Trombo-flebite post intervento chirurgico

Salve a tutti spero di avere risposte e pareri da più medici.
L'8 febbraio ho fatto un intervento di ernio-plastica inguinale dx e mi sono trovato poi come complicanza con due "vasi" trombizzati uno dalla sutura diretto verso l'ombelico(un medico diceva fosse un vaso linfatico) un po' dolente e scomodo..
l'altra è una vena superficiale che poi va lungo la parte dorsale del pene..trombizzate anche le sue diramazioni con dolore ed infiammazioni fin tutto il prepuzio(li ci stanno le diramazioni più sottili della vena che parte dalla sede cicatriziale del'inguine).
Diagnosticarono la trombo flebite di mondor.
Detto questo non riesco descrivere tutto il percorso..perché è lungo e dal mio chirurgo non ci torno(per lui è tutto ok..sono cose che succedono e passano e l'ernia non c'è più).
Con risonanza ed eco doppler pare non sia chiaro dove stia il trombo(uno é piccolino in mezzo al pene,ma c'era gia'.Non credo proprio sia quello PERCHÉ il male e le fitte partono proprio dalla sede del intervento.
Le due vene che partono sono ovviamente dure come spaghi e quella sul pene da rilevanti problemi di scomodità sessuale.
Smetto l'uso di creme poiché a lungo irrita tutta la pelle.
Non si sa se èra parita un infezione(Non ho avuto febbre) o se è stata la classica trombo flebite.
Volevo chiedervi dalle vostre esperienze se queste cose hanno avuto un limite e se i "trombi" nel tempo si possono sciogliere.
Sto ancora faccendo ENOXEPARINA.. e al più presto sentirò un coaugulologo.
Le vene che partono dalle sutura sicuramente hanno subito una forte sofferenza durante l intervento chirurgico.
Secondo voi può esserci qualche pericolo di aggravamento?
Una vena trombizzata(la principale dava ancora segni di flusso) rimane così o nel tempo diminuisce il suo volume?
Grazie
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Dr. Vincenzo Scrivano Chirurgo vascolare 93 6
Gentile Utente, dalla sua descrizione mi sembra di capire che siano interessate dalla trombosi l'epigastrica e la dorsale superficiale del pene; quest'ultima sbocca nella pudenda esterna che a sua volta contribuisce, con l'epigastrica, a formare la crosse safeno-femorale. Se la crosse safenica non è interessata ( e sembra che non lo sia, dalla sua descrizione) è difficile mettere in relazione DIRETTA la loro comparsa con l'intervento. La sindrome di Mondor "nasce", quale entità nosologica, come "malattia di Mondor" e nella descrizione originaria l'interessamento era quello di vene superficiali del torace (se non ricordo male - vado a memoria - principalmente la v. toraco-epigastrica) come "flebite a fil di ferro", un'affezione del vaso in cui il processo flogistico, che evolve verso la sclerosi, interessa principalmente la parete della vena, e nel quale la trombosi sarebbe secondaria a tale interessamento. Successivamente il concetto venne esteso a vene superficiali di atri distretti. La patogenesi, e cioè il processo che dalla causa conduce alla malattia, è sconosciuto, mentre tra le cause sono contemplati anche gli interventi chirurgici, anche se essi non costituiscono causa "diretta" della flebite. Così, attualmente, la possibilità di cause multiple e localizzazioni multiple configura una "sindrome" e non (più) una malattia. La "pericolosità" della sindrome di Mondor è legata più all'eziologia (cioè, alle cause) che alla malattia di per sé; poiché tra le cause è compresa anche la patologia neoplastica, la comparsa di una flebite a fil di ferro può costituire il segno di una malattia potenzialmente letale. Poiché però nel suo caso la causa appare evidente (intervento chirurgico) tale problema non si pone. Gli esiti locali della malattia, invece sarebbero banali, consistendo al più in una retrazione cutanea conseguente all'estensione del processo infiammatorio alla cute; la trombosi del vaso superficiale di per sé, di solito, non ha implicazioni rilevanti. La retrazione cutanea nel suo caso potrebbe essere fastidiosa a livello penieno; per questo potrebbe essere di qualche utilità un antinfiammatorio.
Cordialità

dr Vincenzo Scrivano
ANGIOLOGO

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Utente
Utente
È stato molto descrittivo! Grazie,aggiornerò il seguito..
È stata proprio come "una gran esplosione".
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Utente
Utente
Ho ultimamente letto che durante il taglio,in un intervento chirurgico,se dei vasi sanguinano si procede al emostasi..possibile che possa essere questo invece che una causa indefinita dato che anche al tatto le senti partire proprio dalla cicatrice?(in Web se guardate le foto che ci sono su google di flebiti post interventi chirurgici al seno attribuite a questa sindrome di Mondor,sono simili alle mie..i cordoni partono da dove c'è stata l'operazione)..
Ovvio che credo sia quasi impossibile putroppo capire cosa esattamente mi sia successo,pongo questa domanda per sapere se c'è questa possibilita' e se l'emostasi possa appartenere logicamente ad una conseguenza così
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Dr. Vincenzo Scrivano Chirurgo vascolare 93 6
L'emostasi intraoperatoria è di solito "fisica"; si procede alla chiusura diretta del vaso (pinzandolo, per sutura), oppure si usa l'elettrobisturi, o la sintesi a radiofrequenza... nessuna di queste tecniche è "diffusibile" lungo il vaso, per cui l'emostasi rimane strettamente confinata al punto di applicazione. Vi sono degli emostatici chimico-biologici, ma solitamente vengono usati come adiuvanti, e reputo improbabile che abbiano trovato applicazione nel suo caso. Poi, può sempre accadere che alla chiusura di un vaso venoso segua la trombosi dello stesso, per la stasi che si viene a creare; ma la trombosi di solito si verifica "a monte" del punto di chiusura, mentre nel suo caso sembrerebbe essere "a valle" (almeno, così parrebbe dalla sua descrizione). Ripeto, la relazione tra la sindrome di Mondor e l'intervento chirurgico è indiretta, non è causata direttamente dalla chiusura del vaso. Deve inoltre tenere presente come l'osservazione di immagini ritrovate sul Web difficilmente può fornire informazioni a chi non abbia competenze nel campo; e spesso, pur avendole, non è possibile sostituire l'ispezione diretta con un'immagine fotografica. Mi accade spesso che dei pazienti mi mostrino delle immagini riprese con lo smartphone, ma personalmente evito, quando posso, di prenderle in considerazione; le guardo solo se non ho un'alternativa, ma considerandole comunque un povero sostituto di quella che é l'ispezione diretta
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Utente
Utente
Ok,ho compreso,può quindi essere anche una predisposizione trombotica quindi?
Ci sarebbero anche degli esami credo per valutare questo ambito
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Dr. Vincenzo Scrivano Chirurgo vascolare 93 6
A mia conoscenza, la sindrome di Mondor non rientra tra le condizioni suggestive di stato trombofilico su base genetica; non ancora, almeno. Vi sono comunque dei test che consentono di individuare tali stati. I test sono relativamente costosi, e quindi vengono eseguiti in convenzione con il Servizio Sanitario quando ricorrono le condizioni per farlo. Poiché in atto la gestione di questi aspetti (compreso il finanziamento) del servizio sanitario è affidata alle singole Regioni, possono esservi delle differenze tra una regione e l'altra.Nella regione in cui risiedo, vi è un'esenzione per screening, con codice R99, con la quale viene eseguito un panel trombofilico gratuitamente presso il Centro Regionale di Riferimento; ma ultimamente sono state poste diverse limitazioni. Riguardo alla sua regione, non saprei.
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Utente
Utente
Compreso tutto!
Riguardo alle vene in questo stato mi chiedo(la mia del pene si dirama ad inizio asta in altre due meno dolenti,ma "dure come fili di ferro"di cui una sta diventando (fortunatamente!!) più sottile.
La principale poi gira sotto la corona del glande e sul prepuzio sono molto sottili,molte sono dure e trombizzate)..sono destinate nel diventare sempre più sottili e meno ingombranti?(quella addominale non mi infastidisce molto e quindi ci bado molto poco)
non conosco infatti nessuno che abbia incontrato questa esperienza..spero a questo punto che invece di dare dolore e tirare a lungo si "atrofizzi" e si dissolva(se questo è mai possibile)..è questa la tendenza?