Figli "difficili": come educarli?

La nascita di un figlio è un momento molto importante all'interno della vita di coppia. Per molte persone si tratta infatti del coronamento di un sogno, al quale si cerca di giungere il più possibile preparati. Durante la vita genitoriale i dubbi e le ansie possono essere considerati normali.

Al momento del concepimento, infatti, non viene fornito alcun "manuale del perfetto genitore" dal quale ricavare consigli e suggerimenti per la crescita del bambino. Di conseguenza, quando ci si trova dinanzia ai comportamenti inadeguati dei figli ci si chiede spesso come comportarsi.

I problemi comportamentali dei figli rappresentano una delle principali cause di disagio all'interno del nucleo familiare e di richiesta d'intervento da parte dei servizi di neuropsichiatria o degli psicologi dell'età evolutiva.

 

Cos'è un comportamento?

Un comportamento è di solito la risposta a uno stimolo interno o esterno. Si tratta generalmente di azioni che vengono prodotte in risposta a pensieri o emozioni di qualche tipo. Alcune di questi azioni possono essere appropriate all'abiente o alla situazione all'interno della quale vengono emessi.

Il criterio di adeguatezza tuttavia non va inteso soltanto secondo principi morali, ma andrebbe piuttosto riferito alla capacità di quel dato comportamento di consentire all'individuo il raggiungimento dei propri obiettivi, senza conseguenze dannose per se stesso o per altri. All'atto pratico, i comportamenti tendono a essere valutati secondo le norme sociali della cultura di riferimento.

Rispondere aggressivamente a una minaccia può essere considerato sconveniente nelle culture occidentali, ma può essere utile all'interno di culture tribali in cui, per esempio, l'individuo è costantemente minacciato da predatori e, di conseguenza, deve imparare a difendersi. La valutazione di un comportamento all'interno di una stessa cultura varia poi in base ai contesti in cui viene emesso: se un figlio "chiacchierone" può essere piacevole quando si è a casa, lo è un po'meno durante una cena di affari. 

 

Come funziona?

Per molti anni gli psicologi si sono chiesti quali siano i fattori in grado di determinare una data risposta comportamentale, ricorrendo prima a spiegazioni di carattere universale e poi a spiegazioni contestuali. La risposta alla quale molti scienziati sono arrivati è che il comportamento possa essere legato alle ricompense, ovvero alla loro capacità di fornire un risultato positivo per l'individuo.

Ogni volta che una persona mette in atto una determinata azione, in seguito alla quale ottiene un risultato positivo, viene in un certo senso "ricompensata" per i suoi sforzi e, di conseguenza, trovandosi in situazioni analoghe, sarà portata a ripetere quel comportamento. Se un bambino scopre che quando vuole un giocattolo basta piangere per ottenerlo, utilizzerà il pianto come strumento per ottenere tutti i giocattoli che desidera, almeno finché il pianto cesserà di "funzionare".

Di conseguenza se un genitore vuole che suo figlio eviti di mettersi a piangere quando desidera qualcosa, dovrebbe evitare di "rinforzare" il pianto, ovvero dovrebbe evitare di comprare un giocattolo quando il bambino piange. A volte semplici variazioni di questo tipo possono fungere da rinforzo negativo e far cessare i comportamenti inadeguati.

 

Le punizioni servono?

I comportamenti che più preoccupano i genitori sono di solito quelli negativi. In genere, si tende a rispondere ai comportamenti negativi attraverso le punizioni, le quali possono però rivelarsi inadeguate. Per essere efficace una punizione dovrebbe infatti essere abbastanza severa, essere applicata subito dopo il comportamento inadeguato e avere una durata sufficiente.

Nella maggior parte dei casi le punizioni inflitte dai genitori finiscono per essere inefficaci e possono contribuire a rinforzare ulteriormente il comportamento che si voleva far cessare. La caratteristica principale delle punizioni è che esse sono efficaci finché durano, ma una volta cessate possono portare l'individuo a riprovare con più forza la messa in atto di comportamenti indesiderati.

 

Cosa fare dunque?

Nella maggior parte dei casi, quando ci si trova dinanzi a comportamenti trascurabili (per esempio il bambino piange dopo un rifiuto) può essere sufficiente ignorarli. Quando però ci si trova davanti a situazioni che possono mettere a rischio il bambino o altre persone, o che possono avere conseguenze sociali rilevanti, sarebbe opportuno intervenire attraverso una punizione, purché questa sia seguita da una chiara spiegazione circa le ragioni che l'hanno motivata e le eventuali conseguenze alle quali si sarebbe andati incontro qualora non si fosse intervenuti.

 

Promuovere i comportamenti positivi

Esistono anche delle strategie che possono in un certo senso prevenire la messa in atto di comportamenti inadeguati da parte dei propri figli. Si tratta del rinforzo dei comportamenti positivi. Ciò equivale a dire che ogni qualvolta il bambino mette in atto un comportamento desiderabile (per esempio mette in ordine i giocattoli) sarebbe opportuno premiarlo, attraverso una lode, l'acquisto di un giocattolo o la preparazione di un piatto particolare. In questo modo il bambino sarà motivato a ripetere quello stesso comportamento anche in altre occasioni.

 

Quando l'educazione non basta

A volte però, nonostante gli sforzi compiuti, i comportamenti negativi persistono o presentano una gravità tale da richiedere l'intervento di un professionista. Si tratta di tutti quei casi in cui possono entrare in gioco fattori biologici, psicologici o sociali di varia natura, portando all'emissione di comportamenti le cui conseguenze negative vanno oltre quelle tollerabili all'interno del contesto sociale di riferimento.

Furti, incendi, danneggiamenti della proprietà, atteggiamenti di sfida, fughe, utilizzo di armi e altre condizioni simili possono indicare la presenza di un'eventuale sindrome clinica che richiede l'intervento dello psicologo, o di altre figure sanitarie. Fortunatamente si tratta di casi rari che possono verificarsi maggiormente all'interno di contesti famigliari inadeguati o in situazioni di forte disagio economico e sociale. 

 

A chi rivolgersi?

L'intervento psicologico è una procedura complessa che parte da un'accurata valutazione clinica. Nel caso di bambini molto piccoli, la valutazione è basata sulle informazioni fornite dai genitori o da altre figure di riferimento, mentre per gli adolescenti e gli adulti può essere basata sui resoconti diretti forniti dal paziente stesso.

La valutazione clinica può essere condotta solo di persona, all'interno dello studio di un professionista della salute mentale, il quale, dopo aver raccolto tutte le informazioni necessarie (eventualmente anche attraverso l'utilizzo di strumenti standardizzati) formulerà una diagnosi e indicherà il percorso d'intervento più adeguato.

L'intervento su bambini e adolescenti può essere svolto da uno psicologo dell'età evolutiva, ma in alcuni casi può richiedere l'intervento di una équipe, all'interno della quale dovrebbero essere presenti almeno un neuropsichiatra infantile e uno psicologo dell'età evolutiva. Per quanto riguarda invece persone adulte o tardo-adolescenti è possibile consultare uno psicologo clinico o uno psicoterapeuta.

 

Una buona regola

I bambini apprendono principalmente attraverso l'imitazione dei modelli forniti dagli adulti. Il principale strumento educativo è rappresentato dunque dal genitore stesso, dal suo carattere e dalle sue azioni. Se un genitore è premuroso, disponibile e mette in atto comportamenti funzionali, i figli tenderanno a imitarli, ma se i genitori sono violenti, litigiosi e disordinati, non ci si può aspettare che i figli apprendano a essere calmi e ordinati.

Per insegnare qualcosa ai propri figli è dunque necessario comportarsi nel modo in cui si vorrebbe che essi si comportassero. Per esempio, se si vuole che un bambino si lavi i denti dopo pasto, sarebbe bene che i genitori si lavassero i denti dopo ogni pasto; se si vuole che i figli imparino a rifarsi il letto, sarebbe opportuno non lasciare il letto disfatto. Fornendo modelli educativi adeguati e mettendo in pratica i suggerimenti forniti è possibile ridurre i comportamenti negativi e promuovere quelli desiderati.

Data pubblicazione: 11 luglio 2014 Ultimo aggiornamento: 29 luglio 2014

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