Caro Dottore ti posso scrivere? La medicina narrativa

valeriarandone
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo

"La malattia è un avvertimento che ci è dato per ricordarci ciò che è essenziale"
Proverbio tibetano.

  "esiste un legame indissolubile tra narrazione e cura", questo è il massaggio della medicina narrativa.

I nostri blog, ed il lavoro su Medicitalia, così come la medicina narrativa, hanno come obiettivo di incentivare lo sviluppo di strumenti, iniziative e metodologie volte a promuovere una maggiore centralità del paziente in medicina ed in sanità.

L'obiettivo ultimo è la dimensione dell'ascolto.
L'ascolto del paziente.
Ed un pò come avviene nel controtasfert di psicoanalitica memoria, l'ascolto di quello che l'utente-paziente evoca in noi.
L'ascolto profondo dei suoi bisogni, della sua storia e delle sue emozioni, non soltanto dei suoi sintomi e della sua malattia.

Il paziente non è la sua malattia.

I protagonisti della medicina narrativa sono i pazienti ed i loro caregiver - coloro che si occupano dei malati, nient'affatto immuni da stress e da usura emozionale - con le loro storie di malattia, raccolte attraverso le metodiche della Medicina Narrativa.

 Qualche riflessione
Quando ci ammaliamo, entriamo nel vortice della paura e dell'ignoto, le ansie amplificano i sintomi ed i sintomi nutrono le nostre ansie.

  • Che fare?
  • Con chi parlare?
  • È bastevole una diagnosi ed una cura?
  • Ed un controllo,magari trimestrale?
  • E le nostre emozioni a chi le raccontiamo?
  • Possiamo stressare i nostri familiari?
  • Saranno in grado di contenerci e di accudirci?
  • È utile inondarli di angosce e di preoccupazioni?

Ognuno di noi, ogni giorno, racconta qualcosa: raccontiamo le nostre paure ed i nostri desideri, la nostra anima ed il nostro corpo, i nostri sogni ed i nostri sintomi.
Raccontiamo in pratica noi stessi agli altri.
Ci raccontiamo con le parole, con le email, con i sintomi, ed anche con i silenzi.
La narrazione è un elemento sempre centrale della nostra vita.
Insegniamo ai nostri figli, sin da subito, le parole in grado di tradurre gli stati d'animo, gli insegnano prima a dare un nome a quello che provano ed alle loro emozioni e, dopo, ai sintomi ed al disagio.

C'è chi, però, per analfanetizzazione emotiva o per tutta una serie di meccanismi di difesa, non si racconta e non racconta; in questi casi un muro di silenzio e, spesso, di paura si impossessa del paziente, amplificando il vissuto di malattia.

La "narrazione dell’esperienza e del vissuto di malattia" , ed anche della paura, così come il confronto con altri malati, ha un ruolo significativo nelle relazioni di cura perché quando la sofferenza viene inserita dentro un racconto e diventa condivisibile si trasforma in una vera "risorsa".

Come sappiamo oggi, la fretta caratterizza tutte le nostre attività, purtroppo anche cliniche, un paziente segue l'altro dal punto di vista temporale, anche se in realtà lo spazio che occupano dentro la nostra psiche ed i nostri pensieri non è equiparabile allo spazio-tempo che occupano nel nostro studio.

Il paziente però, ha bisogno di raccontare la sua storia clinica, oltre che di raccontarsi.

Emozioni e paure, ansie e preoccupazioni, la malattia - qualunque essa sia - che gli cammina a fianco ed un bisogno di capire di più, oltre che di capirsi maggiormente in questa nuova, dolente, veste da malato.

 

La medicina narrativa
Si chiama medicina narrativa ed ha come obiettivo quello di riformulare la comunicazione inerente la cura, non soltanto di "chi eroga la cura", ma di "chi si prende cura".

Blog seguitissimi, forum e consulti online, rappresentano il barometro che testimonia il bisogno del paziente di raccontarsi e di essere ascoltato.

Medicitalia docet!

L'etere, per chi soffre, diventa un luogo virtuale e simbolico sempre aperto, sempre presente e disponibile - giorno, notte, sabato e domenica, così come a dicembre e ad agosto - capace di ospitare e di condividere gioie, dolori e le infinite quote d'ansia di chi soffre di una qualunque patologia.

 

Condividere l'esperienza della malattia è un gesto d'amore per chi lo fa e per chi lo riceve.

 

Il fulcro della medicina narrativa è di rileggere il rapporto tra medico e paziente, enfatizzando lo scambio verbale ed epistolare.
Questa metodica nasce in America agli inizi del 2000 dal medico internista dottoressa Rita Charon docente della Columbia university, in seguito furono effettuati studi pionieristico da antropologi, medici e psicologi.
La Medicina narrativa approda in Italia con grande successo.
La narrazione diventa lo strumento di cura, e sedimenta il legame profondo tra medico e paziente.

 

Il suo valore è duplice.
1- l'elaborazione del racconto da parte del paziente, seguita dalla comunicazione della propria esperienza. Questo spazio di riflessione diventa una sorta di foglio bianco dell'anima, dove poter riscrivere le sue emozioni ed evitare pericolose - e possibili - somatizzazioni che peggiorerebbero il quadro clinico.

2- la narrazione del vissuto - mediante la scrittura - contribuisce a migliorare inoltre il "rapporto medico-paziente", in funzione della condivisione e dell'empatia.

Conclusioni
Credo che Ippocrate con questa sua famosissima citazione, racchiuda al meglio l'obiettivo della medicina narrativa:

"La cosa più importante in medicina? Non è tanto la malattia di cui il paziente è affetto, quanto la persona che soffre di quella malattia".

 

qualche riflessione sul valore delle parole: le parole curano l'anima
Le parole curano, ed aprono scenari altrimenti inesplorabili.
Le parole accudiscono, leniscono le ferite e fanno accedere alla speranza.
Le carezze verbali di chi parla e di chi ascolta, creano un clima empatico, caloroso, ed unico.
Ci sono parole che curano, altre che accarezzano l'anima, altre ancora che danneggiano, feriscono e lacerano il cuore di chi le riceve.

Le parole sono delle "creature viventi"; così come scrive nei suoi scritti un autore austriaco che io amo molto, Hugo Von Hofmannsthal.
Adoperarle con consapevolezza e calibrarle per chi ci legge o ci ascolta, diventa la strada maestra per la cura, anzi per "prendersi cura" di chi soffre.

 

Le parole mediante la scrittura
La scrittura cura l'anima e lenisce la sofferenza.
Scrivere, appuntare, stare in costante sintonia con il nostro mondo interiore - anche il più scomodo e doloroso - diventa la strategia vincente per poter trasformare la malattia in risorsa.
Adoperare la scrittura in maniera terapeutica è uno strumento; diventa infatti un potentissimo strumento di "rielaborazione" del proprio vissuto ed un mezzo che facilità di "dialogo interno" che permette di rileggere - e quindi di rivedere - su un foglio (oggi Word) tutto quello che abita il nostro cuore e la nostra mente.

Questo processo favorisce un sano distacco dalle forti emozioni scomode e dolorose, ed al tempo stesso, facilitano un effetto liberatorio.

Una nuova agenda dell'anima!

La "narrazione" quindi, riguarda chi scrive e chi legge, il paziente ed il medico/psicologo - l'utente che si racconta nei nostri blog o consulti e gli altri utenti o medici/psicologi che leggono e si identificano - per facilitare e potenziare il "reciproco incontro".
Le storie raccontate con empatia e dolore, ci regalano indicazioni preziosissime del vissuto del protagonista della malattia e del suo percorso di cura, al fine di orientarci su come prendersi cura del malato nella sua interezza e non solo della malattia.

 

 

 

Lettura consigliata: https://www.medicitalia.it/news/senologia/5533-la-medicina-narrativa-e-la-blogterapia.html

Data pubblicazione: 08 aprile 2016 Ultimo aggiornamento: 29 novembre 2016

5 commenti

#1

Bellissimo articolo, cara Valeria, sono del tutto d'accordo con te, anch'io incoraggio i pazienti a raccontarsi , a scrivere un diario, per chiarirsi, ricordare.
Scrivendo prendono in qualche modo le distanze., da quel momento, da quel dolore.
Quindi complimenti, bravissima e sensibile , come sempre.
Un abbraccio Magda

#2
Dr.ssa Valeria Randone
Dr.ssa Valeria Randone

Grazie cara Magda per le tue note e la condivisione.

Ha i proprio ragione, tenere un "diario dell'anima" fa bene a tutti: a chi legge ed a chi scrive.

Un abbraccio e buon we.

#3
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Ottima esposizione di un tema che, per la ragione che spiegherò, mi è molto caro.

Una unica precisazione
>>Questa metodica nasce in America agli inizi del 2000 dal medico internista dottoressa Rita Charon docente della Columbia university, in seguito furono effettuati studi pionieristico da antropologi, medici e psicologi.
La Medicina narrativa approda in Italia con grande successo.>>

In realtà negli anni 80, IN ITALIA ovviamente, avevo raccolto con una psicologa (Rita Nobili) le esperienze di 300 donne operate di tumore al seno in un volume CARCINOMA MAMMARIO DALLA PARTE DELLA PAZIENTE. Scritte in forma di lettera indirizzate al chirurgo, il sottoscritto. Quindi, poichè scripta manent, forse siamo arrivati prima degli americani anche se non si parlava ancora di Medicina Narrativa e nessuno aveva raccolto dati sulle potenzialità terapeutiche di questo strumento.

Pochi dati esistevano, dai quali però era evidente che in Italia l’80 % dei medici riteneva di non dover riferire la verità ai propri pazienti affetti da tumore, anzi, venivano pubblicati dei testi che proponevano strategie di "inganno" nei casi sporadici di pazienti che richiedevano di saperne di più.
Questo atteggiamento interpretato oggi superficialmente come disumano, era fondato in realtà sulla credenza che la verità (in maggioranza morivano o venivano sottoposte a terapie mutilanti) avrebbe potuto danneggiare il paziente e che la conoscenza della situazione avrebbe annullato le sue speranze e le residue motivazioni, con rischi suicidari da non sottovalutare.

Solo ora mi rendo conto di quanto fuori dal coro fosse il volume “ IL CARCINOMA MAMMARIO DALLA PARTE DELLA PAZIENTE”, del 1989, che pubblicai dopo il mio incontro con Attivecomeprima e frutto di un immane lavoro di raccolta delle esperienze delle donne che ufficialmente non avrebbero dovuto sapere, (e invece non era così) di essere o essere state affette da cancro.
Non la chiamavo Medicina Narrativa come oggi , ma quella esperienza di Medicina Narrativa fu molto importante per il mio training di giovane e inesperto chirurgo. Solo più avanti si comprenderà bene che la narrazione della propria storia possa essere terapeutica per il paziente e didattica per la formazione del medico e per incrementare la sua “capacità di ascolto”. E in questo, lo riconosco, gli americani ci hanno visto giusto

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