Il figlio cronico

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Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta

Nascono meno bambini, la vita si allunga.. la famiglia di oggi è centrata più di un tempo sulle relazioni fra adulti, così come sottolinea Eugenia Scabini in “ Identità adulte e relazioni familiari”. E diventa sempre più importante riflettere sulla relazione fra giovani adulti e i loro genitori, sull’importanza delle risorse del dialogo e della flessibilità, in un momento storico in cui siamo in presenza di una permanenza prolungata di figli in famiglia, dopo la prima giovinezza.

C’è un intrecciarsi di cause strutturali in questa prolungata permanenza in famiglia: difficoltà nel trovare lavoro, prolungata scolarità, difficoltà nell’essere in grado di vivere da soli ed anche in coppia, ritorno in famiglia dopo separazioni, licenziamenti, insieme anche ad una certa difficoltà da parte dei genitori, nel separarsi dai figli e di viverli come adulti davvero.

Gli studiosi parlano di necessità di “addestramento a doppio senso”, brutto termine che, tradotto, significa che per i genitori diventa necessario.. lasciarli andare.. questi figli.

E per i figli è necessario saper coniugare, cioè mettere insieme, l’affetto ed il rispetto, la lealtà e la gratitudine con i compiti di individuazione, di affermazione del sé, di distacco per la formazione di una nuova famiglia..  

  Nasce a questo punto il problema delle aspettative.

   Un troppo elevato livello di aspettative, da parte dei genitori, è sbagliato e controproducente, perché c’è il rischio

  1. per i genitori, di facilitare la nascita di conflitti nel cuore e nella vita dei figli, indurre sentimenti di ansia, od anche, difensivamente, di rabbia e chiusura, sono i figli fuggitivi che tagliano e vanno in un “altrove” lontano, ma anche vicino, a Londra o nel paese vicino, e telefonano ogni tanto.. “Come stai? ” 
  2. Il rischio per i figli (che già magari hanno oggettivamente una vita complicata, data la società competitiva in cui siamo immersi) è la nascita di conflitti di lealtà nei confronti della persona che hanno scelto ed amano, per un verso, e delle loro radici per l’altro verso. Come leggiamo troppo spesso nei post che riceviamo e a cui rispondiamo ogni giorno..
  3. Ma c’è anche il rischio di sentimenti di delusione, di sconforto per un certo tipo di genitori, che vanno a sfiorare la cosiddetta “sindrome del nido vuoto”.

  Infatti non tutte le coppie nell’età di mezzo e più, sanno... “rinegoziare il rapporto di coppia”, sanno ritrovare col partner il colloquio, l’amicizia, gli interessi comuni, l’allegria e l’amore..

  Secondo la Selvini, infatti, “una troppo insistita centratura sul ruolo genitoriale nasconde una fragilità e povertà sull’asse coniugale”.

Sono stati trent’anni centrati sui figli, ora gli manca l’aria...

  Sarà necessario allora ricordare che gli stili relazionali non sono gli stessi in tutte le famiglie, per cui un eccesso di affetto, di presenza, di consigli e di aiuti da parte dei genitori può essere vissuta dai giovani adulti e dai loro partner, come...ingerenza, come squalifica, come mancanza di fiducia.

  D’altra parte non si può dimenticare che una equilibrata composizione fra attaccamenti e separazione intrafamiliare paiono consentire ai figli di affrontare gradualmente l’autonomia vera e le difficoltà del mondo del lavoro.

Ma trovare un equilibrio fra appartenenza e separazione non è semplice, né facile

  Nel suo recentissimo libro (La terapia familiare multigenerazionale) l’Andolfi sottolinea come sia necessario che appartenenza e separazione vengano vissute come fasi e non come concetti che si escludono l’un l’altro..generando solo conflitti ed infelicità.

   Secondo questo Autore c’è uno specifico momento, uno stadio in cui avviene il.. superamento dei limiti gerarchici, genitori – figli, e si giunge ad un rapporto tra pari.. che possono non essere d’accordo su tante cose, ma si rispettano e si vogliono bene comunque.

Momento fondamentale che richiede disponibilità e flessibilità da parte dei genitori, ma soprattutto un diverso, adulto, modo di porsi, di dialogare, intraprendere, spiegare da parte dei figli.

     Questo succede quasi sempre, ma esiste anche il problema del “figlio cronico” come Andolfi definisce un soggetto che non sa essere credibile, invischiato in un insieme di paure, sensi di colpa, che può diventare dipendenza.

Dipendenza dai genitori per affetto, per aiuto, per cura, per lavoro, per motivi economici.

Dipendenza dal partner che vorrebbe un rapporto esclusivo, e si sente minacciato, disconfermato e vorrebbe quasi far tagliare le radici.

Della serie.. “o loro o me..”

    Vediamo il giovane padre che non riece a gestire i suoi affetti con equilibrio, la trentenne che non riesce  a raggiungere il fidanzato, perché ha paura per la madre, e si blocca tra la rabbia e i rimpianti in una situazione di stallo.

Casi limite, di spreco di risorse ed inutili infelicità.

Ci si augura che una maggiore conoscenza del problema conduca a sguardi più lucidi e generosi e a soluzioni migliori per tutti.

 

Referenze

  • Eugenia Scabini e Pierpaolo Donati, La famiglia lunga del giovane adulto, Vita e Pensiero,  Università Cattolica di Milano 1988
  • Eugenia Scabini e Pierpaolo Donati, Identità adulte e relazioni familiari,Vita e Pensiero,  Università Cattolica di Milano 1991
  • Maurizio Andolfi, La terapia familiare multigenerazionale, Raffaello Cortina Editore, 2015 
Data pubblicazione: 21 gennaio 2016

6 commenti

#1
Dr.ssa Valeria Randone
Dr.ssa Valeria Randone

Cara Magda,
veramente utile e ricco di riflessioni questo articolo.

"una troppo insistita centratura sul ruolo genitoriale nasconde una fragilità e povertà sull’asse coniugale”...

Verissima questa affermazione, in effetti nella nostra attività clinica vediamo davvero tante coppie che pur di rimanere ancora coppie , nascondono la polvere di un matrimonio fallito sotto il tappeto, e fanno solo i genitori, erotizzando la genitorialità ...

Un abbraccio e complimenti!

#2

Grazie Valeria, mi fa piacere che siamo in consonanza, anche recentemente abbiamo avuto molti post di ragazze che si bloccano la vita , quasi ricattate e di giovani padri tra due fuochi..un pò di equilibrio ci vuole ..!

#3
Utente 397XXX
Utente 397XXX

Purtroppo quello che scrive la dottoressa è vero: i genitori investono troppo sui figli, per vari motivi. A parte quelli già elencati, mi sembra che uno dei motivi sia il modello di famiglia che c'è in Italia. Nel nostro paese la famiglia è l'unica agenzia che si prende cura seriamente dei figli. Lo Stato è assente e i genitori per lo più decidono tutto per i figli. La lunga scolarità in Italia è possibile solo grazie ai genitori e questi dopo vogliono il loro tributo dai figli. Ancora di più se li devono mantenere anche dopo gli studi. Un figlio che dipende dai genitori fino a 35 anni è un figlio segnato: avrà passato la metà della propria vita al traino dei genitori e tutti ci rimettono in termini di autonomia, sia i genitori sia i figli. Ovviamente non è un caso che tutto ciò capiti in Italia, la culla del cattolicesimo. Poi certo, i coniugi riversano sui figli le frustrazioni del loro matrimonio fallito. Forse è vero che la famiglia viene troppo idealizzata e che i genitori spesso sono i primi sabotatori dei figli.

#4

C' è del vero in quanto dice , ma non sempre e non per tutti è così, per fortuna, gentile Utente 397753!
Anch'io come molti altri Colleghi riteniamo che più riflessioni e più chiarezza aiutino le persone a guardare alle situazioni difficili, agli inevitabili problemi che la vita pone, con ..
maggiore flessibilità e coraggio.
Ci proviamo ..!

#5

Grazie Magda per questo ritratto sulla famiglia odierna.
È vero: si sottovaluta spesso come una genitorialità prolungata e tutta volta a questo ruolo, porti quasi alla perdita di capacità di essere e tornare ad essere coppia.
Ed è vero: questa prolungata convivenza diviene lesiva per entrambe le parti... Pensare che un tempo si diventava genitori ventenni quasi immaginandosi quarantenni "liberi"!
Complimenti!

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