Disestesia pollice da schiacciamento

Salve. Chiedo consiglio e aiuto per cercare di eliminare una fastidiosa sensazione, dovuta a un infortunio schermistico. Premetto che la vicenda inizia più di un anno e mezzo fa.
Nell’aprile del 2009, durante il mio secondo allenamento di scherma, il maestro, con un’asta di legno, mi ha fratturato il tubercolo ungueale (l'ossino della seconda falange) del pollice della mano DX. Il guanto protettivo ha attutito il colpo ma purtroppo si è generata come detto una frattura. Giunto al Pronto Soccorso, mi hanno dovuto drenare il sangue perché si era formato un ematoma subungueale. Quindi, dopo le radiografie che hanno svelato più propriamente lo schiacciamento del tubercolo ungueale, mi hanno steccato. A metà maggio mi hanno tolto la steccatura, confermando una buona ricostruzione dell’osso, senza deficit. Frattanto mi stava cadendo anche l’unghia mentre lentamente ricresceva la nuova; circa a metà ottobre l’unghia è ricresciuta completamente.

Tuttavia, e questo è il punto, continuo ad avvertire una strana sensazione al polpastrello: sento la pelle sfibrata e appiccicosa al tatto, non “omogenea” come quella del pollice sinistro; inoltre ho come la sensazione che il polpastrello destro si sia “svuotato” sottopelle.
Per accertare le mie condizioni, mi mandano in visita a novembre 2009 presso un ortopedico che mi diagnostica la persistenza di disestesia ed ipoestesia del polpastrello, con il consiglio di assumere per un mese una compressa dell’integratore ALANERV al giorno, nonché di usare la mano con normalità (cosa che faticosamente ho fatto e faccio sempre, ad esempio scrivendo molto, essendo studente). La fastidiosa sensazione, invece di scomparire progressivamente, persiste imperante a tutt’oggi.

Per verificare che il nervo non sia stato leso, l’ortopedico mi prescrive l’elettromiografia all’avambraccio e alla mano destra, esame a cui vengo sottoposto in ottobre. L’elettromiografia non trova anomalie nella conduzione dei nervi sia sensoriali che motori maggiori. Ma come la neurologa dell’ospedale mi dice, tale esame non è in grado di giungere così a “livello specifico”, ossia alle fibre del polpastrello.

A inizio novembre, torno dall’ortopedico che individua come possibile, ma non probabile, rimedio fare tre cicli di ALANERV da due mesi, con cui agevolare il miglioramento del polpastrello.
Dopo i primi due mesi di ALANERV, la situazione è pressoché la stessa e onestamente non sono convinto che tale terapia avrà successo: mi chiedo, dato che la disestesia è localizzata in questa “zona” così particolare, se non esistano creme apposite per in qualche modo riportare a uno stato più vicino al normale la pelle del polpastrello– anche se aimè ho già avuto il diniego di alcuni medici consultati – o qualsiasi altra cosa per cercare di risolvere questo problema.

Mi scuso se sono stato prolisso, ma ho preferito spiegare chiaramente la vicenda.
Grazie mille in anticipo.
[#1]
Dr. Antonio Valassina Ortopedico, Chirurgo vascolare 2k 66 47
Gentile signore
a distanza non e' possibile fare valutazioni.
Posso solo fornirle alcune informazioni di carattere generale.
1) In una lesione traumatica della falange distale ' possibile che si crei una lesione pulpare (lesione della parte apicale morbida del dito) con ematoma a volte imponente e a volte necrosi colliquativa dei tessuti. In questi casi l'evacuazione dell'ematoma per via trans-ungueale riduce il dolore e facilita in qualche misura la guarigione anche se spesso, per il trauma, l'unghia si stacca dal suo letto e a distanza di giorni o settimane cade.
Successivamente comparira' il nuovo abbozzo di unghia sotto la precedente e tutto tornera'nella norma.

In alcuni casi la lesione dell'apice del dito e' talmente importante da creare un danno di tutte le finissime terminazioni sensitive e il paziente avra' la perdita della sensibilita' per un periodo che puo' durare da alcuni mesi a 1 anno e piu', tempo necessario a ripristinare la sofisticata ragnatela di terminazioni che rendono la nostra mano cosi' estremamente sensibile.

Quanto all'elettromiografia in queste lesioni cosi' distali e su rami nervosi cosi' fini (tra l'altro solo sensitivi) non ci si puo' aspettare nessun contributo.

Nel suo caso e' opportuno che ne parli con un altro ortopedico per un secondo parere oppure con un chirurgo della mano.

Cordialita'
Dr. A. Valassina
[#2]
dopo
Attivo dal 2010 al 2012
Ex utente
La ringrazio moltissimo per le dettagliate informazioni.

Ahimé l'ortopedico che ho già consultato è anche uno specialista in chirurgia della mano.
Accetto comunque il Suo consiglio di richiedere un parere ad un altro ortopedico o chirurgo della mano; devo quindi dedurre che il mio problema rientri ancora nell'ambito ortopedico e non neurologico come invece ero indotto a pensare.

In ogni caso, mi conforta molto il fatto che da quanto ho capito da ciò che ha scritto, il pollice, anche se molto lentamente (ad aprile sono due anni dall'infortunio), possa progressivamente migliorare col tempo.

Per facilitare tale miglioramento, reputa necessario che continui ad assumere l'ALANERV come mi aveva prescritto l'ortopedico o esistono altri modi per migliorare la situazione?

Grazie fin d'ora.
[#3]
Dr. Antonio Valassina Ortopedico, Chirurgo vascolare 2k 66 47
Le posso solo dire che si tratta di un preparato a base di un estratto naturale dall'attività polivalente.
I suoi costituenti principali sono l'acido alfa-lipoico e l'acido gamma-linolenico, con l'aggiunta di selenio, Vitamina E e il complesso Vitaminico del gruppo B. E' un preparato di cui viee propagandata l' elevata azione antiossidante e neurotrofica che, senza effetti collaterali, ripara e ridà forza alle cellule nervose e non.
Ma in realtà non c'è consenso su questo farmaco e dunque non ha validazione scientifica.

Ma al di là di questo farmaco o altri simili, resta il fatto che se ci sarà una ricrescita delle terminazioni nervose per vie collaterali allora lentamente recupererà la sensibilità. Non le parlo delle indicazioni chirurgiche della ricostruzione dell'area sensitiva del polpastrello perchè vengono riservata solo ed esclusivamente ai casi di lesioni gravi con amputazioni subtotali della 3^ falange.

Cordialità
Dr. A. Valassina

[#4]
dopo
Attivo dal 2010 al 2012
Ex utente
Salve!

Ringrazio molto il Dottor. Valassina per le Sue indicazioni.

Ad oggi sono passati ben 3 anni dall'infortunio, ma, tuttavia, seppur cercando di abituarmici, mi trovo a convivere ancora con questa fastidiosa sensazione...Che, come ho letto anche in altri interventi simili su questo sito, debba rassegnarmi all'idea che ci sia stata - e cito - una lesione ai nervi collaterali digitali (palmari) che danno la sensibilità al polpastrello?

Anche se, preciso, non si tratta di mancanza di sensibilità, ma, come spiegavo nel primo messaggio, più di una sorta di forte intorpidimento (il polpastrello è appiccicaticcio al tatto) - che sta durando decisamente troppo.

D'altronde, ma non so quanto possa essere rilevante, volevo sottolineare che a mio parere tutto ciò non si manifesta solo a livello sensitivo, ma anche alla vista, quando toccata, la pelle appare più malleabile e in qualche modo "scoordinata" rispetto a quella dell'altro pollice.

Una ultima cosa, probabilmente collegata, si manifesta allorché piego il pollice in questione (riesco a farlo benissimo): rispetto a quello dell'altra mano, però, lo sento più "ingabbiato" e meno elastico nel movimento: ma ciò è marginale, il vero problema è quanto sopra scritto.

Ringrazio fin d'ora per i Vostri pareri sul da farsi, spero di essermi fatto capire chiaramente.
[#5]
Dr. Antonio Valassina Ortopedico, Chirurgo vascolare 2k 66 47
Mi sembra di capire che la sensibilita' e' ritornata anche se' la definizione del tatto nella zona lesa e' ancora piuttosto bassa data la scarsa presenza di terminazioni sensitive superficiali. Entro certi limiti anche questo problema tendera' a ridursi, ma richiedera' dei tempi piu' lunghi in quanto la concentrazione di fibre per mm quadrato di cute all'inizio e' molto basso e solo nel tempo tendera' lentamente a diventare piu' fitta.
Da qui deriva la sensazione di "appicicaticcio" in quanto il numero ed il tipo di terminazioni tattili non e' sufficiente a consentirle di discriminare (cioe' a distinguere) diversi tipi di sensazioni tattili.
Inoltre se la lesione e' stata prossimale all'articolazione interfalangea distale del dito e' possibile che siano state interrotte molte terminazioni propiocettive che innervano la capsula articolare e le inserzioni tendinee sulla falange distale, da cui deriva l'incapacita' parziale di distinguere la posizione nello spazio della falange distale del dito e conferirle alterazioni propiocettive tipo appunto "dito ingabbiato", quando invece il suo dito e' assolutamente libero e si muove perfettamente.
Si tratta solo di aspettare, anche se i tempi potranno essere molto lunghi. Alla fine potrebbe restare comunque un'area di danno permanente della sensibilita', anche se parziale.
[#6]
dopo
Attivo dal 2010 al 2012
Ex utente
Ancora grazie per il Suo interessamento e soprattutto per la precisione delle Sue risposte.

In effetti la sensazione, anche se con miglioramenti minimali e quasi impercettibili, è pressoché rimasta la stessa fin dal 2009, nel senso che mancanza totale di sensibilità, a mia memoria, non c’è mai stata; tuttavia tale percezione è di sicuro affine alla assenza di sensibilità, in termini di diversità rispetto al tatto normale dell’altro polpastrello, come anche Lei ha evidenziato sopra.

Da sottolineare il fatto poi che a ogni cambio di stagione il fastidio si acuisce puntualmente.

In ogni caso aspetterò e confiderò nel tempo, dato che non vi è altra soluzione possibile che non consista in rimedi a quanto pare effimeri come l’ALANERV, che non ho assunto maggiormente - come mi indicava lo specialista dopo aver constatato l’inutilità dell’elettromiografia da lui prescrittami - data l’assoluta assenza di risultati dopo ben tre scatole; resta solo la piccola grande grana di ritrovarsi a vent’anni con questa seccatura.

Grazie mille.
Cordiali saluti
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