Discopatia ed opzione intervento chirurgico

Gentili dottori,
sono da anni portatore di una discopatia al livello L4-L5 e L5-S1. Lo scorso gennaio, dopo circa dieci anni di assenza di manifestazioni dolorose significative, sono colpito da una violenta lombosciatalgia, con dolore atroce alla gamba sinistra, perdita di sensibilità nella parte posteriore della coscia, contrattura del polpaccio. La RMN della colonna lombosacrale, subito eseguita, rileva quanto segue: "Diametri canalari ridotti per congenita brevità istmo-peduncolare. Sono disidratati e lievemente ridotti in altezza per disco-artrosi i dischi intersomatici L4-L5 e L5-S1. In L4-L5 si osserva ernia discale sottolegamentosa in sede posteriore mediana; il tessuto discale erniato impronta il profilo ventrale del sacco durale. Rispetto a quanto evidenziato nel precedente esame del 2006, non è più riconoscibile l'ernia discale riscontrata in passato a livello L5-S1; a tale livello il disco intersomatico protrude posteriormente in sede paramediana a sinistra, cancellando il tessuto adiposo epidurale anteriore, entrando in contato con la radice nervosa S1, sia a destra sia a sinistra. Le caratteristiche morfologiche, volumetriche e di segnale del segmento terminale del midollo spinale sono normali".
Con tale documentazione mi reco da un ortopedico, il quale ritene non indicato intervenire chirurgicamente e mi consiglia un ciclo di 10 sedute di ozonoterapia (iniezioni sottocutanee). La terapia mi offre un certo beneficio: dapprima si riduce il dolore e successivamente anche la contattura del polpaccio, che mi faceva zoppicare, scompare. Permane comunque ancora l'insensibilità nella parte posteriore della coscia e nella parte laterale esterna del tallone. Dopo un mese di assenza di dolore, dopo una lunga camminata mi ricompare di nuovo il male lungo il nervo sciatico nella gamba sinistra. A questo punto il medico di base mi prescrive elettromiografia e visita neurochirurgica. Referto EMG: "Quadri elettrici da contrazione volontaria assai ridotti (trasnsizione povera-singole oscillazioni) nel muscolo gastrocnemio lat. snx., modicamente ridotti (transizione) nel gatrocnemio lat. dx; pattern di tipo subinterferenza-transizione ricca in tutti gli altri distretti. Conclusione: segni elettrici di sofferenza neurogenica compatibili con radiculopatia S1 più marcata a snx. in un contesto di possibile lieve poliradiculopatia lombosacrale".
Successivamente il neurochirurgo sconsiglia ogni altra terapia conservativa e propone questo tipo di intervento: microdiscectomia L5-S1, foraminotomia L5-S1, stabilizzazione vertebrale L4-L5-S1. L'intervento sarebbe da eseguirsi entro il mese di maggio. Nel frattempo però il dolore è nettamente diminuito senza avere fatto nessuna cura tranne che la saltuaria applicazione di cerotti antiinfiammatori sul fondo schiena.
La mia domanda è: essendosi ridotto il dolore, è veramente necessario sottoporsi adesso a tale intervento? Non è forse prematuro? Non so che pesci pigliare. Che cosa mi consigliereste?
Grazie.
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Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 6.9k 243 2
Per darLe una risposta esaustiva, bisognerebbe necessariamente visitarLa perchè a me pare che vi sia una sofferenza neurogena con conseguente deficit di forza in determinati distretti per possibile sofferenza a L5-S1 e, forse, anche al metamero superiore.
Se così dovessero veramente stare le cose, quanto meno un trattamento decompressivo al livello lombo/sacrale e, forse, allo spazio superiore, si imporrebbe.
Rimarrebbe il problema della stabilizzazione vertebrale che il Collega, se ho ben capito, vorrebbe eseguire con strumentazione della colonna nei due tratti interessati.
Alla visita specialistica si dovrebbe poter stabilire anche questa evenienza.
L'intervento, per renderlo il meno invasivo possibile, dovrebbe essere portato a termine con tecnica mininvasiva, per cui La invito a leggere gli articoli che ho pubblicato sull'argomento nella mia pagina blog.
Nel corso dello/degli stessi intervento/i mininvasivo/i si potrebbe completare con artrodesi intersomatica senza la necessità della strumentazione che, non infrequentemente, lascia reliquati più che fastidiosi essenzialmente sul piano algico.
Se crede, dia pure ulteriori notizie.
Cordialità.

Dr. Della Corte: vincenzodellacortemi@libero.it
Case di Cura: "La Madonnina Milano-02/58395555
"Villa Mafalda" ROMA-06/86094294

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dopo
Utente
Utente
La ringrazio innanzi tutto per la risposta.
Stabilito che per risolvere la mia situazione sia effettivamente necessario l'intervento chirurgico, le chiedo ancora se ritiene che questo debba essere eseguito nel breve periodo o se mi sia concesso di procrastinarlo di 4-6 mesi senza correre rischi significativi, considerando anche il fatto che in questo momento non ho più dolore.

Riguardo alla stabilizzazione vertebrale, il neurochirurgo che mi ha visitato mi ha proposto l'inserimento di strumentazione posteriore (viti e barre), ma non mi ha parlato dell'introduzione di nessuna protesi a livello intersomatico.

Le domando ancora che cosa possa aspettarmi da tale tipo di intervento nel breve periodo (tipo e durata della convalescenza, tempi di ripresa, ecc.) e nel lungo periodo (cose che potrò ancora fare o che dovrò evitare, ecc.).

Cordiali saluti.
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Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 6.9k 243 2
Credo che siano tutte domande che Lei possa, e debba, rivolgere al Suo futuro/eventuale Chirurgo.
A distanza, più di quanto abbia già scritto, non credo di poter aggiungere.
Se crede, dia pure notizie sull'evolversi futuro della situazione.
Cordialmente.