Molestie e abusi sessuali sui minori: come proteggere i nostri bambini?

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Dr.ssa Marianna Soddu Psicologo, Psicoterapeuta

Quando parliamo di pedofilia, spesso tendiamo a considerarla come qualcosa di estraneo alle nostre vite. Associamo le molestie e gli abusi sessuali sui minori a contesti socio-culturali svantaggiati, o comunque tendiamo sempre ad immaginarli come qualcosa di “lontano”.

Ma non è affatto così:

secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il 20% delle femmine e il 10% dei maschi è stato vittima di molestie o abusi sessuali.

 Cosa significa, in pratica? Semplice: che nella vostra cerchia più vicina di conoscenze, un centinaio di persone circa, 15 hanno avuto a che fare con la pedofilia. Ad essere stato molestato potrebbe essere il vostro vicino di casa, o una delle vostre migliori amiche, il vostro vicino di scrivania al lavoro, o la compagna di scuola di vostro figlio.

Da questa prospettiva, non sembra tutto molto meno “estraneo”?

Infatti, quando riporto questi dati, in ambito clinico o magari durante una conversazione nel tempo libero con gli amici, una delle domande più frequenti che mi pongono i genitori di bambini piccoli, è:

Come si fa a prevenire la molestia o l’abuso sui nostri figli?

Non esiste una formula magica. Soprattutto considerando il fatto che nel 70% dei casi chi abusa di un bambino è all’interno del suo stesso nucleo famigliare.

Ma i genitori possono comunque fare molto per difendere i piccoli. Esistono degli accorgimenti fondamentali.

IL PRIMO SI CHIAMA EDUCAZIONE SESSUALE PRECOCE.

I bambini anche molto piccoli sono dotati di normali impulsi sessuali. Queste curiosità si trasformano prima in curiosità e poi in azioni di tipo masturbatorio. I bambini si toccano. È normalissimo, fa parte del normale percorso di sviluppo psicosessuale. Per questo è importante che il genitore sia sempre disponibile a rispondere alle domande – che inevitabilmente gli vengono poste – adottando un linguaggio chiaro e adatto all’età.

Inutile mettere a tacere le normali curiosità dei figli, oppure indurre sentimenti di vergogna o paura. Perché:

se il bambino fa una domanda, significa che è il momento adatto per fornirgli la risposta.

SECONDO: EDUCARE I FIGLI ALLA CONOSCENZA, ALL’ASCOLTO E ALLA CURA DEL PROPRIO CORPO.

Molto spesso infatti l’abusante, il pedofilo, compie la molestia a partire da una normale situazione quotidiana: aiutare il bambino a farsi la doccia, o il bidet, per esempio. Ecco perché è importante insegnare ai propri figli che ci sono parti del corpo “importanti” che nessuno deve toccare per nessun motivo: così sarà più facile che il bambino, sentendosi a disagio nel momento in cui riconosce il tipo di tocco inusuale, “sbagliato”, si sottragga al gioco, riconoscendolo come inappropriato, e che poi ne parli con il genitore.

Insegnare al bambino a fidarsi delle proprie sensazioni di disagio rispetto a una data situazione è un importante fattore protettivo.

TERZO: L’EDUCAZIONE SENTIMENTALE.

Con i ragazzi più grandi, già a partire dalla preadolescenza, è possibile – anzi: è consigliabile! – instaurare un dialogo aperto ed esplicito sulle tematiche legate alla sessualità.

Attenzione, però:

l’educazione sessuale non può tuttavia prescindere da una corretta educazione sentimentale.

Alcuni genitori tendono infatti a parlare di sesso con i figli solo ed esclusivamente utilizzando termini tecnico-scientifici; si limitano a spiegare solo gli aspetti “pratici” della sessualità, ma sorvolano sulla relazione umana.

La sessualità non può e non deve prescindere dalla relazione umana.

Altrimenti per i ragazzi, focalizzati sul concetto della performance, o sui pericoli e sui “tecnicismi” del sesso, il rischio è di non essere in grado di instaurare relazioni umane soddisfacenti, all’interno delle quali sperimentare e sperimentarsi. Impareranno come si fa, fisiologicamente, il sesso, ma non sapranno fare l’amore. Non saranno cioè preparati dal punto di vista emotivo, non capiranno che l’amore si comunica e si vive anche con il sesso.

D’altro canto, ci sono altri genitori che invece si focalizzano solo sull’aspetto romantico del sesso, nel tentativo – il più delle volte vano – di preservare il più a lungo a possibile la verginità dei propri figli. A che scopo? L’unico che otterranno sarà la chiusura al dialogo con i ragazzi, i quali vedranno in mamma e papà due interlocutori non sufficientemente preparati e attenti al tema.

Invece

i ragazzi dovrebbero essere guidati alla scoperta del sesso e dell’amore dai genitori, proprio perché una corretta educazione sessuale e sentimentale è il più grande fattore protettivo nell’adolescenza, per non incorrere nel rischio di molestie e abusi.

MA SE NONOSTANTE LA NOSTRA ATTENZIONE, I NOSTRI FIGLI SUBISCONO UNA MOLESTIA O UNA VIOLENZA?

Come abbiamo detto, non esiste alcuna ricetta magica per prevenire molestie e abusi, e troppo spesso possiamo affrontarli solo a posteriori. Anche in questi casi i genitori attenti svolgono un ruolo fondamentale:

l’apertura totale sul tema, l’assenza di giudizio, l’ascolto attivo sono aspetti già di per sé terapeutici per un figlio che ha subito molestie.

La vergogna e infatti la principale arma dei pedofili, quella che crea dànni e ferite più profonde: è attraverso il senso di vergogna che l’abusante si garantisce l’impunità, perché un minore che in qualche modo si sente colpevole di qualcosa di sbagliato e vergognoso, non lo denuncerà.

Vergogna per non aver saputo reagire, per non aver detto nulla, per aver detto quella parola fuori posto; la vergogna per ciò che ne penseranno i compagni. E anche il senso di colpa: per aver provocato, per aver praticato atti sessuali ritenuti proibiti dalla famiglia, per non aver seguito le regole dei genitori.

Ed ecco allora che un figlio, in balia di vergogna e senso di colpa, si chiuderà facilmente in se stesso, o adotterà comportamenti inusuali.

Quali sono? Per esempio, il ritirarsi gradualmente da attività prima ritenute piacevoli: le feste con gli amici, la partita di calcetto, la lezione di danza, la scuola di musica. Oppure, e questo vale soprattutto per i bambini in età prepubere, l’adottare comportamenti eccessivamente sessualizzati o violenti: il masturbarsi in pubblico, disegnare spesso scene a sfondo sessuale, essere aggressivi e violenti con i coetanei.

È fondamentale che ai primi segnali di disagio il genitore si metta in una posizione di ascolto, spiegando al figlio che «è possibile dire tutto, usando qualsiasi linguaggio». Mai e per nessun motivo bisogna adottare una condotta giudicante o colpevolizzante.

Bisogna rassicurare il bambino che non lo riteniamo “colpevole” di nulla, ma che siamo solo preoccupati, perché ci rendiamo conto che forse ha un peso sullo stomaco da cui vorremmo liberarlo.

Mettere in bocca parole che il figlio non ha detto, colmare i silenzi con supposizioni nostre, è poi un errore gravissimo: pregiudica la possibilità dei ragazzi di raccontare la propria esperienza, e spesso anche l’andamento della raccolta testimoniale in fase di indagine preliminare.

In anni di attività di indagine sui reati sessuali, inoltre, ho potuto verificare come

i bambini e i ragazzi vittime di abusi e violenze possono diventare adulti sani, con una sana sessualità e un normale percorso di crescita, se adeguatamente ascoltati, accolti, non giudicati, e seguiti a livello psicoterapico.

Sottovalutando l’importanza del dialogo sui temi della sessualità, degli abusi e delle molestie, facciamo un torto ai nostri figli, e a noi stessi. Sbagliamo a considerare il sesso come scabroso, e le molestie come qualcosa di molto lontano dalle nostre vite serene. Dovremmo invece aprirci, denunciare, e capire che attraverso il dialogo e il supporto psicologico, la società civile si prende cura del proprio futuro. Senza vergogna né falsi moralismi, ma con giustizia e saggezza.

Data pubblicazione: 03 febbraio 2017

Autore

mariannasoddu
Dr.ssa Marianna Soddu Psicologo, Psicoterapeuta

Laureata in Psicologia nel 2006 presso università cattolica del sacro cuore di Milano.
Iscritta all'Ordine degli Psicologi della Regione Lombardia tesserino n° 12383.

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