Entrate e uscite da sala di misura climatizzata

Buona sera carissimi dottori.
Lavoro come tecnico della qualità presso un' industria metalmeccanica. Nella mia sala di misura la temperatura è costante per tutto l' anno sui 20 C e non può essere modificata per esigenze tecniche. Non è presente una precamera di acclimatazione e la porta di entrata si affaccia direttamente sul reparto produttivo. Anche per utilizzare i servizi sono costretto a percorrere tutto lo stabilimento. Durante il periodo estivo ho una differenza di temperatura rispetto al reparto produttivo elevata ed anche l' umidità è molto diversa. Per motivi di cattiva organizzazione aziendale sono costretto a continue entrate e uscite dalla mia sala durante la giornata. Parecchie volte, nonostante l' abitudine, mi viene mal di testa e a fine giornata sono distrutto. Le poche giornate in cui riesco a minimizzare le entrate e uscite il comfort è di gran lunga migliore! Ho provato a ragionare con calma col datore di lavoro e i colleghi ma non ho risolto nulla purtroppo. Ho anche interpellato il medico del lavoro competente ma mi sono sentito dire che, non essendoci normative a riguardo, sono fatti miei. Volevo quindi chiedere un Vostro parere a riguardo.
Ringrazio sentitamente.
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Dr. Domenico Spinoso Medico del lavoro 1.2k 111 7
Gentile utente,
L’allegato IV, requisiti minimi dei luoghi di lavoro, del dlgs 81/08 al punto 1.9 si occupa del microclima e specifica che:
La temperatura nei locali di lavoro deve essere adeguata all’organismo umano durante il tempo di lavoro, tenuto conto dei metodi di lavoro applicati e degli sforzi fisici imposti ai lavoratori.

Asserire che non vi sia una norma che contempli il suo caso non mi sembra esatto.
Nella valutazione dei rischi si deve prendere in considerazione il lavoro come viene svolto (metodi di lavoro) e non è corretto valutare a compartimenti stagni. Se nella sua mansione è previsto che lei debba uscire e rientrare dai locali climatizzati più volte, non si può non tenere conto degli effetti dello sbalzo termico a cui i lavoratori vengono sottoposti.
Può provare a parlarne con il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (RLS) perché visioni il documento di valutazione dei rischi per vedere se il suo caso è stato valutato e in caso negativo far presente al datore di lavoro che è necessario valutarlo.
Come estrema ratio si può rivolgere all’organo di vigilanza della ASL del territorio rappresentano il suo problema. Quest’ultima ipotesi la consiglio sempre come provvedimento estremo in quanto dalla sua denuncia ne deriverebbe una ispezione in azienda e conseguentemente un probabile inasprimento dei rapporti con il datore di lavoro, cosa mai auspicabile.
Cordiali saluti

Dr. Domenico Spinoso
Medico del Lavoro

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dopo
Utente
Utente
Carissimo dottore
La ringrazio per l informazione ma purtroppo ciò conferma la mancanza di precisione da parte del legislatore e l interpretabilita della norma. In azienda non ce l RLS e quindi non mi resta altro che o sopportare o andare per le maniere forti ma cosa da evitare come lei giustamente consiglia.
Ringrazio sentitamente
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Dr. Domenico Spinoso Medico del lavoro 1.2k 111 7
Gentile utente,
Sulle pecche, le imprecisioni, le difficoltà interpretative presenti nelle norme relative alla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori potremmo star qui a parlarne per ore. Nel caso specifico però la norma è, a mio parere, precisa:
quando in un azienda non viene nominato dai lavoratori il loro rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, in automatico svolge questo ruolo il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale (RLST). L’RLST è una figura designata dalle associazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale (Art. 48 del dlgs 81/08).
L’ RLST svolge tutte le funzioni ed ha tutti i diritti previsti per l’RLS.
In ambito sindacale potrebbe certamente individuare l’RLST a cui è stata assegnata per territorio e per settore l’azienda dove lei lavora.
Cordiali saluti