Ernia l5s1: operazione o no?

Buona sera, due anni fa ho risolto tramite fisioterapia durata 9 mesi una protrusione discale L5-S1 che mi ha creato sciatalgia alla gamba sinistra.
Da maggio 2019 il problema mi si è ripresentato, questa volta la Tac riporta "espulsione postero-laterale destra di un'ernia discale L5-S1, con impegno caudale subarticolare". Tutto il resto nella norma. Il mio problema è che prende la gamba (questa volta destra) e nervo sciatico, dandomi solo dolore non deficit sensitivi e di forza a detta del fisiatra che mi segue. La terapia che mi è stata consigliata è conservativa e antalgica con scarso risultato perché passato l'effetto dei farmaci il dolore torna tale e quale. Ho eseguito un'infiltrazione radicolare, cicli cortisonici, punture varie, ora sto assumendo Targin 20 mg due volte al dì con scarso risultato perché mi fanno più effetto gli antinfiammatori. Ora sono trascorsi 4 mesi circa, ho iniziato fisioterapia in acqua e una blanda ginnastica posturale ma il dolore alla gamba rimane sempre ed è molto invalidante. Non riesco a camminare più di 200 Mt senza che mi parta un crampo che prende tutta la gamba. Non avendo però deficit di forza o sensitivi, mi dicono di pazientare perché l'ernia ha un processo risolutivo naturale.
Ora...Vi chiedo gentilmente, nel limite del consulto online, di dirmi se davvero mi devo rassegnare ad un periodo ancora lungo di sopportazione del dolore per un'evoluzione naturale di disidratazione dell'ernia oppure a questo punto devo pensare all'intervento. Quali sono gli eventuali rischi di un intervento?
Approfitto inoltre anche per chiedere se ci sono terapie conservative, oltre alla ginnastica posturale con o senza acqua, che possono davvero alleviare il dolore e aiutarmi a risolvere il problema. Ad esempio metodo Bertelè? Osteopati?
Mi sono dimenticata di dirvi che non ho eseguito una RM poiché sono portatrice di ICD non compatibile con RM.
Non so se sono stata chiara, ma vi ringrazio anticipatamente per i consigli.
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Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.6k 398 77
Gentile signora,
da quanto dice si evince che ogni terapia conservativa non ha avuto effetto. E' pur vero che un'ernia (difficilmente quando è espulsa) si può disidratare e perdere la sua forza compressiva, ma tale processo non è predeterminabile nel tempo e nell'attesa si possono avere seri danni neurologici agli arti inferiori.
Non vedendo le immagini e non visitandoLa non posso esprimere una indicazione terapeutica di certezza ma a questo punto mi sembra necessariamente chirurgica.
I rischi di un intervento sono molto bassi e spesso inferiori a non operare.

Disponibile per eventuali ulteriori chiarimenti, invio cordiali saluti
[#2]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio dottore per la sua celere risposta...
Se posso allora avanzo un altro quesito che mi tormenta (oltre alla sciatica...)
Che cosa posso fare io, dopo l'intervento, per ridurre effettivamente il rischio di recidiva che mi dicono (gli specialisti contattati) essere una possibilità che potrebbe riaccadermi? In questi due anni ho continuato a fare la ginnastica posturale e senza un valido motivo o sforzo sono ripiombata in questo incubo e per questo motivo sono piuttosto sconsolata.
La ringrazio e le auguro buona giornata
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Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.6k 398 77
Gentile signora,
la recidiva è rara se l'intervento viene condotto bene e soprattutto se indicato.
In ogni caso non per tale evenienza si deve lasciare un'ernia che può produrre danni importanti.
Non c'è una vera e propria prevenzione per le ernie del disco, solo delle precauzioni empiriche, quali evitare sforzi eccessivi ed assumere posture sbagliate, praticare il nuoto che spesso non sono ugualmente sufficienti ad evitare l'insorgenza di tale patologia.
Cordialmente
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dopo
Utente
Utente
Gent. mo dottore.
è stato molto chiaro e la ringrazio di cuore.
Ricontatterò il neurochirurgo per una nuova valutazione e per accettare, questa volta, la proposta di intervento.

Buona giornata
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Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.6k 398 77
Bene. Auguri