Ictus ischemico

Scrivo per mio padre, 63 anni, ictus ischemico il 31 ottobre scorso.

Dal momento che è arrivato in ospedale dopo un’ora circa dalla comparsa dei primi sintomi, primo fra tutti l’afasia, la mia domanda è: perché non gli è stata somministrata trombolisi?

A settembre, dopo un mese di febbricola serale e sudorazioni notturne, a seguito di tac e biopsia, è arrivata la diagnosi di carcinoma polmonare e metastasi ossee ed epatiche; a ottobre iniezione di xgeva e prima ed unica seduta di immunoterapia.

La condizione di malato oncologico pregiudica la possibilità di far ricorso a farmaci trombolitici?
Quel giorno, dopo la risonanza magnetica - per sottoporlo alla quale fu trasportato in un altro ospedale - ci fu detto che trattandosi di un’occlusione troppo estesa non potevano procedere alla rimozione del trombo.

Quell’occlusione ha lesionato l’arteria media cerebrale dell’emisfero sinistro causando, come potete immaginare, afasia globale e paralisi del lato destro del corpo.

Vorrei capire perché il danno non è stato contenuto.
Ho letto tanti articoli sull’importanza di un intervento tempestivo alla comparsa dei primi sintomi in caso di ictus e mi domando: noi siamo stati il più tempestivi possibile, l’ambulanza è arrivata dopo 8 minuti dalla chiamata; perché l’ictus che ha colpito mio padre è stato comunque così devastante?

Da figlia angosciata mi tormento, è chiaro, ma qualcosa non mi torna o probabilmente ignoro aspetti della faccenda che mi auguro possiate chiarirmi voi.

Vi ringrazio anticipatamente
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Dr. Nicola Mascotti Medico legale, Cardiologo, Medico del lavoro, Medico igienista 3.7k 227 26
Gentile Signora,

infiniti sono i quesiti che ci si può porre in un caso come quello che descrive, eppure qualsiasi risposta non sarebbe sufficiente a chiarirli completamente.

Se si tratta di un carcinoma polmonare con metastasi polmonari ed ossee, la prognosi quoad vitam non è certamente favorevole.
Anzi, per quanto posso ricordare dalla clinica i fenomeni di trombosi estese sono frequente complicazione delle neoplasie diffuse, negli stadi terminali.

La tempestività di intervento nell'ictus e nell'infarto miocardico può essere fondamentale per la sopravvivenza, ma nei casi in cui non vi sono comorbilità talmente importanti che comunque condizionano il decorso.

In ogni caso, se vuol provare a trovare risposte ai Suoi quesiti, richieda copia della documentazione sanitaria all'Ospedale e la sottoponga ad un clinico di Sua fiducia che abbia una certa esperienza di Stoke Unit, e che possa verificare se le linee guida per diagnosi e terapia sono state seguite, ovvero se qualche aspetto del trattamento nel caso specifico sia risultato carente od errato.
Ove quest'ultima ipotesi fosse confermata, mediante parere scritto, potrà poi rivolgersi ad un Avvocato, sempre di Sua fiducia ed esperto in colpa medica, per valutare il da farsi.

Distinti Saluti.

Nicola Mascotti,M.D.

[Si prega di non richiedere valutazioni o stime del grado di invalidità]

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dopo
Utente
Utente
La ringrazio per la risposta tempestiva, dottore.
M’interrogo sulla gestione del caso di mio padre non perché stia valutando l’ipotesi di procedere per vie legali, ma perché, nel tentativo di accettare le conseguenze della malattia di mio padre, di elaborare questo trauma, sento la necessità di chiarire dubbi che mi assillano da settimane e non mi fanno dormire. Di avere risposte a domande che probabilmente una risposta non ce l’hanno. Col senno di poi tutto è ammesso e niente è assodato. Insomma forse serve più a far star bene me che lui. Non so bene come spiegarlo.
In ogni caso, grazie ancora.
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