Trombosi su vena polpaccio

Mia madre,84 anni, da sempre con valori alti di colesterolo, sofferente di insufficienza circolatoria ed arteriopatia, in terapia per il cuore con

ticlopidina, cerotto, ecc poichè infartuata dal 1995, ha una vena varicosa nel polpaccio dx con un gavocciolo molto sporgente da vari anni,

evidentetemente già a rischio ma ci è stato detto di non toccare nulla, da 15 gg sta malissimo: la parte interna della gamba è rossa, ha

dolore a camminare, tutta l'area le da bruciore fortissimo, che si allevia leggermente quando è a riposo. Una settimana fa abbiamo fatto

ecodoppler da uno specialista, che rilevava un trombo nel gavocciolo, con una circolazione agli arti inferiori attorno al 60%, sconsigliava il

trattamento chirurgico data l'età e i rischi fortissimi alla creazione di un'ulcera, prescrivendole invece 25 giorni di seleparina, più irudoid, una

crema idratante e rinfrescante per migliorare l'elasticità della pelle secchissima (quindi a rischio di spaccarsi), algorex per via orale. Le

ipotesi che ha fatto sono: 1)rischio di cancrena, 2)pericolo che il trombo risalga più in alto. Ha detto: gli esiti possono essere o che il trombo

si sciolga chimicamente con la cura, o che scoppi all'esterno.
Ad una settimana di cura mia madre lamenta sempre insopportabili bruciori, parti di vena inferiori alla zona del gavocciolo arrossate ed

ingrossate, ancora dolore maggiore al piede, ad esempio quando la mattina si alza dal letto. Si deve supporre che la cura stia facendo

effetto, o che la situazione sta peggiorando? Cosa sarebbe opportuno fare? Grazie per la cortese attenzione
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Dr. Pietrino Forfori Chirurgo generale, Chirurgo vascolare 165 3 2
sempre con i limiti di un consulto a distanza , secondo quanto riportato, sua madre dovrebbe essere affetta di varicotrombosi superficiale in arteriopatica AAII con IW (Indici pressori) di 0.6.
La terapia medica instaurata mi sembra corretta, ma , evidentemente, il reflusso venoso durante la stazione eretta , non favorisce il rapido miglioramento.
I casi di varicoflebite superficiale giovano del trattamento compressivo.
Per sua madre, arteriopatica, non tutti i tipi di bendaggio sono indicati, molti controindicati.
Potrebbe essere utile un bendaggio con benda anelastica all'ossido di zinco che permetta il non reflusso senza compromettere il flusso arterioso.
evidentemente deve essere uno specialista a valutare l'opportunità di tale trattamento.
Sperando di esserLe di utilità La saluto cordialmente

Dr. Pietrino Forfori

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dopo
Utente
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gentile dott. forfori,
la aggiorno sul decorso del problema:
lo specialista a distanza di 16 gg dall'inizio della cura con seleparina, ecc, ha rivisitato mia madre, praticando lo svuotamento del gavocciolo originario, oltre a quello di un altro tratto superiore che si era creato nel frattempo, a cura iniziata. Ovvero con ago sterile ha aspirato sicuramente un grumo, interrompendosi dato il dolore fortissimo che provava mia madre.
Quindi, ha coperto con tamponcino di ovatta e cerotto le aree ed ha prescritto di continuare con seleparina per ulteriori 10 gg, Augmentin 2 volte/di per gg, oltre che di togliere cerotti dopo 3-4 gg e continuare con applicazione di hirudoid.
Mia madre, dopo un iniziale sollievo, da due giorni dopo ha ricominciato ad accusare bruciori e fitte. Cosa ne pensa?? Potrebbe essere necessaro reintervenire perchè ancora presenti dei grumi? o ci sono altre possibili cause del bruciore e dolore?
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Dr. Pietrino Forfori Chirurgo generale, Chirurgo vascolare 165 3 2
Non posso che confermare quanto già detto circa l'eventuale indicazione ad un trattamento anelastocompressivo da valutare comunque da uno specialista.
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Utente
Utente
La ringrazio per la risposta, ma mi può spiegare di cosa si tratta? lo specialista che la sta seguendo ha accennato alla non opportunità di mettere calze compressive, ma non ha parlato di possibili altri presidi. E lo svuotamento dei trombi aspirati con siringa praticato (che le dicevo a detta dello stesso specialista è sembrata l'unica applicabile) quali rischi comporta secondo lei, ex ulcere o altro??
Grazie ancora per l'attenzione
MD
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Dr. Pietrino Forfori Chirurgo generale, Chirurgo vascolare 165 3 2
non mi riferivo a calze elastiche che rimangono non indicabili per chi soffre di arteriopatia obliterante agli arti inferiori, bensi ad un tipo di bendaggio con bende non elastiche che un buon flebologo sicuramente conosce
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dopo
Utente
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Gentile dott. Forfori, La ringrazio ancora per i preziosi consigli, di cui parlerò allo specialista alla prossima visita di controllo. Spero vivamente che le operazioni effettuate si concludano senza pericolo di ulcere trofiche. Nel frattempo mia madre sembra stare relativamemente meglio, anche se ha difficoltà a stare in piedi, ma generalmente il gonfiore è diminuito, coì come l'arrossamento e la flogosi di tutta la parte interna della gamba.
Sono preoccupata per lìeventualità di ulcere poichè in passato più volte ne ha sofferto, e sono state sempre più difficili da risanare.
Continuerò a tenerLa informata sul decorso.

MD