"P" di piacere o "P" di penetrazione? La medicalizzazione della sessualità maschile

valeriarandone
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo

“L’attesa del piacere è essa stessa un piacere”
Gotthold Ephraim Lessing

La fisiologia della riposta sessuale maschile obbliga alla penetrazione.

La risposta sessuale femminile può fruire del "percorso" verso l'intimità anche senza giungere alla "meta" (orgasmo).

Quale dei due meccanismi ha - in realtà - una “vulnerabilità di genere”?

Anticamente si pensava che la sessualità maschile fosse chiaramente più vulnerabile; si è tanto discusso di una vulnerabilità d'organo che crea poi una vulnerabilità psico/sessuale, ma siamo certi che sia realmente così?

La storia, con le sue modifiche epocali e dei ruoli sessuali, ha destabilizzato profondamente il maschio nel suo potere fallico e dominante.
La rivoluzione sessuale - portatrice sana di donne aggressive e sessualmente richiedenti - la pillola contraccettiva - che ha definitivamente disgiunto la sfera del piacere da quella procreativa e per finire il divorzio, sono tre eventi epocali che hanno stravolto i vecchi retaggi che mantenevano in vita la salute sessuale dell'uomo.
La donna, con la sua sessualità silente, mistificata e spesso recitata, è sempre stata la Cenerentola della vita intima.

Donne infelici e sottomesse, anorgasmiche e rassegnate, hanno spesso recitato orgasmi inesistenti per gratificare e nutrire il narcisismo e l'autostima dei loro partners.
Le donne venivano considerate il vero “sesso debole” sotto le lenzuola, proprio per la difficoltà - se non impossibilità - a raggiungere il piacere sessuale.

L'avvento e l'abuso della pornografia, ha sdoganato immagini maschili di uomini potenti, fallici e sovradimensionati, creando e fomentando ansia da prestazione, ansia da dimensione e proponendo destabilizzanti modelli identificativi per giovani acerbi che si accostano alla sessualità, del tutto analfabeti dal punto di vista emozionale e sessuale dei primi rudimenti della vita intima.
L'uomo senza erezione, non può assolutamente fruire dei piaceri della sessualità e - solitamente - in caso di d.e ad etiologia psicogena, più insegue la sua eccitazione, più questa viene inevitabilmente meno.

Senza erezione quindi, non può esserci piacere

Né il piacere sensoriale, né il piacere del contatto, tantomeno il piacere della pelle sulla pelle, delle labbra sulle labbra, tutto passa dal vaglio delle potenza erettiva e del suo inseguimento, spesso vano.

  • A questo punto quale dei due meccanismi della risposta sessuale, maschile e femminile, ha - in realtà- una vulnerabilità di genere?
  • Il piacere è dato dalla penetrazione o dal percorso che porta al piacere?
  • Il piacere è dato dalla meta o dal percorso?
  • L'aspetto della genialità è così centrale, se non indispensabile, per provare piacere?
  • Si parte dai genitali per arrivare alla sensorialità del corpo o è anche possibile - e direi auspicabile - effettuare il percorso al contrario: dalla sensorialità ai genitali?
  • Tutto e subito, ma questo è piacere?

Rientro da pochi giorni dal primo, interessantissimo workshop di bioetica, svoltosi nella capitale, sulla "medicalizzazione della sessualità maschile", organizzato dalla Sia e dalla Lams, improntato ad un approccio poliedrico e sfaccettato alla salute sessuale dell'uomo ed ovviamente della sua partner.

La datata distinzione tra d.e ad etiogia organica e d.e. psicogena è veramente datata e desueta, non è infatti pensabile separare mente e corpo - non più alle porte del 2015 - sia per quanto riguarda l'aspetto diagnostico che terapeutico.

La "dimensione del piacere" non può soltanto essere relegata alla P della penetrazione, ma il Focus della disamina dovrebbe essere spostata sulla P del piacere in generale, sul corpo - con i suoi misteri e con i suoi piaceri - e sulla coppia - con il suo calderone di alchimie e seduzioni.

Relegare la risposta sessuale maschile alla semplice e limitativa risposta erettiva, mi sembra veramente miope e soprattutto svalutante.
 Spostare lo sguardo dai genitali alla persona - a mio avviso - rappresenta la strada migliore per evitare pericolose e nocive parcellizzazioni e medicalizzazione della sessualità umana.

 http://www.uprait.org/index.phpoption=com_eventlist&view=details&id=370&lang=es


 

Aggiungo queste letture sulla sessualità maschile:

Data pubblicazione: 17 novembre 2014

1 commenti

#1
Ex utente
Ex utente

Sono d'accordo con lei dottoressa. Il piacere nella sessualità non dovrebbe essere limitato alla penetrazione, perchè ci sono tanti aspetti del piacere. Tuttavia temo che la penetrazione rimanga condizione necessaria, anche se forse non sufficiente. Mi spiego meglio: il piacere non dovrebbe essere legato solo all'atto penetrativo, tuttavia senza la penetrazione è spesso un amore incompleto. E non credo che sia solo una convinzione maschile. Al di là delle generalizzazioni, perchè ognuno ha la propria storia e le proprie preferenze, mi sembra che senza la penetrazione l'amore sessuale e quindi l'amore in sè sia mancante di qualcosa di importante, se non fondamentale. E credo che sia anche un'esigenza femminile. La donna si sente apprezzata se riesce ad eccitare il maschio e a portarlo alla penetrazione che la appaga in quanto femmina. Non è che ci si può fare molto: il genere umano si è riprodotto e ed è sopravvissuto nelle migliaia di anni grazie a questo meccanismo e il nostro corpo non mente nel richiederlo. L'uomo con disfunzione erettile sa che partirà svantaggiato e dovrà mettere in conto che una donna alla lunga potrebbe non sopportare il fatto di non essere penetrata dal partner. Insomma, in linea di principio sia l'uomo sia la donna non dovrebbero porre eccessiva importanza alla penetrazione, ma l'assenza di penetrazione (come nel caso della disfunzione erettile) mi sembra una condizione alquanto problematica per il rapporto di coppia.

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