Per sempre o ti odio? La giusta distanza per fare funzionare un rapporto di coppia

valeriarandone
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo

“Nulla può curare l’anima se non i sensi; come nulla può curare i sensi se non l’anima.”
Oscar Wilde

Quando si ama, si sa, si tende ad azzerare ogni distanza. 

Infinite telefonate, email, chat.

Ogni possibile spazio viene occupato dalla presenza, reale o virtuale, dell'altro.

Il partner diventa una presenza interna.

Un “oggetto interno” - termine preso in prestito dalla psicoanalisi - che abita dentro di noi sempre e, solitamente, si crede “per sempre”.

Una delle cose più difficili in amore è mantenere la giusta distanza dal mondo dell'altro.

È frequente passare dal tutto al niente, dall'amore assoluto all'odio, dalla fusione alla separazione/lacerazione.

Dall'on all'off della dimensione amorosa.

Dal “va bene tutto dell'altro, non poteva essere così perfetto” al “non va bene niente”.

Da “amore eterno” al “ti odio”.

Dal per sempre all'addio.

Dal desiderio sessuale straripante alla paralisi emotiva e fisica.

Dalle parole dolci e d'amore agli insulti ed alle offese.

Dai progetti di vita eterna al congedo amoroso.

  • Ma sarà mai possibile?
  • Trattasi di persone disturbate?
  • Era amore all'inizio e poi si è trasformato in abitudine?
  • L'amore passa, invecchia, si trasforma?
  • L'Amore può diventare odio?
  • Ma l'altro ci appartiene davvero?
  • Ci è mai appartenuto?
  • Amare è un compromesso tra limiti e libertà?
  • La parola "compromesso" stride con la nobiltà del sentimento dell'Amore?

 

Qualche riflessione

Vivere in coppia è sicuramente tra le più complesse acrobazie del vivere, soprattutto oggi.

Lo è ancor di più quando trattasi di coppie longeve, acrobate tra il quotidiano e la stanchezza, il lavoro, i figli ed il tempo - parcellizzato - per se.

Spesso le coppie navigano nel mare tempestoso della disattenzione e della prevaricazione, impedendo la libertà e la creatività del partner, aggredendolo invece di accarezzarlo e minacciandolo invece di trovare parole comuni e di chiarificazione.

La comunicazione di servizio si sostituisce a quella emotiva e la coppia viene rapita da un turbinio di incomprensioni e di astio.

Nella “cultura del fare” a cui apparteniamo, è veramente chimerico prendersi cura del sentire e del sentirsi reciprocamente, manutenzionare ed innaffiare il legame d'amore.

Tutto viene dato per scontato, soltanto perché scritto nel canovaccio “coppia”.

Molte relazioni oggi, navigano a vista senza una rotta condivisa, infrangendosi sugli scogli dell'incomprensione e della conflittualità, deragliando verso il terreno infertile della lotta per il potere, nel tentativo di affermare se stessi in un clima di contrapposizione, piuttosto che di complicità e cooperazione, fertile e proficua.

La “giusta distanza” in amore, è una strategie vincente, ed è quella distanza che permette di essere presenti, ed al contempo, di essere distanti.

È una danza di avvicinamenti ed allontanamenti dal mondo dell'altro, per arginare i frequenti cortocircuiti dei rapporti di coppia.

È quella distanza che consente di tenere dentro di se l'oggetto d'amore, dipendendo spesso da lui, ma al contempo di essere autonomi, di non perdere il proprio baricentro esistenziale - reggendo e non soccombendo come quando si ha fame d'aria - alla sua assenza o distanza momentanea.

 

Quando non è possibile mantenere la giusta distanza
Come sappiamo, vivere bene, sopravvivere o vivere male dentro la coppia, dipende da come siamo stati amati o non amati, dall'imprinting sensoriale e dalla dote affettiva che abbiamo ricevuto dalle figure parentali.

Può capitare che uno dei due partners abbia vissuto un legame ambivalente con la figura materna.

Una madre ambivalente si ripercuote negativamente sulla figlia, divisa tra la spinta all'autonomia e le difficoltà di separazione.

L'aver vissuto il processo di identificazione con la madre all'insegna dell'ambivalenza, porta al l'impossibilità di separarsi dall'oggetto d'amore, nei confronti del quale rimane un bisogno d'amore non corrisposto, un vissuto di vuoto che non può essere colmato se non da un tentativo continuo di “attaccamento all'oggetto”.

Questo stesso bisogno si sposta, in età adulta, verso il partner prescelto, sostituto materno o paterno, sul quale vengono riversate poi tutte quelle richieste che la madre non è in grado di soddisfare.

Quello che in psicoanalisi si chiama “coazione a ripetere di antichi copioni”.

In questi casi ci rendiamo contro di quanto sia difficile mantenere la giusta distanza quando trattasi di partner affamati d'Amore.

  • Quali sono le variabili per stare "dentro" un legame, senza esserne schiacciati o fagocitati?
  • Quali elementi sono indispensabili per nutrire un rapporto e per farlo sopravvivere alla noia ed al faticoso quotidiano?

 

Dalla simbiosi alla separazione
La “giusta distanza” è un elemento di fondamentale importanza per il buon funzionamento del rapporto di coppia e soprattutto per la sua longevità.

Vi sono coppie caratterizzate da una totale “simbiosi”, sono coppie fusionali, con caratteristiche vampirizzanti dell’energia altrui, dove non è possibile distinguere il confine psichico dell’uno da quello dell’altro.

Solitamente questi partners non reggono la distanza, la temono e la demonizzano, tendono ad occupare il tempo con attività condivise, spesso trattasi di coppie di vecchia data - si sono fidanzati da adolescenti e l'uno è stato il primo fidanzato per l'altro - gli amici sono in comune ed ogni nuova presenza viene vissuta come intrusiva e come una reale minaccia al legame.

Sono coppie formate da partners poco autonomi, con possibili traumi infantili che hanno vissuto un attaccamento non adeguato alle figure parentali.

I protagonisti di questi amore vivono in uno stato costante di “riserva” - anzi di “rosso fisso” -d'amore e di bisogno dell'altro.

Il tema della distanza dal mondo dell'altro è un tema molto complesso; le coppie che tendono alla fusione, diventano parassitari dell'energia psichica dell'altro - per eccessiva gelosia, per traumi infantili, perché non conoscono altri modi di amare - e sono sicuramente candidati a conseguenze importanti e nocive sulla salute e sul benessere di coppia.

In questi casi le probabilità di una rottura sono elevate.

Talvolta poi, uno dei due partners, per una serie di eventi della vita, si risveglia dal letargo emotivo, comportamentale e sessuale e farà di tutto per riprendersi la propria vita ed il suo mondo interno.

Ogni moto di allontanamento del partner, viene vissuto dal coniuge, come un attacco acuto al legame, viene così impedito, anticipando solitamente la futura rottura.

La giusta distanza dal mondo dell’altro, sembra essere un elemento di fondamentale importanza per poter apportare elementi vivificatori al legame, per non esserne prosciugati e/o prosciugare. Mantenere aree sane vitali, private, riservate, nell’assoluto rispetto dell’altro, consente di mantenere accesa la curiosità e l’interesse verso l’altro.

L'altro non ci appartiene.

Sarebbe utile - ma è veramente difficile - stare nella pelle dell'altro senza smarrire i propri confini psichici.

 

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/5538-silenzi-per-cena-le-dieci-regole-per-far-funzionare-un-rapporto-di-coppia.html

Data pubblicazione: 30 luglio 2015

10 commenti

#1
Ex utente
Ex utente

Bell'articolo, complimenti
il suo blog mi fa tornare indietro nel tempo.

Una relazione vissuta intensamente con una ragazza dolcissima, ma questo, è successo molto tempo fa... Era un amore vero, unico, tanto che il termine "relazione" ne sminuisce l'intensità di quegli anni vissuti insieme.

Una fusione di due corpi e due anime che si giurarono fedeltà e dedizione eterna, uno per l'altro senza compromessi.

Era davvero questo, un amore karmico, totalizzante.

Immediata familiarità , necessità di condividere, pelle sensi e odori, le stesse sensazioni, sogni e attimi già vissuti, sentimento di appartenenza, sospiri infiniti.

Ma l'amore karmico credo non possa esistere, se non si è pronti ad affrontarlo.

Ed è proprio questo che segnò la fine imprevista ed improvvisa del nostro amore, ed è proprio questo che accadde, tutto in un attimo, un amore sbriciolato negli attimi di un non amore, come un corpo indossato, ma di colpo non più riconosciuto.

Una esperienza da non ripetere mai più.

Il mio amore: Joanna, aveva un pregresso famigliare particolare, un vuoto di affetto importante per una persona sensibile come lei e tanto è bastato per palesare dopo qualche anno i suoi lati negativi poiché non predisposta alla sistematicità, quella che ti permette di essere razionale e ti protegge dal terrore di essere lasciato, tradito, dalla insicurezza profonda, dal cercare di non imporre regole e comportamenti, la paura di perdere il controllo, litigare per questioni futili, bisogno di conferme, ma soprattutto la necessità “continua” di mettere in discussione i "punti fermi".

Insomma un attaccamento smisurato, misto ad amore, fragilità, insicurezza e possessività.

Qualsiasi mia dimostrazione di amore non serviva più. La strada, per me liscia e senza buche, per lei diventava sempre più impercorribile, piena di ostacoli immaginari in uno scenario potente ed avvolgente ricco di emozioni, di amore ma anche di risentimento, insomma un amore struggente, ma al contempo maltrattato, abusato.

Credo che chi ha vissuto un pregresso famigliare particolare con i propri genitori, come quello da lei accennato e come quello della mia Joanna, non potrà mai amare una persona smisuratamente, sarebbe sempre un amore devastante e devastatore, dove chi lo vive, come nel mio caso, da razionale, rischia alla fine, di apparire lui stesso irrazionale, chi invece è la causa del malessere a quel punto diventa il soggetto razionale giustificato dal suo stesso malessere e rafforzato dai pensieri e dai sospetti idealizzati e trasformati poi, dalla propria mente, in realtà.

Protegge, rinforza e rafforza se stessa trovando le cause altrove. Ed in questo trambusto la vittima prescelta soccombe, comprendendone razionalmente i motivi.

Solitamente soccombe sempre il “vero razionale”, colui che protegge l'altro dal suo stesso malessere e dalle sue fragilità.

Come le dicevo, la ringrazio perché mi ha fatto ripercorrere momenti belli della mia vita trascorsi con la donna che sarebbe dovuta essere la mia donna per sempre e che ora è di un altro, ma mi ha fatto anche riflettere e, finalmente posso darmi una risposta certa rispetto a ciò che accadde.

Quell'amore vissuto e sbriciolato nell'attimo di un non amore... trova la risposta in questa sua affermazione:

<<
“Il bisogno si sposta, in età adulta, verso il partner prescelto, sostituto materno o paterno, sul quale vengono riversate poi tutte quelle richieste che la madre non è in grado di soddisfare.”

Quello che in psicoanalisi si chiama “coazione a ripetere di antichi copioni”.
>>

Credo anche però che rassegnare le armi prima della sconfitta con un grido di dolore, forse nella consapevolezza di dover necessariamente preservare la propria psiche o tutelarla da una eventuale delusione non si sposi bene con il sentimento vero.

Il messaggio che passa è quello di voler custodire la propria autostima e se stessi più che tutelare il proprio amore, rinunciando così all' “oggetto”. Un deterrente efficace per la psiche già debole e fragile per il pregresso famigliare vissuto.

La sconfitta in amore non esiste.

L'odio non è contemplato.

La delusione Si.

Joanna continua ad essere il mio amore, perché solo a lei giurai amore eterno.

Grazie per avermi ascoltato ed aver risvegliato le mie emozioni oramai sopite.

Sa...., certi amori si lasciano, ma non si dimenticano mai... Lei, Joanna, nonostante tutto, è sempre al mio fianco.

#2
Dr.ssa Valeria Randone
Dr.ssa Valeria Randone

Gentile Utente,
grazie per le sue riflessioni che mi offrono la possibilità di aggiungere ancora qualche nota a questo articolo.
Gli amori così totalizzanti come quello che ha vissuto Lei, solitamente, non avvengono per caso e sono davvero rari ed unici da vivere.
Un regalo della vita che va custodito, protetto ed innaffiato giornalmente con gentilezze, cure, scelte e doni.
Due anime che si riconoscono, si scelgono e si fondono - con il rischio di smarrire i loro confini psichici - non sono di certo due anime a caso, ne trattasi di semplice, ed a termine, attrazione fisica.
Questi amori partono da lontano ed i protagonisti si scelgono in funzione di meccanismi profondi ed inconsci, di "entrambi".

Lei scrive:

"Ma l'amore karmico credo non possa esistere, se non si è pronti ad affrontarlo"

Lei era pronto ad affrontarlo?
Ne era davvero capace?
Si definisce razionale, ma l'amore mal si sposa la razionalità; non esistono cassetti ordinati, ma un caos meraviglioso che è il motore stesso dell'amore e dell'eros.

Le sue parole, intense e toccanti sembrano però analizzare ed accusare soltanto questa donna, senza lasciare alcuno spazio a sé, alle sue paure, alle sue fragilità, alle sue esigenze.
Solitamente gli amori hanno sempre una componente "relazionale": tirano fuori il meglio ed anche il peggio di ognuno di noi.
Anche la gelosia, quando diventa ossessiva, non è sempre frutto di tare psichiche del passato, ma di tare del legame amoroso.

L'amore che non guarisce inoltre, quando giunge a termine, riporta in superficie nuove ed antiche ferite, molto dolorose.

Siamo online, per di più senza poterla ascoltare davvero e senza il vissuto e la sofferenza della sua donna, quindi qualunque mia riflessione la prenda con le pinze.

Un cordiale saluto.

Valeria Randone

#3
Ex utente
Ex utente

Certo, ha ragione su molti punti, ma spesso chi esagera e chi ha questi problemi di pregresso vissuto, finisce per implodere e cerca una via di fuga, più da se stessa che dal suo partner, solo per salvaguardare la propria salute trascurando tutto quello che c'è intorno.
Dimenticavo comunque un dettaglio da non trascurare, lei, Joanna, " mi ha tradito con un altro uomo.
Lo ha fatto solo per il gusto di farmi del male e mi creda, nulla sarebbe potuto tornare come prima e da quel momento ho capito il suo livello di efferatezza e di non controllo.
Vendere il proprio corpo solo per fare un dispetto, è sconcertante.
Questo per farle capire quanto sia importante non eccedere ed idealizzare o convincersi del nulla.
In realtà questa ragazza che stimavo tantissimo ed alla quale io sono stato sempre fedele, in un attimo ha cancellato se stessa e tutto quello che aveva costruito intorno a noi.
Io ne presi atto ed in silenzio sono sparito...
Non colpevolizzo, ma prendo atto delle differenze che c'erano tra noi

Grazie per la risposta
Paolo

#5
Dr.ssa Valeria Randone
Dr.ssa Valeria Randone

Gentile Paolo,
in amore, come avrà letto nell'articolo, si fanno tanti dispetti, minacce di dispetto - passando dall'amore all'odio - fino ad arrivare ad attacchi acuti di rabbia, ma non sempre la verità è come sembra.
Le ripeto, non conosco la sua donna e le dinamiche della fine del Vostro Amore.
Non credo si possa tradire per fare un dispetto: il dispetto lo si farebbe a se stessi.

È davvero certo che le cose siano andate così?

La fine di un amore non è mai così improvviso, ci sono dei segni prodromici di malessere che andrebbero colti, analizzati e bisognerebbe sempre lavorarci su se si desidera mantenere in vita il legame d'amore.

Le "responsabilità" poi, sono sempre di entrambi, tra passato, dinamiche di coppia, desideri, paure, vulnerabilità, prospettive di vita futura ecc...
Ho la sensazione che Lei continui ad addossare tutte le colpe a questa ragazza, deresponsabilizzando ogni suo possibile comportamento.
C'è molta rabbia, astio e dolore nelle sue parole...
Scrive anche:
"Vendere il proprio corpo solo per fare un dispetto, è sconcertante"
Praticamente le da della "prostituta"!
Mi sembrano parole forti ed offensive.

Forse, con il supporto di uno psicologo, dovrebbe lavorare su queste sue emozioni così intense ed ambivalenti.
Un cordiale saluto.

#6
Dr.ssa Valeria Randone
Dr.ssa Valeria Randone

Ciao Antonio,
mi fa piacere che l'articolo ti sia piaciuto.

Un caro saluto.

Valeria

#7
Ex utente
Ex utente

Il mio racconto sul suo diario era un semplice atto di libertà, un filo sottile che voleva passare attraverso la parola scritta. Ho voluto farlo qui perché pensavo fosse il mezzo ed il luogo migliore per lasciare un ricordo, uno scorcio della mia vita.
Chissà se Joanna passerà e mi leggerà .... Forse lo ha già fatto forse no, ma di certo ricordo quando ascoltavo i suoi racconti come si ascolta il mare in una conchiglia, con amore e dedizione, con la sensibilità di un padre verso la propria creatura.
Non conosco e non provo astio, odio, acredine e non darei mai della prostituta ad una donna se prima non fosse lei a chiamarmi "prostituto", purtroppo non si declina al maschile.

Ho voluto lasciare un backup di me stesso in questo cassetto dei ricordi, ma devo ammettere che scrivere qui è una grigia maniera di riproporre la propria esistenza.
Ho ceduto drasticamente mediando le mie emozioni attraverso questo mezzo raccontandomi.

Non intendevo offendere nessuno ancorché la donna che amai più di me stesso, ma se è vero come dice lei, che sicuramente non ebbe il coraggio di tradirmi, gioisco e sorrido anche di fronte all'apocalisse.
Mi fermo qui e la ringrazio per il tempo prezioso che ha voluto dedicarmi.

Grazie ancora
Paolo

#8
Dr.ssa Valeria Randone
Dr.ssa Valeria Randone

La ringrazio per avere adoperato questo spazio aperto a tutti ed altamente simbolico e per averlo adoperato come contenitore per le sue emozioni, come se fossero pagine di un diario segreto.

Lieta di averLa ascoltata.

Tanti auguri per tutto.

#9

,,,Bello questo tuo articolo e bello sentire il fluire di ricordi , emozioni, rabbie e rimpianti di Paolo... un vero arricchimento..
Grazie, bravissima sempre.. un abbraccio Magda

#10
Dr.ssa Valeria Randone
Dr.ssa Valeria Randone

Cara Magda,
grazie per le Tue note, sei sempre molto attenta, affettuosa e generosa.

Devo dire che Paolo ha toccato anche me, con la sua intensità.

Buona domenica.
Valeria

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