Chi è lo Psicologo di Base?

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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta

Lo Psicologo di Base" è una figura professionale (non ancora introdotta nel nostro Sistema Sanitario Nazionale) le cui competenze riguardano ciò che, a livello internazionale, ormai da decenni viene definito "Psicologo delle Cure Primarie" (Primary Care Psychologist).

Si tratta infatti uno Psicologo che ha delle competenze specifiche ed opera nell'ambito delle "cure primarie", contesto che, in Italia, corrisponde in larga parte allo studio del Medico di Medicina Generale, figura professionale che rappresenta l’acesso principale (gratuito) alle "prime cure" in caso di problemi di salute.

A differenza di quanto si potrebbe pensare, l’introduzione della figura dello Psicologo delle Cure Primarie nel SSN accanto al Medico di Medicina Generale a spese dello stesso SSN, consentirebbe una significativa riduzione della spesa sanitaria, ciò è stato ampiamente dimostrato sia all'estero che in Italia.

In Italia lo studio condotto dal Prof. Luigi Solano e colleghi ha evidenziato una riduzione della spesa sanitaria per i farmaci pari 31%.
Shellemberger e colleghi (1996) hanno evidenziato una riduzione delle spese sanitarie del 30% nei pazienti con malattie cardiovascolari sottoposti a trattamento psicologico, a fronte di un aumento del 20% nei pazienti non sottoposti a tali cure.

Dai dati sugli studi scientifici sulle ricadute economiche degli interventi psicologici nell’ambito delle cure primarie, si rileva una riduzione delle spese sanitarie tra il 33 ed il 47% (Lazzari, 2011).

Negli ultimi 40 anni la ricerca scientifica relativa agli effetti della collaborazione tra Medici e Psicologi nell’ambito delle cure primarie ha evidenziato:

 

  • la riduzione del ricorso a esami, visite specialistiche e uso di farmaci;
  • la riduzione della frequenza delle ospedalizzazioni e della durata dei ricoveri;
  • il notevole aumento del benessere psicofisico dei pazienti (es.: riduzione del 34% della mortalità cardiaca e del 29% del numero degli infarti);
  • la riduzione del carico di lavoro del Medico di Base (del 48%) e i tempi di attesa dei pazienti.

 

Le ricerche hanno evidenziato che sino al 70% dei pazienti che richiedono un appuntamento dal medico presentano problemi psicosociali legati a tale richiesta (Gatchel and Oordt - APA, 2008), difficoltà sulle quali lo psicologo può intervenire tempestivamente in una logica di prevenzione, oltre che di sostegno, contenimento e intervento sulle persone che presentano stati di disagio psicologico e sintomatologie fisiche associate, con conseguenti ripercussioni sulla salute fisica e sullo stile di vita.

Spesso infatti il disagio psicosociale (non solo dunque la psicopatologia), è sottovalutato o non considerato come fattore determinante nella genesi o esacerbazione di condizioni mediche anche gravi, ciò che spesso si traduce in un ricorso massiccio a farmaci, visite specialistiche, esami oggettivi (tac, radiografie, ecc.) e analisi di vario genere, tutte a carico del SSN o del paziente stesso e tutte inefficaci a risolvere quello che è un problema di natura psicologica o sociale che va affrontato con gli strumenti moderni della psicologia.

 

 

Nel 2013 è partita, in tutte le Provincie Italiane, la sperimentazione del Servizio di Psicologia a Libero Accesso nell'ambito del Programma Nazionale per la Salute Psicologica (PNSP) realizzato su scala Nazionale dalla International Society of Psychology (ISP).

Il Servizio di Psicologia a Libero Accesso nasce dalla cooperazione sperimentale tra i Medici di Medicina Generale ("di base") aderenti all'iniziativa in tutta Italia e gli Psicologi e Psicoterapeuti specificatamente formati sulla Psicologia delle Cure Primarie, appartenenti alla Rete Nazionale Professionale Psicocenter Italia, coordinata dall'Associazione non-profit International Society of Psychology, presente in tutta Italia con oltre 2000 Psicologi.

 

Il Servizio di Psicologia a Libero Accesso consente a tutti i pazienti afferenti allo studio del medico di base cooperante, di usufruire in forma gratuita di un servizio di psicologia in loco, svolto da professionisti appositamente formati per affrontare anche le problematiche tipicamente incontrate nello specifico contesto dello studio del medico di base. Gli interventi psicologici per i pazienti con serie patologie mediche hanno determinato (Lechnyr, 1999):

 

  • 77,9% riduzione della durata media dell’ospedalizzazione;
  • 66,7% riduzione della frequenza delle ospedalizzazioni;
  • 48,6% diminuzione numero di prescrizioni;
  •  48,6% diminuzione del numero di visite nello studio del medico;
  • 45,3% diminuzione delle visite mediche domiciliari;
  • 31,2% diminuzione dei contatti telefonici;
  • E’ stata osservata anche una riduzione delle spese sanitarie del 30% nei pazienti con malattie cardiovascolari sottoposti a trattamento psicologico, a fronte di un aumento del 20% nei controlli (Shellemberger et al., 1996).
  • Gli interventi di tipo psicologico nei pazienti cardiaci riduce il rischio di nuovi eventi nel 75% dei casi rispetto ai pazienti trattati con sole cure di tipo medico (Sobel, 2000).
  • In molti studi è stata dimostrata l’efficacia degli interventi psicologici nel trattamento di mal di schiena, mal di testa, fibromialgia, dolore gastrointestinale infantile (Kroner-Herwig 2009).
  • Sino ai 2/3 dei pazienti che presentano problemi che rientrano in una diagnosi di disturbo mentale, non riceveranno una diagnosi dal medico delle cure primarie (deGruy, 1996; Spitzer et al., 1994).
  • Molti disturbi psichiatrici vengono comunemente diagnosticati e trattati nel settore delle Cure Primarie senza il ricorso ad uno specialista della salute mentale (Miranda et al., 1994).
  • Nel caso della depressione è stato stimato che solo un paziente depresso su tre cercherà delle cure dirette per i sintomi depressivi (Goodnick et al., 1995); di questi, il 70%-90% si rivolgerà ad un medico delle cure primarie (Blacker and Clare, 1987) con conseguente netto aumento del carico di lavoro per il medico e aumento del ricorso a visite specialistiche, esami e assegnazione di psicofarmaci.
  • L’Italia è al quinto posto nel mondo per consumo di psicofarmaci, circa nove milioni di italiani ne fanno uso, sono la seconda categoria di farmaci più diffusi in Italia, dopo quelli per il sistema cardiovascolare. Le donne consumano il doppio degli psicofarmaci degli uomini (Liuzzi, 2011).
  • In Italia il consumo di antidepressivi dal 2002 al 2010 è passato dal 19,9 al 35,7%, con un incremento annuo del 6,7%. Il 6,4% della popolazione generale che ha usufruito di almeno una prescrizione di antidepressivi in un anno (circa 3.800.000 italiani) (Liuzzi, 2011).
  • Gli psicofarmaci più diffusi sono le benzodiazepine: 126 confezioni ogni 100 abitanti, più di una scatola a testa all’anno. Nel 2010 la benzodiazepina è stato il farmaco di classe C più venduto in Italia, con il 17,3% della spesa totale, pari a oltre 535 milioni di euro (Liuzzi, 2011).
  • Il peso economico del disagio psicologico e psichiatrico è stimato fra il 3 e il 4% del PIL dell’Unione Europea (OMS).
  • In molte nazioni sviluppate, dal 35% al 45% dell’assenteismo sul posto di lavoro è causato da disturbi mentali e psicologici (OMS).

 

 Lo Psicolgo di Base in Gran Bretagna

 

Lo IAPT è un programma avviato dal 2008 nel Regno Unito, la cui finalità principale è evidente fin dal titolo: migliorare l’accesso alle terapie psicologiche (Improving Access to Psychological Therapies), qui intesa nel senso più ampio di intervento psicologico che incude interventi di prevenzione, cura e di promozione del benessere psicofisico.

Lo scopo del progetto è quello di ottimizzare le possibilità di accedere ai trattamenti validati scientificamente per le comuni condizioni di disagio come l'ansia e la depressione da parte delle organizzazioni di assistenza primaria. Tutto ciò include la pianificazione di un’adeguata formazione i professionisti della salute mentale necessari.

Il progetto si basa su un modello di "cura a gradini" dove gli interventi a bassa intensità sarebbero stati forniti alla maggior parte delle persone in prima istanza e gli interventi "ad alta intensità" per condizioni più gravi o complesse.

 Le caratteristiche del programma IAPT sono:

  • aumentare l’accesso a terapie psicologiche per l’ansia e la depressione, nell’ipotesi che la salute mentale è un valore in sé e che la sua cura ha un valore monetizzabile in termini di occupazione e costi per malattie anche fisiche;
  • utilizzare protocolli standard, che partono dalla classificazione della condizione delle persone e applicano interventi efficaci per intensità, durata e metodologia;
  • avvalersi di specialisti accreditati, che sono tenuti ad adottare i protocolli del programma in fase diagnostica, di trattamento e di rilevazione dei risultati;
  • rilevare e considerare un valore anche la soddisfazione delle persone.

 

 Lo IAPT è stato possibile grazie ad un forte impegno politico e sociale. Le forze politiche vengono interpellate dal Centre for Economic Performance della London School of Economics and Political Science sulla loro posizione rispetto alla salute mentale e i risultati della consultazione sono resi noti al pubblico.

Significativo che sia un prestigioso centro di studi economici ad occuparsi di questo tema. Perché la questione, nell’ottica adottata in UK, è invece molto concreta: i problemi di salute mentale sono concentrati nella popoloazione in età lavorativa, rappresentano il 40% dei problemi di salute e il 40% delle cause di assenteismo, le spese sanitarie simate intorno ai 70 miliardi di sterline sono pagate dai contribuenti (Layard e Clark, 2014). Il disagio psicologico mentale aggiunge il 50% al costo della sanità (altri 10 miliardi di sterline).

 Nel mondo le tendenze sociali e demografici stanno orientando gli Stati e gli organismi sovranazionali verso un’attenzione sempre maggiore alla salute mentale, all’invecchiamento felice, all’istruzione, alla relazione fra culture e modelli familiari diversi, alla gestione dei sistemi sanitari e di protezione sociale con una sinergia fra pubblico e privato.

Nel Regno Unito un milione di persone hanno accessoa i servigi psicologici attraverso lo IAPT.

Nel 2014-15 c'erano quasi 1,3 milioni di persone si sono hanno usufruito dei servizi offerti dal progetto IAPT, di cui 815.665 sono entrati in trattamento. Di questi, il 37% ha completato sessioni sufficienti, con 180.300 che hanno mostrato un "recupero affidabile" (sui questionari di ansia e depressione completati prima e subito dopo il trattamento)

Nel dicembre 2010, Paul Burstow, ministro per i Servizi di Cura, ha annunciato un'estensione del progetto IAPT per includere i servizi per i bambini e i giovani. Il governo ha impegnato 118 milioni di sterline annui dal 2015 al 2019 per aumentare l'accesso ai servizi di terapie psicologiche ai bambini e ai giovani.

 

Bibliografia

 

 

Data pubblicazione: 04 luglio 2017

3 commenti

#2
Dr.ssa Flavia Massaro
Dr.ssa Flavia Massaro

Complimenti anche da parte mia! Molto ben documentato.
Tutto questo dovrebbe essere tenuto in maggior conto da chi prende le decisioni sull'organizzazione del SSN e sulla salute dei cittadini.

Flavia

#3
Dr.ssa Sabrina Camplone
Dr.ssa Sabrina Camplone

Grazie è una tema importante sul quale dovremmo avere più attenzione sopratutto dai nostri politici.

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