Uomini e preservativo, un rapporto difficile...

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo

Da sempre considerato causa di malessere sessuale, fonte di scarso ardore, motivo di ansie ed angosce, "il preservativo", resta il protagonista assoluto di un rapporto difficile tra “uomini e protezione”.

Nell’immaginario giovanile, infatti, spesso viene considerato una delle cause principali di mancata erezione per via di una sostanziale riduzione di sensibilità che riesce a trasformare l’atto d’amore in un momento incerto e poco gradevole.

Questo anticoncezionale, viene visto e vissuto come una “barriera compromettente” a causa della quale, l’intimità a volte cambia forma e percezione, sia per la composizione del materiale da cui è costituito, sia perché obbliga il partner ad indossarlo interrompendo e quindi “compromettendo” lo stesso atto d’amore.

La storia del preservativo testimonia già la sua scarsa accettazione in paesi e momenti storici diversi. Nel medioevo, ad esempio, il preservativo fu da subito bandito perché  ritenuto un mezzo per il controllo delle nascite. Lo scopo della sessualità era esclusivamente di tipo procreativo, non era contemplata una sessualità ludica e scevra da una possibile fecondazione. Qualsiasi impedimento alla procreazione veniva proibito, come testimonia la scrittrice Aine Collier,  nel suo libro “Storia del preservativo”.

Il primo preservativo, invece, nasce in Italia, grazie al dr. Gabriele Falloppio studioso di anatomia, passato alla storia soprattutto per aver scoperto le tube dell’apparato genitale femminile.
Il Dr. Falloppio introdusse nel mercato il  moderno preservativo, con lo scopo ben preciso di combattere la diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili (MST).

Come vivono i giovani l’utilizzo del preservativo?
Quali emozioni e paure abitano la non scelta ed il non utilizzo del profilattico?

La grande preoccupazione degli adolescenti, sembra essere quella associata al concetto di “impreparazione sessuale”, spesso amplificato dall’ansia da prestazione e da dimensione, che caratterizza ed accompagna le “prime volte” dell’intimità.

I ragazzi per ovviare a tale angoscia, fattore e concausa di rapporti sessuali difficoltosi o poco spontanei,  studiano e  si documentano su internet, attraverso materiale pornografico o attraverso la messa in pratica di esperienze già vissute da compagni più grandi e più navigati, evitando così di fare la cosa più giusta e cioè quella di rivolgendosi ai  propri genitori, insegnanti o clinici.

La sessualità viene vista e vissuta spesso come una “prestazione”, quasi  come un compito in classe, come se ogni momento di intimità dovesse passare dal “saper fare”, più che dall’aspetto di scambio o di empatia di coppia.

Il denominatore comune di frequente è l’ansia: l’ansia di non essere all’altezza del ruolo, l’ansia da prestazione, da dimensione, l’ansia della “durata ideale” e così via….. elementi fortemente destabilizzanti che indubbiamente compromettono e danneggiano l’intimità.

L’“ansia da prestazione” per esempio, è  l’ansia anticipatoria di un fallimento, che pone l’uomo nelle condizioni psico-fisiche affinché il fallimento si realizzi.

Il preservativo, alla luce di queste riflessioni cliniche,  proprio perché blocca la spontaneità del rapporto, viene vissuto come un “intruso” e come colui che rallenta  l’eccitazione. I giovani soprattutto, si percepiscono impacciati, goffi e profondamente inadeguati, preferiscono non partecipare alla ragazza la loro necessità di proteggersi e di proteggere, spesso lasciano al caso gli eventi non indossando il profilattico proprio perché potrebbe essere responsabile di una eventuale deflessione sessuale.

Nella realtà clinica, non vi è una relazione univoca e lineare tra utilizzo del preservativo e deficit erettivo, infatti dai colloqui clinici effettuati, emerge la facilità da parte del paziente nel dare la “colpa” della perdita dell’erezione ad altro da sé, investendo il “preservativo” di  “maledizioni sessuali”.

 Vi sono anche altri fattori che impediscono l’utilizzo costante del preservativo:

1- timore che la partner possa interpretare male questa proposta.

2- stigma sociale a causa del  retaggio culturale che correla  il profilattico alla prostituzione

3- giudizio morale sulla “qualità” della persona (utilizzo il profilattico, perché non mi fido dei trascorsi sessuali del o della partner)

4- diffidenza, che mal si sposa con l’amore

5- interruzione dell’intimità e della spontaneità sessuale

6- gesto poco romantico, quasi anti-coppia ed intimità

7- paura del deficit erettivo, spesso imputabile alla pausa temporale  dell’eccitazione, che intercorre per indossarlo.

Tra i  tanti slogan adoperati da chi si occupa  di educazione emozionale/sessuale ricordiamo i seguenti:

  “Mi fido di te, mi proteggo”

   “Mi amo, mi proteggo”

   “Aids, proteggiti semplicemente”

   “Usare il preservativo è un segno di maturità sessuale”

(Graziottin, Pasini, Lila, Veronesi, white space, Isc, Fiss….)

L’obiettivo delle tante campagne di prevenzione e di sensibilizzazione è quello di educare all’“auto-protezione”, alla coscienza sessuale e soprattutto decondizionare l’associazione mentale tra preservativo/guai sessuali e stigma sociale.

Allego un canale salute sull’educazione emozionale/sessuale, a mio avviso, di notevole importanza: https://www.medicitalia.it/salute/educazione-sessuale

Data pubblicazione: 05 novembre 2013

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