Per imparare ho bisogno di smettere di imparare?

alessandrodrago
Dr. Alessandro Drago Psicologo, Psicoterapeuta

I sogni e la Psicoterapia insegnano, dal mio punto di vista, una cosa fondamentale nei processi di apprendimento: per imparare bisogna smettere di imparare.

Come può avvenire questo? Proverò a spiegare cosa avviene attraverso la Psicoterapia e ciò che accade in termini onirici. Come ben sapete il nostro caro e amato cervello è suddiviso in due parti e sostengo che un motivo ci sia: emisfero sinistro – area digitale; emisfero destro – area analogica. Naturalmente, per ovvie necessità materialistiche, va più di moda quello sinistro, in quanto il nostro sviluppo sociale, economico culturale è basato sulle nuove tecnologie che per funzionare necessitano di percorsi digitali siffatti e pre-stabiliti. Dunque per “allinearci” a tale sviluppo anche noi stiamo sviluppando oltremodo la nostra parte sinistra cerebrale; con il risultato di un fisiologico “effetto di robotizzazione”. La robotizzazione dell'essere umano si ottiene “polarizzandosi” esclusivamente sull'emifero sinistro digitale ottenendo un effetto paradossale rispetto a ciò che in realtà si desidererebbe: una mediocre intelligenza. Mi vengono in mente, dall'altra parte, invece gli psicotici i quali sono maestri dell'emisfero destro analogico ricco di immagini ed emozioni, arte, musica, sentire voci, parlare senza senso, muoversi in modo bizzarro, percepire grottesco, ecc.

La domanda che mi pongo è: “Come mai se questi si polarizzano li chiamiamo pazzi e gli altri li chiamiamo intelligenti?”. Non torna come ragionamento, in quanto l'oscillazione, o polarizzazione, verso uno di questi aspetti comporta necessariamente un quadro psicopatologico per un principio più grande di tutti quanti noi e che ci governa in termini evoluzionistici: quello omeostatico che tende all'equilibrio e che rifiuta biologicamente ogni forma di eccesso.

Il punto è che nella parte sinistra digitale ci stiamo totalmente specializzando, in cui la logica, la tecnologia, la precisione, la rapidità di elaborazione dell'informazione, ecc. diventano un caposaldo della cosiddetta intelligenza ed un principio universale inoppugnabile. Cosa succede allora? Succede che, per esempio, sappiamo usare una app ma non sappiamo dipingere, sappiamo usare i social network ma non sappiamo suonare, sappiamo essere bravi a scuola ma non sappiamo esprimere un pensiero critico, sappiamo lavorare ma non siamo mai creativi, ecc. In questo senso siamo dei “robotizzati” di mediocre intelligenza.

Ora il punto è, scopo poi del mio breve articolo, che in tutto questo si annida un paradosso nella tendenza a volersi polarizzare: non stiamo imparando come vorremmo e poi ci lamentiamo. Motivo per cui nascono, per esempio a scuola con gli studenti, migliaia di metodi scientifici di apprendimento, nuove tecniche didattiche, strumenti eccellenti di miglioramento della performance, nuove diagnosi sull'apprendimento, ecc. Tutto corretto con un semplice quanto, dal mio punto di vista, gigantesco errore metodologico: si continua ad allenare la parte sinistra digitale dimenticandosi dell'altra parte quella analogica.

Cosa ci insegna la Psicoterapia di tanto saggio quanto utile nel processo di apprendimento? Saper spostare l'esperienza da digitale ad analogica togliendo il paziente dalla fissazione, che poi è la vera arte della Psicoterapia motivo per cui è più un'arte che una scienza. Scrivo di seguito una brevissima relazione terapeutica appena immaginata per farvi comprendere meglio e, successivamente, un dialogo sempre immaginato tra Professore e Allievo.

P: Dottore non riesco a fare quella cosa al lavoro! Come faccio adesso! (emisfero sinistro – fissazione area digitale)

T: Cosa senti in relazione a questa cosa?

P: (Spostamento cerebrale) sento che ho timore (emisfero destro – area analogica)

T: Se il timore potesse parlare cosa direbbe?

P: Direbbe ho timore che tu possa giudicarmi!

T: Ah ok, tu chi?

P: (Ri-spostamento cerebrale) Il mio compagno di lavoro a cui tengo particolarmente (emisfero sinistro – area digitale)

Secondo esempio a scuola, A sta per Allievo, I per Insegnante

A: Prof non riesco a fare questa espressione! (emisfero sinistro – fissazione area digitale)

I: Cosa senti se non riesci a fare questa espressione?

A: (Spostamento cerebrale) Mi sento stupido (emisfero destro – area analogica si leva dalla fissazione)

I: In relazione a chi?

A: (Ri-spostamento) ai miei compagni prof! (emisfero sinistro – area digitale senza fissazione)

I: Nessuno pensa che tu sia stupido qui dentro, riprova a fare quella espressione.

Naturalmente non è detto che A (Allievo) riesca poi a fare esattamente l'espressione matematica ma forse capite come e quanto l'emisfero destro analogico possa aiutare l'altra parte togliendolo dalla fissazione del dover capire subito ed offrendogli la possibilità creativa di vagare senza una meta attraverso canali non pre-stabiliti che successivamente ci permettono di arrivare esattamente dove vogliamo arrivare.

La prova di tutto questo? I sogni. Il sogno è il tripudio dell'arte analogica dove le cose non hanno senso, i percorsi sono confusi, non sappiamo bene dove andare, incontriamo nella nostra strada elementi bizzarri e grotteschi come Lewis Carroll ha brillantemente espresso in Alice nel paese delle Meraviglie, ecc. Ci svegliamo e cosa succede? Succede che dobbiamo per forza dare un nome a quel posto che, in modo così confusivo, cercavamo disperatamente nel sogno ma che non trovavamo. Ecco quel “nome”, espressione digitale, lo possiamo dare solo attraverso l'emisfero sinistro, in quanto alla parte destra dei nomi, etichette, categorie, ecc. non è che gli interessa molto. Motivo per cui dei sogni non ci “capiamo” nulla o quasi, solo quando ci svegliamo possiamo successivamente imparare la lezione onirica: dando un nome e trovando un accordo tra mondo analogico e mondo digitale.

Per imparare, dunque, bisogna in diversi momenti saper smettere di imparare, altrimenti il rischio è da una parte un processo dis-umano di robotizzazione, di cui ho parlato precedentemente e che potrebbe comportare anche nuove forme psicopatologiche, dall'altra quella che in realtà facciamo una gran fatica ad apprendere, in quanto voler fare tutto con l'emisfero sinistro rischia di non concedere elementi creativi ed analogici che, come nei sogni ed in Psicoterapia, conoscono la strada maestra seppur non conoscendola. Naturalmente questo è un autentico paradosso, ma per riprendere il vero processo di apprendimento “intelligente” non dobbiamo dimenticarci della nostra stessa esistenza immersa nel più grande dei paradossi: ci sforziamo tutta la vita a voler capire (digitale – emisfero sinistro) cose che sono incapibili (analogico – emisfero destro).

Data pubblicazione: 02 giugno 2016

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