Ernia discale paramediana dx L4-L5

Gentili Dottori, sono il figlio di una madre 63-enne e Vi scrivo per un prezioso consulto circa la situazione di mia madre, paziente con anamnesi positiva per ipertensione arteriosa, cardiopatia ischemica (IMA nel '99), esofagite da reflusso ed ernia jatale, glaucoma ad angolo aperto, fibromialgia, tiroidite di Hashimoto, BPCO asmatiforme, meniscopatia bilaterale, colecistectomizzata ('94), tonsillectomizzata (anni '50), sdr ansioso-depressiva, plurima allergia a farmaci, test ergometrico con esito negativo 2 anni fa, obesa (ca. 75kg x 1,60cm).

Ad inizio marzo, a seguito di un periodo di forte stress fisico (assistenza a genitore non deambulante) ed emotivo (perdita dell'altro genitore) mia madre ha cominciato a soffrire di un forte e persistente dolore alla schiena e alla gamba dx e l'8/3 è stata ricoverata in ospedale per accertamenti; gli esiti dei più significativi:

ECG: ritmo sinusale, esiti necrosi anteriore
RX LOMBO-SACRALE: modesti diffusi fenomeni artrosici sintomatici. Riduzione spazio intersomatico con degenerazione gassosa disco tra ultima lombare e prima sacrale. Difetto di differenziazione L5-S1. Modesti fenomeni artrosici a carico apofisi articolari ultime vertebre lombari
RM RACHIDE LOMBO-SACRALE: ernia discale paramediana dx a livello L4-L5 che risale per alcuni mm dietro il soma di L4 a parziale sviluppo intraforaminale. Discopatie evidenziabile ad L3-L4 ed L5-S1, ove si apprezzano fenomeni degenerativi delle limitanti somatiche

Dal 19/3, a seguito visita con specialista Terapia del dolore, esegue a domicilio terapia a base di Contramal XX gocce ogni 8 ore, Rivotril VII gocce prima di coricarsi, Arcoxia (ora sospeso) 90mg/die, Gabapentin (mattina e sera con dose d'attacco a 100mg poi gradualmente aumentata fino a 300mg attuali), Leninerv 1cp/die.
In quella stessa data le è stata fatta una infiltrazione paravertebrale con Triamcinolone e fisiologica, a fine marzo un prima infiltrazione peridurale, a metà aprile una seconda infiltrazione peridurale e il 14/5 è in programma quella che dovrebbe essere la terza e ultima infiltrazione peridurale.

Il passare del tempo e la prosecuzione della terapia hanno prodotto l'effetto di lenire il dolore e ridotto la frequenza dei momenti in cui viene avvertito.

Tuttavia attendiamo con ansia la data del 14/5 per sapere quale potrà essere il decorso. Gli specialisti del reparto di Terapia del dolore ci hanno riferito che da quel momento, in base al parere del neurochirurgo che visiterà mia madre al termine di questo ciclo terapico, si deciderà se intevenire chirurgicamente o meno.

Vorrei domandare il Vs stimato parere su questo caso. Vorrei sapere quale potrebbe essere il miglior percorso per la guarigione completa. Finora da conoscenti con esperienze simili ho sentito pareri discordati circa l'opportunità di un intervento oppure la fisioterapia. Cosa potrebbe, secondo Voi, essere più opportuno? Quali i pro e contro cui si può andare incontro?

Grazie mille,

Buonasera
[#1]
Attivo dal 2012 al 2018
Ortopedico, Neurochirurgo
Gentile signore, considerato l'elevato numero di processi patologici da cui è affetta sua madre, che elevano non poco il rischio chirurgico generico e specifico, sarebbe opportuno a mio parere cercare di evitare per quanto possibile il trattamento chirurgico, anche se, allo stato, potrebbe essere una delle opzioni terapeutiche.
Cordiali saluti
[#2]
dopo
Attivo dal 2009 al 2016
Ex utente
Grazie Dottore per la cortese risposta.
Resto tuttavia un po' spaventato dal contenuto della sua replica e vorrei domandare ancora cosa potrebbe quindi fare mia madre.
Se non si sottoponesse ad intervento chirugico dovrebbe seguire una terapia del genere per tutta la vita? La quantità di farmaci quotidianamente assunta è davvero elevata e, da ignorante, temo che a lungo andare una dose così massiccia possa dare anche qualche effetto collaterale (approfitto qui per precisare un passaggio poco chiaro nella mia richiesta precedente: la dose di Gabapentin è ca. 600mg/die- 300 mattina e 300 sera).
Se invece si sottoponesse a intervento chirurgico dice che ci potrebbero essere rischi generici e specifici; perdoni ancora la mia ignoranza: cosa intende?
Di fatto mia madre è a casa (seduta o a letto) da due mesi, nel ns appartamento deambula senza grossi problemi, nel senso che non avverte dolori a spostarsi ma ovviamente non è che cammini normalmente ed in maniera coordinata. Pochissime volte, e sempre per necessità non rinviabili, è uscita di casa e con il supporto di stampelle ha fatto due passi: sovente dopo queste occasioni (dopo questi "sforzi") ha avvertito dolore alla schiena e soprattutto alla gamba dx (principalmente nella zona sopra il ginocchio ).
Cosa possiamo fare per risolvere favorevolmente e completamente questa situazione?
Quali sono i rischi ad intervenire e quali quelli a non intervenire? Quali sono le alternative e le soluzioni indicabili per mia madre in un caso o nell'altro?
Perdoni la "raffica" di domande forse tediose, vorrei solamente aiutare mia madre a stare bene.
Grazie
[#3]
Attivo dal 2012 al 2018
Ortopedico, Neurochirurgo
Gentile Signore,
Un tentativo per cercare di risolvere questa situazione: consulti un neurochirurgo ed ascolti le sue proposte: nel caso sua madre possa giovarsi di un intervento chirurgico occorre stabilire il rischio anestesiologico e chirurgico. Il neurochirurgo può indirizzarla presso il suo anestesista di fiducia e far valutare il rischio (cosiddetto rischio A.S.A.), In caso di rischio non troppo elevato si può procedere ad un eventuale intervento.
Cordiali saluti
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