Suono uno strumento a fiato e ultimamente, in concomitanza con l'acuirsi dei disturbi dovuti

Buongiorno.
sono ormai diversi anni che ho una ernia iatale di circa 5 cm.
Suono uno strumento a fiato e ultimamente, in concomitanza con l'acuirsi dei disturbi dovuti all'ernia, sento dei notevoli tuffi al cuore al momento che smetto di suonare.
Il cuore al momento dell'emissione ha il battito accelerato e al momento dell'interruzione del flusso d'aria avvengono come delle grandi extrasistole che a volte mi fanno tossire.
Io ho imputato tutto alla grande pressione diaframmatica che , al momento del rilascio fa fare degli spasmi all'ernia.
Ho notato che dopo aver suonato per una mezz'ora circa ho i classici bruciori da reflusso quindi tutto dovrebbe essere imputabile all'ernia.

Questa cosa inficia molto sulla mia attivita' musicale tanto che sto pensando di smettere.
Aggiungo inoltre che non sto facendo nessuna cura farmacologica e vorrei sapere se c'e' una cura standard senza dovermi sottoporre all'ennesima gastroscopia.
Vorrei anche avere delucidazioni sulla possibilita' di sottopormi all'intervento e magari l'iter di esami da seguire.

Cordialmente
Roberto
[#1]
Dr. Roberto Mangiarotti Gastroenterologo, Medico internista 903 15
Gentile Utente, la sintomatologia che riferisce è verosimilmente condizionata dall'ernia iatale. Prima di pensare all'intervento proverei a trattare farmacologicamente il reflusso ed eventualmente a correggere alcuni stili di vita. Una visita gastroenterologica potrà essere chiarificatrice.
Cordiali saluti

Dott. Roberto Mangiarotti

[#2]
Dr. Alessandro Scuotto Gastroenterologo, Perfezionato in medicine non convenzionali, Dietologo 6.7k 204 65
Gentile signore,
i sintomi che riferisce possono essere collegati ala presenza di ernia iatale con concomitante reflusso gastroesofageo.
La gastroscopia è necessaria non tanto per la valutazione dell'ernia in sè, ma per diagnosticare un'eventuale esofagite e determinarne aspetto, intensità ed estensione.
In ogni caso la terapia chirurgica è da considerare come approccio secondario alla terapia medica farmacologica e in questo concordo con il collega che mi ha preceduto. Aggiungerei però (in considerazione dei sintomi che ha esposto) una valutazione cardiologica (ECG e, se il cardiologo lo ritenesse necessario, Holter) per la diagnosi precisa di eventuali extrasistoli (il tipo e la frequenza).
Cordiali saluti.

Alessandro Scuotto, MD, PhD.

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