata al telefono (non c’erano i telefonini) all’omeopata che intuita la disperazione disse: Le dia dieci gocce di EN . Che credo equivalga, per un omeopata, a dire abbiamo perso . Fu questo continuo fluire di ossessioni paralizzanti a convincere definitivamente mio padre, il più timoroso verso la psichiatria, a rivolgersi ad uno psichiatra del centro Lucio Bini . Utilizzò un cavallo di battaglia per qualche mese: il triciclico Anafranil (clomipramina), unitamente alla terapia col Litio. Ciò si poté rilevare dopo alcune settimane di Anafranil, è che prima di esso facevo domande assurde ed angoscianti; dopo no. Pertanto, lo psichiatra lo scalò gradatamente fino a toglierlo. Unico effetto collaterale: aumento dell’appetito, quindi del peso. Non l’ho mai più preso, né ho mai più avuto recidive di quella entità. Il Litio invece continuo a prenderlo tuttora. Ci fu poi una recidiva, soprattutto ansiosa, nel 2000, di altra tipologia rispetto alle precedenti. Grazie a preziosi consigli, riuscimmo a contattare un professore ordinario di Psichiatria della Università di Pisa, notoriamente avanposto nella cura delle patologie depressive. Dopo anamnesi adeguata, stabilì sostanzialmente questo: che la terapia avrebbe poggiato su Litio e Depakin, noti stabilizzanti dell’umore; e per brevi periodi, al fine di tirarmi fuori dalla recidiva depressiva, un antidepressivo. Ho avuto la grane fortuna di rispondere subito bene, praticamente con zero effetti collaterali, all’Efexor (venlafaxina), sempre preso in dosi minime. Nel frattempo, lentamente, sono rinato, mi sono laureato, addottorato, ho una famiglia, due figli. Per qualche recidiva depressiva sporadica, ormai riconoscibilissima da me che conosco come funzionano questi meccanismi, utilizzo Efexor ma solo per brevi periodi. Sinora tutte le analisi che ho fatto sono sempre andate benissimo. Credo sinceramente che senza il pertinente uso dei farmaci starei probabilmente ancora chiedendo se lo shampoo fa male al cervello.

#20
Ex utente
Ex utente

Dopo aver assunto antidepressivi per qualche anno ho sviluppato disfunzioni sessuali permanenti, mancanza di emozioni, anedonia,problemi cognitivi gravi e neuropatia che permangono dopo anni di sospensione del farmaco. Dunque sì,gli psicofarmaci sono pericolosi, dannosi e spacciati come farmaci innocui. La mia vita ora è distrutta!

#21
Utente 595XXX
Utente 595XXX

Volevo chiedere se gli SSRI possano scatenare sintomi psicotici. Assumo sertralina da una decina di giorni, ma sto sperimentando una sorta di paura di credere che le cose di tutti i giorni nascondano significati nascosti e minacciosi, pur rendendomi conto che un simile dubbio non ha fondamento razionale. Ero perciò preoccupato che tali alterazioni percettive, che mi sono comparse da quando sto assumendo il farmaco, sia indicative di un imminente esordio psicotico.grazie

#22
Dr. Alessandro Rotondo
Dr. Alessandro Rotondo

Gentile Signore, grazie per la sua richiesta. I sintomi che mi descrive sembrano essere più dubbi ossessivi che certezze deliranti! È possibile (e questa potrebbe essere il suo caso) che, all'inizio della terapia con farmaci antidepressivi, specie se titolazione del farmaco è rapida (di regola occorre iniziare con dosi molto basse e salire molto gradualmente alla dose terapeutica in circa 15 giorni), si possa avere un "effetto alcool" con la sensazione di un peggioramento del quadro clinico. Inoltre, dopo 10 giorni di trattamento, i farmaci antidepressivi sono sostanzialmente inefficaci e spesso di scambiano per effetti collaterali del farmaco i sintomi del disturbo di cui si soffre. Tuttavia, dopo circa 20-30 gironi di terapia il farmaco comincia a mostrare, quando è adeguato, i suoi effetti positivi. Le consiglio comunque di prendere contatto con il suo psichiatra e di esporgli i suoi problemi in modo da avere chiarimenti più precisi, basati sulla sua storia clinica che ignoro, su quanto le sta accadendo. I miei migliori auguri

#23
Utente 595XXX
Utente 595XXX

Gentile Dottore, La ringrazio. Già in passato la mia principale ossessione era incentrata sulla paura della psicosi. Ora tale paura sembra riaffacciarsi, proprio mentre, per motivi diversi, ho ripreso la sertralina, sebbene con una titolazione molto lenta (sono ancora a 50mg dopo due settimane). Ho letto che nelle fasi prodromiche il soggetto è ancora capace di criticare i propri deliri, e ciò mi ha ulteriormente allarmato: mi spaventa la possibilità di perdere l'esame di realtà, ossia di non essere più in grado di riconoscere come assurdi, ad esempio, un delirio di riferimento o di inserzione del pensiero, per cui mi sento obbligato a verificare continuamente che tale capacità sia ancora integra. So poi che la sertralina, fra tutti gli SSRI, è quella ad azione maggiormente dopaminergica, e non vorrei che non fosse adatta al mio caso, che mi sembra così insolito e particolare...

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