Vivere nel dubbio - il dubbio guida verso l'azione, o l'azione si specchia nel dubbio ?

matteopacini
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

Questo film drammatico mi ha incuriosito per i due attori principali: Meryl Streep e Philip Seymour Hoffman, a cui ho dedicato un articolo in occasione della sua morte. In secondo luogo, il titolo secco e potenzialmente “psichiatrico”, cioè “Il dubbio”.

La storia in breve. La direttrice di una scuola religiosa vigila su ogni cosa, convinta dell'utilità della sorveglianza, con lo spirito di evitare guai nella scuola, ma anche di proteggere gli allievi. Per questo invita una sua sottoposta a segnalarle qualsiasi anomalia. Così infatti accade, perché parrebbe che un prete abbia condotte ambigue nei confronti di un allievo, verso cui si mostra anche pubblicamente amorevole e protettivo. Su questo “sospetto” si innesca una sorta di inchiesta ufficiosa, di richieste di chiarimenti e infine di contrapposizione tra la direttrice e il sacerdote.

Alla fine dei conti (NB attenzione perché quello che segue è un cosiddetto spoiler, cioè racconta come finisce il film, quindi se non volete saperlo, leggetelo dopo averlo visto).... dicevo, alla fine dei conti la direttrice finge di avere delle informazioni riservate di precedenti condotte pedofile, al che il sacerdote reagisce dimettendosi dall'incarico.

Il film è psichiatricamente ben costruito sul concetto di dubbio e di decisione. Per prendere decisioni è necessario dissipare prima di dubbi? Secondo il principio logico sì, possibilmente e fino al massimo livello possibile. Secondo la regola che ci insegnano le ossessioni, no. Oltre un certo limite, che non è neanche così estremo, si decide sulla base di una serie di elementi, che combinano dati, esperienza, impressioni, priorità. La direttrice, fino in fondo, non sarà mai “con certezza” quale sia la verità. Cercherà di alludere, di provocare, di mettere alle strette, di interrogare, ma niente....non andrà oltre il sospetto iniziale. Che fare allora? Come decidere senza avere in mano un elemento comprovante il sospetto? Eppure decide, e decide anche con sicurezza. Affida la decisione ad una prova, a un trucco: fa intendere al presunto colpevole che ha le prove di altri comportamenti pedofili, ben inteso che prenderà provvedimenti a meno che il sacerdote non provveda da solo a smetterla. Ma anche in questo caso, è così scontato che se il sacerdote rassegna le dimissioni, lo fa perché è colpevole? E se la minaccia fasulla ha funzionato, questo vuol dire che davvero nel suo passato ci sono scheletri nell'armadio? Ma poi, quali saranno di preciso questi scheletri? Quelli che pensa la direttrice, oppure potrebbe trattarsi d'altro, che comunque lo rende ricattabile? O magari ancora, può darsi che il prete, innocente, sia stato ferito nell'orgoglio, e non tollerasse di essere accusato o sospettato di cose infamanti. E in quanto alla minaccia di rivelare qualche segreto passato, avrebbe potuto temere false accuse anche sul passato, vista l'ostilità della direttrice.

Insomma, tutto fuorché un espediente che può dare una certezza “logica”. Ma la direttrice sceglie di usare quel metodo, intuitivo, e con decisione lo applica.

 

L'aspetto psichiatrico del film è la contrapposizione tra il principio del “dover sapere” e il principio del “dover agire”. In teoria si potrebbe pensare, anche essendo in un ambito religioso, che vi sia una “regola” che permette di sapere bene prima di decidere. La cosa che “illumina” potrebbe essere la certezza di un principio, che applicato fornisce poi la necessaria serenità per agire. Invece non è così, come non lo è nella realtà. Il contrario se mai. La regola sembra quella della militanza, cioè del dover agire così spesso, dover decidere così spesso su tutto, da maturare poi come conseguenza anche la capacità di dubitare di tutto, come effetto collaterale. Si dubita di tutto quando si è visto di tutto. A volte, si sarebbe tentati di usare il dubbio per decidere, ma così si finisce per attorcigliarsi intorno al dubbio. Il vero “dubbio” utile è in realtà quello che non si vede, che opera in automatico per fornire poi, in uscita, la risoluzione. Quello che resta resterà anche dopo, a decisione presa. Non importa se si è avuta prova della bontà della decisione, ritornerà fuori anche in quel caso.

 

Nel film si alternano momenti di dubbio e di “non-detto” a un inizio e una fine che invece sono secche decisioni. Nella scena in cui la nuova insegnante comunica, senza dirlo apertamente all'inizio, che un allievo è oggetto di attenzioni non ortodosse da parte del prete, il passaggio dal dubbio alla certezza è brusco. Bastano due parole perché la direttrice “sappia”, con certezza operativa, non logica, che quello che l'altra le sta dicendo è un'accusa netta di pedofilia. Un altro avrebbe potuto insabbiare la cosa, avrebbe potuto non raccogliere la segnalazione, avrebbe potuto (a ragione) pensare che era un po' troppo poco. Avrebbe potuto poi, come fa la direttrice, chiedere ai diretti interessati...Ma, anche così facendo, non si può sperare nella verità se questa dovrebbe venire come confessione. Perfino le vittime, a volte, non riescono a confermare le accuse. Infatti, la direttrice convoca la madre del ragazzo, come per farle capire che, se lei sapeva qualcosa di più, non aspettava altro che di intervenire in difesa del ragazzo. Sorprendentemente, anche la madre ha un “dubbio”: anzi, a noi viene il dubbio che anche lei abbia un dubbio, perché non si mostra sorpresa fino in fondo del sospetto circa il prete pedofilo. Ma quello che fa, anche in questo caso, è una scelta di fronte a un dubbio: sì, può darsi che il figlio abbia avuto rapporti col prete, ma il figlio forse ha tendenze omosessuali, qualcosa di cui tutti in famiglia hanno “il dubbio”, e quindi questo significherebbe due cose: un piccolo scandalo, e dover cambiare scuola. Una famiglia di condizioni misere non può permettersi uno sfacelo del genere, e non è detto – questo è l'altro dubbio della madre – che fermare quello che avviene sia davvero un bene per il figlio.

Queste due modalità, il dubbio e la decisione, sono in effetti due momenti diversi. Uno, circolare (il dubbio), che può aggiungere elementi, complicare, cogliere le eccezioni e le specifiche, ma non può mai portare ad una decisione. Le decisioni finiscono per essere tutte possibili, e in questo equivalenti. Anzi, il dubbio impone di avere la certezza. La crea come bisogno, mentre in origine non c'era. La prova che la certezza non c'è è che l'organismo è programmato per andare avanti nell'incertezza. Andare avanti non a tentoni, in maniera goffa e impacciata, ma con una “certezza operativa”, cioè sapere cosa fare. Si può essere nel dubbio in maniera irrisolta, e contemporaneamente prendere decisioni. Anzi, lo si è necessariamente, per cui il dubbio diventa soltanto il livello di logica che intendo utilizzare, e che poi insieme ad altri nessi meno stretti, e più analogici, servirà a prendere una decisione.

Neanche quando uno ha preso la decisione il dubbio è risolto. Perché non c'entra, la decisione non deriva da un suo scioglimento. Anzi, è probabilissimo che una volta fatto un passo importante, il dubbio torni subito a bussare, come per un controllo postumo.

Anche la direttrice, alla fine della storia, sarà attanagliata dal dubbio. Rifarebbe quello che ha fatto, ed è chiaramente convinta di averci azzeccato. Ma non può liberarsi dal dubbio. D'altronde, si potrebbe dire, se uno non dubitasse continuamente non riuscirebbe poi neanche a “cogliere” le analogie. E' quindi il dubbio sul passato, spesso, che aiuta a prendere decisioni sul futuro.

 

Il dubbio, parola che la protagonista pronuncia con disperazione, è quasi un peso da portare per aver dovuto decidere. Non è un dubbio malefico, che blocca l'azione. Non è un dubbio benefico, che la orienta rapidamente verso il canale d'uscita. E' semplicemente un dubbio vitale. Il nostro attrito con l'incertezza, che punge nei momenti di risacca.

Data pubblicazione: 31 agosto 2018

22 commenti

#1
Ex utente
Ex utente

Il dubbio resta dubbio quando nn si spinge a realtà ,quando si è concretizzata si dovrebbe comprendere che la realtà è mite,silenziosa e non fa rumore .

#2
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

Non ho assolutamente capito che c'entri ma soprattutto cosa voglia dire.

#3
Utente 214XXX
Utente 214XXX

perchè ha scritto per prendere decisioni bisogna dissipare prima i dubbi.
Secondo la regola delle ossessioni no.

#4
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

Secondo la regola delle ossessioni sì. Secondo la regola contro le ossessioni no.

#5
Utente 214XXX
Utente 214XXX

grazie per il chiarimento e grazie per divulgare e far conoscere fenomeni
psicologici importanti con chiarezza e competenza.

#6
Ex utente
Ex utente

Da qui si Riparte? Ottimo!
Meno male dunque c'è questo dubbio. Meno male non si ci accontenta di risposte facili, ma ognuno continui la sua ricerca.

Senza la ricerca e le domande non si possono avere risposte e il rischio è l'integralismo e la durezza di cuore.

Chi non cerca non trova, chi invece non si accontenta e coltiva il dubbio, alla fine diventa campo aperto perché la risposta arriva. Non arrivera' mai come ce l'aspettavamo, ma arriva.

Quali sono i nostri dubbi? Proprio da li dovremmo riparartirea per cercare le risposte .

#7
Ex utente
Ex utente

La confusione è in chi la crea!

Comprensibile: poche indicazioni, molto traffico interiore, ostacoli visivi... e, soprattutto, guai a chiedere informazioni. Troppi vanno a caso, indicando luoghi senza esserci mai stati. E lo fanno con tale sfrontatezza e convinzione da apparire credibili.

Fatevi un giro in rete, o leggete qualche giornale su una questione di cui conoscete bene le sfumature, ad esempio, che né so il caso Viviani? Tuttologi e opinionisti forniscono chiavi di lettura che disorientano e sconcertano, senza andare all'essenziale.

Così nella vita: se chiedete a qualcuno dove si trova la felicità, rischiate di finire in una discarica.

Sono sempre esistiti i confusi che amano trascinare nella confusione, ovvio.

Già ne parla il libro della Sapienza, scritto in greco nella pagana Alessandria per rafforzare la fede della numerosa comunità ebraica ivi presente. Guardati con sufficienza dalle nuove mode, derisi dagli ebrei che avevano abbracciato il paganesimo, i fedeli erano frastornati dalle cose che udivano. L'autore del libro sacro è molto chiaro: credere è una scelta, seguire una certa strada, andare in una direzione, costa fatica, ma ne vale la pena.

Combattendo la parte oscura, la bramosia, la violenza che è in noi, aggiungerebbe Giacomo alla sua comunità, possiamo incontrare la verità.

Così accade, oggi, a ciascuno di noi, in questi tempi difficili.
Il rischio è quello di mollare.

#8
Utente 214XXX
Utente 214XXX

chi dubbi non ne ha chi sa cosa fara' diceva un cantautore . IL dubbio e' il sale della terra
ma i dubbi restano e le risposte sono umane e l'uomo e' parte in causa compromesso e inquinato dal suo stesso pensiero! troppo cervello in un corpo di semplice mammifero placentato . Una condanna unica e fatale!

#9
Ex utente
Ex utente

"troppo cervello in un corpo di semplice mammifero placentato . Una condanna unica e fatale!

Non son concorde ,i dubbi ,se non sono cosmologi o filosofici, si riescono a dissipare molto facilmente con un semplice o più incontri ...sai quanti se ne risolvono? Tanti ,molti ,se si ha voglia di affrontare tutto ciò che comporta : menzogna , falsità ,incoerenza ,nefandezza contro la verità , concretezza ,compattezza, coerenza , fedeltà, fiducia per arrivare alla felicità ..hai ancora dubbi?

#10
Ex utente
Ex utente

Quando Adamo ed Eva avevano una buona relazione con il Signore, tra loro c'era armonia comunicativa. Quando infransero quella relazione, subito le cose tra loro si rovinarono in un'ipocrita accusa reciproca (cfr. Gen 3). Quando gli uomini progettarono di farsi una torre (la famosa Babele, cfr. Gen 11) per arrivare al Cielo senza consultare Colui che vi abita, la Bibbia racconta che, come prima conseguenza di un tale progetto, gli uomini non si capivano più gli uni gli altri. Basta dare uno sguardo a certi dibattiti televisivi e certi blog per riconoscere lo stato di ipocrisia in cui vivono moltissime relazioni.
Ognuno è libero di pensare ed essere volutamentente inquinato da altri pareri ,ma sempre di pensiero inquinato si tratta .

#11
Utente 214XXX
Utente 214XXX

non solo dio non esiste ma provate a trovare un idraulico la domenica!
Woody Allen

#12
Utente 214XXX
Utente 214XXX

L'uomo (e anche la donna ) e' il piu' pericoloso (per se e per gli altri) animale che si aggira sulla faccia della terra altro che ipocrisia ......l'uomo e' un criminale ! Pero' riesce a giustificarsi .......... scientificamente.......

#13
Ex utente
Ex utente

Mettila come vuoi:scientificamente , filosoficamente o biologicamente...ma se vuole o deve trovare un modo per giustificarsi è perché ,a mio modesto avviso ,vuole difendersi d qualcosa che le suddette discipline non riescono a trovare una "giustificazione" adeguato a ciò che la persona sente.
Liberarsi è lasciarsi andare e a volte è contro ciò che la tua disciplina obbliga (qualunque essa sia)
Ma non sei mai andato scalzo nei prati a correre? :)

#14
Utente 214XXX
Utente 214XXX

no io cammino sui marciapiedi sporchi della mia citta'. forse prima quando ero piu' giovane.
si ho capito la naturalezza la spontaneta' i sogni ma lo stato di cultura ha modificato lo stato di natura io vedo ormai un uomo nevrotico che non sa' uscire fuori dai blog e le corse nei prati gli ricordano la publicita' del mulino bianco. quello a cui assisto e' la corsa verso un appagamento del desiderio di potenza mascherato da un buonismo superficiale. ogni comportamento e finalizzato ad un guadagno la societa' degli uomini e caratterizzata da una sottile violenza e una ragionevole pazzia!

#15
Ex utente
Ex utente

"quello a cui assisto e' la corsa verso un appagamento del desiderio di potenza mascherato da un buonismo superficiale. ogni comportamento e finalizzato ad un guadagno la societa' degli uomini e caratterizzata da una sottile violenza e una ragionevole pazzia!"
Vero, ma assistere non significa abbracciare questa realtà come unica e immodificabile ,certo che poi ci si sente e ci si vede come "essere nevrotico che nn sa uscire fuori dai blog"
Quindi in questo caso si potrebbe dire che la non azione si specchia nella propria certezza?

#16
Ex utente
Ex utente

"non solo dio non esiste ma provate a trovare un idraulico la domenica!
Woody Allen"

Allen si è sempre dichiarato pessimista ,infatti gli alter ego da lui interpretati vedevano sempre il bicchiere mezzo vuoto .
Ma un bicchiere ,a mio avviso,è solo un bicchiere ,vederlo mezzo pieno o mezzo vuoto è data solo dalla percezione del momento.
Ciao :)

#17
Utente 214XXX
Utente 214XXX

mezzo pieno mezzo vuoto e' opinabile ma il bicchiere non e' una bottiglia su questo siamo d'accordo?

#18
Utente 214XXX
Utente 214XXX

il dubio e' uno stato continuo e ineludibile dell 'essere umano perche' l'esistenza umana e' finita e non si sa' quando essa esattamente finira' ! Ci sono problemi psichiatrici o psicologici di ogni sorta ma se il preoblema e' ontologico non c'e' scampo !

#19
Ex utente
Ex utente

"il bicchiere non e' una bottiglia su questo siamo d'accordo?"
Fuori di metafora ,ti rispondo con una battuta ,dipende dalla sete che ognuno ha:)
Si dovrebbe fare sempre attenzione a tutto quello che si fa ,anche bere un bicchiere d'acqua potrebbe essere una sottile forma di estasi , sicuramente un esperienza limpida.


"Ma se il problema è ontologico non c'è scampo"
Rientrando in metafora , se si cerca di riempire il vuoto che è dentro vuol dire che si rinuncia alla possibilità che quel vuoto dà per riconoscerti.

#20
Ex utente
Ex utente

"il dubio e' uno stato continuo e ineludibile dell 'essere umano perche' l'esistenza umana e' finita"

Sai che sta frase per la prima metà potrebbe avere anche un senso ? :)
Più passano i giorni ,più mi sembra confermata l'incoerenza dell'essere umano e sul poco affidamento che si può fare sulle apparenze.
Merito, intelligenza o scaltraggine? Mah ,chi può dirlo.
Nonostante ciò ,credo che il modo migliore per scoprire se ci si può fidare di qualcuno è di dargli fiducia .
Tutto tornerà !
Ciao.

#21
Ex utente
Ex utente

Il silenzio come il dubbio, è una posizione dialettica legittima,il pregiudizio no .
Dare risonanza al male , significa divenirne complice.
Il tempo così osannato diventa il più inutile e sprecato perché diventa quello passato a perdere tempo nell'ascoltare le idiozie dei talk show e affini.
Parafrasando un noto teologo polacco Dio non salva dalla sofferenza ,ma nella sofferenza;non protegge dalla morte ma nella morte .Non libera dalla croce ma nella croce.
Detto questo auguro una buona domenica :) .
Ciao.

#22
Utente 171XXX
Utente 171XXX

Dottore, sembra un film, ma è capitato nella realtà. Pochi giorni fa mentre ervamo in compagni di amici, mia moglie si gira e vede il mio migliore amico, che conosco da 25 anni, che gioca con mia figlia con il pene di fuori. Mia moglie lo ha visto, che lo rimetteva dentro.
Ora, io credo a mia moglie, non ha nessun motivo di astio verso questo ragazzo e non è matta. E d'altra parte i peni normalmente non escono da soli da pantaloni e dalle mutande, proprio davanti a minore.
Il mio amico che non ho più visto e che mai, in 50 anni, a detta di tutto, a dato adito ad alcun pensiero sul suo comportamento sessuale che è sempre stato normale, mi giura e spergiuro che è stato un incidente dovuto ai pantaloni elasticizzati.
E' sempre stato buono e corretto con me. Vorrei tanto credergli, ma le circostanze sono a suo sfavore. E naturalmente mia figlia e mia moglie vengono di gran lunga prima.
Parlargli? Cercare di capire di più?
Lei che farebbe al mio posto?
Non ci vediamo da un po' sono sono suo paziente da anni e nutro fiducia in Lei...

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