Betabloccanti in attività aerobiche

Salve, da diversi anni soffro di extrasistole sopraventricolari e sporadici attacchi di tachicardia parossistica sopraventricolare (in media, meno di 5 episodi l'anno) di breve durata e ben tollerata, che interrompo con manovra di Valsalva. Il cardiologo, dopo aver constatato che il mio cuore è sano (salvo un leggero prolasso mitralico), mi ha detto che posso svolgere qualsiasi attività sportiva, e ha lasciato a mia discrezione la possibilità di prendere piccole dosi di Seles Beta da 100mg. Normalmente ho preferito evitare di prenderlo, ma dal momento che negli ultimi mesi ho attraversato un periodo di grave stress, con conseguente impennata delle aritmie, ho deciso di assumere1/4 di pasticca al giorno, con cui mi sento molto meglio. Il problema è che ora ho "paura" di smettere il farmaco, e mi chiedevo se sia giusto farlo. Il mio dubbio più che altro è se il farmaco, a lungo andare (nell'arco di mesi o anni) possa avere effetti negativi sul fisiologico funzionamento del cuore, specie durante attività aerobiche che pratico regolarmente soprattutto nei mesi caldi (escursionismo). Devo dire che anche in questi casi, durante le escursioni o una seduta di palestra, noto dei benefici dall'uso del betabloccante: minore stanchezza, battiti più lenti e regolari, miglior recupero. E' come se avessi una consistente "marcia in più", ma non vorrei che si trattasse di una sorta di "illusione" di cui finisce per pagare le spese il cuore stesso o qualche altro organo. Insomma, ho l'impressione che l'uso del betabloccante abbia solo effetti positivi e mi chiedevo se in effetti sarebbe giusto smetterlo, almeno fino a quando non mi sarò del tutto ristabilito dallo stress.

Grazie per la consulenza
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Dr. Maurizio Cecchini Cardiologo 107.3k 3.6k 3
Quello che lei descrive degli effetti benefici nell impiego dei beta bloccanti nello sport è assolutamente vero, al punto che è definito "doping" per i professionisti.
I beta bloccanti inoltre sono farmaci preziosi per il cuore e non lo danneggiano assolutamente, anzi, lo proteggono negli anni.
Il problema più importante invece è che se lei sole di episodi di tachiaritmie sopraventricolari documentate, data proprio la sua giovane età, dovrebbe sottoporsi a studio elettrofisiologico e ad un tentativo di ablazione con radiofquenza della via anomala di cui probabilmente è portatore ; inoltre, fino a che continua a presentare episodi del genere, è consigliabile una terapia anticoagulante orale per ridurre il rischio di tromboembolie.
Arrivederci
Cecchini
www.cecchinicuore.org

Dr. Maurizio Cecchini - Cardiologo - Universita' di Pisa
www.cecchinicuore.org
Medicina di Emergenza ed Urgenza e Pronto Soccorso

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dopo
Utente
Utente
Salve, la ringrazio per la celere risposta. Ho già subito un trattamento di ablazione, 13 anni fa. Per 8 anni è andato tutto bene, ma poco a poco la TPSV si è ripresentata. Il cardiologo mi ha detto che, trattandosi di episodi molto rari e ben tollerati, se riesco a risolvere con la manovra di Valsalva, non dovrei avere problemi, e che non è il caso quindi di ripetere l'ablazione. Onestamente non mi ha mai parlato di terapie anticoagulanti...di cosa si tratta esattamente?
La ringrazio davvero.
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Dr. Maurizio Cecchini Cardiologo 107.3k 3.6k 3
Circa il 20% delle ablazioni fallisce al primo tentativo, per cui a volte occorre procedere ad una nuova ablazione.
La terapia anticoagulante orale consiste nell'assunzione cronica di sostanze (warfarin o acnocumarolo) che riducono la coagulabilita' del sangue. L 'i nconveniente di tali terapia consiste nel dover affettuare ogni 10 15 gg un prelievo del sangue per aggiustare il dosaggio del farmaco.
Il rischio di embolie che si corre a non eseguire tale terapia e' molto elevato , cosi' come la terapia con soli antiaggreganti paistrinici non mette al riparo dalle tromboembolie.
Arrivederci
cecchini
www.cecchinicuore.org